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martedì 20 dicembre 2011

Maria Corina Machado, dal golpe contro Chávez alla presidenza con il 'capitalismo popular' - INTERVISTA ALLA PRECANDIDATA ALLE PRESIDENZIALI

di Monica Vistali
La deputata Maria Corina Machado si lancia alle primarie dell'opposizione con un solo obiettivo: arrivare a sconfiggere Hugo Chavez.
"Maricori" è diventata famosa per aver partecipato al colpo di Stato contro Chávez (anche se lei dice che era lì solo per accompagnare la madre, amica della moglie del 'presidente de facto'), firmato il Decreto Carmona che ufficializzò il golpe, essere l'unica venezuelana ad esser stata ricevuta nella sala ovale da Bush quando ancora non era entrata in politica e aver ricevuto finanziamenti milionari dagli States per pubblicizzare il referendum revocatorio che ha provato a scalzare Chávez dal potere. Oggi ocupa le pagine dei giornali per non conoscere il prezzo di un biglietto della metopolitana e non saper spiegare il suo nuovo progetto politico: il capitalismo popular.

CARACAS - E’ tra le più agguerrite nemiche del presidente Hugo Chávez, che ha tentato senza successo di scalzare con un referendum revocatorio, e l’unica venezuelana ricevuta alla Casa Bianca dall’ex presidente Bush. Maria Corina Machado, ieri accusata di aver firmato il Decreto che ufficializzò il golpe contro Chávez ed oggi deputata all’Assemblea Nazionale, tenta ora la scalata alla Presidenza proponendo di sostituire il ‘Socialismo del XXI secolo’ con il ‘Capitalismo popolare’, un mix di libero mercato e valori etici che definisce come “modello moralmente superiore”.
- Chávez replica pratiche stataliste, centraliste e populiste del passato aggregandole una componente autoritaria, militaristica e comunista in stile cubano. Io - spiega - a differenza degli altri candidati propongo una rottura col passato: non un miglioramento della pratiche vigenti ma un nuovo modello di società, diverso da quello degli ultimi 50 anni.
La deputata, che il 12 febbraio si scontrerà con altri 5 pre-candidati alle primarie della ‘Mesa de Unidad democrática’, lancia la sua proposta in un Paese che da 13 anni appoggia un modello socialista e nel pieno della ‘debacle’ di un capitalismo attanagliato da crisi del debito, default, disoccupazione. Ma la Machado - nota per il suo piglio risoluto e l’immancabile camicia bianca - non teme crisi né monopoli. Crede in “imprenditori che si occupano dei propri lavoratori, delle loro famiglie, della comunità, dell’ambiente. E che pagano le tasse”.
- Ho fiducia nei valori della società - spiega ridente - che poi si manifestano in una imprenditoria moralmente responsabile: libertà, fiducia in se stessi e negli altri, responsabilità e corresponsabilità, giustizia, solidarietà umana. È ingiusto dire che non ci sono imprenditori con questa visione, ce ne sono molti. Bill Gates, per esempio, fa molto per l’Africa.

