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venerdì 25 gennaio 2013

FOTO CHAVEZ EL PAÍS: La vergogna de... ops, l'incidente della foto ritirata



CARACAS (Monica Vistali)- La vicenda la conosciamo. Il quotidiano spagnolo 'El País', da sempre in prima linea nella lotta mediatica contro Hugo Chávez, ha ritenuto che la notizia più importante di ieri, quella meritevole di occupare una buona metà della prima pagina del giornale, non era il conflitto in Mali o la crisi economica, ma il fatto che il presidente venezuelano fosse malato. Come se nessuno lo sapesse! E come rivelare questa grande scoperta se non con una fotografia gigantesca con il presunto leader intubato e malconcio in un letto d'ospedale? 
Tutto sembra filare liscio. Ma lo scatto-scoop, l'esclusiva mondiale fornitagli da un'agenzia, si rivela una bufala. Non è la prova materiale della gravità dello stato di salute di Chávez, fa notare il mondo del web, ma un fermo immagine preso da un video che gira su YouTube dal 2008, e che con il capo di stato venezuelano non ha nulla a che vedere. Bella fregatura per il giornale di Madrid, lo stesso che nell'aprile 2002 giustificava e avvallava il golpe a Chávez (docu imperdibile: http://www.youtube.com/watch?v=Gj1bY2hUThI) e in un editoriale scriveva: "Solo un colpo di stato è riuscito a scalzare Hugo Chavez dal potere in Venezuela. La situazione aveva raggiunto un tale grado di deterioramento che questo caudillo  incostante  ha ricevuto uno spintone".
El País, comunque, una volta scoperta la falsità della fotografia si affretta a ritirare le copie distribuite e togliere l'immagine dalla pagina web. Si scusa poi con i suoi lettori ma non spende una parola per il governo di Caracas (che ora, giustamente, intraprenderà un'azione legale), il popolo venezuelano o i famigliari di Chávez.
Lasciamo da parte la bassezza di sbattere in prima pagina l'immagine di un uomo morente (lo averbbero fatto con un Berlusconi, una Regina Elisabetta o un Hollande?) e nella spazzatura un qualsiasi codice di deontologia professionale, di pubblicare materiale non verificato per scopi prettamente politici, ed analizziamo invece il testo di scuse pubblicato da El País commentando brevemente alcuni stralci.

  • "Con un gran esfuerzo logístico, procedió a frenar la distribución de ejemplares con la foto falsa y a retirarlos de los puntos de venta" - Un "grande sforzo logistico" per frenare la distribuzione del giornale, sottolinea El País come per evidenziare il suo desiderio riparare l'errore...
  • "El diario revisará sus procedimientos de verificación a la vista de los errores cometidos" - Si reviseranno i procedimenti di verifica? Non c'è stata nessuna verifica della veridicità del materiale!
  • "La agencia gráfica Gtres Online ... señaló que (la foto) procedía de una enfermera cubana a través de su hermana, residente en España. Esta, a su vez, había contactado con la citada agencia ... Gtres Online pidió que no se publicasen estos detalles para evitar represalias a la presunta autora de la foto en Cuba". - Beh, usare la censura e le rappresaglie del governo cubano come scusa per sparare cavolate sul Venezuela è sempre una buona idea!
  • "EL PAÍS acompañó la foto con un texto en el que advertía de que no había logrado verificar las circunstancias, el lugar o la fecha en que se había realizado la fotografía". - Se non è possibile verificare le fonti e la veridicità di un materiale, questo materiale non si pubblica e non si titola "Il segreto della malattia di Chávez, presentanto il tutto come una rivelazione!
  • "EL PAÍS quiso dejar bien claro a sus lectores que no había podido verificar las circunstancias en que fue hecha la foto dadas las restricciones informativas que aplica el régimen de Cuba. ...  Tratar de que Yoani Sánchez se pusiese en contacto con cualquier fuente habría supuesto un riesgo para ella y las personas supuestamente implicadas en la foto". - Beh, qui basta la traduzione, non servono commenti: "El País ha voluto mettere ben in chiaro ai suoi lettori che non aveva potuto verificare le circostanze in cui era stata scattata la foto date le restrizioni informative che applica il regime di Cuba. Provare a far sí che Yoani Sanchez si mettesse in contatto con qualsiasi fonte avrebbe significato un rischio per lei e le persone presuntamente implicate nella foto".
  • "La publicación de un enfermo intubado y convaleciente en un hospital fue largamente debatida por los responsables del periódico. El Libro de estilo de EL PAÍS establece que “las fotografías con imágenes desagradables solo se publicarán cuando añadan información”. - Il libro di stile del giornale permette foto sgradevoli se aggiungono informazioni. E io mi chiedo: che grande informazione rivela questo scatto? Il governo venezuelano non ha mai negato che Chávez fosse gravemente malato.
  • "La conclusión a la que se llegó es que la imagen era pertinente en un momento en que el estado de salud del presidente venezolano es motivo de gran polémica y encendido debate político en su país por su ausencia en la toma de posesión tras las elecciones presidenciales y ante la falta de transparencia de las autoridades".: Dopo Cuba, parliamo della mancanza di trasparenza del governo venezuelano...
  • "El incidente de la foto retirada por EL PAÍS" - L'incidente della foto ritirata? Io direi la vergogna della foto pubblicata!
  • "Las cabeceras de referencia destacaron el comportamiento de EL PAÍS por la rapidez a la hora de rectificar, pedir disculpas y retirar los periódicos con la foto falsa de los puntos de venta".- Vabbé, tiratevela pure per la "rapidità alla ora di rettificare, chiedere scusa e ritirare i giornali copn la foto falsa"!

