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martedì 20 marzo 2012

Il 2do più ricco del Parlamento è Berardi (Pdl), deputato eletto in America Centro-Nord


Amato Berardi con Joe Biden, il 47esimo vicepresidente degli Stati Uniti

di Monica Vistali
ROMA – Secondo le ultime dichiarazioni dei redditi, dopo il ‘re’ dei paperoni Silvio Berlusconi c’è, come lo scorso anno, Amato Berardi, deputato PdL eletto nella ripartizione estera Nord e Centro America, che risulta essere anche il più ricco fra i parlamentari eletti dagli italiani nel mondo.
Berardi, di origine molisana e alla sua prima legislatura, ha infatti dichiarato nel 2011 ben 4.070.000 dollari statunitensi, ossia 3.092.105 euro. Ma stando alle dichiarazioni dei redditi rese note dalla Camera dei deputati, il pidiellino non si è arricchito solo con la politica: la sua società di consulenza finanziaria, la “Berardi&Associates”, fondata nel 1983, gli ha fruttato, solo nel 2009, introiti per 2.788.482 euro.
Berardi vive a Philadelphia dall'età di 12 anni. È presidente della National Italian American Political Action Committee e cofondatore della Camera di Commercio Italo-Americana di Philadelphia.
In nona posizione, secondo nella classifica degli eletti all’estero, c’è il deputato del Pdl Giuseppe Angeli, abruzzese eletto in Sud America e residente in Argentina, con 4.849.012 pesos argentini (cioè 844.844 euro cui si aggiunge il reddito di parlamentare di 124.714 per un totale di 969.588 euro).
Seguono Franco Narducci (Pd, Europa) con 135.318 euro, Antonio Razzi (Pt, Europa) con 131.359 euro, Marco Fedi (Pd, Asia Africa e Oceania) con 128.867 euro, Gino Bucchino (Pd, America Centro-Nord) con 126.178 euro, Laura Garavini (Pd, Europa) con 125.952 euro e Fabio Porta (Pd, America del Sud) con 124.414 euro. Fissi sullo stipendio da parlamentare (124.714 euro) Riccardo Merlo, Aldo Di Biagio, Gianni Farina e Guglielmo Picchi.
Primo tra i senatori è invece Giordano Basilio (Pdl, America Centro-Nord) con 190.092 euro. Dietro di lui Nino Randazzi (Pd, Asia, Africa e Oceania) con 141.286 euro; Caludio Micheloni (Pd, Europa) con 139.238; Mirella Giai (Udc, America Sud) con 127.935; Fantetti Raffaele (Pdl, Europa) con 113.321 euro contabilizzati però solo dal 10 marzo. L’imponibile di Juan Esteban Caselli (Pdl, America del Sud) non risulta dagli elenchi.

Porta (Pd): "Dell'America latina un'immagine lontana dalla realtà". Caso Malvinas: "Bene chiedere a Onu di riaprire negoziati"

ROMA – Il deputato eletto per il Pd nella ripartizione America meridionale, Fabio Porta, sollecita in occasione del trentesimo anniversario del conflitto tra Argentina e Gran Bretagna per le Isole Falklands-Malvinas una più attenta riflessione “sul complesso e spesso contraddittorio rapporto delle potenze europee con i Paesi latino-americani”.
In una lettera inviata al Corriere della Sera, dopo la pubblicazione di un articolo sull’argomento, l’esponente democratico lamenta invece il prevalere di immagini stereotipate e provincialismo sulla questione, elementi che contribuiscono a dare dell’America latina un’immagine “lontana dalla realtà di un continente che più di qualsiasi altro negli ultimi decenni è cresciuto nel processo di consolidamento della democrazia e nella riduzione delle disuguaglianze sociali, divenendo al tempo stesso – rileva Porta – una delle aree del mondo più dinamiche e sviluppate economicamente”.
“Sulle Malvinas-Falklands esiste da anni un conflitto diplomatico relativo alla sovranità, che entrambi i Paesi rivendicano, e che, è bene ricordarlo, sono localizzate a 14.000 km dall’Inghilterra e a poco più di 500 km dall’Argentina – scrive l’esponente democratico, ritenendo opportuna la richiesta formulata alle Nazioni Unite di riaprire un negoziato in proposito. “Il fatto che nel 1982 un governo argentino illegittimo si imbarcò in un’assurda guerra, usata a fini propagandistici interni, non esime la comunità internazionale dall’affrontare una controversia nata oltre un secolo fa e tutt’ora irrisolta – sostiene Porta, evidenziando come sulla questione “tutti i Paesi sudamericani abbiano manifestato solidarietà all’attuale governo di Buenos Aires” e auspicando “uno sforzo maggiore di analisi e di comprensione della realtà” da parte dei mezzi di informazione.
“Per anni l’America Latina ha sofferto le conseguenze, anche culturali, di secoli di dominio coloniale europeo; negli ultimi decenni, dopo aver superato un altro triste capitolo, quello dei regimi dittatoriali, il continente ha progressivamente riconquistato quel ruolo politico ed economico che le compete nel contesto internazionale – scrive Porta, rilevando come le “letture semplificate, oltre a non aiutarci nella comprensione, ci allontanino da Paesi che, al contrario, dovremmo considerare parte integrante della nostra storia e del nostro futuro”. (Aise)

