Visualizzazioni totali

mercoledì 29 febbraio 2012

Pittore italiano dona un 'Che Guevara' ai cubani

di Monica Vistali

CARACAS - Un Ernesto Che Guevara che ricorda il San Sebastiano di Andrea Mantegna, dipinto ad olio dall’artista venezuelano di origine italiana Corrado Gelardini, è stato donato al popolo cubano per volere dell’autore dell’opera, del Movimiento Patriótico Revolucionario Teniente Nicolás Hurtado Barrios e del Governatore dello stato Guárico, Luis Gallardo.
La tela, dal titolo ‘San Ernesto de la Higuera’, riflette una particolare visione del ‘guerrillero heroico’ e riprende l’opera quatrocentesca del Mantegna soprattutto per la composizione ed i toni dell’opera, con il corpo dell’eroe argentino trafitto dalle frecce del martirio e legato alla colonna di un’imponente colonna antica, ormai diroccata e in rovina.
La donazione del dipinto realizzata a Caracas, “è parte del nostro impegno permanente a lavorare con la Rivoluzione cubana, con i suoi uomini e con le sue donne, che tanto stanno facendo per il miglioramento delle condizioni di vita dei venezuelani” spiega il pittore.
Corrado Gelardini, formatosi all’Accademia delle Belle Arti di Roma, tocca per la prima volta il suolo venezuelano nel 1978, ma solo nell’87 si trasferisce definitivamente nella terra di Bolívar scegliendo come sua nuova casa Calabozo, nello stato Guarico. Si nazionalizza nel 1991.
Una delle sue esposizioni recenti è ‘Al Sur del tropico’, 44 opere in bilico tra santeria e ricerca antropologica, tra personaggi storici e leggende, in cui si riflette tutto l’immaginario popolare della zona de Los llanos.
Durante la cerimonia di consegna dell’opera, si è reso tributo al guerrigliero Nicolás Hurtado Barrios, considerato uno dei pionieri dell’unità civico-militare degli anni Sessanta in Venezuela. Dopo anni di carcere per la sua partecipazione agli eventi del 1958 che portarono alla caduta del dittatore Marcos Perez Jimenez, nel 1966 Hurtado Barrios si unisce al movimento guerrigliero ma un anno dopo viene fucilato ed il suo corpo reso introvabile.
L’ambasciatore cubano in Venezuela, Rogelio Polanco si è complimentato con l’italo-venezuelano Gelardini ed ha ringraziato i promotori della donazione. Ha dichiarato inoltre che Hurtado Barrios è stato un precursore della Rivoluzione bolivariana, del movimento del 4 di febbraio e di altri movimenti politici che sono confluiti poi nel governo di Hugo Chávez.

domenica 26 febbraio 2012

A Roma una Messa per la salute di Chávez


CARACAS - L’Ambasciata del Venezuela davanti alla Santa Sede e alla Repubblica Italiana ha convocato per mercoledì alle ore 16.30 una Messa dedicata al Presidente Hugo Chávez, in questi giorni a Cuba per sottoporsi ad un’operazione contro un nuovo tumore. La funzione si svolgerà nella Basilica San Lorenzo in Damasco, a Roma.

27F - In Italia si ricorda il ‘Caracazo’


di Monica Vistali

CARACAS - L'Ambasciata del Venezuela in Italia ricorda domani, a 23 anni di distanza, i fatti del 27 febbraio 1989 - la ribellione del “Caracazo” - con la proiezione del documentario "Dalla concertazione allo sconcerto" di Liliane Blaser e l'apertura di una mostra di fotografia dal titolo "Risveglio Rivoluzionario… Il popolo contro il neoliberalismo".


“El Caracazo” fu una violenta protesta sollevatasi contro l’allora presidente Carlos Andres Perez  e gli accordi che firmò con il Fondo monetario internazionale, che resero necessaria l’introduzione in Venezuela di durissime misure di austerità. L’aumento del prezzo della benzina fu la scintilla che fece esplodere il diffuso malessere sociale, cresciuto in circa un decennio di continuo deterioramento delle condizioni di vita soprattutto dei meno abbienti.
La rivolta popolare scoppiò improvvisa a Caracas e in altri centri grandi e piccoli di tutto il Paese, dove furono issate barricate, organizzati blocchi stradali, saccheggiati e distrutti a sassate i negozi dalla gente che reclamava cibo.


Le manifestazioni di dissenso furono soffocate nel sangue. Polizia ed esercito vennero inviati in forze nei quartieri poveri della capitale e nelle zone periferiche per reprimere la ribellione. Secondo cifre ufficiali, durante tre giorni di scontri morirono 300 persone (cifre extraufficiali parlano di un migliaio di morti); molti vennero sepolti in fosse comuni senza neppure venire identificati.


Proiezione: ore 19:00 presso il Nuovo Cinema Aquila (Via L’Aquila, 68 - Roma). La mostra fotografica resterà aperta fino al 4 marzo. Entrata libera.

Ambasciata venezuelana al Corriere della Sera: il Venezuela non è una dittatura!


CARACAS - L'ambasciatore del Venezuela in Italia, Isaías Rodríguez ha risposto qualche giorno fa ad un articolo apparso il 17 febbraio sul Corriere della Sera ("Quando Hollywood è anti-americana - Dal «terzomondista» Penn all'«iraniano» Stone: le superstar crociati delle cause perdute") in occasione della visita di Sean Penn nel Paese sudamericano, in cui si sottolineava la disponibilità delle stelle di Hollywood verso "governi dittatoriali" come quello del Venezuela.
Il diplomatico ha accusato l'autore, il giornalista Massimo Gaggi, di voler "tergiversare la realtà venezuelana" nel marco di una campagna di discredito internazionale, rimproverandogli un "radicalismo" che lo porta a raccontare in modo "totalmente unilaterale" non i fatti ma la sua visione personale della situazione politica venezuelana.


Scrive l'Ambasciatore:
"Nel 1998 il Presidente Hugo Chávez venne eletto democraticamente con più del 60% dei voti; posteriormente sono stati realizzati 14 processi elettorali (uno all'anno) avvallati e presenziati da organizzazioni internazionali e perfino dall'ex Presidente Usa, Jimmy Carter. L'opinione di Gaggi lascia intravedere una manifesta parzialità ed una poca conoscenza della situazione politica venezuelana o, ancora peggio, uno strumento in più del piano per squalificare, disinformare ed avversare con odio la vera realtà venezuelana: un processo socio-politico libero, sovrano, rivoluzionario, partecipativo, anti-oligarchico e assolutamente democratico".  

