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giovedì 31 maggio 2012

Festival Cinema italiano: domani cineforum con Sciamanna

CARACAS – Sarà “A cavallo della tigre” di Carlo Mazzacurati, remake dell’omonima pellicula di Luigi Comencini, ad aprire oggi la VII edizione del Festival del Cinema Italiano, ospitato nella Sala Plus 2 del Cines – Paseo Trasnocho Cultural di Caracas.
Dieci titoli tra la commedia e il dramma, proiettati per la prima volta in Venezuela, a rappresentanza delle ultime tendenze della settima arte di casa nostra: con tre proiezioni giornaliere (alle 16.15, 18.30 e 20.45), oltre al film di Mazzacurati in calendario ci sono “Benvenuti al sud” di Luca Miniero (cineforo domani alle 10, proiezione anche alle 14.00, e giovedì 14); “La scomparsa di Pato” di Rocco Mortellini (domenica 3 con proiezione extra alle 14.00, martedì 12 solo alle 19 e alle 21); “La kryptonite nella borsa” di Iván Cotroneo (lunedì 4); “Il primo incarico” di Giorgia Cerera (martedì 5 solo alle ore 19 e 21, lunedì 11); “L’industriale” di Giuliano Montaldo (mercoledì 5); “Bar Sport” di Massimo Martelli (venerdì 8); “Gianni e le donne” di Gianni Di Gregorio (sabato 9 con proiezione extra alle 14, mercoledì 13); “Nessuno mi può giudicare” di Massimiliano Bruno (domenica 10, proiezione anche alle 14) e “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek (orario non ancora definito). “A cavallo della tigre” sullo schermo anchegiovedì 7.
“Variegata, attuale e nuova” gli aggettivi con cui l’Istituto Italiano di Cultura definisce questa nuova edizione del festival.
- Parlare dei problemi e delle differenze che ci sono in una società è una delle caratteristiche fondamentali del cinema italiano - ha spiegato in conferenza stampa la Direttrice dell’IIC, Luigina Peddi - che è sempre stato molto vicino alla società. Per questo proponiamo commedie sulla crisi economica, l’integrazione tra diverse culture, l’amore, gli usi e costumi, la politica… È una lettura fresca e diretta di quello che sta succedendo in Italia.
Il Festival è una delle tante iniziative promosse e organizzate dall’IIC per commemorare i suoi sessanta anni di attività in Venezuela. Gode del patrocinio dell’Ambasciata d’Italia e del ministero degli Esteri.

Cineforum con Luigi
‘Reveron’ Sciamanna
Cosa accade quando un mite responsabile delle poste della bassa Brianza viene trasferito in Campania, in un piccolo paese del Cilento? Soprattutto quando si tratta di un abitudinario lombardo che vive all’ombra della Madunina di Milano e rivolge tutte le possibili stigmatizzazioni verso il Sud pigro e parassitario, uno xenofobo per cui la prospettiva di vivere almeno due anni in quei luoghi rappresenta un incubo e parte con il giubbotto antiproiettile? Di questo ed altro si discuterà al cineforum del film “Benvenuti al sud” in calendario domani alle 10 negli spazi del Cines Paseo.
Dopo la proiezione della pellicola di Luca Miniero - “simpatica commedia all’italiana che con ironia
fa riflettere sui vizi e sulle virtù della società” secondo Luigina Peddi - scambio di opinioni e commenti con Alfonso Molina, critico cinematografico della A.C Gran Cine Editor; la giornalista Alexandra Cariani; l’opinionista della ‘Voce d’Italia’ Luca Marfé. Sul palco ci sarà anche il noto regista e attore di origini italiane Luigi Sciamanna, che ha conquistato il pubblico venezuelano interpretando in modo impeccabile il ‘pittore della luce’ Armando Reveron e recentemente ha messo in scena “La novia del gigante”, piece teatrale ambientata nell’Italia di Benito Mussolini, sua quarta opera come drammaturgo.
Entrata: BsF 65.

Il film di oggi:
“A cavallo della tigre”
Guido ha quarant’anni, vive a Milano ed è un simpatico e vitale sbruffone pieno di debiti. Per far fronte ai suoi problemi economici progetta una rapina, coinvolgendo anche la sua fidanzata Antonella, una ballerina televisiva più giovane di lui. Ma per un imprevisto il colpo fallisce, Guido viene arrestato mentre Antonella riesce a darsi alla fuga con l’intero bottino. Guido non la tradisce e viene condannato.
Due anni e sei mesi dopo, sta per uscire di prigione, quando è coinvolto in un’evasione da due ergastolani: Fatih, un omone di settant’anni di origine turca, e Hamid, un marocchino di trent’anni. Una volta fuori di prigione, stringe una bella amicizia con l’anziano Fatih e decide di aiutarlo a fuggire in Turchia. Prende contatti con Antonella, che ha tutto il bottino: ma scopre che ella non possiede più un soldo, e vive inoltre con un’altra persona…
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

mercoledì 30 maggio 2012

Sequestri in Venezuela, l'esperto: "2012 anno tragico, ma i casi sono diminuiti". Intanto il Pd interroga il ministro Terzi sul caso dei coniugi Di Pietro

CARACAS - La parlamentare del Pd Pina Picierno ha presentato giovedì 24 un'interrogazione al ministro degli Esteri, Giulio Terzi in merito al duplice omicidio dei due coniugi di origine casertana, Salvatore Di Pietro e Teresa Del Salvio, sequestrati e ritrovati morti su una spiaggia di Maracaibo.
- La tragica vicenda che ha portato alla morte dei coniugi Di Pietro a Maracaibo in Venezuela lascia increduli e sconcertati. La dimensione del fenomeno dei sequestri, soprattutto in danno di cittadini italiani, ha assunto proporzioni enormi, andando a rappresentare il principale canale di finanziamento delle attività illecite del narcotraffico locale.
La parlamentare democratica, che attraverso il Dipartimento Affari esteri del Pd si è messa già in contatto con la Farnesina e con l'Ambasciata italiana a Caracas, fa sapere che "oltre il 90% di questi delitti rimane irrisolto, ed è per questa ragione che ho presentato una interrogazione al Ministro Terzi affinché solleciti, attivando gli opportuni canali diplomatici, le autorità venezuelane a far piena luce sull'accaduto, assicurando i responsabili alla giustizia, per rispetto alle vittime e ai loro familiari".
In realtà il numero di sequestri di persona a danni di italiani o italovenezuelani è diminuito nel tempo, almeno per quanto riguarda i casi di cui si è occupato l'Esperto Antisequestro dell'Ambasciata d'Italia in Venezuela, Giuseppe Scrima: 40 sequestri nel 2008, 23 nel 2009, 15 nel 2010, 13 nel 2011 e 8 in questa prima parte del 2012. La gente ha paura a denunciare?
Per quanto riguarda l'esito dei sequestri, con 3 morti su un totale di 8 connazionali sequestrati, quella del 2012 è una media alta se comparata con i dati degli anni precedenti. Nel 2011, infatti, si è registrato un omicidio su 13 rapimenti, uno su 15 nel 2010. Nel 2009 sono stati rilasciati tutti i 23 italiani o italo-venezuelani sequestrati, mentre nel 2008 su un totale di 40 sequestri si conta un solo caso di morte. Due gli omicidi nel 2007, cinque invece nel 2006.
Anche se negli ultimi anni non si sono mai registrati sequestri negli stati Falcón o Sucre, mentre nello Zulia solo nel 2008 ci sono stati ben 12 casi di connazionali rapiti, non esistono, secondo Scrima, regioni più pericolose di altre. L’anno scorso, per esempio, gli italiani sequestrati risiedevano tutti in zone diverse del Paese. I trend regionali sarebbero dovuti alla consistenza della comunità italiana residente e alla posizione economica delle singole famiglie.
Monica Vistali


