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lunedì 23 aprile 2012

Chàvez torna giovedì: "Non sono morto"

CARACAS - Con una telefonata in diretta dall’Avana, il presidente Hugo Chávez ha messo a zittire i pettegolezzi che lo davano per morto (inizierà il leitmotiv che da anni perseguita Fidel Castro?) ed ha annunciato che tornerà in Venezuela questo giovedì.
- Sono uscito bene da tutti gli esami medici che mi hanno realizzato oggi - ha assicurato il capo di Stato in collegamento durante una conferenza stampa del Psuv -. Ci dobbiamo abituare a convivere con le indiscrezioni perché questo fa parte del laboratorio delle guerre psicologiche - ha poi aggiunto rivolgendosi al vicepresidente del partito, Diosdado Cabello.
Chávez ha ricordato che i trattamenti di radioterapia che sta affrontando a L’Avana contro la lesione cancerogena individuategli a febbraio sono molto duri e richiedono un regime di riposo. “Mi chiedo se vogliono che esca di qui per correre i cento metri, o che domani mi faccia una partita di baseball contro Kid Rodríguez” ha scherzato il presidente, facendo notare però come le chiacchere sulla sua presunta morte preoccupino i suoi familiari.
- Mi dispiace che non pensino a come fanno del male, alla mia ‘vecchia’ (la madre) per esempio. Ho detto a Adam (il fratello): ‘Chiama la mamma perché dev’essere molto nervosa, ho parlato con lei ed aveva la voce che le tremava’.
Chávez ha poi annunciato che la nuova Legge Organica del Lavoro (Lot) dovrebbe essere pronta prima del primo maggio, festa dei lavoratori. La firma si prevede per il 27-28 di questo mese. Il capo di Stato ha poi giudicato come “un vero disastro” il sistema capitalista degli Stati Uniti, “generatore di povertà, miseria e morte”, riferendosi allo sciopero programmato negli Usa per martedì prossimo.
Ha poi chiesto di proteggere i traguardi raggiunti in materia alimentare, ora che si compiono i 9 anni della 'Misíon Mercal', il programma sociale da lui creato il 22 aprile 2003 per garantire al settore più umile della popolazione l'accesso agli alimenti, attraverso 21.319 punti vendita distribuiti in tutto il territorio nazionale.
- Il meglio per il Venezuela non è quello che è già successo (miglioramenti nel sociale, nell’economia) ma quello che deve ancora accadere, che sta per arrivare - ha dichiarato -. Bisogna proteggere la democrazia, la pace e il socialismo da tutti questi pettegolezzi disperati.
Chavez, all'Avana dal 14 aprile, fino ad oggi aveva comunicato solo attraverso messaggi dal suo account Twitter.

"Esperando al italiano", si chiude il sipario - Intervista al Direttore Tullio Cavalli

CARACAS – Dopo applausi e sold out in tutto il Venezuela e sui palcoscenici di Miami, Panama e Londra, la brillante commedia “Esperando al italiano” prodotta e diretta da Tullio Cavalli -un mix di sangue venezuelano, italiano e newyorkese- e Rolando Padilla, lascia definitivamente la scena.
La piece di Mariela Romero ha portato nel teatro del Centro Cultural CorpBanca di Caracas - dove si è organizzata l’ultima stagione - le attrici Carolina Perpetuo, Hilda Abrahamz (che ha sostituito l’italiana Dora Mazzone), Astrid Carolina Herrera, Marisol Matheus e Hernán Marcano.
Con un serrante botta e risposta l’opera ci ha fatto conoscere tre amiche cinquantenni che dopo essere state mogli, madri ed amanti decidono di rifuggere al ruolo predisposto loro dalla società - quello delle brave nonnine chiuse in casa con i nipotini - per affacciarsi ad uno spazio generalmente riservato all’uomo: quello della prostituzione. Decidono di formare una cooperativa ed assoldare un gigolò da fare arrivare direttamente dall’Italia, culla storica dei latin lovers. Ma il piano non funziona. L’incaricata a scovare ed ‘importare’ il fortunato gioca un brutto tiro alle tre donne e decide di tenersi ‘l’italiano perfetto’ tutto per sè. In un’atmosfera bekettiana da “Aspettando Godot” le tre amiche trascorreranno così da sole, tra whisky, risate e ricordi di gioventù, la notte della festa organizzata per l’arrivo del gigolò… che non apparirà mai.
- È una commedia interessante perchè non teme il dramma - spiega il direttore Tullio Cavalli -. Un arrivo mancato che riprende a pieno la struttura della drammaturgia di Romero, pervasa dall’attesa di un fattore esterno. Un po’ Becket ed un po` Antonin Artaud ed il teatro della crudeltà. Il fattore esterno che diventa protagonista presente, anche se non è mai in scena.
La compagnia “Tullio Cavalli e Rolando Padilla presentano” ha abbandonato con questa piece la penna straniera - in passato ha prodotto l’argentina “Principe Azul”, la sudafricana “La señora Klein”, la peruana “Dick and Pussy se aman locamente” e l’italiana “La Festa” di Spiro Scimone – pe ritrovare un’autrice venezuelana, Mariela Romero ed un’opera ambientata in toto nella Caracas anni Ottanta.
- Sul palcoscenico sono passati trent’anni dalla caduta del dittatore Perez Jimenez. Non ho pensato di attualizzare l’opera - spiega Cavalli - perchè significava cambiarla quando straripava di referenze temporali sulla musica, sul carnevale di quegli anni.
Un tempo del racconto che permette un’analisi storica parallela all’umorismo della piece.
- Credo che l’opera permetta di riflettere sui nostri processi sociali - spiega il direttore -. L’unica democrazia che abbiamo saputo fare è stata piena di sbagli ed ha lasciato spazio a opzioni valide, perchè decise dal popolo, che però seguono metodi poco ortodossi. C’è un personaggio sul palco che dice: “Purtroppo sono passati trent’anni da un’insopportabile ed infinita democrazia”. Si evince un luogo comune: che qualsiasi passato è meglio dell’oggi!
Un cliché che diventa leitmotiv dell’opera, nostalgia dei tempi passati come filo conduttore di una pièce in bilico tra il ‘voler continuare a vivere’ ed il ‘voler tornare al già vissuto’.
- Arriva un momento nella vita che s’inizia a mescolare il futuro con il ricordo perchè più tempo passa e più ricordi si hanno. Ogni giorno diventano un bagaglio ma anche un peso. L’autrice confessa di aver ricalcato le figure delle amiche della madre, la famosa giornalista Rosalia Romero, che non a caso curava una rubrica intitolata “Yo lo viví”.
Cavalli, impegnato nella parte artistica della messa in scena, spiega di aver voluto porre in risalto la situazione della donna venezuelana e della donna in genere. Un astrattismo che trova conferma nel fatto che “Esperando al italiano” è una delle poche pièce venezuelane ad aver richiamato l’attenzione dell’estero, soprattutto del Nord Europa.
- “Abbiamo amato tutti quelli che dovevamo amare, cosa ci resta?” si chedono le protagoniste. E così si accomodano il seno, si tingono i capelli, si truccano: si aggrappano ad una giovinezza che non hanno più e pianificano a lungo la notte che sarà il resto della loro vita. Perché - spiega il direttore - anche se già negli ‘anta’ i loro sesso funziona e non vogliono essere condannate a quello che la società pretende da loro.
Ad accompagnare le protagoniste, sul palco c’è l’amico di sempre ed una cameriera.
- Ritrae quella che chiamavano ‘la dictaduta de la empleada”. Fa la pulizie un po`come vuole, si distrae giocando a carte. È ‘come della famiglia’, ma non è ‘della famiglia’.
Lo spettacolo si sviluppa in un ambiente chiuso, ermetico.
- Lo ‘spazio’ di un’ambientazione caustrofobica diventa il ‘tempo’ del sabato di gioco con le amiche, dello sfottio, degli scherzi e della nostalgia. È insomma il tempo dell’amicizia, che l’opera vuole omaggiare. Amicizia come famiglia parallela, scelta e non imposta. Una struttura sociale forte nella società venezolana, soprattutto in quella capitolina.