Uno stralcio dell'articolo:
Ma solo Stone, Penn e Michael Moore hanno portato il loro radicalismo fino al punto di raccontare storie in modo totalmente unilaterale. Dalla Cuba «paradiso» della sanità pubblica di Moore al regista di «Platoon» e «Nato il 4 luglio» che è addirittura arrivato a rifiutarsi di ascoltare le voci dei dissidenti quando, con «A Sud del confine», ha esaltato la figura del dittatore venezuelano Hugo Chávez. La «rinascita socialista» dell'America Latina narrata da Oliver Stone affascina anche Sean Penn, pure lui a suo agio tra Cuba, il Venezuela e la Bolivia di Evo Morales con quale si è fatto ritrarre pochi giorni fa, un poncho sulle spalle e l'elmetto da minatore in testa.
«Chissà perché tanta gente dello spettacolo si fa incantare da dittatori che presentano le loro scelte come ragionevoli e inoffensive» si chiede la National Review , organo della destra intellettuale. «C'è un termine per descrivere questo fenomeno: potemkinizzazione. Un processo al quale farà ora ricorso anche il regime cubano, in vista della visita del Papa».

martedì 21 febbraio 2012

Pensioni: il Patronato Inca di Caracas festeggia i suoi 25 anni con una diffida all’Inps

Dopo Bankitalia, anche l'Inps sotto accusa per calcolare le pensioni degli italiani in Venezuela con il vecchio tasso di cambio bolívar/euro

di Monica Vistali

CARACAS - Il prossimo venerdì 2 Marzo alle ore 11, il Patronato Inca di Caracas festeggerà il XXV anniversario della sua fondazione con un brindisi presso la sua sede nella capitale venezuelana. Alla cerimonia parteciperà il Console Generale Giovanni Davoli e noti rappresentanti della Collettività.
Nel frattempo, continuano le azioni a difesa dei pensionati italiani del Venezuela e, sempre in merito alla questione dell'aggiornamento del bolívar-euro, dopo la “diffida ad adempiere” a Bankitalia arriva ora una diffida all’Inps.
Era stata la sede centrale dell’Inca/Cgil di Roma, rispondendo alle numerose segnalazioni del patronato di Caracas diretto da Giovanni Di Vaira, a diffidare a gennaio Bankitalia, colpevole di non aver aggiornato - a distanza di oltre un anno - le informazioni sul tasso di cambio tra bolívar ed euro, passato da circa 3,50 bolivares/euro a circa 5,70 bolivares/euro. Ora sotto accusa è l’Ente di previdenza sociale, che a sua volta non ha aggiornato il cambio impedendo così il giusto calcolo delle pensioni dirette agli italiani del Venezuela.
Con il decreto del 30/12/2010 n°39584, la Repubblica del Venezuela ha determinato la variazione del cambio con il dollaro statunitense e le altre divise per cui a partire dal 1 gennaio 2011 è stata stabilita una nuova parità cambiaria, per la quale 1 dollaro equivale a 4,30 bolivares e dunque 1 euro a 5,70 bolivares. L’Inps continua però a tenere conto, nell’erogazione degli importi pensionistici agli italiani residenti in Venezuela, del vecchio rapporto bolívar-dollaro-euro che, fino al 31/12/2010, era 2,60 bolivares/dollaro e 3,50 bolivares/euro. Non si è adeguato alla nuova parità valutaria, continuando ad operare il pagamento delle pensioni utilizzando il vecchio rapporto di cambio, con conseguente danno economico per i titolari di prestazioni.
Secondo l’Inca, l’Inps “non può addurre come scusante del mancato aggiornamento del cambio il fatto che la Banca d’Italia non lo ha aggiornato nel suo sito, perché la tassa di cambio può essere rinvenibile in molteplici siti web istituzionali tra cui, il più importante, quello della Banca Centrale Europea che è l'ente di riferimento della zona Euro per tutto il sistema bancario e istituzioni pubbliche e private di ciascun Paese”. L’Inps è quindi diffidato a “considerare nell’erogazione delle prestazioni riconosciute ai cittadini italiani residenti in Venezuela e/o comunque ai titolari delle stesse, la intervenuta variazione del cambio Bolivar/Euro, così come peraltro già operata dall’Ambasciata Italiana di Caracas, o ad esporre le ragioni del ritardo entro il termine di 30 giorni dalla ricezione” della richiesta.
Entrambe le diffide portano la firma della Presidente del Patronato Inca, Morena Piccinini.
Per il direttore del Patronato Inca Venezuela, Giovanni Di Vaira, l’inerzia della Banca d’Italia è incomprensibile se si considera anche il fatto che la Banca Centrale Europea ha aggiornato il cambio del bolivar da ormai tanto tempo.

giovedì 16 febbraio 2012

Bolívar a Milano, l’Ambasciatore venezuelano: “Velerà sull’amicizia tra i nostri popoli”


CARACAS – “E’ un segno di riconoscenza nei confronti di un grande leader che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del Venezuela e dell’America latina. Oggi il Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Milano, insieme alla comunità venezuelana residente in Italia, vogliono con quest’opera rendergli un tributo eterno”. Con queste parole il Console Generale Gian Carlo Di Martino ha presentato mercoledì mattina l’imponente busto in bronzo del ‘Libertador’ Simón Bolívar realizzato dallo scultore Carlos Prada, scoperto a Milano nella piazza dedicata al grande patriota tra Via Lorenteggio e Via Misurata.
La cerimonia si è svolta alla presenza dell’Ambasciatore del Venezuela, Isaías Rodriguez; del vicepresidente del Consiglio comunale, Andrea Fanzago; di Maria Paola Viale, manager dei servizi pervisti, immigrazione e passaporti Eni Servizi Spa; di Gladys Urbaneja, ambasciatrice del Venezuela all’Onu per l’Alimentazione e l’agricoltura; dei consoli del Venezuela Bernardo Borges (Napoli) ed Edwin Yánez (Roma).
L’evento è stato aperto dalle parole di benvenuto del Comune di Milano e dagli inni italiano e venezuelano.
- Bolívar aveva sognato, sin dalle prime vittorie, la possibilità che i Paesi del Sudamerica appena resi indipendenti coordinassero i loro sforzi e costituissero una vera forza unita nel panorama politico internazionale - ha detto Fanzago -. Un sogno rivelatosi irrealizzabile, ma che contiene un messaggio quanto mai valido ai nostri giorni per il Sudamerica come per altre aree del mondo, a partire dall’Europa. Per questo l’Amministrazione comunale di Milano e il Sindaco Giuliano Pisapia hanno accolto favorevolmente il dono offerto dal Venezuela.


Il busto dell’eroe nazionale cui si deve la liberazione e l’indipendenza del Venezuela dagli Spagnoli, donato dal Venezuela al Comune lombardo, riporta su una targa apposta sotto il busto la scritta: “Ogni popolo sarà libero come vorrà, e disporrà della sua sovranità secondo la volontà della sua coscienza”.
Simón Bolívar è universalmente noto per il suo decisivo contributo all’indipendenza di numerosi Paesi sudamericani: oltre alla sua patria, Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama e Perù. Come ha ricordato l’Ambasciatore Rodríguez, recentemente la BBC di Londra lo ha definito come “l’americano più importante del XIX secolo” perché, tra le altre cose, “liberò i popoli ma non conquistò i loro territori e con il suo esercito percorse dieci volte la distanza coperta da Annibale, il doppio di quella di Carlo Magno”. Ad ospitare monumenti a lui dedicati, già le città di Roma, Napoli e L’aquila. Le piazze che portano il suo nome sono sparse in tutto il mondo: dall’America latina all’Egitto, dagli Stati Uniti all’Iran, oltre a vari Paesi europei quali Spagna, francia, Inghilterra e, ovviamente, Italia. 