domenica 18 marzo 2012

Un po’ d’Italia alla Fiera del Libro tra capitalismo, socialismo e trotskismo

di Monica Vistali

CARACAS - La crisi del capitalismo, gli ‘indignati’ europei e l’esperienza venezuelana. Questi i punti centrali della conferenza tenuta da Paulo Cicuttin, italo-argentino da anni radicato a Udine, e dalla francese Nicole Picquart, sabato pomeriggio nella sala ‘Luis Britto Garcia’ del Filven.
Cicuttin e Picquart, di ‘Ediciones Ciencia Cultura y politica’, hanno colto l’occasione per presentare il volume “La crisi capitalista, la guerra e il socialismo” dell’intellettuale e dirigente trotskista J. Posadas (pseudonimo di Homero Rómulo Cristali Frasnelli), argentino di genitori emigrati italiani di Matera.
Il pubblico ha risposto con interesse ed è intervenuto a più riprese criticando il sistema politico-economico dominante in Europa ed auspicando una rivoluzione di base - anche sull’esempio dell’esperienza venezuelana - capace di frenare la spirale di crisi da cui il vecchio Continente sembra non riuscire ad uscire. “Non sarà facile” assicuravano i presenti ricordando la repressione della rivolta popolare dell’89, il Caracazo, e consigliando agli amici europei di dare uno sguardo ai cambiamenti avvenuti negli ultimi anni in America latina.
Alcuni hanno lamentato la mancanza di un leader capace di giudare il movimento degli ‘indignati’ ed altri hanno criticato l’assordante silenzio dei media europei sulla cosidetta ‘Rivoluzione islandese’, lezione di civiltà, democrazia diretta e sovranità popolare. In Islanda, ufficialmente dichiarata in bancarotta, il popolo si è organizzato fino a provocare le dimissioni del primo ministro e del governo, l’emissione di mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo colpevoli del collasso economico in cui si era improvvisamente trovato il Paese, la nascita di una Magna Carta come punto d’incontro delle idee espresse durante una serie di assemblee popolari.

J.Posadas
J.Posadas fu dirigente del Partido Socialista Obrero e fino alla fine degli anni ’30 era tra le fila del Partido de la Revolución Socialista che nel 41 si affiliò alla ‘Quarta Internazionale’ fondata da León Trotsky. Durante la lotta di frazione tra “pablisti” e “antipablisti” che porterà alla scissione del movimento del 1953, si schiera - anche con truppe proprie in Argentina, Brasile, Bolivia e Cuba -  con Pablo e Mandel.
Al momento della riunificazione con parte degli anti pablisti, il “posadismo”, corrente di pensiero a quel punto già riconosciuta, formò la sua ‘Quarta Internazionale’ conosciuta come la Cuarta Internacional Posadista, che passa alle cronache nel 1966 quando Fidel Castro ne attacca frontalmente la sezione cubana nel discorso alla Tricontinentale. A partire dalla fine degli anni Sessanta i posadisti avranno anche una sezione italiana.
Con il passare del tempo Posadas assume posizioni sempre più bizzarre come “il fronte unico con gli UFO” e l’appello all’URSS per “una guerra mondiale nucleare preventiva”. Muore, in esilio, in Italia nel 1981. L’Internazionale posadista, seppur ai minimi termini, esiste ancora.

“VIAGGIO A MONTEVIDEO” DI CAMPANA: Tra Torino e Caracas, vision book in mostra a Milano


di Monica Vistali

CARACAS – La poesia di Dino Campana, la voce narrante di Ezio Falcomer e i video scelti dall’italo-venezuelano Antonio Nazzaro. Così nasce “Viaggio a Montevideo”, il vision book creato tra Torino e Caracas che sarà presentato domani a Milano nell’ambito dell’esposizione “Circuiti Dinamici 13”.
“Circuiti Dinamici 13”, che inaugura il quarto ciclo di mostre collettive promosse dall’omonima associazione, si propone di rendere “reale” un’arte che spesso nasce e vive solo nel web. Come nel caso di “Viaggio a Montevideo”, interpretato dall’attore Falcomer nella sua casa a Torino e spedito in mp3 a Caracas, dove Nazzaro ha scelto gli stralci di video con cui accompagnare non solo il testo di Dino Campana, ma anche la recitazione di Falcomer. Un accurato montaggio, sempre ad opera di Nazzaro, e poi  subito su YouTube (dove ha già raggiunto le 1700 visite), diffuso via mail, via Facebook. Perché l’opera dev’essere gratuita e accessibile a tutti.
Si legge nel catalogo della mostra:
“Come nel video ‘The clock’ di Christian Marclay, vincitore della 54esima Biennale di Venezia, l’opera è composta da una sequenza di momenti filmici e immagini circolanti in rete che assemblati in maniera originale e autonoma, generano nuove immagini - metaimmagini - cariche di riferimenti simbolici ed evocative del testo poetico. Parole e immagini si fondono e si confondono in una commistione armonica e allo stesso tempo antitetica che sottopongono i sensi dell’interlocutore a uno stimolo continuo.
Nazzaro e Falcomer lavorano insieme da due anni. Hanno utilizzato testi di Mario Benedetti, William Shakespeare, Rafael Cadenas, Saverio Fattori, Artud Rimbaud, Allen Ginsberg, Matt Ruff, persino il ‘Va pensiero’ di Verdi. I loro vision book hanno chiare finalità didattiche: sono pensati e costruiti non come opere d’arte fine a se stesse ma come creazioni multimediali capaci di incuriosire i giovani internauti, avvicinarli alla letteratura e alla poesia e spingerli a leggere i testi che stanno alla base dell’opera.
Mostra aperta fino al 31 marzo.

Link YouTube:
http://www.youtube.com/watch?v=92MGNxkXEsI

Napoli - Chiude storica bottega di strumenti. Destinazione Venezuela

...la politica di Chavez ha dato benessere anche ai più poveri: cure, case, trasporti". In un cassetto del negozio, accanto a 20 mila euro di corde invendute ora c'è già un poster di Hugo Chavez.