venerdì 18 gennaio 2013

Mapuche, le trutrucas hanno suonato a vuoto.

Monica Vistali
CARACAS - Il grande incontro di mercoledì al Cerro Ñielol de Temuco, convocato dalle comunità indigene Mapuche per discutere le proprie rivendicazioni con lo Stato cileno, non ha dato i frutti sperati. Niente terra, niente autodeterminazione, niente smilitarizzazione del territorio. E, ciliegina sulla torta, il governo di Piñera continuerà ad utilizzare la Legge antiterrorista contro questi 'ribelli' che, in realtà, chiedono solo il rispetto dei Trattati stipulati con la Corona Spagnola durante l'epoca coloniale, in particolare quello che gli riconosce autonomia e sovranità su tutto il vasto territorio a sud del fiume Bio Bio.
Come inizia la tragedia Mapuche? La storia è presto detta. All'arrivo degli europei, i Mapuche reagiscono alle mire colonizzatrici con inimmaginabile forza. Forza di cui fa le spese perfino il conquistador Pedro de Valdivia, considerato il 'fondatore' del Cile, rapito e ucciso dagli indomiti indigeni sul piede di guerra contro gli invasori. Sono anni di lotta feroce e di resistenza, a seguito dei quali gli spagnoli, resisi conto dell'impossibilità di sottomettere militarmente i Mapuche, riconoscono loro la legittima autonomia (1641, Trattato di Killín). Un fatto più unico che raro nella storia dei popoli indigeni del continente.
In barba agli accordi, una volta diventato autonomo il Cile decide di espandere il suo territorio. Manda quindi i militari ad invadere il territorio mapuche, massacrando i suoi abitanti. Una vera e propria operazione di guerra denominata con un eufemismo 'Pacificazione dell'Araucanía' (1861-1883).
I Mapuche che sopravvivono finiscono in riserve indigene che, tutte insieme, costituiscono poco più del 6% del territorio ancestrale e che normalmente sono installate in una terra dal clima ostile. Il resto della terra, ormai di proprietà dello Stato cileno, finisce in mano ai nuovi coloni arrivati dall'Europa (36 mila nel 1901). Chi si ribella, muore. Basti pensare al 'Massacro di Ránquil', 1934, in cui 477 contadini e mapuche sono uccisi dall'esercito cileno per essersi sollevati contro gli abusi di chi amministra le neonate imprese di trasformazione del legno, impiantate in territorio indigeno. Durante il massacro oltre 500 persone vengono arrestate, ma solo 23 arrivao a Santiago per il giudizio. Le altre, presumibilmente, finiscono 'desaparecidas'.
Militari, respressione, mancato rispetto dei diritti umani e degli accordi stipulati. Invasione del territorio, sfruttamento delle risorse, inquinamento indiscriminato dell'ambiente ancestrale per fini di lucro. Oggi, il dramma Mapuche continua. Ma alla fine, il presidente dice che sono 'terroristi'...

giovedì 10 gennaio 2013

Ccs, 10 gennaio: Chávez non c'è, ma il popolo sì. E la sua presenza conta.

I venezuelani sono in strada in difesa della Costituzione e del governo Chávez, nel giorno in cui il Presidente avrebbe dovuto assumere ufficialmente il mandato. Niente pietre, tra le mani hanno la Costituzione.
CARACAS - Sarà un 10 gennaio da ricordare. Ora che la Sala Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) si è espressa e con le sue dichiarazioni ha (almeno in linea teorica) messo fine alla querelle tra governo e opposizione sul tema dell'assenza del Presidente Hugo Chávez nel giorno previsto per la sua giuramentazione (http://monicacaracas.blogspot.com/2013/01/lansa-e-chavez-alla-faccia.html), facciamo un po' il punto. Cosa stanno facendo oggi i chavisti? Cosa sta facendo l'opposizione?