Tullio Cavalli e Rolando Padilla
Cavalli mixa sangue venezolano, italiano e newyorkese ed ha terminato gli studi in Spagna. Ma mantiene con Caracas un rapporto particolare.
- Ogni città ha un suo fascino. Se a New York vivi da solo non senti la solitudine perchè c’è la città che diventa la tua amante, la tua compagna. A Caracas questo ruolo lo svolgono gli amici perchè la città ha poco da offrire e quel poco che ha, a volte, è brutto. Ma, in fondo - confida - quello che la Grande mela è per Woody Allen, Caracas è per me. C’è questa montagna, stupenda, che mi da un senso di maestosità assoluta. Non potrei vivere altrove.
Monica Vistali

Istituto Italiano di Cultura, 60 anni e non sentirli. Gran Galà con l'Orchestra sinfonica

CARACAS - In occasione dei 60 anni dell’Istituto Italiano di Cultura di Caracas, la ‘Orchestra Sinfónica de Venezuela’ offrirà questo venerdì nel Teatro capitolino di Chacao, un gran concerto di Gala diretto dal Maestro Lorenzo Tazzieri.
In programma un ampio repertorio che comprende l’apertura della Cenerentola di Gioacchino Rossini; la Sonata per Grand viola MS 70 di Niccolò Paganini; la Romanza per viola e orchestra, op. 85 di Max Bruch e la Sinfonia n.4 in La maggiore, op. 90 “Italiana” di Felix Mendelsohnn. L’incaricato ad eseguire la Romanza di Bruch è il violinista venezuelano Domingo Mujica, attualmente professore al Conservatorio Nazionale Regionale di Toulouse, in Francia.
Il Maestro Lorenzo Tazzieri
Con questo prestigioso appuntamento, l’Orchestra Sinfonica, proclamata patrimonio artistico e culturale della Nazione e orchestra più antica dell’America latina (la fondò il Maestro Vicente Emilio Sojo nel 1930), celebra l’anniversario del nostro IIC che, giorno dopo giorno ed in maniera sempre innovativa, si sforza per diffondere la lingua e la cultura italiane con corsi d’italiano, concerti, esposizioni d’arte, cicli e forum cinematografici, spettacoli teatrali e di danza, conferenze e seminari.
L’appuntamento è per questo venerdì alle 20. Ticket BsF 50,oo in vendita al botteghino del Teatro Chacao.
Monica Vistali

L'ambasciatore Rodríguez: "Ottime relazioni tra Italia e Venezuela"

CARACAS - L’ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Isaías Rodríguez ha affermato durante una recente intervista a Noticias24 che le relazioni bilaterali tra Italia e Venezuela in aree quali la tecnologia e la salute, attraversano il loro “miglior momento” e ci sono buone “prospettive per un incremento della cooperazione commerciale”.
Il diplomatico ha spiegato che uno dei “problemi del Venezuela e dell’America è la mancanza di tecnologia di punta e di professionisti che la sappiano sviluppare”. In questo senso ha evidenziato l’importanza della relazione stretta tra l’Eni e Pdvsa per la costruzione delle ferrovie. “La somministrazione di vagoni, la tecnologia e la formazione dei funzionari che sviluperanno tutto questo in Venezuela” è nelle mani degli italiani, ha spiegato il diplomatico, ma la questione è più amplia in quanto l’idea del Presidente Hugo Chávez è quella di “sviluppare alcune parti delle vie ferroviarie in modo che il treno stesso sviluppi paesi e città.Per decentralizzare, così come si è fatto in Europa e negli Stati Uniti”.
In tema di salute, Isaías Rodríguez ha evidenziato l’importanza del convenio stipulato tra Pdvesa e Citgo per aumentare il numero dei trapianti di midollo osseo.