Milano è una tappa importante nella vita dell’eroe. Racconta Rodríguez:
- Bolívar a Milano vide il popolo riunito a Porta Marengo e la carrozza imperiale trainata da otto cavalli. Vide Piazza Duomo e incrociò sulle sue scale il cardinale Caprara che si accingeva a benedire  Napoleone e Giuseppina. In quell’istante potè capire la differenza tra la gloria e la libertà, distinguere l’emancipazione dalla sottomissione. Da questa piazza - conclude - la colonna e l’immagine di Simón Antonio de la Santísima Trinidad Bolívar y Palacios veleranno sulla pace e l’amicizia tra i nostri popoli.
Questo meritato tributo all’eroe è stato possibile grazie alla collaborazione tra il Console Generale Gian Carlo Di Martino, l’Ente Nazionale Idrocarburi SpA (ENI), il Comune di Milano e l’artista Carlos Prada. Docente di arti plastiche e vincitore del Premio Nazionale d’Arte, Prada è un professionista che vanta un’ampia carriera artistica, per la quale ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali. Lo scultore ha eseguito diverse opere, tra cui l’opera monumentale realizzata a Puente Llaguno, in memoria dei compatrioti caduti durante gli avvenimenti dell’11 Aprile 2002, giorno del colpo di Stato a Hugo Chávez.
Il busto esposto a Milano è alto 120 centimetri, pesa più di 100 chili ed è dotato di un piedistallo in marmo sardo.
Gian Carlo Di Martino, di origine abruzzese, è tra le personalità politiche più in vista del Venezuela. È stato per 8 anni sindaco di Maracaibo, direttore nello Stato dello Zulia della Sicurezza e dell’Ordine pubblico e Commissario regionale antidroga. Nel 2007 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Stella della Solidarietà italiana.
M.V.

martedì 14 febbraio 2012

Simón Bolívar conquista Milano


CARACAS - Un imponente busto in bronzo, raffigurante El Libertador Simón Bolívar, verrà posto domani a Milano al centro della Piazza Simón Bolívar, situata all’innesto di Via Lorenteggio con Via Misurata. Questo meritato tributo al generale Simón Bolívar (Caracas, 1873 - Santa Marta, 1830), eroe nazionale cui si deve la liberazione e l’indipendenza del Venezuela dagli Spagnoli, è un’iniziativa realizzata grazie alla collaborazione tra il Console Generale Gian Carlo Di Martino, l’Ente Nazionale Idrocarburi SpA (ENI), il Comune di Milano e il creatore dell’opera d’arte, Carlos Prada, noto scultore venezuelano.

Carlos Prada ha scolpito il busto a Caracas.

Docente di arti plastiche e vincitore del Premio Nazionale d’Arte, Carlos Prada è un professionista che vanta un’ampia carriera artistica, per la quale ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali. Lo scultore ha eseguito diverse opere, tra cui l’opera monumentale realizzata a Puente Llaguno, a Caracas, in memoria dei compatrioti caduti durante il colpo di Stato 11 Aprile 2002.

Il monumento di Prada a Puente Llaguno, Caracas, ricorda le vittime che lì sono cadute durante gli avvenimenti dell'11 aprile 2002, giorno del colpo di Stato a Hugo Chávez.

Sulle caratteristiche della scultura, il Console Generale Gian Carlo Di Martino ha spiegato che è alta 120 centimetri, il peso complessivo supera i 100 chili e sarà dotata di un piedistallo in marmo sardo. L’opera è stata scolpita a Caracas e poi portata in Italia.
- E’ un segno di riconoscenza nei confronti di un grande leader che ha lasciato un’impronta incancellabile nella storia del Venezuela e dell’America Latina - ha affermato il Console Di Martino - e oggi il Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Milano, insieme alla comunità venezuelana residente in Italia, vogliono con quest’opera rendergli un tributo eterno.

Il Console Generale del Venezuela, Gian Carlo Di Martino

Domani, alle ore 11:00, verrà scoperto il busto in onore di Simón Bolívar, noto come l’uomo più grande del Continente americano, e per rendere onore alla sua memoria è stato creato questo pezzo artistico sul quale sarà inciso quanto segue:

“Ogni popolo sarà libero
secondo i propri modi
e godrà di sovranità,
 secondo la volontà
della propria coscienza”.

All’evento parteciperanno l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, dott. Isaías Rodríguez, che terrà il discorso ufficiale, le autorità del Comune di Milano e i rappresentanti dell’ENI.
- Sarà davvero motivo di grande orgoglio per il team di questo Consolato Generale - ha dichiarato il Console - inaugurare questa importante opera che richiama la memoria collettiva della nostra Nazione.

La piazza dove verrà posizionato il busto.

Il diplomatico ha sottolineato che a Milano si stanno portando avanti da tempo attività finalizzate ad “esaltare i nostri valori venezuelani e bolivariani”. Recente è la visita di Gustavo Dudamel al capoluogo lombardo.

lunedì 13 febbraio 2012

Ecco perché in Venezuela l'opposizione continua a perdere

Foto di Monica Vistali
CARACAS - Classica situazione di contrasto made in Venezuela. Ecco qui una donna in attesa di esercitare il proprio LIBERO VOTO durante la ELEZIONI primarie organizzate dall'OPPOSIZIONE. Indossa una maglietta che riprende uno degli slogan utilizzati dalla deputata Maria Corina Machado che dice: "Comunismo è silenzio". Si, perché paradossalmente la gente che è liberamente andata a votare in questo PROCESSO DEMOCRATICO contro il 'regimen' crede di vivere in una dittatura, instaurata con l'ausilio di qualche broglio elettorale e di qualche spintarella da parte di militari un po' troppo armati accanto ai centri di votazione.
Ma ieri - e solo ieri negli ultimi 13 anni di governo Chávez - l'opposizione non si è lamentata ne dei brogli ne dei militari. Si sarebbero infatti comportati bene sia il Centro nazionale elettorale (Cne) - costantemente accusato di brogli dagli antichavisti che lo vedono come unico responsabile delle loro sconfitte - sia i militari del 'Plan Republica', accusati invece di coercizione di voto e di controllare come si esprimono gli elettori per favorire una presunta persecuzione politica (!). Proprio lo stesso Cne e gli stessi militari messi a disposizione dal governo per favorire la buona riuscita di questa giornata alle urne!
Ma il Cne e i militari non erano partitari? Non favorivano il Psuv di Chávez? Non sarà che semplicemente, fino ad ora, l'opposizione ha solo e semplicemente PERSO contro Hugo Chávez e il suo Psuv? Probabilmente smettere di chiamare - in modo disprezzante - "comunismo" il socialismo del capo di Stato e "dittatura" un sistema politico come quello venezuelano, sarebbe un primo passo per prendere un po' più di voti.

Nota: La Machado, ormai ex pre-candidata presidenziale, è sempre in prima linea nel gridare ai brogli elettorali. È stata zitta solo in due occasioni: quando è risultata la deputata eletta con più voti di tutto il Parlamento venezuelano e nella giornata di ieri, perché le elezioni hanno fatto registrare una altissima affluenza (più di 3 milioni di voti).
La parlamentare è stata leader dell'organizzazione Sumate, attraverso la quale nel 2004 ha raccolto le firme necessarie per indire un referendum revocatorio del presidente Chavez (la possibilità di far cadere il capo di Stato con un referendum indetto attraverso una raccolta di firme è nella Costituzione voluta e fatta votare dallo stesso Chavez. In parole povere: il 'dittatore' Chávez ha introdotto in Venezuela una legge che in qualsiasi momento può far cadere lui e il suo governo con un semplice referendum si/no). Il risultato? Il Paese ha scelto di restare con il suo Comandante, che da allora sfida costantemente l'opposizione a sottometterlo nuovamente ad una prova di questo tipo.

Il vero "hombre valiente" delle primarie in Venezuela


CARACAS - Con una maglietta rossa in mezzo ai fedelissimi di Primero Justicia e di vari partiti di opposizione, quest'uomo ha trascorso la serata di festa in onore a Capriles Radonski con un cartello che incitava il "forse futuro presidente" del Venezuela a non escludere i chavisti dal futuro politico del Paese.