martedì 29 maggio 2012

Sequestro Bortolotti, proseguono le trattative per la liberazione. L'Esperto dell'Ambasciata: "Famiglia non ha denaro"

di Monica Vistali

Gina Bortolotti ha due figli di 12 e 14 anni
CARACAS - Gina Bortolotti, l’italo-venezualana rapita il 9 maggio a Maracaibo, nello stato Zulia, è ancora in mano ai sequestratori.
Le trattative per la liberazione della donna, 36 anni, continuano. La scorsa settimana i criminali hanno contattato i familiari della vittima per chiedere un riscatto ma i Bortolotti, come ripete incessantemente la madre di Gina e come conferma alla ‘Voce’ Giuseppe Scrima, l’Esperto Antisequestro dell’Ambasciata d’Italia, “non dispongono di grandi quantità di denaro. E la somma richiesta per la liberazione di Gina è certamente una somma ingente, che supera le possibilità della famiglia”.
I Bortolotti, infatti, iniziarono ad avere problemi economici tre anni fa quando il padre di Gina, Nino, rimase per molto tempo in ospedale a causa di un ictus. Parallelamente allo stato di salute dell’uomo, sono peggiorate anche le condizioni economiche della famiglia, tanto che Gina ha dovuto lasciare l’università e iniziare a lavorare nell’autoricambio di proprietà del padre, all’uscita del quale è stata sequestrata. Una volta esaurita la copertura dell’assicurazione sanitaria, i Bortolotti sono stati costretti a vendere molto di quello che possedevano per poter coprire le spese.
I quattro malviventi che, armati di fucili d’assalto AK47 - veri e propri armamenti da guerra utilizzati dalla Fuerza Armada Nacional Bolivariana - hanno intercettato la connazionale ormai venti giorni fa, probabilmente hanno “confuso proprietà con liquidità”.
- Spesso i sequestratori vedono che una persona ha delle proprietà - precisa Scrima - e pensano che abbia molti soldi in banca. Ma possedere degli immobili non significa disporre di contanti, o per lo meno non significa poterli avere in poco tempo come pretendono i criminali.

Manifestazione-colletta a Maracaibo
Intanto, amici e familiari di Gina hanno realizzato il 18 e 19 maggio scorsi un colletta per raccogliere i fondi necessari alla liberazione della donna. Con striscioni e palloncini, la gente è scesa in strada e ha protestato contro la violenza, gridato rabbia per l’ennesima ingiustizia, chiesto la liberazione della vittima, madre di due bambini di 12 e 14 anni. In testa alla manifestazione, lungo l’Av. 5 de Julio di Maracaibo, c’era Silvia, la madre di Gina Bortolotti presente al momento del sequestro.

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Gli agenti del Cicpc (Corpo di Investigazioni scientifiche, penali e criminalistiche) e di Polimaracaibo continuano intanto la ricerca della donna, perlustrando la zona anche con l’ausilio di un elicottero municipale. Scrima, che come Esperto Antisequestro si occupa principalmente di assessorare le famiglie delle vittime e di convincerle a rivolgersi alle autorità locali, sembra ottimista.
- Il Cicpc è un corpo specializzato composto da uomini di valore e lunga esperienza, che per le sue indagini si avvale delle ultime tecnologie - commenta -. Abbiamo un buonissimo rapporto di fiducia reciproca e collaborazione.
Scrima spiega che l’obiettivo suo e delle forze dell’ordine venezuelane è la liberazione dell’ostaggio senza il pagamento di un riscatto da parte della famiglia, quest’ultimo “l’ultima possibilità, da effettuare quando non ci sono più margini per localizzare la vittima”. E nella maggior parte dei casi in cui agisce la polizia, assicura Scrima, l’obiettivo viene raggiunto.
Nel 2012, i sequestri di persona di cui si è occupato l’Esperto dell’Ambasciata d’Italia sono stati otto: tre nello stato Zulia, tre a Miranda, uno a Mérida e uno a Falcón. Di questi, si sono conclusi in tragedia il sequestro express dell’italo-venezuelano Libero Iaizzo (manager della storica band venezuelana ‘Caramelos de Cianuro’, rapito ed assassinato nella città di Merida lo scorso 23 marzo) e il rapimento dei coniugi Salvatore Di Pietro e Teresa del Savio Esposito (52 e 55 anni, della provincia di Caserta, sequestrati la notte del 18 maggio a Maracaibo e ritrovati il mattino seguente senza vita e ammanettati su una spiaggia nella regione Guajira dello stato Zulia, morte per annegamento). I casi restanti si sono conclusi con la liberazione dell’ostaggio e senza il pagamento di un riscatto.

I coniugi Di Pietro, di Caserta, erano proprietari di una liquoreria.

Il feretro di Libero Iaizzo, manager della storica band 'Caramelos de Cianuro'
Con tre morti su un totale di otto connazionali sequestrati, quella del 2012 è una media alta se comparata con i dati degli anni precedenti. Nel 2011, infatti, si è registrato un omicidio su 13 rapimenti, uno su 15 nel 2010. Nel 2009 sono stati rilasciati tutti i 23 italiani o italo-venezuelani sequestrati, mentre nel 2008 su un totale di 40 sequestri si conta un solo caso di morte. Due gli omicidi nel 2007, cinque invece nel 2006.
Anche se negli ultimi anni non si sono mai registrati sequestri negli stati Falcón o Sucre, mentre nello Zulia solo nel 2008 ci sono stati ben 12 casi di connazionali rapiti, non esistono, secondo Scrima, regioni più pericolose di altre. L’anno scorso, per esempio, gli italiani sequestrati risiedevano tutti in zone diverse del Paese. I trend regionali sarebbero dovuti alla consistenza della comunità italiana residente e alla posizione economica delle singole famiglie.