Indipendenza, Ambasciatore Rodríguez: “Mancano nuovi capitoli che i nostri popoli stanno scrivendo”

In occasione dei 202 anni dalla firma dell’atto di indipendenza del Venezuela dall’impero spagnolo, l’Ambasciata ha organizzato una doppia conferenza a Roma Tre

CARACAS – In occasione dei 202 anni dalla firma dell’atto di indipendenza del Venezuela, l’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia ha offerto giovedì un incontro nella facoltà di Scienze politiche dell’Università Roma Tre dal titolo “19 aprile 1810, retrospettiva storica dell’indipendenza del Venezuela”. All’evento ha partecipato l’Ambasciatore venezuelano Isaías Rodríguez, accompagnato sul palco dal Decano della facoltà, Dott. Francesco Guida e dai due conferenzieri: la prof.ssa Luisa Messina e il prof. Giuseppe Grilli.
Rodríguez ha aperto il suo intervento ricordando l’importanza storica del 19 aprile, “grande momento iniziale dell’emancipazione nella nostra patria” in cui, tra le altre cose, “si convocarono elezioni per installare una grande Assemblea nazionale, un Congresso che ebbe come missione decidere l’indipendenza del Venezuela”.
Il diplomatico ha poi aggiunto:
- L’indipendenza dell’America non si è ancora conclusa. Di questa è stato scritto molto e diverse interpretazioni l’hanno distorsionata. La visione dei nostri popoli non s’identifica con nessuna delle letture della storia scritta dagli europei. A questa vecchia storia raccontata dai colonizzatori mancano nuovi capitoli che i nostri popoli stanno scrivendo.
Dopo le parole dell’Ambasciatore il microfono è passato a Luisa Messina, che ha offerto una conferenza dal titolo “Francisco de Miranda: l’indipendenza dell’America latina come progetto di vita”, e poi a Giuseppe Grilli, per la conferenza “Miranda e Bolívar: Uomini-Stato”.
Messina, venezuelana originaria dello stato Bolívar, è arrivata in Italia negli anni ’80 ed oggi insegna “Lingua Cultura e Istituzioni dei Paesi di lingua spagnola” nella Facoltà di Scienze politiche. Grilli, laziale, ha insegnato in diverse università europee ed americane ed attualemente si occupa di letteratura e studi comparati. È Direttore della Collezione iberica nella casa editrice Nuova Cultura di Roma.
Monica Vistali

domenica 22 aprile 2012

Faiv, Fegiv e Fedeciv a Maracay, il ‘caso Barquisimeto’ in Tribunale?

Di Monica Vistali

CARACAS - Si è svolta sabato, negli spazi della Casa d’Italia di Maracay, la XI Assemblea straordinaria di Faiv. Contemporaneamente, si sono riuniti all’interno del sodalizio i ragazzi di Fegiv e i membri di Fedeciv, questi ultimi imipegnati nell’organizzazione dei Giochi di Valencia 2012. Presente a tutti gli incontri della giornata il Console generale, Giovanni Davoli.
Dopo le parole d’apertura del presidente della Casa d’Italia, Franco Giacobbe, del presidente di Faiv, Mariano Palazzo e del nostro Console, al centro delle discussione tra i rappresentanti delle Associazioni italo-venezuelane che compongono la Federazione i prossimi appuntamenti culturali, tra cui il 'XX Festival de Teatro Interclubes', il 'IV Congresso degli italianisti', il 'Festival de Cine italiano' e il III 'Tradizionando'. Un esperto appositamente invitato ha invece chiarito i dubbi dei delegati circa l’obbligatorietà del pagamento dell’IVA all’interno dei club.
Un momento importante è stato certamente l’intervento del rappresentante dei giovani del Centro Italiano Venezuelano di Caracas e della vicepresidente di Fegiv, Geraldine De Luca, che hanno esortato i presenti a coinvolgere maggiormente le nuove generazioni nelle loro attività e a diffondere a tutti i ragazzi che fanno vita all’interno dei club l’invito ad aderire alla Federazione dei Giovani Italo-venezuelani. A questo fine, hanno distribuito un cd informativo su Fegiv a tutti i rappresentanti dei sodalizi. La speranza di Fegiv è quella di avere, nelle prossime riunioni, un delegato per ogni centro Italo-venezuelano e Casa d’Italia del Paese.
A creare scalpore tra i presenti la bagarre tra Fedeciv e i rappresentanti del Civ di Barquisimeto, stato Lara.
Il sodalizio, nonostante non abbia effettuato a tempo la preiscrizione e la iscrizione obbligatorie per partecipare alla nuova edizione dei Giochi Fedeciv, ha voluto rivendicare a più riprese il suo diritto a prendere parte all’iniziativa sportiva, accusando la federazione di “discriminazione” nei confronti dei larensi, che nelle passate edizioni sono tornati a casa con numerose medaglie (alcuni dicono troppe, si mormora che il sodalizio abbia utilizzato atleti professionisti che in realtà non avevano le carte in regola per partecipare).
Fedeciv, spalleggiato da Faiv che ne ha difeso la posizione, ha confermato la decisione di non ammettere il Civ di Barquisimeto ai Giochi di Valencia e per tutta risposta ha ricevuto dal sodalizio l’annuncio di un ricorso giuridico in Tribunale.