Da Repubblica - Alessio Gemma
Dalla corda di mandolino al barattolo di ketchup in 20 ore e 10 minuti di volo, Napoli-Caracas. Il tempo di liquidare il negozio di strumenti musicali in via San Sebastiano, 70 anni di storia divisi in tre generazioni, atterrare a Santa Cruz de Aragua, 120 km dalla capitale del Venezuela, e stabilirsi nella industria conserviera del marito: un milione di lattine di pomodoro al giorno, gruppo Inalcenca. Anna Miletti ha deciso: "Vado via. Il centro storico è morto. Abbiamo messo in vendita da luglio, con sconti dal 50 al 70%. Finora neanche un'offerta". Al civico 40 della strada più "musicale" di Napoli, a due passi dal Conservatorio, non servono calcolatrici: 200 mila euro di perdite in tre anni, 1500 euro al mese l'incasso, 3 mila euro le spese.
Si chiude. Con buona pace del fondatore Michele Miletti, costruttore di batterie e pianista in duetto con Renato Carosone: lui che alzò la prima saracinesca al civico 46 negli anni '40 (attuale sede storica, ndr), per poi lasciare spazio ai nipoti Giuseppe e Antonio. Ora, 25 anni dopo, i ricordi di Anna sono le armoniche Leeoskar vendute ad Eduardo Bennato, la bacchetta regalata al maestro Vessicchio, i mandolini forniti all'Orchestra italiana di Arbore.
Tutti lì, nei 50 metri di basolato che furono di liutai storici: Bellarosa, De Falco, Loveri. E che ora sono "invasi da punti vendita di kebab, mentre i negozi di musica scappano nell'hinterland". Almeno cinque falliti o trasferiti da via San Sebastiano negli ultimi tre anni.
"L'area pedonale ci ha distrutto. Chi viene a ritirare una tastiera o un amplificatore e ferma l'auto sotto piazza del Gesù si becca un verbale". Poi, i furti: 60 mila euro di strumenti rubati nel luglio 2007 dalla banda del buco. Per non parlare della burocrazia: "I vigili un giorno ci chiesero l'antibagno: ma è previsto solo per gli alimentari". "È il fallimento dei negozi storici - dichiara Pino de Stasio, consigliere della municipalità delegato al centro storico -. Il Comune tuteli librerie e artigiani con sgravi fiscali".
Il futuro di Miletti è in 40 mila metri quadrati di capannoni venezuelani, costruiti nel 1952 dalla famiglia del marito, Gianpaolo Ravo: 30 milioni all'anno di fatturato, 14 marchi di confetture che vanno dalle olive alla marmellata, fino all'ananas Del Monte. "In Venezuela - spiega Ravo - la politica di Chavez ha dato benessere anche ai più poveri: cure, case, trasporti". In un cassetto del negozio, accanto a 20 mila euro di corde invendute ora c'è già un poster di Hugo Chavez.

giovedì 15 marzo 2012

Specie umana a rischio, un libro da Fidel e intellettuali. Anche l'italo-spagnolo Frabetti

di Monica Vistali

CARACAS - Presentato ieri a L’Avana - e contemporaneamente in diverse città del mondo, da Caracas a Berlino - “Nuestro deber es luchar - Il nostro dovere è lottare”, un libro sul pericolo d’estinzione che minaccia la specie umana, risultato del dialogo tra l’ex presidente cubano Fidel Castro e un nutrito gruppo di intellettuali e scienziati, di 22 Paesi diversi, avvenuto a febbraio nell’isola centroamericana.
Il volume è stato lanciato negli spazi di “Casa de las Américas” e simultaneamente a Caracas, Buenos Aires, Ciudad de México, La Paz, Santo Domingo, San Juan de Puerto Rico, Luanda, Kingston, Madrid, Washington e Berlino.
In Venezuela la presentazione del libro è avvenuta nella capitale, nel Salón Bicentenario dell’Hotel Alba, alla presenza del celebre Luis Britto Garcia, ospite d’onore alla Fiera del Libro di Caracas.
- Il testo è un passo gigantesco perché questo dialogo infinito che è il linguaggio umano e la scrittura non si interrompano tra pochi anni ma siano perenni - ha evidenziato lo scrittore venezuelano.
L’incontro che dà vita al libro è quello avvenuto a febbraio a L’Avana tra il lider maximo e un centinaio di intellettuali, per la maggior parte invitati alla Fiera del Libro. Un mix unico, che ha riunito personalità provenienti dai campi più diversi: tra questi il Nobel per la Pace argentino Adolfo Pérez Esquivel; il giornalista spagnolo Ignacio Ramonet e il teologo brasiliano Frei Betto. Con loro anche l’italo-spagnolo Carlo Frabetti, Bologna classe 1945, matematico e scrittore di libri per l’infanzia, articolista di Cubadebate - Contra el terrorismo mediatico.

L'italo-spagnolo Carlo Frabetti tra gli intellettuali che hanno partecipato all'incontro con il líder maximo.
Alla fine della riunione nella capitale cubana, ossia dopo più di nove ore di discussione, Castro ha proposto agli studiosi la creazione di un volume che raccogliesse le idee esposte fino a quel momento come prima reazione ‘di lotta’ contro la possibile catastrofe planetaria - causata da una crisi alimentaria, un’eventuale guerra nucleare o il progressivo deterioramento dell’ambiente - che metterebbe fine alla specie umana.
L’opera è disponibile in spagnolo e in inglese, ed è stata lanciata anche su Twitter. Qui la versione in spagnolo:

Pomodoro al Mac: dalla Farnesina all’oggetto-libro in mostra a Caracas


di Monica Vistali

CARACAS - Dalla fusione tra la penna di poeti e scrittori e l’espressione di artisti plastici, fotografi e disegnatori, nasce l’esposizione “El objeto del libro”, ospitata nella ‘Biblioteca Pública de Arte del Museo de Arte Contemporáneo’ (MAC), a Parque Central, Caracas. “Si mostra il libro come supporto al mezzo artistico” spiega Richard López, direttore della Biblioteca.
In mostra 18 pezzi unici che esplorano la visione dell’artista verso il concetto di libro. Si parte con “Il Ritratto di Dorian Gray”, del dandy irlandese Oscar Wilde, di cui Jine Dine ha occupato le pagine bianche con disegni relativi all’opera, oltre a realizzare un astuccio con uno dei suoi leitmotiv: un cuore insanguinato. Si passa poi al sinestetico libro “Eco” di Ran Huang Fox, contenente un dispositivo che produce suoni allo scorrere delle pagine, e al colorato volume tridimensionale di Marcel Duchamp.
Non manca all’appello l’Italia, con il libro-oggetto del famoso scultore contemporaneo Arnaldo Pomodoro, “Le sette poesie sassoni” di Jorge Luis Borges.