LA DICHIARAZIONE DEL TSJ:
La Sala Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) ha dichiarato ieri che il presidente Hugo Chávez non necessariamente deve giuramentare in Parlamento durante la giornata di oggi. Lo potrà fare in un altro momento davanti al TSJ - così come recita l'articolo 231 della Costituzione - quando cesserà la "causa sopraggiunta", ossia i problemi di salute che ancora oggi lo obbligano a restare ospitalizzato a L'Avana. Lo stesso Tribunale s'incaricherà di fissare la data, in quanto la Carta non specifica limiti temporali. 
La Sala Costituzionale ha precisato inoltre che non esiste alcuna interruzione nell'esercizio del mandato (ossia l'Esecutivo presenta una continuità per quanto riguarda il Presidente, il VicePresidente e i ministri dei vari dicasteri) e che non ci troviamo davanti ad una "assenza temporale" del Capo di Stato, tanto meno ad una "assenza assoluta" che giustifichi la necessità di indire nuove elezioni. Il Presidente Chávez, infatti, si trova a L'Avana per un permesso indefinito per motivi di salute, concessogli all'unanimità dal Parlamento. 

*** - L'art.231 recita: "El candidato elegido o candidata elegida tomará posesión del cargo de Presidente o Presidenta de la República el 10 de enero del primer año de su período constitucional, mediante juramento ante la Asamblea Nacional. Si por cualquier motivo sobrevenido el Presidente o Presidenta de la República no pudiese tomar posesión ante la Asamblea Nacional, lo hará ante el Tribunal Supremo de Justicia".

IL 10 GENNAIO DEL CHAVISMO
Il popolo chavista ha circondato il palazzo presidenziale di Miraflores per una grande manifestazione di solidarietà con il Presidente Hugo Chávez. Magliette rosse, bandiere, canti e tanta, tanta gente soprattutto a Puente Llaguno, dove nell'aprile 2002 si accese la scintilla che aprì le porte al colpo di Stato contro Hugo Chávez (il massacro causò 19 morti e centinaia di feriti con arma da fuoco, fu realizzato da cecchini golpisti appartenenti alla Polizia metropolitana e alle forze militari, che spararono sui manifestanti del governo e dell'opposizione stessa). 
Alla concentrazione in appoggio di Chávez parteciperanno anche numerosi Presidenti e rappresentanti dei governi dell'America latina. Tra questi Pepe Mujica (Uruguay); Fernando Lugo (Paraguay); Evo Morales (Bolivia); Daniel Ortega (Nicaragua); il cancelliere argentino (la Presidente Cristina Fernandez sarà domani personalmente a L'Avana); il primo Ministro haitiano. L'Honduras e l'Equador di Correa hanno diretto una carta al presidente venezuelano, così come altri Paesi. Il Brasile, dal canto suo, ha dimostrato il suo appoggio mandando a Cuba qualche giorno fa il principale assessore di Dilma per quanto riguarda gli affari internazionali. La vicinanza della terra carioca alla 'causa chavista' è significativo in quanto il Brasile si è sempre dimostrato particolarmente indipendente nel giudicare le questioni interne venezuelane, il suo non è un appoggio "a prescindere" dato esclusivamente per ragioni di sintonia politica. Alla concentrazione hanno fatto sentire la propria voce anche alcuni gruppi indigeni. 
I rappresentanti dell'Alba-Petrocaribe (quest'ultimo importantissimo strumento di solidarietà internazionale in quanto permette ad alcuni Stati in condizioni particolari, come Haiti, di pagare il petrolio venezuelano con prodotti alimentari) hanno approvato una dichiarazione di solidarietà con il governo di Hugo Chávez. E perfino i cinesi si sono espressi in favore della causa chavista!