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Attualmente l’Esperto dell’Ambasciata si sta occupando anche del caso di Edgar Alexander López Araque, 39 anni, allevatore sposato con una cittadina italiana. L’uomo, proprietario della fattoria ‘Santa Teresa’ e di discreta posizione economica, è stato rapito a Mérida il 14 aprile scorso. Sono in corso trattative per la sua liberazione ma quella di Mérida è una zona montagnosa, sulle Ande, e la logistica favorisce i sequestratori: mantenere nascosto un ostaggio è un’operazione a basso costo e i malviventi, senza l’acqua alla gola, allungano i tempi delle trattative sperando di riscuotere un riscatto.

domenica 27 maggio 2012

Scontro a fuoco in pasticceria, muore 26enne italiano

CARACAS - L’italo-venezuelano Matteo Giandoli, 26 anni, è morto sabato pomeriggio durante uno scontro a fuoco avvenuto in una nota pasticceria di Maracay, ‘La Suiza’, quartiere La Floresta.
Il connazionale stava prendendo un caffè con un amico ed alcune amiche quando un rapinatore si è avvicinato intimando al gruppo di consegnare tutti gli oggetti di valore, denaro e chiavi della macchina compresi. Una volta ottenuto il bottino, il delinquente si è allontanato ed ha lasciato il locale. Il momento di tensione sembrava finito quando, all’improvviso, l’amico di Matteo, Sebastián Darnadelli, anche lui di origini italiane, ha sfoderato una pistola ed ha sparato contro il malvivente, ferendolo. Il complice - che aspettava il ladro su una motocicletta - ha immediatamente risposto con le armi innescando il fatale scontro a fuoco. Matteo è rimasto colpito da due pallottole: una alla testa, mortale, e l’altra alla spalla. Soccorso dagli impiegati della pasticceria, è morto poco dopo nella ‘Clinica La Maternidad La Floresta’.
Darnadelli, l’amico che ha aperto il fuoco contro i rapinatori, è stato arrestato dagli agenti del ‘Centro de investigaciones cientificas, penales y criminalisticas’ (Cicpc). I malviventi sono fuggiti abbandonando il bottino. La polizia sta cercando di capire se il ladro ferito sia stato portato in un ospedale cittadino.
Darnadelli è proprietario di una concessionaria di automobili a Maracay. La pasticceria ‘La Suiza’ è di proprietà di un italiano.
M.V.

giovedì 24 maggio 2012

Dalle corde di Zea alle arie della Traviata, a Caracas risuona l'Italia


CARACAS - Sarà a fine giugno, probabilmente venerdì 29, la messa in scena dell’opera lirica "La Traviata", in programma al Teatro Teresa Carreño di Caracas.
A ridare vita al capolavoro verdiano, evento clou del calendario culturale italiano di quest’anno, sarà l’Orchestra Simon Bolivar diretta per l’occasione dal Maestro Diego Matheus, attualmente direttore musicale al Teatro La Fenice di Venezia (lo stesso teatro dove, nel 1853, la "Traviata" venne rappresentata per la prima volta).
Tratta dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (figlio) "La signora delle camelie", "La Traviata" viene considerata l’opera più significativa e romantica di Verdi e fa parte della ‘trilogia popolare’ assieme a "Il trovatore" e a "Rigoletto".
La realizzazione dell’evento è resa possibile grazie al patrocinio dall’Ambasciata d’Italia, che ha chiesto ad alcune imprese italiane attive sul territorio di contribuire economicamente all’iniziativa. Hanno risposto all’appello, almeno per ora: Eni, Ansaldi, Ghella, Iveco, Impregilo, Trevi, Pirelli e, per un importo minore, anche la Camera di Commercio venezuelano-italiana (Cavenit).
Sempre sul fronte culturale, la Fondazione dell’Accademia alla Scala dovrebbe arrivare in Venezuela a novembre per un concerto che darà inizio ad una serie di attività in collaborazione con il Sistema di orchestre del maestro Abreu.

Stasera il chitarrista Luis Zea

Nell’attesa delle note verdiane, gli amanti della musica possono assistere al concerto del chitarrista classico Luis Zea, questa sera alle 18.30, nell’Auditorio della Asociación Cultural Humboldt (Calle George Washington con Juan Germán Roscio, Urb. San Bernardino, Caracas).
Il concerto sarà diviso in due parti: "Musica italiana" e "Musica venezuelana". Per la prima sezione il musicista interpreterà opere del rinascimento come "Ricercare" di Francesco Da Milano e "Due sonate" di Domenico Scarlatti; opere del periodo classico (Matteo Carcassi e Mauro Giuliani) e romantico (Giulio Regondi). Per quanto riguarda la musica ‘criolla’, opere dell’italo-venezuelano Antonio Lauro ("María Carolina", "Ana Cristina" e "Pasaje Aragüeño"), di Otilio Galíndez ("Mi tripón") e Henry Martínez ("Oriente es otro color").
Patrocinano l’evento l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura. Entrata libera.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

venerdì 18 maggio 2012

Coppia di sposi italiani sequestrati e affogati a Maracaibo

CARACAS - Sono stati trovati questa mattina i corpi senza vita di Salvatore Di Pietro (52 anni) e Teresa del Savio Esposito Di Pietro (55 anni), gli sposi di origine italiana sequestrati nella notte a Maracaibo da un gruppo di malviventi armati. L'amara scoperta é avvenuta a 5 chilometri dalla spiaggia Caimare Chico, nella regione Guajira dello stato Zulia. I corpi erano distanti cento metri l'uno dall'altro, entrambi ammanettati e senza ferite rilevanti o colpi d'arma da fuoco. Si presume siano morti per annegamento.
I corpi dei Di Pietro sono stati traferiti verso le 12 all'obitorio forense di Maracaibo dal Corpo di investigazioni scientifiche, penali e criminalistiche (Cicpc). I due figli maschi della coppia - la femmina si trova in Italia - hanno riconosciuto i cadaveri dei genitori. Familiari e amici sono scoppiati in lacrime.
Il commisario Odalis Caldera, segretaria di Sicurezza e Ordine pubblico dello stato Zulia, ha definito come "atipica" la modalitá in cui si sono svolti i fatti. La coppia infatti era stata intercettata mentre si allonanava in automobile dal suo negozio di liquori, ubicato nel Centro commerciale North Center, Av. Fuerzas Armadas, settore Isla Dorada della cittá zuliana. Quandto i sequestratori gli intimarono di fermarsi, i Di Pietro provarono a scappare ma la loro auto, una Kia Sportage color oro, veniva presto raggiunta da una serie di proiettili. Obbligati ad arrestarsi, caddero in mano ai malviventi.
Al momento di uscire dall'area del centro commerciale, il veicolo dei Di Pietro era seguito da altre automobili tra cui quella del figlio. Quest'ultimo, per risolvere questioni personali, aveva dovuto cambiare strada e di conseguenza aveva perso di vista i genitori.
Monica Vistali

Sequestro Bortolotti, si brancola nel buio. Polemica sui fucili AK47. Colletta per riscatto

CARACAS – Continuano le ricerche di Gina Silvana Bortolotti, la 36enne italo-venezuelana sequestrata mercoledí scorso a Maracaibo, nello stato Zulia, da un gruppo di quattro malviventi armati di Kalashnikov AK47, all’uscita dell’autoricambio del padre. La vittima è madre di due bambini, di 12 e 14 anni.
Commissioni della Brigata contro l’estorsione e il sequestro del Corpo di Investigazioni scientifiche, penali e criminalistiche (Cicpc) della delegazione dello Zulia, hanno realizzato un blitz in un settore della regione dove numerosi indizi indicavano che fosse tenuta prigioniera la donna, ma l’operazione è risultata un buco nell’acqua. Il supervisore della delegazione del Cicpc-Zulia, il commisario Luis Carías, è convinto che i rapitori abbiano spostato la Bortolotti in un altro luogo, allertati dalla presenza della polizia nella zona. Ha però assicurato che le ricerche continueranno finché non sarà ritrovata la donna. 