L’artista italiano è famoso, anche all’estero, soprattutto per le sue particolari sfere di bronzo, che si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, che è portato alla ricerca ed alla scoperta del meccanismo interno, in un contrasto tra la levigatezza perfetta della forma e la complessità nascosta dell'interno.
Le sue opere adornano importanti città italiane (è sua la grande sfera davanti al Palazzo della Farnesina, a Roma) ma sono esibite anche all’estero (Copenaghen, di fronte al Trinity College di Dublino, Los Angeles) oltre a figurare nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani e nei maggiori musei mondiali. Una sua opera, “Disco solare” è collocata davanti al Palazzo della Gioventù di Mosca, come dono del governo italiano all'Unione Sovietica nel periodo di disgelo post-guerra fredda; mentre l'opera “Sfera con sfera” si trova nel piazzale delle Nazioni Unite a New York.
La mostra durerà fino a giugno. Da lunedì a venerdì dalle 9 alle 16. Questo fine settimana resterà aperta in occasione della Fiera del Libro di Caracas.





lunedì 12 marzo 2012

Una Messa con l’Orchestra Sinfonica per ricordare il Maestro Italo Pizzolante

di Monica Vistali

CARACAS – Si celebra oggi a Puerto Cabello, nello stato Carabobo, una Santa Messa in ricordo di Italo Pizzolante Balbi, il grande Maestro di origini italiane morto un anno fa a Valencia, all’età di 82 anni. Ad accompagnare la funzione nella Chiesa Nuestra Señora del Rosario, l’Orchestra Sinfónica Juvenil con il violoncellista Ligdian Mata e il cantante-chitarrista Luis José Blanco.
Pizzolante, figlio di immigrati salernitani, è stato poeta, ingegniere (in suo ricordo è stato creato l’Ordine Italo Pizzolante nella Scuola d’Ingegneria di Puerto Cabello), professore di Gestione pubblica e di Mitologia Greco-romana, ma è soprattutto come musicista e compositore che ha riscosso grande successo.
A Puerto Cabello, sua città natale, lo ricordano con emozione per la sua “Mi Puerto Cabello”, canzone piena di magia e tenerezza cantata negli anni Sessanta da Felipe Pirela e nel 1998 dichiarata inno ufficiale della località. Un altro suo brano indimenticabile è “Motivos”, interpretato nel tempo da più di 60 artisti (tra cui La Rondalla Venezolana, Los Panchos, Chucho Avellanet, Armando Manzanero, Alfredo Sadel, Vicente Fernández e recentemente il messicano Luis Miguel) e adattata ai più diversi ritmi musicali, dal flamentco al valzer, fino ai vibranti tamburi di San Millán.

Per la sua musica romantica il Maestro ha ricevuto numerosissimi premi e riconoscimenti in tutto il Venezuela ma la sua carriera artistica è stata consacrata in particolare da due memorabili vittorie: una al Primo Concorso di Musica dell’Università Centrale del Venezuela con la canzone “Provincianita” e l’altra nel 1992 al Festival di Bolero a L’Avana, Cuba, dove ha rappresentato il Venezuela.
L’Istituto Municipale Autonomo per la Cultura (Imalcult) prevede realizzare un secondo omaggio a Pizzolante il prossimo sabato 24 marzo, con un evento a Calle Los Lancheros, Puerto Cabello.

domenica 11 marzo 2012

Genova, presto restauro busto di Bolivar


CARACAS - Dopo aver recentemente svelato nel capoluogo lombardo un busto di Simon Bolivar, il Console generale del Venezuela a Milano, Gian Carlo Di Martino ha iniziato ad organizzare il recupero di un busto del Libertador a Genova, in Liguria. La speranza è quella di terminare i lavori entro il prossimo 19 aprile, data in cui si festeggia la rinuncia di Vicente Emparan come capitano generale del Venezuela e la firma dell’Atto di Indipendenza nell’attuale ‘Casa Amarilla’ a Caracas.
Alla prima riunione svoltasi a Milano erano presenti l’architetto Marazzo e il Dott. Grignani, funzionari dell’Ufficio dell’Ambiente e dell’igiene verde del Comune di Genova; Luis Martínez, Lorena Mavárez e Gianna Santarelli del Consolato venezuelano a Milano.

Il busto in marmo dell’eroe latinoamericano - realizzato da un artista di Massa Carrara, in Toscana - si trova nei “Giardini Simon Bolivar” di Genova-Quarto: 239 metri quadrati con sette spazi floreali donati al Comune nel 1987 dal Venezuela e da un gruppo di imprenditori italo-venezuelani. “La mia ambizione è la felicità del Venezuela e di tutta l’America, se fosse possibile”, si legge sulla targa dell’opera.
Secondo quanto dichiarato da Di Martino, il Comune di Genova si è mostrato molto interessato alla proposta e si è detto disposto a realizzare i lavori di mantenimento che l’opera richiederà in futuro. Il restauro sarà invece a carico del Consolato venezuelano.
Unica pecca della questione: Simon Bolivar liquidato come semplice "uomo politico venezuelano", quando  invece è universalmente noto per il suo decisivo contributo all’indipendenza di numerosi Paesi sudamericani: oltre alla sua patria, Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama e Perù. La BBC di Londra lo ha recentemente definito come “l’americano più importante del XIX secolo” perché, tra le altre cose, “liberò i popoli ma non conquistò i loro territori e con il suo esercito percorse dieci volte la distanza coperta da Annibale, il doppio di quella di Carlo Magno”.
Ad ospitare monumenti a lui dedicati, già le città di Roma, Napoli, Milano e L’aquila. Le piazze che portano il suo nome sono sparse in tutto il mondo: dall’America latina all’Egitto, dagli Stati Uniti all’Iran, oltre a vari Paesi europei quali Spagna, francia, Inghilterra e, ovviamente, Italia.