Il retro del cartello. Foto Monica Vistali


Primarie Mud - Capriles stravince, in Italia la Machado conquista il secondo posto

di Monica Vistali


CARACAS - Il governatore dello stato di Miranda, l'avvocato Henrique Capriles Radonski, di 39 anni, ha stravinto le primarie indette per la prima volta dall'opposizione, riunita nell'alleanza la ‘Mesa de la Unidad Democratica’ (Mud), e sfiderà Hugo Chávez alle presidenziali del prossimo 7 ottobre, cercando di impedire che il presidente-Comandante possa essere eletto per quello che sarebbe il suo terzo mandato.

L'utilizzo della tinta indelebile - obbligatoria per gli altri tipi di elezione - è stata facoltativa. Foto: Monica Vistali
Il candidato unico ha ottenuto più di 1 milione 900 mila voti (1.900.528 il 64,2 per cento), più del doppio rispetto al suo concorrente più forte, Pablo Perez, fermo a 896.070. Niente di fatto per María Corina Machado, 110.420, Diego Arria che è rimasto a quota 37.834 e Pablo Medina che ha racimolato solo 14.456 preferenze. L’afflusso alle urne è stato massiccio e superiore alle aspettative, hanno votato quasi 3 milioni di persone.

Ora inizia il gioco duro e sette mesi di campagna elettorale in vista delle presidenziali. Secondo sondaggi recenti, Chávez mantiene la maggioranza dei consensi e resta il favorito per le prossime elezioni.
Una donna davanti al suo centro di voto indossa una maglietta con uno degli slogan della Machado: "Comunismo es silencio". Foto: Monica Vistali. 
In Italia si bissa il Venezuela
Il futuro sfidante del leader bolivariano ha stravinto anche tra i venezuelani residenti in Italia che domenica hanno votato a Roma e Milano. Nella Capitale ha ottenuto 36 preferenze su un totale di 57 voti validi, 28 su 46 nel capoluogo lombardo. Dietro di lui non c’è però il Governatore dello Zulia, Pablo Perez (terzo con 6 e 4 voti) ma la deputata Maria Corina Machado, a sorpresa al secondo posto con 11 e 10 voti. Quattro sì a Diego Arria sia a Roma che a Milano mentre Pablo Medina non ha ottenuto nessun voto in entrambi i seggi elettorali.
La deputata Maria Corina Machado dopo il suo discorso nella sede di campagna ad Altamira. Foto: Monica Vistali
Nel centro di votazione di Roma, valevole per la giurisdizione del Consolato capitolino e per quello di Napoli, ci sono stati due voti nulli, solo uno a Milano. Quindici persone in ognuno dei due centri di votazione, per un totale di 30 aspiranti votanti, non hanno potuto esercitare il proprio diritto al voto perché non sono risultate iscritte nel registro elettorale.
In totale, sono 106 i venezuelani hanno residenti in Italia che hanno votato alle elezioni primarie della Mud, per una percentuale di affluenza del 12 per cento rispetto al totale degli iscritti. Secondo quanto dichiarato alla ‘Voce’ dalla responsabile della Mud a Milano, Bianca Briceño, il 90 per cento dei votanti erano giovani.

Primarie dai radicali
Bianca Briceño ringrazia la Associazione radicale Enzo Tortora che ha messo a disposizione gli spazi in cui si sono svolte le elezioni.
- Trovare sedi non è stato facile - spiega - perché molte ong restavano perplesse quando gli dicevamo di che tipo di elezioni si trattava. L’associazione radicale non solo ci ha aperto le porte, ma ci ha accompagnato per tutto il processo elettorale, fornendoci due giovani che hanno funto da osservatori internazionali. Con loro - conclude - c’era il nostro osservatore nazionale, l’ex ambasciatore Victor Rodriguez Cedeño (certo non un super partes, dato che nel 2004 ha lasciato l’attività diplomatica per protesta contro presunte violazioni dei diritti umani e politici perpetrate dal governo Chávez, ndr).

domenica 12 febbraio 2012

Primarie Mud: in Italia affluenza 12%. Intervista ai precandidati Machado e Capriles su presunte pressioni da parte di Consolati

di Monica Vistali

CARACAS - Sono 106 i venezuelani residenti in Italia che oggi hanno votato alle elezioni primarie della ‘Mesa de Unidad Democratica’ (Mud), la chiamata alle urne organizzata dall’opposizione per eleggere il candidato che sfiderà Hugo Chávez alle presidenziali del 7 ottobre.
Ad esprimere la propria preferenza sono state 59 persone nel centro di votazione di Roma (valevole per la giurisdizione del Consolato capitolino e per quello di Napoli, dove nessuno ha voluto organizzare le votazioni) e 47 nel seggio di Milano. Si tratta rispettivamente del 12,74% e del 12,27% degli iscritti nel registro elettorale. Quindici persone in ognuno dei due centri di votazione, per un totale di 30 aspiranti votanti, non hanno potuto esercitare il proprio diritto al voto perché non sono risultate iscritte nel registro.
Miriam Natale, responsabile della Mud a Roma, si dice “soddisfatta per la buona affluenza” e in un contatto telefonico con la ‘Voce d’Italia’ sottolinea come questo “ottimo risultato” sia stato ottenuto nonostante il maltempo che imperversa su tutta la Penisola e che ha reso difficile - in alcuni casi impossibile - raggiungere i centri di voto, in particolar modo quello romano.
Natale spiega che sono potuti andare a votare solo i venezuelani residenti nella Capitale, dove la circolazione era garantita nonostante la forte nevicata di sabato. Nessuno è invece arrivato da Viterbo, da Frosinone, da Pescara, da Teramo e da Napoli, perché “non era possibile accedere alla città” a causa della pioggia e delle strada ghiacciate.
- Senza questa neve sarebbe stato un successo - dichiara -. Avremmo certamente raggiunto il centinaio di votanti perché ci sono comunità importanti nelle città del centro-sud che vengono sempre a votare e questa volta non c’erano.
Natale e la sua collega Blanca Briceño, responsabile della Mud a Milano, affermano che per l’organizzazione di questa tornata elettorale c’è stata la più totale collaborazione da parte dei Consolati in Italia (“alcune persone mi hanno detto di aver ricevuto informazioni sul come e dove votare dal Consolato” racconta Natale) e smentiscono quanto dichiarato dalla pre-candidata alle primarie Maria Corina Machado riguardo a presunte pressioni di tipo politico esercitate dai funzionari diplomatici del Venezuela sugli elettori all’estero e in Italia.