Nel frattempo continua a creare scalpore tra l’opinione pubblica il tipo di armi possedute dai sequestratori: fucili d’assalto AK47, veri e propri armamenti da guerra utilizzati dalla Fuerza Armada Nacional Bolivariana. L’unico proiettile sparato e poi ritrovato sul luogo del rapimento dagli agenti di polizia, infatti, riporta l’iscrizione “Cavim 40”, il che significa appartenente agli arsenali della Dirección de Armamento Fanb. Per il commissario Odalis Caldera si tratta di “una questione delicata e che bisogna valutare perché un’arma di questo calibro non dovrebbe essere nelle mani dei delinquenti, è un’arma che non si trova nelle armerie”. La Forza Armata non ha rilasciato commenti.
Secondo cifre extraufficiali riportate dal quotidiano El Nacional, almeno 17 dei 40 poliziotti assassinati nel 2012 nella ‘Gran Caracas’, sono stati uccisi da malviventi che volevano appropriarsi delle loro armi. Almeno 12 dei 17 omicidi sono accaduti dopo che, lo scorso 29 febbraio, è stata proibita la commercializzazione di armi da fuoco da una risoluzione congiunta del ministero dell’Interno e della Difesa.
In Italia, il Kalashnikov AK47 viene spesso utilizzato dai criminali, poiché è facilmente reperibile sul mercato clandestino come “residuato bellico” dei vari conflitti che hanno accompagnato la dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

CARACAS – Amici e familiari di Gina Silvana Bortolotti realizzeranno oggi e domani un colletta per raccogliere i fondi necessari alla liberazione della connazionale, nel caso che i rapitori avanzino la richiesta di un riscatto. L’appuntamento è di fronte all’edificio Yepas dell’Av. 5 de Julio, nella città di Maracaibo, dalle 8 alle 10 del mattino e dalle 16 alle 18 del pomeriggio.
La madre della vittima ha detto più volte ai rapitori, attraverso la stampa, di non avere i soldi per pagare un riscatto.
- Il mio Nino (il padre di Gina) ha avuto un ictus tre anni fa ed è rimasto molto tempo ricoverato in ospedale – ha spiegato giorni fa la madre della vittima, Silvia -. La copertura dell’assicurazione sanitaria è finita in pochi giorni e abbiamo dovuto vendere praticamente tutto quello che avevamo per poter coprire le spese. Non abbiamo più niente, attualmente viviamo con i crediti che ci concedono le imprese, non abbiamo denaro per pagare un riscatto.

(Monica Vistali/La Voce)

lunedì 14 maggio 2012

Caracas, un'intesa tutta lucana per la sanità


CARACAS – Il console generale d’Italia, Giovanni Davoli ha incontrato nel Consolato di Caracas la delegazione lucana in visita in America Latina - arrivata per partecipare al “II Forum mondiale delle donne lucane” svoltosi ad Asunción, in Paraguay - ed insieme hanno visitato l’ambulatorio medico realizzato con i fondi regionali per l’assistenza gratuita dei lucani indigenti.
All’incontro erano presenti il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Vincenzo Folino; il presidente della Commissione regionale lucani all’Estero Antonio Di Sanza ed il funzionario dell’Ufficio Internazionalizzazione della Regione Rocco Romaniello; il presidente dell’Associazione Assolucana Roberto Marinaro; il direttivo della Federazione lucana in Venezuela: il presidente ‘decano’ Biagio Ignacchiti, il vicepresidente Antonio Pucillo, il tesoriere Angelo Tenore e il direttore Antonio Azzato. È la prima volta che un Presidente della Regione Basilicata visita la colettività in Venezuela.
Il presidente Folino ha voluto ricordare come “negli anni scorsi i lucani di Caracas decisero di realizzare una struttura sanitaria anziché acquistare una sede, continuando ad utilizzare per attività sociali e culturali il Centro italo-venezuelano della capitale che, tra l’altro, sarà retto nei prossimi due anni da due lucani: il presidente Pietro Caschetta (originario di Melfi) e dal vicepresidente Antonio Pucillo (di Pescopagano)”.
Una scelta “bellissima e meritoria” secondo il Console Davoli, che ha sottolineato come “pur essendo una piccola comunità” (circa 3000 i lucani in Venezuela, la metà nella capitale), gli immigrati dalla Basilicata “hanno fra loro un livello di aggregazione molto forte e svolgono un grande lavoro di solidarietà”.
Davoli, che da quando ha assunto la funzione di Console ha “sempre cercato di promuovere convenzioni con l’associazionismo sul piano dell’assistenza sanitaria” perché “hanno un rapporto costi/benefici altissimo e permettono di aiutare centinaia di persone”, ha quindi dichiarato la disponibilità del Consolato a contribuire con fondi propri a potenziare la struttura ambulatoriale (dove oggi vengono assicurate prestazioni di medicina generale, endocrinologia, cardiologia e odontoiatria) con l’intento di permettere anche a tanti altri italiani di poter usufruire dei servizi sanitari erogati. Attraverso una intesa tra Consolato, Uffici della Giunta regionale, Commissione dei lucani all’estero e Federazione dei lucani di Caracas, si cercherà soprattutto di potenziare il settore della cardiologia, al momento inadeguato ed insufficiente rispetto alla domanda di prestazioni.
Il presidente Folino ha dichiarato la disponibilità della Regione sia a potenziare l’ambulatorio che a renderlo disponibile per altri italiani in difficoltà, secondo le procedure stabilite dal Governo italiano, e ha ringraziato il Console consegnandogli la medaglia di rappresentanza del Consiglio regionale della Basilicata.
Oggi esistono tre ambulatori per gli italiani in Venezuela: oltre a quello dei lucani (che assiste circa 50 corregionali indigenti indicati dal Consolato e agli altri italiani offre tariffe speciali) c’è quello presso il Civ di Caracas e quello gestito dall’Associazione Campani.