Svelamento busto di Bolivar a Milano:
http://monicacaracas.blogspot.com/2012/02/bolivar-milano-lambasciatore.html

Alluminio, Venezuela firma accordo con Italia e Cina ma l'Ambasciata non sa niente


di Monica Vistali
   

CARACAS – Nell'ambito di un piano strategico per promuovere lo sviluppo delle industrie di base del paese, sabato il governo del Venezuela ha firmato un accordo con l’impresa cinese Chelieco e due imprese italiane per aumentare la produzione dell’impresa statale dell’alluminio CGV Alcasa. L’obiettivo, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Industria, Ricardo Menendez è quello di iniziare a produrre 10.000 tonnellate di alluminio dal 15 settembre di quest'anno e raggiungere una produzione di 23,5 mila tonnellate nel 2013.
Il ministro ha assicurato che l'accordo prevede la formazione degli operai, attraverso il trasferimento di know-how e tecnologia.


L’indutria Alcasa si trova a Guayana, nello stato Bolivar. Nel 2011 era stata dichiarata in “emergenza operativa e finanziaria” dall’allora presidente Elio Zayago, secondo il quale per risollevare l’impresa sarebbe stato necessario un piano operativo ed un investimento di 403 milioni di dollari, poi concesso dal governo. Numerose le proteste degli operai che chiedevano un intervento dello Stato per migliorare la situazione finanziaria di Alcasa. La giunta direttiva di Alcasa è stata recentemente sostituita dal capo di Stato Hugo Chávez.
Il primo segretario dellAmbasciata italiana in Venezuela, Paolo Mari ha dichiarato di non avere informazioni riguardanti l’accordo (del quale è venuto a sapere attraverso i giornali) e ha aggiunto che la sede diplomatica non conosce i nomi delle due imprese italiane che hanno firmato l’intesa.

Film "Reverón" a Roma - Intervista al protagonista Luigi Sciamanna



CARACAS - L'Ambasciata del Venezuela in Italia ha organizzato per il prossimo 29 marzo la proiezione del film "Reverón" di Diego Risquez, un omaggio al grande artista venezuelano interpretato dall'attore di origini abruzzesi Luigi Sciamanna, accompagnato sul set da altri due italovenezuelani: Diana Volpe (nel ruolo di Doña Lola) e Antonio Delli (come Alfredo Boulton). Lingua originale e sottotitoli in italiano. L'appuntamento è a Roma, nella sala Deluxe della Casa del Cinema  in Largo M.Mastroianni, 1. Entrata libera.

Di seguito l'intervista a Luigi Sciamanna, "L'essere Reverón di un attore calvo", rilasciatami in occasione dell'uscita del film nelle sale venezuelane. Versione in spagnolo:
http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article18741&lang=es

Luigi Sciamanna

Armando Reverón



CARACAS – Parlare di Armando Reverón è parlare della ‘luce’ che si riflette nel mar dei Caraibi e filtra dagli alberi della Cordillera de la Costa, illuminando le tele che il pittore dipinge tra le rocce, piedi in acqua e sole negli occhi. Ma quando Reverón lo devi interpretare devi penetrare nelle zone d’ombra, in quel labirinto di pazzia, vitalità e dolore che è stata la vita del più grande pittore del ‘900 venezuelano.
Così ha fatto Luigi Sciamanna, protagonista di origine abruzzese del film “Reverón” di Diego Rísquez, un omaggio al ‘loco de Macuto’ che viveva libero in una capanna sulla montagna e morì rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Sul set anche altri due italo-venezuelani: Diana Volpe (Doña Lola) e Antonio Delli (Alfredo Boulton).
Le aspettative, in un momento in cui il pubblico venezuelano sta nuovamente volgendo lo sguardo al suo cinema, erano molte. Inoltre “Reverón” era un film che il regista covava dagli anni ‘70 e c’era la curiosità di vedere come se la sarebbe cavata Sciamanna con un personaggio schizofrenico che si spoglia, si masturba e si arrampica sugli alberi. Difficile da affrontare per un attore calvo che da vent’anni non riusciva a farsi assegnare una parte da protagonista.

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L'artista Armando Reveron
Perché la calvizia è una tragedia per un attore - scherza Sciamanna - sei costretto a fare il bibliotecario o il sacerdote. Ma con “Reverón” è arrivata la grande occasione, l’esperienza più intensa della mia carriera. Per un anno intero ho studiato tutto quello che potevo. Ma al primo ciak ho dovuto dimenticare la parte razionale per vivere il personaggio e dargli tutto: la mia anima, la mia pelle, le mie budella, la mia psiche”. Un lasciarsi andare “intenso e doloroso”.
Reverón aveva una personalità spiritualmente, psicologicamente, religiosamente e sessualmente complessa. Poi arriva il momento in cui devi interpretare scene in cui sei vecchio, ammalato, mentalmente turbato... lavori col dolore e devi capire il dolore”.

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Reveron e la sua amata Juanita
Sciamanna, oltre a dar voce al brano “Niña dulce”, ha collaborato al film come co-sceneggiatore ristrutturando i personaggi di Reveron e Juanita (la compagna dell’artista sulla cui vita progetta di scrivere un testo teatrale o cinematografico) ed inserendo quelli di Doña Lola e Oscar Yánes.

“Volevo che si capisse la vera scommessa di Reverón: togliere dalla vita tutti gli ‘avanzi’ per arrivare all’essenza. Senza perdersi o sacrificare nulla, solo dicendo ‘io voglio vivere così’: con questa donna, dinanzi a questo mare e dipingere, dipingere, dipingere. Era pazzo, ma c’era tanta luce in quella pazzia”.