M.C.Machado dopo il suo discorso nel giorno del primarie. Foto: Monica Vistali.
L’aspirante leader della Mud aveva sostenuto ai microfoni della ‘Voce’ l’esistenza di una “pressione previa” esercitata dai Consolati venezuelani all’estero che avrebbe “impedito a molte persone di iscriversi nel registro” elettorale e quindi poter esprimere il proprio voto.
- Migliaia di persone hanno denunciato che i Consolati hanno impedito l’iscrizione nel registro elettorale - affermava la Machado nella sede della campagna elettorale nell’elegante quartiere di Altamira, a Caracas -. Questo in molte parti del mondo: non solo negli Stati Uniti ma anche in Spagna, Colombia e Italia.
Ed al momento del voto, i funzionari possono esercitare pressioni? “Chiaro!” rispondeva la deputata alla ‘Voce’ sottolineando però come la ‘Mesa de Unidad Democratica’ avesse predisposto per queste elezioni una serie di suoi testigos in ogni centro di votazione.
Dal canto suo, il pre-candidato Henrique Capriles Radonski si è mostrato un po’ più tranquillo riguardo alla correttezza del processo elettorale. Intervistato dalla ‘Voce’ negli spazi del ‘Colegio Santo Tomás de Villanueva’ di Baruta, dove ha votato nel primo pomeriggio, il governatore di Miranda ha dichiarato che “continueremo a votare in assoluta tranquillità”.
- La maggior parte dei venezuelani è qui nel paese ma ce n’è un folto gruppo all’estero. L’idea è che tutti possano esprimersi perché noi venezuelani vogliamo dire quello che pensiamo e nessuno deve subire pressioni da nessuno. Il Governo - ha precisato esortando gli elettori a partecipare a queste primarie - non sa chi vota e chi no. Non lasciatevi influenzare da messaggini di testo, catene di san Antonio, social network che diffondono cose negative, Dio li perdoni. Noi dobbiamo mettere in prima linea le cose positive, queste ci hanno permesso di avanzare.

H. C. Radonski risponde alla stampa dopo aver espresso il suo voto nel quartiere di Baruta. Foto: Monica Vistali.
Resta però il problema dei 30 venezuelani con intenzioni di voto che hanno dovuto fare retro front e tornare a casa una volta scopertosi non iscritti nel registro.
- Erano delusi ed arrabbiati - racconta Natale -. Ma la trasmissione dei dati ha sempre creato problemi. Non so chi è il responsabile ma non credo sia stato il Consolato a non mandarli. Comunque, per evitare inconvenienti e ritardi, oggi c’è la procedura on-line.
La giornata elettorale si è comunque svolta “in modo tranquillo”, dichiara Briceño, anche lei “felice” della buona affluenza registrata.
Si calcola che 63.700 venezuelani abbiano votato all’estero, in 81 città di 31 Paesi. A Miami, roccaforte dell’antichavismo, si è registrata una partecipazione record di 8 mila votanti.

sabato 11 febbraio 2012

12F: Primarie dell'opposizione in Venezuela. Si vota anche a Roma e Milano


di Monica Vistali

CARACAS - Domani si svolgeranno in Venezuela le elezioni primarie della coalizione 'Mesa de Unidad Democratica' (Mud). I candidati in lizza sono:  Henrique Capriles Radonski (l'incontro in conferenza stampa http://monicacaracas.blogspot.com/2011/12/maria-corina-machado-dal-golpe-contro.html), Maria Corina Machado (qui la mia intervista: http://monicacaracas.blogspot.com/2011/12/maria-corina-machado-dal-golpe-contro.html), Pablo Medina, Diego Arria e Pablo Perez. Il vincitore si scontrerà con l'attuale capo dello Stato, Hugo Chávez alle presidenziali del prossimo 7 ottobre.
Le comunità dei venezuelani all’estero parteciperanno alle primarie contemporaneamente al processo in Venezuela. Specificatamene in Italia ci saranno due centri di votazione. Uno nella città di Roma, in Via Savona, 2/A dove funzionerà sia il seggio elettorale per la giurisdizione del consolato di Roma sia il seggio per la giurisdizione del consolato di Napoli. L’altro centro di votazione sarà nella città di Milano in Via Malachia Marchesi De Taddei, 10 per la giurisdizione del consolato di Milano. L’orario di votazione in tutti e due i centri di votazione sarà dalle 9.30 alle 17:30.

giovedì 9 febbraio 2012

Primarie MUD, il 12F il nome del futuro rivale di Chávez. Radonski il nuovo "Mandela bianco"?

di Monica Vistali

CARACAS - I giochi inizieranno davvero dopo questa domenica, quando si saprà chi - tra i cinque candidati in lizza - affronterà il presidente Hugo Chàvez alle presidenziali del 7 ottobre. Ne è convinto il leader di Primero Justicia, l’avvocato Henrique Capriles Radonski, favorito in queste primarie della ‘Mesa de Unidad Democratica’ (Mud) che si preannunciano come un testa a testa tra lui e il Governatore dello stato Zulia, Pablo Pèrez.
In conferenza stampa nella sede del ‘Comando Tricolor’ a Caracas, Capriles si dice fiducioso in una buona affluenza alle urne. “Voteranno più di due milioni di persone - dichiara - il 10/15 per cento degli iscritti nel registro elettorale”. E, parlando alla ‘Voce d’Italia’, con la promessa di una Venezuela nuova, senza espropri e con meno criminalità, esorta gli italiani a non andarsene dal Paese.

“Chávez cavallo stanco, perderà corsa di ottobre”
Capriles Radonski, due volte sindaco ed oggi Governatore dello stato Miranda, spera nei voti dei suoi simpatizzanti (“ce ne sono in tutti i partiti”, afferma) e in quelli lasciategli dal dirigente di Voluntad Popular, Leopoldo Lopez, che si è da poco ritirato dalla corsa alle presidenziali. Confida anche nel sostegno di chi per 13 anni è stato tra le fila del chavismo ma auspica ora un rinnovo ai vertici, nagandosi ad appoggiare il Comandante Chàvez in quello che sarebbe il suo terzo mandato.
Cosciente dell’ampio vantaggio che gli darebbe la conquista dei voti bolivariani, Capriles - che nel 2008 ha sconfitto l’attuale Presidente del Parlamento in una competizione per il posto di Governatore - ha adottato fin dall’inizio della campagna toni decisamente meno agguerriti rispetto a quelli usati dai suoi concorrenti. Questi mantengono lo stesso discorso di confrontazione politica che domina l’opposizione fin dal ‘99 - contribuendo alla polarizzazione del Paese - ma l’aspirante capo di Stato è convinto che “il popolo non sta nei punti radicali e le elezioni di domenica lo dimostreranno”.
Il Governatore mirandino - proveniente da una delle più potenti famiglie del Venezuela, di origine ebrea-russo-polacca (i nonni scapparono dalla persecuzione antisemita dopo l’esperienza nel Ghetto di Varsavia) - non dà molta importanza a queste primarie, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa. Pone l’accento sulle presidenziali di ottobre - sarà come “una corsa contro un cavallo stanco” afferma - e soprattutto sulla campagna elettorale dei prossimi mesi che preannuncia come “disequilibrata”. Cita a questo proposito l’utilizzo dell’impresa petrolifera nazionale Pdvsa come “grande finanziatrice della campagna di Chàvez” e le ore di discorsi tv a reti unificate usate per fare “proselitismo politico e non attività di governo”. Si nega però a rispondere alle recenti affermazioni di una serie di funzionari politici alleati al partito di Governo (Psuv) che lo accusano di aver ricevuto finanziamenti milionari da banchieri profughi della giustizia venezuelana cui - in cambio di sostegno economico alla sua campagna - sarebbero stati promessi “totale impunità, un sicuro ritorno in Venezuela e i beni confiscati loro dal governo”.
Capriles è comunque fiducioso. “Voglio proprio vedere chi resisterà a 7 mesi di campagna. Percorreremo il Paese in lungo e in largo come non si fa da anni - promette - e vinceremo le elezioni in strada, non in tv”. L’importante, sottolinea, è che la coalizione arrivi ad ottobre unita e “ben organizzata”, che ci siano “osservatori internazionali di diverso orientamento politico” - cita anche l’Ue - e testimoni in ogni centro elettorale per “controllare che non ci rubino i voti”.
Capriles si dice favorevole alla possibilità di rielezione per la carica presidenziale, solo una volta, riducendo però il periodo di mandato da 6 a 4 anni.

