di Monica Vistali
Marcello Bottaro davanti ad una sua opera contenente un piccolo autoritratto. |
CARACAS – Semi, piume ed altri elementi che trasmettono l’energia della ‘Pachamama’, la madre-terra; i movimenti ancestrali e sinuosi di tre ballerine dell’Unearte e della scultrice italiana Lucia Grachi; il suono antico dei tamburi del percussionista Manuel Miranda e la presenza maschile dell'artista Marcello Bottaro: è la performance di danza contemporanea “Raíces ancestrales” che questa sera alle 19 andrà in scena nella Galleria d’Arte Nazionale di Caracas nell’ambito del progetto “Épica, mito y estética en la obra nuestramericana de Marcello Bottaro”, promosso dall’Istituto Italiano di Cultura e parte del programma capìtolino “Viernes nocturnos en los museos”.
“Raíces ancestrales” andrà in scena dal vivo solo questa sera, da domani sarà esposta esclusivamente come registro audiovisuale.
- Si tratta di un'interpretazione antropológica dove le radici della madre-terra sorgono attraverso la liberazione dalla schiavitù - ha spiegato la scultrice Grachi - e riconquistano il loro territorio in un’opera dove musica, danza, arte visuale e pittura si fondono in un unico linguaggio concettuale.
Il progetto “Épica, mito y estética en la obra nuestramericana de Marcello Bottaro” resterà esposto per tre mesi. Si tratta di una proposta che contempla opere pittoriche ma anche video, istallazioni ed una serie di attività quali conferenze, corsi e laboratori didattici tecnico-pratici diretti agli studenti dell’Unearte.
- Si tratta di un’esposizione viva, perché cerchiamo di stimolare le nuove generazioni - ha spiegato in conferenza stampa Bottaro -. Durante i tre mesi della mostra porteremo diversi gruppi, una o due volte alla settimana, per dare conferenze e per rapportarci a queste esperienze sul piano pratico.
Dai nativi al Libertador
“Épica, mito y estética en la obra nuestramericana. Las doce batallas del Libertador Simón Bolívar: un hombre contra el imperio” è il titolo completo dell’esposizione di Marcello Bottaro, nato in Uruguay, vissuto a Caracas e approdato a Roma.
Si tratta di una serie di grandi tele, approdo di un personale percorso di ricerca delle origini - quelle vicine, sudamericane, e quelle lontane, europee - che rappresentano un’interpretazione del passato storico del Venezuela a cavallo tra la resistenza dei popoli nativi contro l’impero spagnolo e il processo di emancipazione del Paese sudamericano guidato dall’eroe Simón Bolívar. Un viaggio nello spazio, quindi, ma anche un itinerario nel tempo.
- Quello che mi interessava era narrare un periodo ottimista della lotta - ha spiegato l’artista - ed è quello che ho fatto.
La tecnica utilizzata nelle opere esposte, elaborate dal 2007 in avanti, è mista: si ritrovano tracce di classicismo ma anche pennellate impressioniste e figure stilizzate a cui si può dare una lettura di arte concettuale.
(La Voce d'Italia)
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