giovedì 19 aprile 2012

"Operazione Condor", lunedì la presentazione del libro a Milano


CARACAS - Stella Calloni, giornalista argentina autrice del libro "Operazione Condor" sarà in Italia con una serie di iniziative ed incontri di presentazione del libro, in diverse città: Milano, Firenze, Roma, Macerata e Bussoleno in Val Di Susa.
 Le iniziative saranno anche l'occasione per un confronto critico sulle esperienze che si vivono nei diversi paesi dell'America Latina nell'attuale fase politica internazionale. Il primo degli incontri si terrà a Milano questo lunedì 23 aprile alla facoltà di Scienze Politiche, ore 14,15.

"Operazione Condor" fu il nome dato dall'establishment dei servizi segreti U.S.A. ad una massiccia operazione di politica estera statunitense, che ebbe luogo negli anni settanta, attuata in tutti quegli stati centro e sudamericani dove l'influenza socialista e comunista era ritenuta troppo potente.
Tale operazione coinvolse in primo luogo la C.I.A., il servizio segreto statunitense, oltre che apparati militari, organizzazioni di estrema destra, partiti politici e movimenti di guerriglia anticomunisti sudamericani. Tutte queste organizzazioni furono utilizzate come strumento, in svariati stati, per rovesciare governi anche eletti democraticamente come quello di Salvador Allende in Cile. Furono stanziate sostanziose somme per portare a termine questo massiccio piano politico, poiché gli interessi economici in gioco erano alti, vista la ricchezza, soprattutto di materie prime, dell'America Meridionale. La C.I.A. fornì sempre e comunque sostegno, copertura, assistenza e denaro ai servizi segreti golpisti sudamericani, nonché addestramento presso il Western Hemisphere Institute for Security Cooperation e anche negli Stati Uniti.
Le procedure per mettere in atto questi piani furono di volta in volta diverse, tutte però ebbero in comune il ricorso sistematico alla tortura e all'omicidio degli oppositori politici. Spesso ambasciatori, politici o dissidenti rifugiati all'estero furono assassinati anche oltre i confini dell'America Latina. Alcune fra le nazioni coinvolte furono Cile, Argentina, Bolivia, Brasile, Perù, Paraguay, Uruguay e Venezuela.
Nel 1992 il giudice paraguaiano José Augustín Fernández scopri, durante un'indagine in una stazione di polizia di Asunción, archivi dettagliati che descrivevano la sorte di migliaia di sudamericani segretamente rapiti, torturati ed assassinati tra gli anni settanta e ottanta dalle forze armate e dai servizi segreti di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile. Gli archivi contavano 50.000 persone assassinate, 30.000 scomparse (desaparecidos) e 400.000 incarcerate. Questi archivi, universalmente ritenuti veritieri e attendibili, riferivano del coinvolgimento, in questa enorme operazione repressiva e di vero e proprio sterminio, anche dei servizi segreti di Colombia, Perù e Venezuela. Tali documenti, per le atroci rivelazioni in essi contenute, furono denominati Archivi del terrore.

martedì 17 aprile 2012

Elezioni al Civ di Caracas, le due liste erano quasi identiche

di Monica Vistali

CARACAS - Il Centro Italiano Venezuelano di Caracas ha un nuovo Presidente. Si tratta di Pietro Caschetta, candidato della Lista 1, che con 680 voti contro 410 ha sorpassato il suo concorrente, Mario Stifano. Governerà il sodalizio per il biennio 2012-2014 a partire dal prossimo 12 maggio, giorno in cui prenderà il posto dell’industriale Mauro Chiavaroli, che lascia dopo due mandati consecutivi.
Nella lista compaiono: Antonio Pucillo (primo VicePresidente); Vincenzo Mazzone (secondo VicePresidente); Antonio Mucci (Segretario); Hugo Travaglini (ViceSegretario); Marlene Casciano (Tesoriere); Giovanni Capanelli (ViceTesoriere). I Direttori sono: Pasquale Di Pasquale, Angelo Ferzola, Andrea Capuzzi, Roberto Murrocu, Alberto Inglese, Vicente Isabella, Aldo Pace, Nicolino Taddeo, Antonio Touza e Oscar Timpanaro.
Quello che ha colpito gli elettori è la composizione delle due liste, integrate quasi interamente dalle stesse persone. Nella Lista 2, infatti, tranne l’aspirante Presidente Mario Stifano, Giuseppe Volpe come secondo VicePresidente, Angelo Ferzola, Mauro Ferrara e Ana Rosa Cardone come Direttori, i soci che aspiravano alle cariche direttive sono esattamente gli stessi che appaiono nella Lista 1, quella vincitrice. In parole povere, a prescindere dalla Lista che sarebbe risultata come la più votata, 12 persone sarebero comunque diventate parte della nuova Giunta Direttiva del Centro Italiano Venezuelano.
Inoltre, sono numerosi i nomi che si ritrovano anche nella Giunta di Mario Chiavaroli. L’industriale Mazzone resta, come nel passato biennio, secondo VicePresidente, Mucci Segretario. L’economista Casciano resta Tesoriere e l’ingegnere meccanico Travaglini il suo Vice. Si confermano infine come Direttori l’industriale Pace e il commerciante Capuzzi.
Insomma, sembra che tra i quasi 5 mila soci del sodalizio, siano davvero pochi quelli che vogliono impegnarsi...
Le elezioni, cui hanno partecipato 1109 votanti (19 i voti nulli) si sono tenute lo scorso 14 e 15 aprile. La Commissione elettorale era formata da Andrés Perillo, Tommaso Caputo e Giovanni Laveglia. Nella stessa giornata sono stati scelti anche i membri del ‘Tribunal Disciplinario y Comisarios’.