Reverón ha vissuto per anni nel ’Castillete’: capanna sugli scogli spazzata via durante la ‘tragedia di Vargas’. Una casa-taller costruita con l’aiuto dei vicini perché “non è vero che Reverón non ne voleva sapere della gente: lui non ne voleva saperne della città”.
Un nido riempito da bambole “perverse, intimidatorie”, pianole che non suonano, telefoni che non squillano. Oggetti che costruisce con il legno perché “a lui non servono e allora tiene come oggetti scenici”.
Reverón era capito dagli altri artisti, non dalla società. Per tutti era un pazzo che viveva con una donna che non era sua moglie e dipingeva incomprensibili quadri bianchi (è il ‘periodo bianco’ del pittore che Rísquez traduce con un magnifico uso della luce, ndr). Passando davanti alla sua porta si facevano il segno della croce. Era una Venezuela rurale, ma le società rispetto agli artisti sono sempre rurali”.
‘El castillete’ è il ventre da cui Reverón è stato strappato. Stava male e due amici pittori lo convinsero a passare un po’ di tempo al ‘Sanatorio’ in città. Era l’epoca degli elettroshock e, al secondo ricovero, l’artista morì.
Nel film questo passaggio è particolarmente forte, metafora necessaria per mostrare la violenza subita dal pittore, rapato e vestito per vivere in un posto orribile: un manicomio negli anni ’50. Basta guardare le sue foto dell’epoca: non lo si riconosce, c’è una totale perdita dell’identità”.
A riprese concluse, Sciamanna ha provato sulla sua pelle l’esperienza vissuta da Reverón.
Abbiamo girato la scena in cui mi tolgono la barba e la mattina dopo ero a casa, solo. Ero confuso, non sapevo cosa fare, mi toccavo e non avevo la barba che tanto amavo, mi chiedevo ‘perché non ho la mia barba?’ Da un anno vivevo quella vita, quel personaggio... Dovevo iniziare le prove in teatro per una pièce su Heiddeger ma non riuscivo, non avevo la forza, l’anima, non avevo più niente. Sono restato a letto per un mese. Come poteva non morire Reverón?


Immagini tratte dal film:

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venerdì 9 marzo 2012

Google.it sta con Capriles Radonski - Alcuni tips sui fatti di Cotiza

di Monica Vistali

CARACAS - Google.it appoggia la campagna elettorale di Henrique Capriles Radonski, il candidato unico della destra venezuelana che sfiderà Hugo Chàvez alle primarie del prossimo 7 ottobre? Leggitimo chiederselo quando, cercando in Google News Italia le notizie dell'ultima settimana relative a CHAVEZ, in testa alla pagina e prima dell'elenco dei risultati, appare una frase in inglese attribuita allo stesso Capriles. Neppure fosse Shopenhauer.

"Sent by the Socialist Party, they tried to stop our visit with guns. 
The people came out to receive us anyway," ... "What's the fear? 
There is no obstacle that can stop a people who want change."(*)

La dichiarazione si riferisce al presunto 'attacco' subito da Capriles nel quartiere popolare di San Josè de Cotiza, a Caracas, mentre il candidato presidenziale era impegnato in un atto di campagna elettorale. L'opposizione ha denunciato l’intervento di “bande del Governo che, a colpi di pistola, hanno impedito la sfilata di Capriles per il quartiere di Cotiza e ferito lievemente due persone”, tra cui il figlio del deputato dell’opposizione Ismael García.


Tra le fila del PSUV di Hugo Chavez si vocifera tutt'altro. 
Secondo Dominga Ramos, testimone oculare dei fatti, durante l'atto di campagna un gruppo di uomini si sarebbero tolti la loro maglietta gialla (simbolo del partito Primero Justicia di Capriles) per indossarne una rossa (simbolo del Psuv di Chavez) e iniziarono a sparare. La sua versione è appoggiata da circa 200 abitanti delle parrocchie di San Josè e Altagracia che si sono messi a disposizione delle autorità che investigano i fatti.
C'è poi la questione del figlio di Ismael garcia, il giovane Egleiber Guerra, risultato ferito da un colpo di pistola. 
Secondo il 'concejal metropolitano', Alexander Nebreda, il ragazzo "fu contrattato per partecipare all'atto di precampagna di Capriles, lo ferirono e lo lasciarono lì. Fu il popolo chavista a prestargli i primi soccorsi e a portarlo al CDI (centro diagnostico integrale) dell'avenida Andres Bello. Ora lui per salvaguardare la sua integrità fisica ha paura arilasciare dichiarazioni e il suo caso è silenziato dai media privati".

 
Secondo le dichiarazioni di Nebreda, le persone vestite di nero che appaiono (anche in motociclette di polizia senza targa) come guardie del corpo di Capriles e che sono state immortalate dalle telecamere con delle armi (pistole e addirittura una granata) sono paramilitari parte di gruppi di scontro che si riferiscono ai corpi di polizia dello stato Miranda (di cui Capriles è governatore) e del municipio Sucre (il cui sindaco è l'oppositore Carlos Oscariz). Individui che, secondo la legge, sarebbero dovuti stare al loro posto a garantire sicurezza, non essere impegnati in una passeggiata di campagna in un'altra zona della capitale. 
Secondo quanto traspare da alcuni video trasmessi in tv, a guidare l'operazione sarebbe stato José Humberto Duque Cárdenas, ex capo dell'intelligence di PoliMiranda, con un curriculum unico in cui spicca, tra le altre cose, la detenzione illegale dell'allora ministro degli Interni, Ramón Rodríguez Chacín, durante il golpe subito da Hugo Chàvez nel 2002 (cui partecipò lo stesso Capriles).
Secondo le dichiarazioni rilasciate dal giornalista Oswaldo Rivero, presente il giorno del presunto attacco a Capriles, varie persone vestite di nero che accompagnavano il candidato avrebbero attaccato e colpito a pugni membri di due pattuglie del partito socialista di Chàvez, sottraendogli inoltre un registro relativo ai militanti del Psuv della zona.
Insomma, l'ultima trovata dell'opposizione per generare caos prima delle elezioni, manipolare l'opinione pubblica relativamente all'atteggiamento violento del partito di governo e apparire come vittime di un regime che impedirebbe le più basiche pratiche democratiche.