Sconti per il turismo
La delegazione lucana si è proposta di promuovere la Regione Basilicata in Venezuela sul piano del turismo.
In questa direzione, ha informato dello stimolo dato al ‘turismo di ritorno’ attraverso un pacchetto di contributi diretto ai gruppi turistici organizzati e composti da un minimo di 25 lucani. Si tratta di una riduzione del 25% sul prezzo dei biglietti aerei e del 10% sul costo del pernottamento nelle strutture alberghiere, oltre ad un contributo di 1000 euro per un autobus destinato al prelievo e al ritorno in aeroporto e al trasporto interno alla Regione durante la vacanza. Analoghi contributi, ma ridotti, sono previsti per i gruppi di turisti non lucani.

Lucani nel mondo
La delegazione guidata dal Presidente Folino durante questo breve viaggio ha visitato, oltre a quelle del Venezuela, le collettività lucane del Perù e del Paraguay.
A Lima, dove “quella lucana è l’unica associazione regionale italiana” e dove “si è creato un feeling grazie al fondo degli investimenti italoperuviano”, è stato presentato un progetto di cooperazione relativo al latte d’asino che vede il Perù occuparsi della produzione e la Basilicata della trasformazione e commercializzazione dei prodotti latticini. Tutto, ha spiegato Folino, con una “politica inclusiva delle comunità peruviane”.
In Paraguay, invece, oltre ad assistere al “II Forum mondiale delle donne lucane” la delegazione si è focalizzata sulla prossima intesa che verrà firmata tra i due Governi e che consentirà concretamente agli oriundi italiani di avere la doppia cittadinanza e il passaporto italiano.
La comunità lucana all’estero si concentra attorno a 170 associazioni in 21 Paesi del mondo. È la prima volta che un Presidente del Consiglio regionale della Basilicata visita il Venezuela ma i presidenti delle Associazioni e delle Federazioni si recano periodicamente in Italia per mantenere saldi i rapporti e il Presidente della Commissione regionale lucani all’Estero ogni 3-4 anni fa tappa in Venezuela (l’ultima volta fu tre anni fa, cinque in visita ufficiale). L’anno scorso una delegazione lucana ha visitato Montevideo, Santiago del Cile, Buenos Aires e Rosario, mentre nel 2013 si recherà a Panama, in Equador e in Colombia.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

venerdì 11 maggio 2012

Carcere, 'La Planta' in guerra


Sono passati otto mesi dal massacro
nel cercere 'El Rodeo' ma nelle prigioni
venezuelane la situzione resta fuori controllo.

CARACAS - "El Chingo", "Mohamed" "El Ronald" e "El Niño" sono quattro dei cinque boss della prigione 'La Planta' (Centro de Reeducación y Trabajo Artesanal de El Paraíso, stato Miranda) che da 20 giorni tengono in scacco il governo venezulano non permettendo il trasferimento dei prigionieri del centro penitenziario, che dovrebbe venire abbattuto. Extraufficialmente, i boss si negano a lasciare 'La Planta' perché non vogliono perdere il bottino di cui dispongono all'interno. I boss starebbero discutendo sulla possibilitá di dialogare con le forze dell'ordine, alcuni si direbbero assolutamente contrari.
I 'pranes' - cosí si chiamano i detenuti che detengono il potere all'interno di un carcere - mantengono in ostaggio circa 1600 persone al'interno della struttura che é ormai teatro di violenti scontri armati, con morti (parlano di 3) e feriti. Ogni capo ha a disposizione una ventina di prigionieri che assicurano la sua incolumitá fisica.
Carlos Nieto Palma, direttore della ong 'Una ventana a la Libertad' ha informato che i reclusi de 'La Planta' sono in possesso di granate, mitragliatrici e pistole ed ha raccomandato alle autoritá di agire con prudenza. 


L'area che circonda il carcere é stata chiusa al traffico e non si permette l'entrata ai giornalisti. Chiuse anche le scuole vicine, per la sicurezza degli alunni. Pochi giorni fa un uomo residente in un edificio con vista sulla prigione é stato ucciso da un proiettile proveniente dal penitenziario, che lo ha colpito alla testa. Ai detenuti con permesso lavorativo giornaliero, che dovrebbero ritornare in cella ogni sera dopo il lavoro, non é concesso rientrare in carcere. Attualemente sono liberi.
La ministro per gli Affari penitenziari, Iris Valera ha affermato che non é in programma un intervento militare e si é detta fiduciosa nel buon esito della vicenda. É stata fortemente criticata da settori della popolazione ed accusata di negare la gravitá della vicenda in corso.

I detenuti utilizzano la pagina Facebook 'Rodeo II la realidad', la stessa usata durante gli scontri nel carcere El Rodeo, per diffondere fotografie e informazioni. http://www.facebook.com/#!/pages/RODEO-II-LA-REALIDAD/184282118292443


giovedì 10 maggio 2012

Rapito 84enne italiano, sequestratori si danno alla fuga

CARACAS – Sequestrato con la domestica, riesce a salvarsi grazie all’intervento congiunto dell’Esperto Antisequestri dell’Ambasciata italiana e del Cicpc. È accaduto ieri a Nicola Cavallo, classe 1931, originario di Savoia di Lucania.
Sono le 8 del mattino quando l’anziano connazionale si trova nella sua casa di campagna a Caucagua (Stato Miranda) – dove risiede dal lunedì al venerdì – in attesa della donna di servizio. Visto che quest’ultima tarda ad arrivare, Cavallo decide di andare a prenderla a casa sua, nel centro della cittadina.
Mentre conduce la sua automobile lungo la strada di ritorno, con a fianco la domestica, due jeep gli bloccano la strada. Un piccolo gruppo di malviventi scende e con la forza costringe lui e la donna a salire a bordo di uno dei due veicoli. I sequestratori chiedono, in cambio della liberazione del connazionale, la somma di 100 milioni di BsF.
La nipote di Cavallo, informata dei fatti dai famigliari residenti in Venezuela, denuncia il sequestro dello zio all’Unità di crisi della Farnesina che alle 4 del mattino telefona all’Esperto Antisequestri dell’Ambasciata d’Italia a Caracas. Quest’ultimo, a sua volta, si mette in contatto con la polizia locale. Iniziano le ricerche.
La polizia esplora la zona del rapimento e le aree vicine. Nel frattempo i malviventi – che mantenevano il connazionale e la sua domestica sequestrati in una stamberga di una zona popolare – si rendono conto che la polizia sta perlustrando la zona e si avvicina sempre di più. Sentendosi braccati, decidono di abbandonare le loro vittime e si danno alla fuga.
Per il prolungato silenzio che improvvisamente lo circonda, Cavallo si accorge della ritirata dei suoi rapitori e, dopo una prudente attesa, decide di scappare con la donna. Con mezzi di fortuna arriva a Caucagua, dove subito si dirige all’ufficio della polizia locale.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

Maracaibo, 36 italiana sequestrata. Madre: "Non abbiamo i soldi per pagare un riscatto"