Ha 19 anni l'assassino di Libero Iaizzo, manager della band 'Caramelos de Cianuro’

CARACAS – Funzionari del CICPC (Corpo di investigazioni scientifiche, penali e criminalistiche) ascritti alla Divisione nazionale di investigazioni di omicidio e a quella contro Estorsione e sequestri, hanno catturato l’autore materiale dell’omicidio dell’italo-venezuelano Libero Richard Iaizzo Alcántara, manager del gruppo musicale ‘Caramelos de Cianuro’. L’assassinio del 35enne risale al 23 marzo scorso.
In manette è finito Girbert Gabriel Bolívar, 19 anni, arrestato durante un’operativo nella parte alta di San Agustín del Sur, a Caracas. Detenuto anche Adán Jesús Orozco, 21 anni, che avrebbe ricevuto il denaro richiesto ai famigliari di Libero Iaizzo per la sua presunta liberazione.
Il Direttore del Cicpc, il commissario José Humberto Ramírez, ha spiegato che a Guarenas, stato Miranda, durante l’arresto di Francisco Antonio Lara Castillo era stata recuperata un’arma da fuoco marca Smith Weesson 9mm, che sottoposta all’esame balistico è risultata essere l’arma usata nel’omicidio del manager. È infatti risultata compatibile con il proiettile ritrovato nell’automobile dove sequestrarono la vittima.
È latitante Carlos Alfredo Calderón, noto come ‘el Vampi’, che non si trovava nella sua casa all’arrivo degli agenti.
Il commissario Ramírez ha evidenziato che grazie all’eccellente lavoro del CICPC si è riusciti a smantellare la pericolosa banda, conosciuta come ‘Los Miserables’ (i Miserabili, ndr), che agiva nella zona est della città di Caracas e in alcuni settori dello stato Miranda. Ha poi aggiunto che gli integranti del gruppo risultano implicati in numerosi sequestri express effettuati negli ultimi mesi, così come nell’omicidio di un commerciante e di due funzionari del CICPC.
Sabato è stato rilasciato a Coche, Caracas, Umberto Pisapia, cittadino italiano di 43 anni residente a Los Teques, rapito due giorni prima (per la seconda volta) mentre ritornava a casa con due dipendenti del negozio di ferramenta (Fetiplom) di sua proprietà. Nel 2009 era stato sequestrato il fratello Massimiliano.
Si attende nel frattempo la liberazione di Edgar Alexander López Araque, cittadino venezuelano di 38 anni sposato con una italiana, rapito a Merida. Edgar è proprietario della tenuta Santa Teresa, nel municipio Sucre della città andina.

lunedì 16 aprile 2012

Il rastafari italiano ‘Alborosie’ al festival reggae più grande del Venezuela


CARACAS - Il noto cantante italiano Alberto D'Ascola, meglio conosciuto come 'Alborosie’, si esibirà il 5 maggio a Maracay come invitato speciale all’evento reggae più grande del Venezuela, il ‘Full Reverberancia’, quest’anno alla sua terza edizione.
Alborosie, rastafari dal sangue siculo-calabro-pugliese naturalizzato in Giamaica, si esibirà sul palcoscenico del Parque Carlos Raúl Villanueva per presentare con la sua band “The Shengen Clan” il suo nuovo album “2 Times Revolution”, che ha dedicato “a tutti i ribelli del mondo”. Oltre a Alborosie, ex leader e fondatore della band “Reggae National Tickets”, al festival anche le performance di altri importanti gruppi reggae del panorama venezuelano e internazionale tra cui i “Nuevas raices”, gli “Alto Klibre Consciente” di Caracas, i giamaicani della “Negus Crew” e il valenciano “Sector Cocoman”. Immancabile la presenza di Dj Lion e Dj Rudeboy, speaker del programma Planeta Reggae, e quella di VJ Rafa Dread per la parte visuale.

Alberto D'Ascola, classe 1977, nasce a Marsala ma si trasferisce presto a Milano e poi, a 14 anni, a Bergamo, dove inizia la sua carriera musicale. Fonda la band “Reggae National Tickets” con cui partecipa al Reggae Sumfest, uno dei più importanti festival reggae che si tiene tutti gli anni in Giamaica.
Il suo primo singolo, “Dash Me Away" viene pubblicato nel 2003, mentre il suo primo album da solista, “Soul Pirate”, esce nel 2008, aperto da un intro di uno dei più affermati reggae deejay del mondo: David Rodigan.