“Italiani, restate! Saremo come il Brasile”
“Non andatevene e, se l’avete già fatto, tornate. Abbiamo bisogno di voi e dei vostri investimenti”. Questo l’appello che Capriles Radonski - rispondendo a una domanda della ‘Voce d’Italia’ - rivolge agli italiani del Venezuela, cui promette un “cambio radicale nella visione del lavoro” e una cooperazione tra settore pubblico e privato sull’esempio del Brasile. L’obiettivo? Ridurre la breccia tra le classi sociali, un problema che - per il candidato - il governo Chávez si è “limitato a diagnosticare” senza risolvere.
In realtà, secondo il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) il Venezuela è sul podio dei Paesi con meno diseguaglianza di tutta l’America latina, secondo solo all’Uruguay. In Brasile, invece, il divario tra ricchi e poveri è molto più marcato e il Paese è in coda alla classifica dopo Bolivia, Haiti ed Ecuador.
Per rilanciare il Paese, secondo il candidato è necessario “utilizzare il petrolio come motore di sviluppo per creare una economia diversificata” sull’esempio della Norvegia, spezzando “nel giro di sei anni” la dipendenza dall’oro nero. Indispensabile poi dare impulso a settori “atrofizzati” quali l’agricoltura, il commericio, il turismo e l’estrazione mineraria.

Capriles non risparmia critiche al governo per quanto riguarda la gestione del settore delle costruzioni, “distrutto” dalla nazionalizzazione dell’industria cementifera. “Il cemento che si riesce a trovare non lo si paga a prezzi regolati e la corruzione dilaga” denuncia sottolineando come la presidente de ‘Cementos de Venezuela’ sia Natasha Castillo, niente meno che la moglie del Vicepresidente della Repubblica, Elías Jaua.
Per quanto riguarda le abitazioni costruite per far fronte al gran numero di senzatetto causato dal maltempo, Capriles bolla come false le cifre ufficiali (“Chávez dice di aver fatto costruire 140 mila case ma sono tutte bugie, gli hotel sono pieni di rifugiati” afferma). Inoltre, fa notare come nella zona capitolina di Fuerte Tiuna - recuperata per dare una casa ai senzatetto - stiano lavorando operai cinesi e non venezuelani, nonostante l’alto tasso di disoccupazione che si registra nel Paese.
Capriles ha annunciato l’abolizione del sistema di controllo dei cambi, evidenziando però che è prima necessario creare una economia forte e stabile.

Unità nazionale... ma senza chavisti
Capriles Radonski non svela nulla riguardo alla composizione del suo futuro gabinetto. Il suo, conferma tuttavia alla ‘Voce’, sarà un governo di unità nazionale così come indicato nei punti programmatici stilati dalla Mud. Porte chiuse però ai chavisti che, se entrassero nel suo governo, “verrebbero marchiati subito come traditori”.
Il candidato promette però di lavorare con “tutti i settori, partiti e movimenti” così “come ho fatto da Governatore”. Il suo modello? Nelson Mandela. L'esperienza del Nobel per la Pace, incarcerato per 27 anni dai governi pro-apartheid del Sud Africa, secondo Capriles potrebbe sovrapporsi alla sua. "Dopo tanti anni di prigionia - azzarda senza riserve riferendosi ai 13 anni di governo Chávez - ha lottato insieme a tutti ed ha unito il Paese".
Capriles parla di inclusione totale perché un Paese diviso, spiega, “non avanza ed è per questo che sotto molti aspetti oggi siamo nella stessa situazione di 13 anni fa”. Menziona a questo proposito le "profonde carenze" nei servizi di base quali la salute e l’educazione (suo cavallo di battaglia), campi nei quali si sono mosse fin da subito le missioni sociali promosse dalla gestione Chávez. “I programmi governativi stanno decadendo” ed è necessario un loro “studio non quantitativo, ma qualitativo”, sostiene.

Svolta nello scacchiere internazionale
Cina, Cuba, Iran, Siria, Biellorussia, la Libia di Gheddafi. La rete di alleanze tessuta nel tempo dal Venezuela di Chávez viene criticata sul piano nazionale quanto sul quello interno. “Quello creato dal Presidente è un club di amici” dichiara Capriles, secondo cui molti trattati internazionali “dovranno essere rivisti” in quanto “non beneficiano davvero il Paese” e sarebbero stati stilati puramente per ragioni di strategia politica e armamentista.

L’aspirante capo di Stato pensa di ristudiare le alleanze con l’Iran e la Biellorussia, Paesi con i quali il Venezuela non ha un “legame storico” e dove “non esiste totale democrazia e pieno rispetto dei diritti umani”. “Al nostro Paese non conviene” avere le migliori relazioni con questo tipo di Paesi, spiega. Per quanto riguarda la Cina, Capriles non pensa di rinunciare ai vantaggi economici del Fondo Cinese ma dichiara di voler estirpare dai trattati con la superpotenza orientale qualsiasi “fondo di lealtà politica” perché “non ci interessa”.
Speranza, infine, riguardo ai rapporti con la rivoluzionaria Isola de los hermanos Castro, che “sembra muoversi nella direzione di un rinnovo”.
La relazione di Capriles con Cuba è un tema delicato: il candidato passò quattro mesi in carcere per aver preso parte all’assedio dell’Ambasciata cubana a Caracas durante il colpo di Stato del 2002 che scalzò dal potere Hugo Chávez. A chiedere l’ordine di cattura fu Danilo Anderson, ucciso poco dopo da una bomba piazzata sotto il sedile della sua automobile.
Radonski durante l'assaldo all'Ambasciata di Cuba durante il golpe a Chávez nel 2002

lunedì 6 febbraio 2012

Celarg: teatro senza freni nella vertigine della gioventù


Sesso, droga e adolescenti alla deriva in “La enfermedad de la juventud”, seconda prova di regia dell’attrice Diana Volpe. Il cantante lirico Domingo Balducci interpreta Alex  

di Monica Vistali

CARACAS - Desiré è stesa sul letto, morta. Overdose di cocaina. Sembra che dorma mentre ai suoi piedi la sua amica-amante Maria, a seno nudo sul palcoscenico, si abbandona a Federico, il ragazzo che le ha fornito la droga. L’amplesso si consuma violento. “Mordimi la gola, uccidimi” grida la ragazza in lacrime mentre recita ossessivamente stralci del Padre Nostro. Poi la luce in sala si abbassa; le grida si affievoliscono e resta solo un grande buio, un angosciante silenzio.