Alcuni video:
http://www.youtube.com/watch?v=uSOV2tb7VNM&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=Y-7ui52etnU&feature=related

(*): "Mandati dal partito socialista, provarono a fermare la nostra visita con le pistole. La gente è comunque uscita a riceverci. Qual è la paura? Non c'è ostacolo che ossa fermare un popolo che vuole un cambio". H.C.Radonski.

giovedì 8 marzo 2012

Italia, tutti contro il Venezuela di Chavez

di Monica Vistali

L'ambasciata venezuelana in Italia organizza con l'appoggio di Roma Capitale una giornata in ricordo della rivolta popolare del 1989 in Venezuela, con tanto di film e mostra fotografica. E scoppia la polemica. Gli antichavisti in Italia s'infuriano, il Pd avanza una interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri, sul web s'infittiscono le critiche. La ragione? Non si considera giusto avvallare un 'omaggio' al "dittatore" Hugo Chavez, non considerando la libertà del Venezuela di ricordare le date che hanno cambiato la sua storia. Come la nostra Ambasciata, d'altro canto, organizza oltreoceano numerosissimi eventi per ricordare l'Unità d'Italia.


CARACAS - Il deputato del Pd, Giulio Santagata ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri Giulio Terzi relativamente alla mostra fotografica “Risveglio Rivoluzionario. Il popolo contro il neoliberalismo”, organizzata dall’Ambasciata venezuelana in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Culturali di Roma Capitale e il Nuovo Cinema Aquila. L'esposizione, insieme al documentario "Dalla concertazione allo sconcerto" di Liliane Blaser, ricordava, a 23 anni di distanza, il “Caracazo”: la violenta rivolta popolare scoppiata il 27 febbraio 1989 contro l’allora presidente Carlos Andres Perez e gli accordi firmati con il Fondo monetario internazionale (e con questi l'imposizione di durissime misure di austerità che fecero esplodere il diffuso malessere sociale, cresciuto in un decennio di continuo deterioramento delle condizioni di vita soprattutto dei meno abbienti).

- Chiediamo di sapere se corrisponde al vero quanto pubblicato dal sito www.microtalk.it, a proposito della mostra dedicata al dittatore Hugo Chavez organizzata dall’Ambasciata del Venezuela in collaborazione con il Comune di Roma - afferma il parlamentare -. In questo caso vorremmo sapere se si ritenga opportuno celebrare un dittatore, condannato da tutte le Ong che si occupano di diritti civili, con una mostra ospitata a Roma, citta’ da sempre simbolo di democrazia, attenta e famosa per il rispetto dei valori e dei diritti fondamentali di tutti.
Immediata la replica dell'Ambasciata venezuelana.
- In relazione alle dichiarazioni dell'on. Giulio Santagata espresse in occasione dell'inaugurazione della mostra fotografica realizzata dall'ambasciata della Repubblica bolivariana del Venezuela presso la Repubblica italiana per commemorare il 27 febbraio del 1989, la nostra missione diplomatica preferisce pensare che si tratti di disinformazione politica più che di immaturità.

La polemica sul web
Santagata non è il solo a fare polemica e quando l'editorialista della Stampa Gianni Riotta si chiede "perché abbiamo questa fregola per i dittatori?" sono in molti a rispondere.
Chicco Testa giustifica l'appoggio di Roma Capitale agli eventi organizzati dall'Ambasciata venezuelana con un mix di "ignoranza, piaggeria, provincialismo, mancanza di principi e opportunismo" mentre Oliviero Toscani liquida il tema con un secco: "Agli italiani sono sempre piaciuti i duce, sia neri che rossi". Altri interpretano la scelta come strategica e legata a rapporti economici con il paese: "Semplicemente per meri interessi", o ancora, "perché si vorrebbe apparire equidistanti, o forse perché si ha paura delle loro ritorsioni". Andrea Armaro,infine, scrive: "Richiami, retaggi recenti, superficialità, ignoranza, ruffianeria, scambio di cortesia. C'è di tutto dentro. Lo abbiamo fatto con Castro, con Gheddafi, con Putin e prima ancora con Ben Ali in Tunisia".
Sulla pagina web di RomaToday, l'orientamento è un po' diverso.
Berck scrive che "Il Pd forse dimentica i dittatori che loro stessi, quando non si chiamavano propriamente Pd ma altrimenti, hanno difeso. E mi sembra che, fra Stalin e Chavez, di distanza ve ne sia abbastanza...". Mario ricorda giustamente ai lettori che Hugo Chávez "governa avendo vinto numerose tornate elettorali e referendarie sulla cui regolarità non vi sono dubbi" e si chiede "come si fa a blaterare di dittatore" quando "i signori del Pd sostengono il governo Monti, che non ha nessuna legittimazione democratica, non essendo frutto di alcuna votazione popolare".
Balmung, infine, crede che "Chavez ha fatto l'unica cosa sensata (e già applicata in altri paesi) cioè nazionalizzato e tolto poteri (e soprattutto le mani dalle casse dello stato) a banche ed organizzazioni internazionali" mentre "nella democraticissima europa (Grecia ed Italia in testa) le mani vengono messe nelle tasche del popolo".

Gli antichavisti in Italia
Dall'Italia dicono la loro anche le organizzazioni anti governative composte da venezuelani e italo-venezuelani che si autodefiniscono come "comunità venezuelana democratica, libertaria e nonviolenta in Italia".
Il Foro Siglo XXI, il Gruppo di Avignon II, Resistenza venezuelana in Europa e il Gruppo Airesven (gruppo di appoggio internazionale all'opposizione venezuelana) attraverso Blanca Briceño, che è stata la responsabile delle elezioni primarie della Mud a Milano lo scorso 12 febbraio, parlano di "altissimi indici di corruzione" e si chiedono quanto denaro è stato sborsato, e a chi,  per l'organizzazione degli eventi a Roma ed esprimono il timore che "l’Italia potrebbe essere considerata un punto di partenza di una campagna internazionale del regime dal’Europa contro il candidato unico della Tavola dell’Unità Democratica Henrique Capriles Radonsky".