Nel 2009 Alborosie torna in Italia per presentare il suo nuovo disco, dal titolo più che evocativo “Escape from Babylon”, e l’anno seguente inizia un tour mondiale che prevede date inedite in Messico e sette date in California per la definitiva consacrazione nel mercato USA. In contemporanea pubblica l'album “ Escape From Babylon To The Kingdom of Zion” con un inedito featuring con David Hinds, storico leader del gruppo reggae “Steel Pulse” e vincitore di un Grammy Award nel 1986. Nel 2010 esce "Dub Clash", album interamente registrato e mixato a Kingston, in Giamaica.
L’anno scorsopartecipa al M.O.B.O. (Music of Black Origin) Awards nella categoria "Best Reggae Act 2011", tra i massimi riconoscimenti a livello mondiale per artisti reggae e black music. Trionfa sul palco di Glasgow vincendo il prestigioso premio e superando candidati di fama mondiale come Nas, Damian Marley, Mavado, Khago, diventando così il primo artista bianco a vincere un premio dedicato alla musica Black e  consacrandosi definitivamente tra i maggiori esponenti della scena reggae mondiale.
I suoi pezzi vengono suonati dai Sound System di ogni parte del mondo; il rispetto guadagnato sull'isola e la bravura come artista e produttore (fonda l’etichetta indipendente “Forward Recordings” con Jon Baker, ex componente della Island Records, che lanciò Bob Marley in tutto il mondo) lo portano a collaborare con altri artisti reggae del calibro di Gentleman, Sizzla, Mykal Rose, Jah Cure, Luciano, Ky-Mani Marley, Poul.
M.V.

mercoledì 11 aprile 2012

IIC, conferenze sul teatro italiano. Oggi in scena Pirandello


CARACAS – È in calendario per oggi alle 18.30 il secondo appuntamento del ciclo di conferenze sulla storia del teatro italiano organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Caracas. Al centro della conferenza tenuta dalla Dr.ssa Patrizia Linossi “La grande drammaturgia di Luigi Pirandello”, che fa seguito all’incontro dedicato a “l’illustrissimo Carlo Goldoni e il teatro moderno italiano”, svoltosi a fine gennaio.
Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) fu un drammaturgo, scrittore e poeta, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1934.
“Liolà”, “La giara”, “Il berretto a sonagli”, “Pensaci, Giacomino!”, “Così è (se vi pare)”, “Il piacere dell’onestà” sono i lavori più significativi del periodo 1915-20, ma è nel 1921 – anno della prima rappresentazione dei “Sei personaggi in cerca d’autore” – che la fama di Pirandello varca i confini nazionali, con il consenso unanime di pubblico e critica. Da ricordare, ancora, i drammi “Vestire gli ignudi” (1923) e “L’amica delle mogli” (1927), dedicati a Marta Abba.
I tratti salienti dell’arte di Pirandello si presentano sin dalle sue prime prove narrative: se già nel romanzo breve “Il turno” il gusto dell’autore siciliano per il grottesco corrosivo risulta evidente, ne “L’esclusa” si precisa una visione dell’uomo prigioniero delle convenzioni e smarrito nel dedalo di una verità proteiforme. Tali concetti trovano definitiva sistemazione ne “Il fu Mattia Pascal” e vengono integrati dalle riflessioni contenute nel saggio “L’umorismo” (1908), incentrato sui problemi della creazione artistica.
Se “I vecchi e i giovani” segna un ritorno ai canoni del verismo, nel confronto tra illusioni risorgimentali e scorciatoie cercate dalle nuove generazioni, in “Suo marito” e “Si gira” si fa più pessimistico il suo sguardo sull’umanità, ingabbiata nella finzione ed impossibilitata a decrittare il reale. Uguali tematiche si riscontrano nelle sue novelle, raccolte sotto il titolo “Novelle per un anno”, e nel suo ultimo romanzo “Uno, nessuno e centomila”.
Sede dell’Istituto (Av. San Juan Bosco, tra la 5ta e la 6ta trasversale di Altamira, Caracas). Prenotazioni: com.iiccaracas@esteri.it. Per maggiori informazioni, IIC: 0212.2679143 / 0121.2670440. Entrata libera.

Cumaná, l’8 e 9 giugno il V incontro degli Italianisti del Venezuela


CARACAS – Si svolgerà a Cumaná, stato Sucre, i prossimi 8 e 9 giugno il “V Incontro degli italianisti venezuelani” (IDIVE), convegno dedicato al tema: “Lingua e cultura italiana in Venezuela: presente, passato e futuro”. Secondariamente si parlerà di: Cinema, letteratura e musica nella didattica dell’Italiano; Storia dell’insegnamento dell’italiano in Venezuela; Promozione della lingua e cultura italiana in Venezuela; L’Italiano nelle scuole; L’Italiano nelle università; Ricerca in Italiano come L2 in Venezuela.
Venerdì 8 l’incontro si svolgerà dalle ore 9 alle 16, sabato 9 dalle 9 alle 14. L’appuntamento è all’Hotel Nueva Toledo e per poter partecipare è obbligatorio iscriversi scaricando l’apposito modulo sul sito www.idice.com.ve e versando una quota di BsF 100.
L’Associazione degli Italianisti Venezuelani nasce nel 2003 come risposta a molteplici e complesse esigenze connesse all’importanza della comunità italiana in Venezuela ed alla promulgazione della risoluzione venezuelana n. 235 del 31 maggio 2001 che sancise la curricularità dell’italiano come lingua straniera in ventisei scuole.
La costituzione dell’ADIVE e l’organizzazione del “Primo Incontro degli Italianisti Venezuelani”, furono due delle mete che il “Progetto di Cooperazione Interuniversitaria”, al quale avevano aderito l’UCV e la USB, si era prefisso di raggiungere.
Il “Primo Incontro degli Italianisti Venezuelani (PIDIVE): Insegnamento Apprendimento e Formazione degli Insegnanti d’italiano Lingua Straniera”, ebbe luogo il 17 e 18 di luglio 2003 nel campus della Universidad Simón Bolívar di Sartenejas. In quella occasione si fondó l’Associazione Degli Italianisti Venezuelani (ADIVE) e furono eletti il Presidente e la Giunta Direttiva della stessa (Giancarla Marchi, Alessandro Baldi, Carlos Leañez, Michele Castelli, Stefania Ajó e Giovanna Caimi).
Quell’evento fu importante perché per la prima volta in Venezuela, chi si occupava della lingua e della cultura italiana, professionalmente o amatorialmente, gli italianisti appunto, si autorganizzarono e si riunirono. Dopo molti interventi formativi giunti dall’Italia quello fu l’episodio che dimostrò come la raggiunta maturità degli italianisti venezuelani si sapeva esprimere attraverso iniziative autonome di formazione e scambio.
L’idea dell’ADIVE di celebrare gli incontri in giro per il paese, considerando l’interesse diffuso per la lingua e la cultura italiana e la voglia di lavorare insieme, si concretò nella proposta da parte di un gruppo di docenti provenienti dalla regione di Mérida (Fundación Andina de Italianistas FADI) che nel 2008 organizzarono nella città andina il Terzo Incontro, sponsorizzato dalla ULA (Universidad de Los Andes).
Continuando l’itinerario per il paese, nel 2010 ebbe luogo il Quarto Incontro degli Italianisti “Parlare, Cantare e Scrivere in Italiano”, convegno portato avanti da un gruppo di docenti di spicco dello Zulia provenienti dalla scuola italovenezuelana di Maracaibo e dalla LUZ (Universidad del Zulia). Questo incontro che si tenne nel Centro Italiano Venezuelano di Maracaibo e tra gli invitati speciali ci fu anche l’attuale Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura in Venezuela, Luigina Peddi.