CARACAS – Sequestrata una connazionale a Maracaibo, nello Stato Zulia. Si tratta di Gina Silvana Bortolotti, 36 anni, intercettata ieri da quattro malviventi armati di fucili d’assalto all’uscita dall’autoricambio “Autorepuestos Bonino” di proprietà del padre, in cui lavorava come impiegata.
Secondo quanto dichiarato alla ‘Voce’ dal Console d’Italia a Maracaibo, Fernando Curatolo, che appena saputo della tragedia ha telefonato a casa Bortolotti, i delinquenti non hanno ancora preso contatto con i familiari della donna per chiedere un riscatto. La vittima è madre di due bambini, di 12 e 14 anni.
Stando alle testimonianze raccolte e alla ricostruzione fatta dalla Commissario Odalis Caldera, responsabile dell’ufficio “Seguridad y orden Público” dello Stato Zulia, tutto è avvenuto velocemente.
Dopo la chiusura del negozio specializzato nella marca Fiat, poco dopo le 18, la connazionale sarebbe salita a bordo della sua automobile, una Honda CR-V dorata targata PAM 67R parcheggiata lì vicino, nella strada Santa Elena 86A con Avenida 13, quartiere Belloso. Subito la sua portiera veniva urtata da una Trail Blazer verde dalla quale sarebbero scesi quattro uomini con armi da guerra, due di loro incappucciati, alcuni in tuta mimetica e altri vestiti di nero forse per sembrare un gruppo insurgente e intimorire maggiormente la vittima. La madre di Gina, Silvia Bortolotti, che stava salutando la figlia all’uscita dell’autoricambio, sarebbe stata subito presa con la forza e buttata al suolo. Uno dei malviventi gli avrebbe schiacciato la testa a terra con uno stivale mentre gli altri, con la minaccia delle armi, obbligavano la Bertolotti a salire sulla loro vettura e a sdraiarsi sul sedile posteriore.
L’urto delle due auto richiamava la curiosità dei due impiegati dell’autoricambio e dei passanti che però venivano dissuasi dall’avvicinarsi da alcuni colpi di AK 47 sparati in aria dai sequestratori.
A quanto sembra, la vettura dei sequestratori era parcheggiata da più di mezz’ora davanti ad un negozio vicino, il “Pastelitos Pipo”. I delinquenti l’avrebbero messa in moto e fatta partire a tutta velocità una volta che la Bertolotti si trovava a bordo del suo veicolo, subito preso di mira. L’automobile, rubata a marzo nella città di Valencia, è stata abbandonata nella strada 87 Veritas, tra Santa Rita e Bella Vista, a pochi metri dal luogo del sequestro, e sostituita con un’altra.

La madre della vittima: “Liberate Gina,
non abbiamo i soldi per pagare un riscatto”

“Per favore, liberate mia figlia, non abbiamo soldi” ripete incessantemente ai giornalisti Silvia Bortolotti, madre della connazionale rapita. Anche la Commissario Odalis Caldera si dice stupita della tipologia di vittima scelta dai sequestratori.
- La cosa strana è che l’autoricambio in cui lavorava Gina Bortolotti è un negozio familiare, è gente che vive giorno per giorno – ha spiegato -. Non godono di una posizione economica importante.
Gina Silvana Bortolotti si è separata due anni fa e ora vive sola con i suoi due figli, di 12 e 14 anni. Studiava Nutrizione e Dietetica ma ha dovuto lasciare gli studi per farsi carico dell’autoricambio del padre, la cui salute si era deteriorata.
- Il mio Nino (il padre di Gina) ha avuto un ictus tre anni fa ed è rimasto molto tempo ricoverato in ospedale – racconta Silvia Bortolotti -. La copertura dell’assicurazione sanitaria è finita in pochi giorni e abbiamo dovuto vendere praticamente tutto quello che avevamo per poter coprire le spese. Non abbiamo più niente, attualmente viviamo con i crediti che ci concedono le imprese, non abbiamo denaro per pagare un riscatto.
Poi l’ultimo messaggio ai rapitori e alla figlia:
- Ai sequestratori: vi benedico nel nome di Cristo e vi chiedo che perfavore liberiate mia figlia, non fate del male alla mia
piccola, vi prego. E a mia figlia dico di stare tranquilla perché Dio non ti abbandonerà, uscirai bene da tutto questo, devi solo essere forte e tutto finirà bene.

Proseguono le indagini


L’Esperto Antisequestro dell’Ambasciata d’Italia, contattato dalla cognata della vittima, si è prontamente attivato e prosegue le indagini in collaborazione con gli agenti del Cicpc (Corpo di investigazioni scientifiche, penali e criminalistiche) dello Zulia, in testa il Comandante Juan pablo Morroy.
- Noi abbiamo l’Esperto antisequestro, poi ci sono gli organi preposti delle autorità venezuelane che hanno molta esperienza e sanno bene come agire – spiega speranzoso il Console Curatolo.
Commissioni dei diversi corpi di polizia hanno circondato il settore Tierra Negra, dove vive la connazionale, per evitare che i sequestratori escano dall’area con la vittima.
La famiglia Bertolotti non era mai stata oggetto di estorsione e nessuno dei suoi membri aveva ricevuto minacce.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

mercoledì 9 maggio 2012

Festival Europeo del Piano, Taskayali: “Impressionato dal talento de ‘El Sistema’”

Il pianista italiano Francesco Taskayali
CARACAS - “L’Unione Europea è nata come accordo economico ed è fantastico che finalmente oggi esista una Europa unita anche a livello artistico”. Ha le idee chiare il compositore romano Francesco Taskayali, 20 anni, che in questi giorni sta rappresentando l’Italia al “Festival Europeo del Piano 2012 - Giovani talenti celebrando l’Europa”. Una kermesse, questa, organizzata dalla delegazione dell’Unione Europea in Venezuela insieme alle Ambasciate e agli Istituti di Cultura per festeggiare la “Giornata dell’Europa” che si celebra oggi e che raccoglie a Caracas cinque giovanissimi pianisti rinomati a livello internazionale provenienti da Germania, Spagna, Francia, Polonia e naturalmente Italia.
- Non si tratta solo di proporre, mostrare - ha spiegato ieri in conferenza stampa la Direttrice dell’Istituto Italiano di Caracas, Luigina Peddi - ma si tratta di un vero scambio che unisce il meglio dell’Europa all’eccellenza della musica venezuelana: il Sistema di Orchestre del Maestro Abreu.
Alla sua prima apparizione al Festival, ieri sul palcoscenico della Sala Simón Bolívar del Centro de Acción Social por la musica, Taskayali si è esibito con Orquesta Sinfónica de Juventudes Francisco de Miranda, diretta dal Maestro Andrés Gonzales, con cui ha proposto due Concerti per piano e orchestra di Ludovico Einaudi - “Divenire” e “Primavera” - ed un fuoriprogramma: i suoi brani “Addio al terminal” e “È sera”, quest’ultimo composto a soli 13 anni.
- Non sapevo come chiamarlo - racconta scherzoso alla Voce - ho guardato fuori dalla finestra ed era sera. E l’ho chiamato così, semplicemente “È sera”.