Opinioni prevedibili. Celebrare la protesta di chi si è ribellato al neoliberalismo ed al Fmi, ricordare una sollevazione popolare repressa nel sangue dal governo Perez, non è una buona idea per la "comunità democratica libertaria e nonviolenta" (!) degli antichavisti che pretende di ristabilire in Venezuela le stesse condizioni che 23 anni fa hanno portato al Caracazo.

martedì 6 marzo 2012

L'offerta "Mediaset Italia" agli italiani nel mondo? Il Grande fratello!

di Monica Vistali

ROMA – Genialata berlusconianaIn coincidenza con il declino di Rai Internazionale (in primis a causa dei tagli del governo) nasce "Mediaset Italia", una nuova rete internazionale “dedicata agli oltre 60 milioni di italiani che vivono all'estero e a tutti coloro che amano l'Italia, la sua cultura e la sua bellezza”. Sarà visibile nei bouquet di alcune tra le più importanti emittenti del mondo in Europa, America e Australia anche se, secondo quanto riportato sul sito web del canale, gli aspiranti telespettatori del Venezuela per ora devono accontentarsi di questa nota: “Mediaset Italia non è ancora disponibile in questo territorio. Contatta il tuo operatore per richiederlo”.
Affidata all’ex P2 Massimo Donelli, “Mediaset Italia” trasmetterà in lingua italiana, via satellite e via cavo, il "meglio" di Canale5-Italia1-Rete4, le edizioni principali dei tg ed una discutibile selezione di programmi. Il palinsesto comprende “Grande fratello”, “Amici”, “Pomeriggio Cinque”, “Uomini e donne”, “Carabinieri 2”, “Centovetrine” e “Il mammo”, tra gli altri. Insomma, il best of  dell'Italia.... La Rai ora, con il suo mix di "L'eredità" e "Don Matteo", sarà ben accompagnata.
Certamente con l'arrivo dell'ultima trovata della famiglia Berlusconi, "tutti coloro che amano l'Italia, la sua cultura e la sua bellezza", come recita la nota Mediaset, saranno davvero felici di avere l'opportunità di scoprire il prossimo vincitore del Gf e gli intrighi di Maria De Filippi. Per chi legge dall'estero e non conosce: verrà il tempo anche per voi...

lunedì 5 marzo 2012

VIDEO - 12F: Elezioni primarie dell'opposizione in Venezuela. Risultati in italia




http://www.youtube.com/watch?v=OdCngM_VFk8&feature=related

Servizio di Monica Vistali

Carozza (Cgie): "Col nuovo governo speranze per gli italiani nel mondo"

di Monica Vistali

CARACAS – Guarda al futuro con ottimismo il segretario generale del Cgie, Elio Carozza, reduce dall’Assemblea plenaria del Consiglio svoltasi martedì e mercoledì alla Farnesina. “In Italia è cambiato il governo ed ora c’è un nuovo clima - spiega in un contatto telefonico -, sembra anche che ci siano nuove opportunità per gli italiani nel mondo”.
La speranza arriva da una nuova “attenzione” riservata ai connazionali residenti fuori dai confini, “dovuta probabilmente ad un ministro degli Esteri (Giulio Terzi, ndr) che per esperienze precedenti e formazione conosce le comunità, il loro valore, le loro problematiche e le opportunità” che offrono, spiega il Segretario. “Fanno ben sperare” anche i discorsi del nuovo premier, Mario Monti sulle politiche relative agli italiani nel mondo e alla promozione della lingua e della cultura italiane.
- Quello che chiediamo al Governo è di intervenire per evitare un totale smantellamento di queste politiche. Da parte sua - promette Carozza - il Cgie continuerà a discutere con pazienza, a sollecitargli e a portargli le istanze che provengono dai connazionali all’estero.
L’eredità del governo Berlusconi, spiega il Segretario generale, è “molto brutta sotto tutti i punti di vista”, in particolare per quanto riguarda “l’attacco alla rappresentanza e lo smantellamento totale delle politiche di assistenza e di promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo”. “Dirompente e umiliante” soprattutto la “non considerazione di una comunità - quella degli italiani all’estero - che è una risorsa per l’Italia, la quale grazie ad essa ottiene dei canali privilegiati anche per quanto riguarda la penetrazione nei mercati”. A questo punto l’importante è la “considerazione della risorsa che rappresentano” gli italiani nel mondo, condizione sine qua non per ogni possibile politica d’intervento.
Anche se cosciente della crisi economica che attanaglia l’Italia e della necessità di eliminare gli sprechi, il Segretario sottolinea che per quanto riguarda gli italiani all’estero “non ci possono essere sprechi da abolire perché non c’è più nulla” in assoluto. Paesi come Francia, Germania e Spagna, dichiara, “investono almeno cento volte di più per le proprie collettività” extraresidenti rispetto all’Italia. Ma si aprono spiragli al miglioramento.
- Il premier ha detto qualche giorno fa che solo per l’utilizzo dei voli di Stato nei primi cento giorni di governo sono stati risparmiati 25 milioni di euro. Con questi soldi – prevede – affronteremo tutte le questioni aperte riguardanti gli italiani nel mondo. Questa è la prova che si può davvero fare politica.
La prima area da tutelare, secondo Carozza, è quella della promozione della lingua e della cultura italiane.
- Lo hanno chiesto i giovani italiani che sono nati e cresciuti nel mondo - spiega - già tre anni fa, quando si sono riuniti per la Prima Conferenza mondiale. È importante mantenere il contatto con questi ragazzi, che sono i dirigenti del futuro in campo economico, finanziario, sindacale, istituzionale, accademico. Se l’Italia investe su di loro tra qualche anno ne trarrà enormi benefici.
E per quanto riguarda Comites e Cgie?
- Il solo fatto che esistano è un fatto positivo - afferma Carozza -. Certamente si può fare di più e meglio, ma è importante ricordare che dietro a Comites e Cgie c’è solo volontariato e si tratta di organi puramente consultivi: se hanno fatto poco è anche perché non sono stati abbastanza ascoltati sulle questioni che sottoponevano al governo e al parlamento. Ora - conclude - è necessario che vengano rafforzati: dare voce agli istituti di rappresentanza significa dar voce, di riflesso, ai connazionali all’estero.
Per quanto riguarda il Venezuela, tra le questioni sollevate durante l’Assemblea plenaria: il problema delle domande di cittadinanza che non vengono espletate per mancanza di personale; la ridotta rete consolare; la scarsità degli interventi per quanto riguarda la lingua e la cultura italiane a fronte di una considerevole domanda da parte degli oriundi e degli stessi venezuelani.