... E DELL'OPPOSIZIONE
Golpe di Aprile: giuramento di Pedro Carmona Estanga. La grande industria, la Chiesa, gli attuali leader dell'opposizione e la Chiesa applaudono.
Nel frattempo l'opposizione - che rifiuta la sentenza del TSJ e non riconosce la continuità amministrativa del governo Chávez, che un giorno dice una cosa e il giorno dopo un'altra - inizia oggi un 'paro civico': una sorta di sciopero generale che il presidente del Parlamento venezuelano, il chavistissimo Diosdado Cabello, ha definito un "atto destabilizzante". E non a torto. 
Proprio dieci anni fa, infatti, l'opposizione (solo pochi mesi dopo aver fallito colpo di Stato di cui sopra) provò a liberarsi di Chávez destabilizzando il Paese proprio con un 'paro civico'. Le conseguenze sono note: sciopero dell'allora privatissima industria petrolifera nazionale Pdvsa e conseguente blocco dei trasporti, che rese impossibile rifornire di benzina le ambulanze, distribuire il cibo e le bombole di gas necessarie per cucinarlo. Furono 63 giorni d'inferno per i venezuelani, un vero e proprio tentativo di genocidio dato che la gente fu costretta a bruciare tavoli e sedie mentre gli alimenti scarseggiavano ogni giorno di più...

E A QUESTO PUNTO CI SI CHIEDE...
1) Perché l'opposizione, quando nel 2002 ha scalzato Chávez con un colpo di Stato, non si è fatta problemi nel far giuramentare il golpista Pedro Carmona Estanga un assolato giorno di aprile? Non avrebbe 'assolutamente' assumere il carico il 10 gennaio seguente? 
2) Quando è fiorito tutto questo attaccamento alla Costituzione nell'opposizione venezuelana? Perché nella Carta di cui oggi i leader oppositori si dicono paladini, non si trova un solo articolo che giustifichi il sequestro di un Capo di Stato democraticamente eletto come lo era Chavez nel 2002, l'assalto ad un'ambasciata in cerca di ministri da incarcerare, la firma di un 'decreto Carmona' per ufficializzare il golpe. Tutte cose che questi leader oppositori hanno fatto, e per cui non hanno mai pagato. 
3) Se il Presidente eletto è un rappresentante del popolo, la presenza in strada del popolo venezuelano questo 10 gennaio non potrebbe valere come giuramentazione?
Monica Vistali

mercoledì 9 gennaio 2013

L'Ansa e Chávez, alla faccia dell'imparzialità. Il Presidente giurerà davanti al Tribunale Supremo

CARACAS - L'ANSA ha pubblicato oggi l'articolo "Venezuela, Governo: Chávez non ci sarà a insediamento", relativo al caso '10 gennaio', data in cui Chavez dovrebbe giurare davanti al Parlamento per assumere ufficialmente l'incarico di presidente della Repubblica, incarico che si è guadagnato vincendo le elezioni del 7 ottobre scorso (8mln e mezzo di voti).
In questo articolo, per annunciare che Chàvez non sarà a Caracas questo giovedì per l'insediamento (così ha detto ieri il Presidente del Parlamento, Diosdado Cabello) e per spiegare l'attuale situazione politica venezuelana, si riportano esclusivamente le opinioni di Henrique Capriles Radonski, leader della coalizione dell'opposizione, Mud; della Conferenza episcopale e del Dipartimento di Stato Usa. Alla faccia dell'imparzialità! Ma in realtà la notizia è che ieri il Parlamento venezuelano, in sua maggioranza chavista, ha approvato che il Presidente Chávez realizzi il suo giuramento in un secondo momento davanti al Tribunale Supremo di Giustizia.Si può fare? Ecco, in realtà, come stanno le cose.
Prima di tutto bisogna premettere che Chavez è un presidente non precisamente eletto ma ri-eletto e che quindi, almeno secondo il governo, il giuramento di giovedì è una pura formalità. Ma lasciando da parte questo, la Costituzione è chiara, e nell'articolo 231 dice che se "per cause sopraggiunte", e sembrerebbe questo il caso, il nuovo Presidente non può giurare in Parlamento il 10 gennaio, lo può tranquillamente fare davanti al Tribunale Supremo di Giustizia. La carta non fissa a questo proposito limiti temporali.
Poi c'è la questione dell'assenza temporale e dell'assenza assoluta del Capo di Governo, entrambe previste dalla Costituzione.
L'assenza temporale ammette un'assenza del presidente per 90 giorni rinnovabili di altri 90, quindi una copertura di 6 mesi durante i quali attuerebbe il Vicepresidente dell'Esecutivo, in questo caso Nicolas Maduro. Ma bisogna precisare che al momento Chávez si trova a Cuba per un permesso datogli all'unanimità dal Parlamento, e quindi la sua mancanza dal territorio della Repubblica è perfettamente legittima.
Infine c'è l'assenza assoluta, che si profilerebbe nel caso della morte di Chávez o di una sua incapacità fisica o psichica permanente comprovata da un'equipe medica designata dal Tribunale Supremo di Giustizia e convalidata dal Parlamento. Se viene dichiarata la assenza assoluta, la Carta prevede che vengano convocate nuove elezioni entro 30 giorni. Per ora comunque, non ci sono i presupposti per richiamare questa possibilità, e qualsiasi movimento in questa direzione profilerebbe un tentativo di colpo di stato (cosa che l'opposizione ha già fatto nel 2002).
Se poi le cose andassero per le lunghe, la parola tornerebbe al popolo. La Costituzione voluta da Chávez e sottoposta a referendum popolare durante il suo primo mandato (che dittatore!), prevede infatti che dopo tre anni di governo possa essere convocato un referendum revocatorio del Presidente della repubblica (che dittatore!). L'opposizione ha già tentato questa via anni fa, ma anche in quel caso i venezuelani hanno deciso di restare con il loro Comandante!. 
Monica Vistali