Cittadino, Stato e comunità internazionale

In un ormai famoso video Maria Corina Machado si pulisce la bocca dopo aver baciato una signora di una zona popolare.
Il ‘sistema Machado’, che riprende una terminologia di vecchia data ma si presenta nuovo a queste latitudini, prende a modello il Brasile, dove nell’ultimo decennio “30 milioni di persone sono uscite dalla povertà per entrare in una vibrante classe media in espansione”. A chi le fa notare che anche in Venezuela ci sono politiche statali che stimolano l’emancipazione economica dei cittadini - il Banco de la Mujer o la Mision madres del barrio, per esempio - ribatte che “non è tanto il credito, ma la visione che cambia” e “l’obiettivo dev’essere l’auto-realizzazione dell’individuo, non la perpetuazione della dipendenza dallo Stato”. Mette poi in dubbio l’efficienza di queste politiche, sostenendo che il socialismo distribuisce povertà per poi schiavizzare politicamente i cittadini e, interrogata sui buoni risultati del Paese relativamente agli Obiettivi del Millenio dell’Onu, afferma risoluta:
- Gli istituti di statistica hanno dimostrato che quando i numeri non tornano, si cambia la formula. Gli organismi internazionali utilizzano cifre dello Stato, ma si dovrebbero leggere anche i documenti filtrati di impiegati pubblici spaventati dalla riapparizione di malattie legate alla povertà, dal sottopeso dei neonati. Quando vedi donne che si prendono a pugni per un litro di latte, come si fa a parlare di Obiettivi del millenio?
Per risollevare la situazione del Paese, quindi, per la Machado sono indispensabili cooperazione internazionale e investimenti stranieri. Pensa quindi ad una Commissione presidenziale sul tema dei trattati internazionali (“perché nessuno ne sa niente”) e anche ripete il suo leitmotiv:
- I trattati che violano la Costituzione saranno nulli, quelli che lesionano gli interessi del Paese rivisti, quelli giusti rispettati.
Dichiara che le interessa “in particolare la cooperazione con l’Europa”, soprattutto nella lotta contro il narcotraffico, ed i finanziamenti cinesi. E Cuba?
- Cuba ora va verso un’apertura economica che porterà ad un’apertura politica. Conteranno con il nostro appoggio per avanzare in questa direzione.

Progetti

Per la candidata, dopo 13 anni di governo socialista i venezuelani sono “disperati e stanchi di promesse non mantenute”. Riconosce che il Venezuela aveva bisogno di uno scossone politico - arrivato con Chávez - e che “l’approccio chavista del dare potere ai cittadini, dire ‘anche tu hai diritti’, coinvolgerli, è meraviglioso ed irreversibile”, anche se “usato come ricatto politico”. Per il resto, come si dice, è tutto da rifare.
Per la Machado bisogna rivedere la politica petrolifera e fare dell’oro nero “un motore di sviluppo, non una fonte di finanziamento della spesa”. In questo senso pianifica la creazione di un ministero per la politica energetica e un Consiglio nazionale dell’Energia, la trasformazione di Pdvsa in uno degli enti operatori che competano anche a livello nazionale, la “democratizzazione del reddito petrolifero mettendo una parte di azioni in borsa”, lo sviluppo degli investimenti.
Il petrolio, secondo la Machado, resterà comunque sostegno dei programmi sociali, che saranno “finanziati ma in modo trasparente” passando per la Banca centrale e il Parlamento. Resterà quindi la rete Mercal,  “potentissima”, ma integrata al normale tessuto distributivo. Si potenzierà il settore della salute - che per la deputata “vive oggi il suo momento peggiore” - creando un solo sistema sanitario supervisionato dal Ministero (inaccettabile per la Machado un “Barrio Adentro diretto dal Sistema cubano”), decentralizzando, coinvolgendo università e cliniche private.
- Credo nelle pari opportunità per chiudere la breccia sociale. Al bambino che nasce con deficienze nutrizionali bisogna offrire ancora di più. Voglio una salute comunitaria migliore di quella privata: qui sì - dichiara battendo il pugno sul tavolo - sono più aggressiva e ambiziosa del Presidente.
L’attenzione medica deve raggiungere ogni angolo del Paese, anche le zone lontane abitate dalle 34 etnie indigene che, ammette la Machado, “sono state oggetto di una gran campagna di dignificazione da parte del governo Chávez”.
- Lì lo Stato non arriva. Agiscono gruppi irregolari, paramilitari, guerriglieri vincolati con l’estrazione di minerali, oro e diamanti che arrecano anche un danno gigantesco alla biodiversità. Infine, si parla dello sviluppo di alcuni vaccini...
C’è poi il tema dell’informazione, di tutta la struttura comunicazionale imbastita dal governo. Cosa succederà al canale Telesur voluto da Chávez? Alla attivissima casa editrice El perro y la rana? La Machado schiva risposte concrete a domande dirette. Afferma che i media pubblici devono essere dello Stato, non del governo, e che pensa di “aprire la comunicazione con concessioni multiple”. Ma avranno un futuro le decine di giovani che a Caracas lavorano per AvilaTv, canale dichiaratamamente filogovernativo? Incalzata, la Machado taglia corto:
- L’importante non è se il canale resta o no, si vedrà.