Così si chiude il delirio vertiginoso de “La enfermedad de la juventud”, seconda esperienza di regia per l’attrice italo-venezuelana Diana Volpe dopo le opere brevi di Tennessee Williams. Sul palcoscenico del Celarg di Caracas che ospita lo spettacolo anche l’oriundo Domingo Balducci, cantante lirico approdato prima al teatro musicale e poi, proprio sotto la direzione di Diana Volpe, al teatro di prosa.
- Ho iniziato a cantare nel coro dell’Università Simon Bolivar e pian piano sono passato ai musical, come “Cabaret” e “Jesus Christ Superstar” - ci racconta Balducci, il cui padre è originario di Bari -. Poi Diana Volpe mi ha contattato per avere lezioni di canto e dopo alcuni provini sono entrato a far parte della sua compagnia, la Hebu Teatro. Ho iniziato con una parte in “Háblame como la lluvia: Siete obras cortas de Tennessee Williams”.
“La enfermedad de la juventud” (1929), del drammaturgo bulgaro Ferdinand Bruckner, è una storia di desideri, ambizioni, frustrazioni. Un corto circuito asfissiante ambientato nella stanza di un ostello universitario dove tra orge, alcol, droga e baci saffici - la piece cede davvero poco alla censura - si consuma l’irrefrenabile ebrezza di sei giovani studenti di medicina che esplorano la vita, l’amore, la morale e il sesso. Tutto eccedendo il limite, qui ed ora, senza freni né misure.
- L’opera originale è ambientata nella Vienna degli anni ’20, appena dopo la Grande Guerra, ma l’idea di una gioventù persa in un mondo senza certezze né direzioni è assolutamente moderna - spiega Balducci -. Ci si domanda che senso abbia vivere la giovinezza in un mondo alla deriva. Come dice uno dei personaggi, “tutti dovremmo spararci a 17 anni perché solo l’infanzia è degna di essere vissuta”.


Nella piece, Desiré - sguardo accattivante e movenze seducenti - sembra rifiutare qualsiasi coinvolgimento emotivo ma corteggia Maria, la ‘brava ragazza’ del gruppo che cerca un rapporto duraturo con Pedro, fidanzato poeta e squattrinato che la tradisce con Irene per evadere da quella relazione troppo angusta in cui tutto è e deve essere programmato. Parallelamente c’è Federico, don Giovanni tutto alcol e cocaina, che senza compassione gioca al padrone con l’ingenua e grassottella Lucia, la cameriera che resta fagocitata dal rapporto sadomasochista.
Nella piece i corpi sono solo carne che si scontra, si mescola, si dissolve. L’amore aleggia ma resta irraggiungibile e ironicamente s’intravede solo nel personaggio di Lucia, che nell’affanno di soddisfare il suo amato Federico finisce per prostituirsi.


Ai margini del gruppo c’è Alex, il personaggio interpretato da Domingo Balducci. Abiti eccentrici e spinello in mano, Alex è l’amico che osserva, consola, somministra consigli. Beve, si droga e fa sesso con i compagni, ma non entra nel turbine mortifero che li attenaglia. “La vita scorre tra i poli del dolore e del sogno”, “Dimentica chi sei e scopriti” sono alcune delle sue massime.
- Alex è già laureato ed è il più anziano del gruppo - spiega l’attore alla Voce -. Non è stato facile interpretarlo perché il testo originale non tratteggia in modo approfondito i personaggi e quindi ogni attore deve costruire il proprio.


Una storia senza inizio e senza fine, quella di “La enfermedad de la juventud”, che finisce nel buio ed inizia ancor prima che gli spettatori siano entrati in sala. Nessun sipario: quando si apre la porta al pubblico Maria già sta spazzando la sua camera in vista della festa di laurea che lì ha organizzato. Ma la festa non si farà, il ragazzo che vuole sposare se ne andrà da lei, la sua amica morirà, finirà a letto con il bullo che tanto non sopporta. Tutto all’improvviso, tutto senza un senso, tutto impregnato di un grande vuoto. Perché “essere giovani è vivere in una zona di pericolo”, ma anche perché la gioventù, come scrive Bruckner nell’aprire l’opera, “è l’unica avventura della nostra vita”.

Note:
  • ‘Sala Experimental Sótano 3’ della Fundación Centro de Estudios Latinoamericanos Rómulo Gallegos (Celarg) di Caracas. Spettacoli fino al 26 febbraio (dal giovedì al sabato alle ore 20; domenica alle ore 18). La direttrice Diana Volpe, impegnata come attrice in “Ocho rubias platinadas”, sarà presente in sala solo il giovedì.
  • Sul palco con Domingo Balducci: Elvis Chaveinte, Rosanna Hernández, María Alejandra Rojas, María Gabriela Díaz, Javier Figuera e Nakary Bazán.
  • Fotografie di Nicola Rocco.


domenica 5 febbraio 2012

Tendopoli 2012, Carnevale all’insegna della spiritualità

Dal 18 al 21 marzo a Valencia il ritiro spirituale per giovani cattolici


di Monica Vistali

CARACAS - Una tenda, un sacco a pelo, voglia di allegraia e spiritualità. Non serve nient’altro per partecipare alla XVI edizione del “Campamento Tendopoli”, il breve ritiro spirituale diretto a ragazzi e ragazze dai 15 ai 30 anni organizzato dall’Organizzazione Tendopoli Venezuela.
Il campamento per giovani cattolici quest’anno si svolgerà nel ‘Colegio La Salle’ di Valencia, dal 18 al 21 febbraio. Rappresenta una occasione unica di trascorrere un Carnevale diverso dal solito lontano dalla frenesia della città. Durante il Campamento i giovani potranno aver tempo di meditare e pregare ma anche di divertirsi tutti insieme in modo sano grazie alle numerose attività pensate dagli organizzatori: forum di discussione, canti e balli, giochi, concerti, attività di espressione culturale. In programma anche una piccola via crucis.
La Tendopoli è una esperienza fondata dal padre Francesco Cordeschi della comunità passionista di San Gabriele dell’Addolorata di Teramo ed esportata in Venezuela nel 1980 dall’Associazione abruzzesi e molisani di Valencia.
Il costo del campamento è di BsF 600, inclusi i pasti (dalla cena di sabato al pranzo di martedì), una borsa, una maglietta e materiali d’appoggio. Per chi si iscrive dopo il 15 febbraio, il costo è di BsF 650.
Per maggiori informazioni: Email: tendopolivzla@hotmail.com; Twitter: @tendopolivzla; Facebook: Tendopoli Vzla A.C.; Sitio Web: http://www.tendopolivzla.com/

Con un po’ di Zucchero, Caracas diventa rock!

Il rocker emiliano dalle note rhythm and blues si esibirà il 13 marzo al Teatro Teresa Carreño per la data unica del Chocabeck Tour 2012

di Monica Vistali

CARACAS - Dopo il successo di Laura Pausini e in attesa del trio ‘Il volo’ che si esibirà ad aprile a Valencia e a Caracas, arriva in Venezuela il re del rock e del rhythm and blues all’italiana: Zucchero.
Il cantautore - che dal 2007 non si presentava a queste latitudini - si esibirà sul palcoscenico del Teatro Teresa Carreño di Caracas, sala Ríos Reyna, il prossimo 13 marzo alle 20. Si tratta dell'unica data venezuelana del “Chocabeck Tour 2012”, tournee mondiale a supporto dell’omonimo album già campione di vendite e disco di platino in Italia ed in Europa. Un disco che contiene prestigiose collaborazioni: Francesco Guccini, Bono Vox, Pasquale Panella e Mimmo Cavallo. Brian Wilson, lo storico membro dei Beach Boys, partecipa ai cori della canzone che dà il nome al disco.
Sul palcoscenico Zucchero sarà accompagnato da una band straordinaria formata da musicisti del calibro di David Sancius (alla tastiera), Kate Dyson (Coro e Chitarra), Polo Jones (al Basso), Enrico Guerzoni (Violoncello), Luca Campioni (al Violino), Rossetti Bazzaro (Viola), Mario Schilirò (alla chitarra), Adriano Molinari (alla Batteria) e per finire ai fiati Beppe Caruso, Massimo Greco e James Thompson. I fans potranno ballare al ritmo delle nuove canzoni ma anche dei grandi successi del cantante: “Miserere”, “Senza una donna”, “Baila”.
Adelmo Fornaciari, questo il vero nome del rocker emiliano che ha fatto ballare tutto il mondo con le vivaci sonorità del brano ‘Per colpa di chi’, nel libretto allegato al cd spiega il significato del termine ‘chocabeck ‘(schioccabecco). Si tratta di un'espressione dialettale reggiana che si riferisce al rumore del becco vuoto di animali come il tacchino o la gallina. Zucchero la sentiva dire dal padre quando, nella sua fanciullezza, credeva che si trattasse di prelibatezze, mentre, in realtà, era un eufemismo per dire che non c'era nulla da mangiare.
In Chocabeck tutte le tracce sono in italiano, fatta eccezione per il brano “Someone Else's Tears”, scritto dalla voce degli U2 per la versione internazionale dell’album.
I biglietti d’entrata, già disponibili agli sportelli del Teatro Teresa Carreño, possono essere aquistati nei negozi Esperanto o visitando la pagina web www.profitproducciones.com. Quanto al costo, si va da BsF. 490 a BsF 1.390.