martedì 8 gennaio 2013

Mujica, Morales, Lugo e il cancelliere argentino a Caracas in appoggio a Chávez

CARACAS - Il presidente dell'Uruguay, l'ex guerrillero di sinistra José Mujica, è stato autorizzato dal Parlamento del paese sudamericano a recarsi a Caracas in occasione dell'atto di solidarietà che si realizzerà questo giovedì 10 in omaggio al suo pari venezuelano Hugo Chavez, in piena fase postoperatoria dopo la sua quarta operazione chirurgica contro il cancro. Alla concentrazione ci saranno anche il Presidente della Bolivia Evo Morales e quello del Paraguay Fernando Lugo, oltre al cancelliere Héctor Timerman in rappresentanza del governo argentino di Cristina Fernandez, che dal canto suo venerdì 11 si recherà a L'Avana per incontrarsi personalmente con Chávez.
Giovedì 10 è il giorno in cui Hugo Chávez avrebbe dovuto assumere ufficialmente davanti al Parlamento il mandato presidenziale che si è guadagnato nelle elezioni del 7 ottobre scorso con 8 milioni e mezzo di voti. La Costituzione venezuelana, però, prevede che se "per cause sopraggiunte" la giuramentazione non può realizzarsi il 10 gennaio davanti al Parlamento, il neo-eletto Capo di Stato la può realizzare davanti al Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) in un altro momento. La frenesia dell'opposizione riguardo al presunto 'vuoto di potere', quindi, non ha presupposti costituzionali, anche perché Chávez si trova a L'Avana con un permesso concessogli all'unanimità dal Parlamento. Inoltre, sempre la Carta prevede la "assenza temporale" del Presidente per 90 giorni rinnovabili di altri 90, quindi una copertura di 6 mesi.
Mujica, uno dei Presidenti che si recherà a Caracas per l'atto di solidarietà, è conosciuto per essere il presidente più povero del mondo e per destinare il 90% del suo stipendio in beneficenza. La sua dimora presidenziale ha preferito lasciarla ai senzatetto, mentre lui vive tranquillamente nella sua casetta di campagna dove con la moglie (ex tupamaro pure lei), dove passeggia nei campi con i suoi cani e coltiva fiori che poi vende nei mercatini di Montevideo la domenica. Niente auto blu per il capo di stato 77enne che ha sfidato l'opinione pubblica proponendo la liberalizzazione dell'aborto e della marihuana, ma solo una vecchia volkswagen un po' scassata. 


La vicinanza tra Mujica, Fernandez, Lugo, Morales e Chavez è un'ulteriore prova dell'appoggio di cui gode il presidente venezuelano ma anche e soprattutto dei passi avanti compiuti nel processo integrazionista latinoamericano. L'America Latina non è più un'area geografica e politica di serie b, postcoloniale, ma una entità autonoma che vuole orgogliosmente affermarsi come tale in un mondo sempre più multipolare. Ed i suoi leader, spesso, non sono 'professori' e 'tecnici' (in senso stretto, ovviamente) ma vengono dal 'basso': oltre al venditore di fiori Mujica c'è l'indigeno boliviano e cocalero Evo Morales, il militare delle calde pianure venezuelane Chávez, la militante “terrorista e assaltatrice di banche” brasiliana Dilma. 
Da sx: Pepe, Hugo, Cristina e Dilma
 “Non mi travesto da presidente e continuo ad essere come ero. Le cose più belle della vita sono avere degli amici, godere moderatamente del cibo e molto della natura. Io non sono povero, ho tutto ciò di cui ho bisogno” ha dichiarato Pepe, come viene comunemente chiamato a queste latitudini (è il nome che usava quando lottava con i guerrilleri tupamaros).
Qui quello che è stato definito come “il discorso più bello del mondo”, quello dato da Mujica al G20 in Brasile. http://www.youtube.com/watch?v=3SxkMKTn7aQ
Monica Vistali