I giorni del golpe
La giudice María Lourdes Afiuni, “immagine di quello che può accadere a tutti i giudici”; il deputato José Sánchez Masuco che “gode di immunità parlamentare” e tutti i poliziotti vincolati al caso dell’11 aprile 2002, giorno del colpo di Stato contro Hugo Chávez. Sono questi i casi più emblematici di prigionieri politici secondo la Machado, che pensa di liberare - come prima azione da nuova Presidente - con l’amnistia o l’indulto. 
Parlando dell’11 de Abril, è inevitabile chiedere un commento alla deputata, che figura tra i firmatari del Decreto Carmona.
- Ho sempre rifiutato qualsiasi azione contro la Costituzione e sempre lo farò. Il governo e Danilo Anderson, che è stato ucciso, sanno che io non ho firmato il Decreto Carmona.
Definisce poi la sua presenza al Palazzo presidenziale un “atto umanitario, di ingenuità”.
- Sono stata a Miraflores con mia mamma alle 8 di sera, quando il governo era già caduto. Fu un atto umanitario - afferma - perché la moglie del presidente (Pedro Carmona, presidente de facto, non Chávez, ndr) è amica d’infanzia di mia madre e le aveva chiesto di accompagnarla. È stato un atto di ingenuità che non avvalla quello che è successo, il governo lo sa.
Ma cosa è successo in quei giorni, secondo la deputata?
- E’ stato un errore storico drammatico. L’11 aprile Chavez ordinò di sparare sul popolo e l’opposizione perse l’occasione per una transizione pacifica ed elettorale.

Democrazia 


I finanziamenti statunitensi a Sumate - l’organizzazione di cui la Machado è co-fondatrice e che si è occupata della raccolta firme per il referendum revocatorio con cui sperava di scalzare dal potere Hugo Chávez - hanno sempre acceso il dibattito e sono stati usati come prova dell’ingerenza Usa nella politica interna venezuelana. L’avvocata Eva Golinger, che vive tra Caracas e gli States, ha denunciato finanziamenti di migliaia e migliaia di dollari da parte di agenze statunitensi (Ned, Usaid) a Sumate, documenti alla mano. Ma la Machado nega.
- Il congresso Usa finanzia centinaia di associazioni, anche dell’ufficialismo. Quello che ha dato a Sumate è una cosa minuscola. Gli altri parlano di altri contratti, soldi rimasti inutilizzati perché destinati ad un controllo del registro elettorale che non è mai stato fatto.
E dove sono finiti questi soldi ‘inutilizzati’?
- I 30 mila dollari sono stati spesi per un corso di educazione cittadina.
La Machado, a questo punto, cambia direzione.
- Mafia e criminalità organizzata internazionale: sono queste le vera minacce che vengono da fuori e che dobbiamo combattere da dentro. Quello che esigo alla comunità internazionale è che non renda le cose più difficili legittimando un governo non democratico.
Non democratico, per la candidata, perché “in Venezuela non ci sono elezioni pulite, libere e giuste” e “il 40% dei cittadini crede che il voto non è segreto a causa dei macchinari, del satellite, degli ufficiali armati del Plan República che guardano come si vota”. Inoltre, “manca la separazione dei poteri, il rispetto dei diritti umani, dello stato di diritto”.
- Il Cne permette che il Capo di Stato usi cifre astronomiche per far pubblicità, chiudere media, impedire la diffusione di attività dell’opposizione. Intanto, nel 2007 un milione e 800 mila voti non sono stati contabilizzati e alle parlamentari un cambio nei circuiti elettorali ha fatto sì che con il 52% dei voti abbiamo ottenuto meno di 40 deputati.
Irregolarità che comunque non hanno inficiato il successo elettorale della Machado, che nel 2005 proclamava l’astensione come reazione alla parzialità del Cne ed oggi è la deputata eletta con più voti all’Assemblea Nazionale.
- Nonostante tutto - conclude speranzosa con il suo spot - siamo la maggioranza.