Orquestra Sinfonica de Juventudes Francisco de Miranda
diretta dal Maestro Gustavo Dudamel
Il musicista suonerà “Instambul”, da lui composta, oggi all’Associazione Culturale Humboldt per un concerto ad invito e domani si esibirà con gli altri quattro invitati al Festival nella Plaza Bolívar di Chacao (18.30) dove proporrà l’opera “Iris”, che porta la sua firma. Sarà un concerto speciale a cielo aperto - pioggia permettendo - perché, come ha spiegato la pianista spagnola Judith Jáuregui, “la nostra non è un’arte per eletti, bisogna ‘mettere i jeans’ alla musica classica”. Le composizioni di Taskayali, madre italiana e padre turco, si caratterizzano per fondere la melodia italiana con quella di altri Paesi, soprattutto mediterranei, e ritmi diversi quali il jazz. Un essere ‘europeo’ e ‘internazionale’ che il pianista riflette sul piano musicale ma anche nella sua traiettoria di studi, dato che parallelamente agli esercizi al pianoforte frequenta la Facoltà di Scienze politiche.
Francesco Taskayali - che spera in altri scambi culturali e musicali tra l’Italia, l’Europa e l’America latina - è rimasto impressionato dal talento dei giovani musicisti del ‘Sistema Abreu’.
- Sapevo che si trattava di ragazzi molto dotati - ha spiegato in conferenza stampa - ma pensavo che alle prove ci sarebbe stato qualche errore o alcune imperfezioni, anche perché si tratta di adolescenti di 16-17 anni. Invece quando li ho sentiti suonare mi sono stupito della loro eccellenza: le prove erano già un concerto, sembrava di essere ad un vero concerto di Einaudi!
Alla conferenza stampa di ieri erano presenti Antonio Cardoso Mota, Capo della delegazione dell’Ue; la pianista tedesca Alexandra Schmiedel accompagnata da un rappresentante dell’Ambasciata delle Germania, Christoph Sander; la pianista spagnola Judith Jáuregui con l’Ambasciatore della Spagna, Juan Serrat Wenca Romero; il pianista francese Guilaume Vincent con l’Ambasciatore della Francia, Jean Marc Laforet; l’Ambasciatore polacco Jacek Hinz (il pianista Marek Bracha sarebbe arrivato nel pomeriggio).
Il Capo della delegazione dell’Unione Europea ha voluto sottolineare come il Festival - attraverso il linguaggio universale della musica - permetta di stringere ancora di più i rapporti tra l’Europa e il Venezuela. L’Ambasciatore spagnolo ha parlato invece del Sistema di Orchestre, “fabbrica di talenti”, sottolineandone la “importanza per la musica del Venezuela e del Mondo, ma anche per la società venezuelana” grazie al suo lavoro artistico e insieme sociale. Il suo pari francese, seguendone la scia, ha espresso la speranza di importare il modello Abreu anche nelle zone più svantaggiate del suo Paese.
Víctor Rojas, Direttore di produzione, Promozione e Sviluppo della Fundación Musical Simon Bolívar, ha risposto affermando che i Paesi dell’Europa possono contare sul completo appoggio de ‘El Sistema’ ad iniziative come il Festival del Piano e si è detto disposto, a nome della Fondazione, a riproporre l’evento anche nei prossimi anni.
Il Festival Europeo del Piano si concluderà quasta domenica con l’esibizione della spagnola Judith Jáuregui, al suo debutto in America latina, che suonerà “Noches en los jardines de España” accompagnata dalla Sinfonica Simon Bolivar de Venezuela. L’Orchestra sarà diretta dal Maestro Diego Matheuz, oggi Direttore del Teatro ‘La Fenice’ di Venezia.
Ma le occasioni per celebrare l’Europa non si esauriscono. Il 19 maggio - anticipa Antonio Cardoso Mota - nel quartiere di Chacao a Caracas si inaugurerà un Festival gastronomico (ore 16) che comprenderà manifestazioni artistiche dei vari paesi europei (delegazioni dal Belgio, dall’Ungheria, il flamenco spagnolo) e un “Paseo gastronomico” in 27 locali, bar e ristoranti della Capitale che resteranno aperti per permettere al pubblico di gustare la “ricchezza della diversità” dei sapori della cucina europea.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

Articoli precedenti: Claudio Abbado trapianta El Sistema in Italia:
http://monicacaracas.blogspot.com/2010/03/claudio-abbado-trapianta-in-italia-il.html

lunedì 7 maggio 2012

Ambasciatori di Venezuela e Cuba in Sardegna. Rodriguez: "Turismo sarà nostro petrolio bianco"


CAGLIARI - Visita a Cagliari degli ambasciatori di Venezuela e Cuba che il 3 e 4 maggio hanno incontrato le autorità cittadine.
Il sindaco Massimo Zedda ha ricevuto nel suo ufficio Julian Isaias Rodriguez Diaz, ambasciatore del Venezuela, con il quale ha parlato della crisi che ha investito l'Italia e l'Europa per poi analizzare con il diplomatico la possibilità di realizzare un primo interscambio sociale e culturale tra l’Isola e il Paese bolivariano (venezuelani in Sardegna e sardi in Venezuela), diretto allo sviluppo del turismo e del settore agroalimentizio, in cui l’Isola del Tirreno vanta un notevole know-how.
- Noi abbiamo le più grandi riserve di petrolio del mondo ma ora vogliamo lavorare affinché, per esempio, il turismo si trasformi nel nostro ‘petrolio bianco’ - ha spiegato Rodriguez -. Si tratta di una rivoluzione senza armi, vogliamo cambiare lo stato delle cose cercando la maggior somma di felicità possibile per i nostri popoli.
L'ambasciatrice della Repubblica di Cuba, Milagros Carina Soto Aguero, ha voluto sottolineare come la Sardegna sia la regione con la più alta densità di cubani.
- Un buon motivo - ha detto la diplomatica incontrando il sindaco - per iniziare proprio da Cagliari un interscambio culturale e commerciale.
La delegazione ha poi visitato la seconda raffineria più grande d’Italia, la Saras (che porta avanti da tempo una politica di salute e sicurezza ecosostenibile e dà lavoro a più di mille persone) e l’impresa Akhela, specializzata in tecnologie dell’informazione e comunicazione.
I due ambasciatori si sono infine diretti a Ghilarza per rendere omaggio ad Antonio Gramsci, nella sua casa natale.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

La ‘Tosca’ di Puccini al Teresa Carreño di Caracas

CARACAS - Un fine settimana all’insegna della lirica italiana: a proporlo è l’Orchestra Sinfonica del Venezuela che venerdì sera e domenica pomeriggio farà risuonare nel Teatro Teresa Carreño di Caracas le arie della ‘Tosca’ di Giacomo Puccini.
La direzione musicale del melodramma sarà a carico del Maestro Carlos Riazuelo, tra le bacchette più rinomate di tutta l’America latina. Sul palcoscenico importanti cantanti lirici venezuelani come la soprano Sara Catarine (nel ruolo di Floria Tosca), il baritono Gaspar Colón Moleiro (Barone Scarpia) e il tenore Robert Girón (Mario Cavaradossi), accompagnati dal ‘Coro de Ópera Teresa Carreño’ e dal ‘Coro de Niños Cantores del Núcleo Los Teques’.
L’appuntamento è venerdì sera alle 19.30 e domenica alle 17 nella Sala Ríos Reyna del Teresa Carreño.

