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martedì 3 maggio 2011

Giù le mani dal Venezuela, l'appoggio italiano al 'proceso revolucionario'






















I produttori del documentario “No volveran”, seguono i passi di Alan Woods e, con un Comitato di solidarietà internazionale, si muovono a fianco della rivoluzione bolivariana

di Monica Vistali
 
CARACAS - Un comitato italiano apertamente schierato a fianco del processo bolivariano. “Giù le mani dal Venezuela” è la risposta italiana all’appello internazionale lanciato nel 2002 da Alan Woods - direttore del sito internet www.marxist.com ed autore del libro “La rivoluzione venezuelana, una prospettiva marxista”, recentemente intervistato dal quotidiano economico El Mundo - a difesa della rivoluzione venezuelana. Appello raccolto da diversi gruppi a livello internazionale.
- Crediamo che le interferenze della borghesia statunitense e dell’oligarchia venezuelana non siano affatto finite ma abbiano assunto una forma più subdola e crediamo che al popolo venezuelano debba essere consentito di proseguire lungo il proprio cammino rivoluzionario.
Promosso dai sostenitori dell’ala marxista del Partito della Rifondazione Comunista, FalceMartello, ma composto anche da altri militanti di sinistra, “Giù le mani dal Venezuela” ha sempre cercato di infittire le sue fila ed ha raggiunto relativa partecipazione. “Alle nove assemblee con Alan Woods a difesa della rivoluzione bolivariana nell’ottobre 2006 - ci racconta Roberto Sarti, coordinatore delle attività del Comitato - hanno partecipato quasi 1500 persone. Inoltre, la campagna e le sue iniziative hanno avuto l’appoggio di varie personalità della sinistra, tra cui Gianni Rinaldini, segretario della Fiom- Cgil”.

In Venezuela
Rivoluzionari di casa nostra, i membri del Comitato non scavalcano le frontiere italiane per molto tempo, cosa che potrebbe rendere più profonda la loro analisi sociale e politica e magari stravolgere la loro visione della situazione venezuelana. Numerosi membri hanno però visitato il Paese, molti accorsi in occasione del Festival Mondiale della Gioventù tenutosi a Caracas nel 2005.
- Siamo rimasti colpiti dalla grande voglia di cambiamento che è presente tra le masse venezuelane. Persone comuni, provenienti dalle classe più misere, si confrontavano con noi e discutevano di politica con grande interesse e partecipazione. Qualcosa di completamente diverso dall’Italia di oggi dove, a causa dei comportamenti dei governi, la politica è vista come qualcosa di sporco ed esiste una grande disaffezione nei confronti dell’impegno politico. Abbiamo visto in quell’esperienza che cosa significamente concretamente la parola “rivoluzione”: le masse, milioni di uomini e donne comuni, che prendono in mano il proprio destino.
Paladini made in Italy del processo bolivariano a cavallo tra speranza ed idealismo, i membri del Comitato applaudono il governo venezuelano per aver “riportato alla ribalta il concetto di ‘socialismo’ come praticabile sistema di cambiamento, aver ridato dignità al popolo venezuelano dandogli la possibilità di partecipare in maniera diretta al processo” rivoluzionario. Inoltre, nonostante tanti impegni e promesse devono ancora trovare una risposta, notano un miglioramento della condizione di vita delle famiglie più povere, realizzato “attraverso le risorse del territorio che finalmente sono ritornate in possesso dello stato e quindi dei venezuelani”. Insomma, spiegano, il merito dell’attuale governo è quello di aver ridato speranza ai latinoamericani riguardo ad un “cambiamento possibile”. Infatti, sottolinea Sarti, “dopo il 1998, anno dell’arrivo al potere di Chavez, in un paese dopo l’altro dell’America latina si sono insediati governi progressisti”.



Internazionalismo
Attraverso una rete informativa che viaggia sul web (www.giulemanidalvenezuela.net), il comitato s’inserisce nel marco di un internazionalismo che vuole porsi come risposta ad un “sistema capitalista causa di ingiustizie e disuguaglianze, che si è esteso a livello internazionale”. Chi si pone come obiettivo il cambiamento di un sistema globale, crede Sarti, deve “porsi il problema di collegarsi con altri movimenti che perseguono lo stesso obiettivo in altri paesi” perchè “i movimenti sono più forti se si discutono e si confrontano con le esperienze di altri”. Il contributo in quest’ottica, però, deve restare “nel rispetto delle decisioni prese dal movimento bolivariano”.
Il Comitato si mette in gioco apertamente in uno scacchiere italiano che, come quello venezuelano, si divide in bianco e nero.
Parlando con i connazionali che, dopo un’esperienza in Venezuela, hanno fatto ritorno nel loro paese d’origine, “Giù le mani dal Venezuela” nota “una chiara divisione di opinioni sulla rivoluzione bolivariana” che, secondo il gruppo, è “di natura esclusivamente sociale”. “Chi ha fatto fortuna in Venezuela - sostiene Sarti - è spesso ferocemente antichavista, mentre chi proviene da un ceto più basso è più favorevole al processo. La cosa non può certo sorprendere, visto che rispecchia grosso modo gli schieramenti esistenti in Venezuela”.
Sono attivi oggi siti della campagna in 23 lingue tra cui inglese, francese, tedesco, arabo e spagnolo ma anche polacco, cinese, turco e indonesiano. Negli anni sono state organizzate diverse iniziative e assemblee, tra quella a Vienna alla presenza del presidente Hugo Chávez e 5 mila partecipanti. In Italia sono stati tre i giri di assemblee organizzati per il paese, prima con uno dei coordinatori internazionali della campagna (Jorge Martin) poi con Alan Woods ed infine con Paolo Brini, del Comitato Centrale della Fiom, di ritorno dal secondo incontro continentale delle fabbriche occupate.


“No volveran”
“No Volveran” è un documentario prodotto dalla campagna internazionale “Giù Le Mani dal Venezuela”, disponibile con sottotitolazione in italiano. Un’ora e più per entrare all’interno degli stabilimenti della fabbrica Sanitarios Maracay, in lotta per il controllo operaio, o ascoltare la voce dei barrios di Caracas e dei militanti più combattivi del processo bolivariano.


“Freteco”
Paolo Brini è un membro del Comitato centrale della Fiom-Cgil, il principale sindacato dei metalmeccanici, ed un sostenitore di “Giù le mani dal Venezuela”.
Si è recato nel 2005 in Brasile al “Primo incontro panamericano delle fabbriche recuperate” in qualità di rapperesentante ufficiale della Fiom. Ha visitato la fabbrica Cipla-Interfibra, occupata e gestita dai lavoratori all’epoca, poi sgombrata con la forza dalla polizia un anno dopo. Continua a sostenere le fabbriche occupate in America Latina.
A riguardo il Comitato ha sottotitolato in italiano il documentario di Vive Tv “Freteco” sul Fronte rivoluzionario delle fabbriche recuperate dai lavoratori.

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