martedì 10 aprile 2012

Roma, mostra fotografica per ricordare il golpe del 2002 in Venezuela


Il popolo circonda Miraflores e chiede il ritorno di Hugo Chávez

CARACAS - Per ricordare a dieci anni di distanza il colpo di stato che ha scosso il Venezuela tra l’11 e il 13 aprile 2002, l’Ambasciata venezuelana in Italia ha organizzato per questo venerdì la proiezione del documentario “Conociendo a Bolívar” di Carlos Fung (film dedicato alla figura storica dell’eroe venezuelano Simon Bolívar, in lingua originale con sottotitoli in italiano) cui seguirà l’inaugurazione di una mostra fotografica relativa agli eventi di quei giorni, che resterà aperta al pubblico fino a lunedì 16. La manifestazione porta il titolo di “Abril de 2002 - La voz, el pueblo” (Aprile 2002 - La voce, il popolo).
L’appuntamento è per le ore 19 presso la sede di ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) a Roma, in viale Margherita 286. Entrata libera.


Maracaibo, oggi Antonioni e domani il docu sul "golpe de Abril" a Hugo Chávez


CARACAS - Ci sarà Michelangelo Antonioni sullo schermo della "Muestra Internacional de Cine y Documentales" che PDVSA La Estancia di Maracaibo (Edificio Las Laras, calle 77 bulevar 5 de julio) offrirà questa sera, alle 19, negli spazi di Cinema La Estancia. In programma il film "L'eclisse" (1962) con Monica Vitti e Alain Delon.
Giovedì, sempre alle 19, spazio invece al documentario con "La rivoluzione non sarà teletrasmessa", girato in Venezuela nell'aprile del 2002 da una troupe europea che si è trovata ad essere involontaria testimone e cronista del colpo di Stato con cui la cosiddetta 'opposizione democratica' provò a rimuovere il governo venezuelano democraticamente eletto del presidente Hugo Chávez.
 Il governo golpista di Pedro Carmona (presidente della Confindustria venezuelana) durò appena tre giorni, spazzato via dalla mobilitazione popolare che impose il ritorno di Chavez, ma fu inizialmente riconosciuto come legittimo dagli Usa, dal governo Aznar in Spagna e dai Ds in Italia.

"Se qualcuno vuole invece capire quanto sia falsa la cosiddetta democrazia nei paesi capitalisti non deve fare altro che provare un piccolo esperimento: guardare prima il documentario 'La rivoluzione non sarà teletrasmessa' e poi andare a leggere i principali giornali dellepoca (aprile 2002). Si renderà conto della vera natura della cosiddetta stampa libera, che si guardò bene da riferire alcunché su quello che stava accadendo in Venezuela".

Il Comitato ha prodotto il documentario "No volveran. La Rivoluzione venezuelana oggi" (http://www.youtube.com/watch?v=xlfC4qiCtTY&feature=relmfu).

Info: http://www.pdvsalaestancia.com/, twitter: @PDVSALaEstancia, facebook: PDVSA La Estancia. Entrata libera.

domenica 1 aprile 2012

"Repubblica" trasforma il rivoluzionario cubano in prete, risposta dall'Ass. Italia-Cuba


CARACAS - Di seguito la lettera di Federica Cresci, dell'Associazione Italia-Cuba / Circolo di Roma,  diretta a Marco Ansaldo, inviato di “La Repubblica”. Il riferimento è al grossolano errore commesso dal quotidiano, che ha inserito la foto della gigantografia del rivoluzionario Camilo Cienfuegos, (a Plaza de la Revolución insieme a quella di Che Guevara)  definendola l’effige del sacerdote cubano Padre Felix Varela.