giovedì 2 febbraio 2012

Lettera aperta dell'Associazione Nuova Colombia al Sindaco di Torino, Piero Fassino


"L’Associazione nazionale Nuova Colombia, che da anni denuncia all’opinione pubblica italiana le sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime oligarchico ai danni del popolo colombiano, e che si batte instancabilmente affinché si giunga ad una soluzione politica e pacifica del conflitto sociale e armato che insanguina la Colombia da oltre sessant’anni, apprendendo dagli organismi di stampa che lo scorso 14 gennaio Lei ha ricevuto il Vicepresidente della Colombia, Angelino Garzón, al Palazzo Civico di Torino, intende metterla a conoscenza di alcuni dati che evidentemente ignora.
Forse non sa che la Colombia è stata e continua ad essere il paese più pericoloso al mondo dove svolgere attività sindacale. Dopo solo un anno dall’insediamento di Juan Manuel Santos alla Presidenza della Repubblica (Agosto 2010), sono stati assassinati impunemente 28 sindacalisti, 36 difensori dei diritti umani e 18 dirigenti agrari; parimenti, non si contano le intimidazioni e le minacce subite dall’opposizione politica, sindacale e sociale al governo. Nei soli primi tre mesi dell’amministrazione Santos, secondo quanto denunciato anche dal Polo Democratico Alternativo, sono 50 gli oppositori politici trucidati dal terrorismo di Stato.
Il Vicepresidente Angelino Garzón, al pari di tutto l’esecutivo di cui fa parte, conosce molto bene queste cifre agghiaccianti, che a seconda del contesto e degli interlocutori di turno cerca di occultare o minimizzare; costui è altresì consapevole che, durante il precedente governo guidato da Alvaro Uribe (che come premio per la sua “buona condotta”, lo nominò nel 2009 Rappresentante Permanente della Colombia all’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Ginevra), sono oltre 570 i sindacalisti caduti sotto il piombo statale.
Il ruolo diplomatico di personaggi come Garzón è quello di tentare, ricorrendo alla menzogna e a pittoreschi voli pindarici, di ripulire l’immagine di un regime che ha le mani intrise di sangue. Se Lei nutrisse qualche dubbio su quanto stiamo affermando, Le ricordiamo che il terrorismo di Stato in Colombia ha partorito migliaia di casi di “falsi positivi”, eufemismo coniato dal presidente Juan Manuel Santos, quand’era ministro della Difesa di Uribe, per sminuire semanticamente l’atrocità e la gravità degli omicidi extragiudiziari di giovani disoccupati e disagiati colombiani per mano dei militari, i quali prima li attiravano con false promesse di lavoro, poi li ammazzavano a sangue freddo ed infine li vestivano con uniformi per presentarli come “guerriglieri abbattuti in combattimento”. Senza contare i 5,2 milioni di sfollati interni, cacciati dalle proprie terre con la violenza militare/paramil! itare per svuotare intere regioni appetite dalle multinazionali e dai latifondisti.
Se avesse fatto una semplice e banale ricerca su internet in merito al corpo diplomatico colombiano, avrebbe visto che nel 2006 l’ex console colombiano a Milano, Jorge Noguera, è stato richiamato in patria ed arrestato: quando ricopriva la carica di Direttore della polizia politica DAS, direttamente agli ordini del presidente della Repubblica, passava liste di difensori umani, sindacalisti e oppositori politici ai gruppi paramilitari della costa atlantica affinché questi macellai provvedessero ad eliminarli. L’ex ambasciatore a Roma, Sabalt Pretelt de la Vega, è stato inabilitato a ricoprire incarichi pubblici per 12 anni, poiché coinvolto nella compravendita di voti tra congressisti finalizzata a garantire la fraudolenta rielezione dell’ex presidente Uribe.
Qualora non lo sapesse, le ricordiamo che Uribe viene indicato, in un rapporto desecretato della DEA statunitense, al n°82 in una lista dei 104 più pericolosi narcotrafficanti al mondo1.
Diversi europarlamentari, di svariati gruppi e paesi, hanno più volte espresso una ferma condanna ad un regime che gode del primato delle violazioni dei diritti umani, tanto che anche le Nazioni Unite hanno dovuto riconoscere a più riprese le responsabilità dirette di organismi statali nella creazione-gestione dei gruppi paramilitari.
Le recenti indagini della Corte Suprema di Giustizia colombiana, su sollecitudine delle associazioni di difesa dei diritti umani, hanno fatto emergere un quadro dantesco: migliaia di corpi seppelliti in fosse comuni, di cui la più grande, con oltre 2000 cadaveri, è stata rinvenuta a pochi passi da una base militare.
Lo Stato colombiano rappresentato dal Vicepresidente Garzón, che Lei ha tanto lodato e incensato, non è una “democrazia di vecchia data”, un “sistema pluralista e rispettoso delle diverse opinioni”, e men che meno uno “Stato di diritto”. E’ uno Stato terrorista, che ha storicamente impiegato la violenza per schiacciare qualsiasi opposizione e dissenso, e che è diretto da un regime oligarchico antidemocratico e antipopolare.
Torino, medaglia d’oro al valore militare per la sua lotta contro l’oppressore nazifascista, non può e non deve stipulare alcun gemellaggio con autorità colombiane, né tantomeno alcun accordo commerciale con un regime paramilitare e mafioso; sarebbe un oltraggio verso quegli uomini e donne che, al pari di coloro che oggi resistono al regime fascista colombiano, hanno generosamente sacrificato la loro vita per la pace con giustizia sociale.
La difesa dei diritti umani, intesi come diritti sociali, politici, economici e culturali di un popolo, dev’essere un fatto concreto e coerente; non è concepibile pensarla solo come un “buon proposito”, scritto freddamente su qualche foglio e pronunciato per riempirsene la bocca.
Pertanto, chiediamo che non venga nemmeno presa in considerazione una eventuale collaborazione con un regime criminale e terrorista come quello colombiano.
Qualunque operazione politica, economica o diplomatica fatta per stringere rapporti con il regime di Bogotá e le sue articolazioni istituzionali, sarà considerata dal popolo colombiano come una spregevole dimostrazione di indolenza nei suoi confronti, una vergognosa collaborazione con i responsabili della carneficina che subisce quotidianamente e una manifestazione di indecenza politica ed etica".