Egregio Dottor Ansaldo,
Visto il comico “incoveniente”, mi sarei aspettata una risposta almeno più spiritosa da parte sua... se la può far sentire meglio, non ho scritto solo a Lei per conoscenza, ma alla Redazione e al Direttore del quotidiano, poichè è piuttosto ovvio che non sia l’inviato da Cuba il diretto responsabile dell’accaduto.
Ma certo è che un bravo giornalista professionale che crede nel potere e nel valore della comunicazione e lavora seriamente per la comunità e per il diritto/dovere dell’informazione, avrebbe dovuto indignarsi non con una lettrice che evidenzia un grossolano errore, ma con i suoi colleghi che, con il loro modo di agire superficiale, danneggiano la credibilità del quotidiano stesso e dei giornalisti che per esso scrivono.
Sa, è come andare al supermercato e comprare un pacchetto di uova marce e sentirsi dire dal venditore che non è colpa sua ma del grossista che a sua volta gliel’ha vendute.
Resta il fatto che un quotidiano come “La Repubblica”, che ha avuto nel 2011 una tiratura di 576.216 ed una diffusione di 438.695, ha il dovere e la responsabilità morale, se fosse un quotidiano serio, di informare correttamente i lettori che tra l’altro pagano 1,20 euro per poi farsi andare di traverso, tutte le mattine, il cornetto ed il cappuccino leggendo le “notizie” da Voi pubblícate.

Perchè la disattenzione, la superficialità, gli errori grossolani, le falsità, le manipolazioni e le tergiversazioni malintenzionate o meno, prezzolate o chissà, non riguardano solo l’argomento Cuba, ma temi spinosi come la Palestina, l’America Latina, oppure argomenti strettamente vincolati alla politica interna come l’Art. 18, le vicende di Pomigliano o il movimento No TAV, l’omicidio di Carlo Giuliani o di Stefano Cucchi ecc. ecc (tanto per fare qualche minimo esempio). Ovviamente trattandosi di temi alquanto “scomodi” per il Potere, quello gestito dalle grandi imprese che finanziano i nostri “democratici” mezzi di comunicazione, allora è cosa sana e giusta che i giornalisti, o i “didascalisti” (si chiamano così? scusi ma non faccio parte del settore per fortuna) o tutti coloro che lavorano al servizio dei “Padroni” si pieghino al loro volere e trasformino l’informazione in uno spettacolino teatrale pieno di fantasie più o meno drammatiche secondo l’occorrenza o il fine.
Probabilmente Lei sta diventando il para fulmini dello scontento generale di un pubblico stanco di leggere carta straccia e che deve sempre ultilizzare canali alternativi (pochi e non sempre accessibili) per poter riuscire ad avere un minimo di “obiettività” o almeno “correttezza” d’informazione.
Ciò non accadrebbe se i suoi colleghi, oltre alla Laurea in Giornalismo, ricordassero ogni tanto, quando iniziano a scrivere o a parlare, che esiste la “Deontologia del Giornalista”, le cui norme disciplinari sono in massima parte contenute nella Carta dei Doveri, siglata l’8 luglio 1993 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana. Molte di queste sono poi diventate “norme di legge” con l’emanazione del codice di deontologia del 1998. Mi consenta (e lungi da me parafrasare “Deus ex machina” della mercificazione della comunicazione e dell’informazione) ricordare a Lei e a tutti i suoi colleghi di “La Repubblica” e non che:
“ (…) Il dovere più pregnante del giornalista e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità, considerato sia dalla L. n. 69/1963 che dalla stessa Carta dei Doveri quale “obbligo inderogabile”. Gli organi di informazione sono l'anello di congiunzione tra il fatto e la collettività. Essi consentono alla collettività l'esercizio di quella sovranità che secondo l'art. 1 Cost. “appartiene al popolo”. Un'informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità. In più punti la Carta dei Doveri pone l’accento su quelli che, al pari del dovere di verità, vanno considerati valori etici assolutamente inderogabili: l’autonomia e la credibilità del giornalista. L’autonomia del giornalista serve a garantire l’obiettività dell’informazione. L'informazione obiettiva serve unicamente la collettività, ossia persegue un interesse generale. Il dovere di autonomia vuole impedire che la funzione giornalistica venga subordinata ad interessi particolari. E’ evidente, quindi, che particolari rapporti del giornalista con soggetti interessati ad una informazione compiacente sono visti come il fumo negli occhi.I rapporti con i più disparati ambienti sono indispensabili per poter acquisire le notizie e garantire un’informazione precisa, dettagliata. Casi difficilmente preventivabili. Ma la Carta dei Doveri tenta una “tipizzazione” di quelle situazioni in presenza delle quali si presume che l’autonomia e la credibilità del giornalista vengano meno. In generale, la Carta dei Doveri pone l’accento sulla “responsabilità del giornalista verso i cittadini”, specificando che tale responsabilità non può dal giornalista essere subordinata “ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del Governo o di altri organismi dello Stato”. Il giornalista deve avere una relazione esclusiva, diretta e immediata con la collettività. E’ un dovere strumentale allo stesso dovere di verità, poiché l’asservimento della funzione giornalistica all’interesse “particolare”, per definizione diverso da quello generale, costringe il giornalista a modulare l’informazione (…)”
Guardi, siccome non sono cattiva e credo ancora nel valore e nell’importanza della comunicazione attraverso i quotidiani, voglio aiutare Lei ed i suoi colleghi ad evitare ulteriori errori o sviste e per il prossimo articolo potrà dire alla Redazione del suo quotidiano che la seconda gigantografia che si trova a Piazza della Rivoluzione, affianco a quella di Camilo Cienfuegos (o per gli amici “Padre Felix Varela”), quella con il Basco e la Stella, non è Madre Teresa di Calcuta, ma il Comandante Ernesto Che Guevara.

Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti.
Federica Cresci