"Tosca"
Tosca è un'opera lirica in tre atti, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. A sfondo religioso e politico, mutua la propria trama dall’omonima pièce del drammaturgo francese Victorien Sardou, andata in scena per la prima volta, nel novembre 1887, a Parigi, al Théatre de la Porte-Saint-Martin. Giacomo Puccini ebbe modo di vedere questo spettacolo, interpretato dalla “divina” Sarah Bernhardt, nel febbraio e nel marzo 1889, sui palcoscenici di Milano e Torino, e nuovamente, nel ottobre 1895, a Firenze. Il debutto si ebbe il 14 gennaio 1900, al teatro Costanzi di Roma. Da allora la vicenda d’amore e morte di Floria Tosca e Mario Cavaradossi, intrecciata al contesto politico tardo-settecentesco della restaurazione papale, è diventata una delle più amate e rappresentate del repertorio, anche grazie alla dirompente energia drammatica posseduta dalla musica, delle quali sono emblematiche le tre romanze più celebri (una per atto): «Recondita armonia», «Vissi d'arte», «E lucevan le stelle».
Tosca è stata l'ultima opera che Maria Callas ha interpretato sul palcoscenico. Era l'inaugurazione della stagione lirica 1965 al Covent Garden.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

Festival Europeo del Piano, sul palco il 20enne romano Taskayali


Da domani e fino a domenica sui palcoscenici di Caracas cinque giovani pianisti europei, accompagnati dal prestigioso sistema di orchestre del Venezuela per festeggiare la Giornata dell’Europa (9 maggio)


CARACAS – Sarà il giovane compositore romano Francesco Taskayali, solo 20 anni, a rappresentare l’Italia al “Festival Europeo del Piano 2012”, dall’8 al 13 maggio, organizzato dalla delegazione dell’Unione Europea in Venezuela insieme alle Ambasciate e agli Istituti di Cultura per celebrare la Giornata dell’Europa che si celebra mercoledì 9 maggio.
L’appuntamento è per domani pomeriggio alle 17, quando sul palcoscenico della Sala Simón Bolívar del Centro de Acción Social por la musica, a Caracas, Taskayali e la tedesca Alexandra Schmiedel si esibiranno accompagnati dalla Sinfónica de Joventudes Francisco de Miranda, diretta dal Maestro Andrés Gonzales. Alexandra Schmiedel proporrà il Concerto per piano e orchestra in la minore Op.16 di Edvard Grieg, mentre Francesco Taskayali bisserà Ludovico Einaudi con i Concerti per piano e orchestra ‘Divenire’ e ‘Primavera’.
Taskayali suonerà anche durante uno speciale concerto a cielo aperto che riunirà ai cinque pianisti invitati al Festival - provenienti da Germania, Spagna, Francia, Polonia e naturalmente Italia - negli spazi della Asociación Cultural Humboldt (per assistervi è necessario l’invito).
Taskayali, nato a Roma il 4 luglio 1991, inizia il suo cammino musicale all’età di 7 anni quando, a Sermoneta, il maestro Massimo Gentile gli imparte le lezioni di pianoforte. Frequenta il Conservatorio Statale di Musica di Latina. Ispirato da Nyman ed Einaudi, a soli 13 anni compone la sua prima opera - “E’ Sera” - esibendosi al liceo italiano di Istanbul, città dove ha vissuto per anni. Nel 2010 pubblica l’album “Emre”, minimalista e fortemente emotivo, e suona per la Confcommercio aggiudicandosi il premio come “Pianista Indipendente 2010”. Nel 2011 pubblica un secondo album, questa volta dedicato alla sperimentazione sul jazz e i ritmi dispari. Presenta le sue composizioni in numerosi concerti ed esibizioni in Italia - in particolare a Roma, Torino, Spoleto, Marina di Riposto - ma fa conoscere la sua musica in Europa e oltreoceano, esibendosi in Germania, Grecia, Romania, Regno Unito, Indonesia, America.
Indirizzo: Boulevard Amador Bandayan de Quebrada Onda, Los Caobos, vicIno alla stazione della metropolitana Colegios de Ingenieros.
Per informazioni: www.facebook.com/pianoeuropeo e @pianoeuropeo. Entrata libera.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

L’Umanità in guerra in mostra a Maracaibo. Espone l'italiano Franco Pagetti

CARACAS – “L’umanità in guerra” è il titolo dell’esposizione fotografica che il Comitato Internazionale della Croce Rossa e la Cruz Roja de Venezuela inaugurano domani, alle 15, nel Centro de Arte de Maracaibo Lía Bermúdez, per celebrare il 149esimo anniversario della battaglia di Solferino e della creazione della Croce Rossa.
La mostra che fa tappa nella ‘Sala de Museo 3’ del Centro artistico zuliano è in giro per il mondo dal 2009. L’obiettivo è quello di mostrare la sofferenza umana causata dai conflitti armati e dalle situazioni di violenza dal 1860 ad oggi. I 42 scatti esposti sono di cinque premiati fotografi - James Nachtwey, Antonin Kratchovil, Ron Haviv, Christopher Morris e l’italiano Franco Pagetti - che insieme hanno anche dato vita al volume “L’Umanità in guerra”.
Pagetti ha catturato, con il suo obiettivo, storie d’incredibile eroismo e efferata brutalità sugli scenari di guerra di tre continenti. Dal gennaio del 2003 ha seguito il conflitto in Iraq, da Baghdad, in assignment per Time Magazine. Le sue immagini hanno documentato gli orrori della guerra, la speranza dopo la caduta di Saddam Hussein, la nascita di gruppi insurrezionali e terroristi e in tempi più recenti, l’inesorabile capitolazione verso una cruenta guerra civile.
Pagetti esercita la professione di fotoreporter dal 1997 e il suo lavoro si è concentrato prevalentemente sulle guerre: Afghanistan (1997, 1998, 2001), Kosovo (1999), East Timor (1999), Kashmir (1998, 2000 e 2001), Palestina (2002), Sierrra Leone (2001) e Sudan meridionale (1997) ma ha lavorato anche in India, Città del Vaticano, Cambogia, Laos, Indonesia, Arabia Saudita e in Italia.
Oltre che da Time Magazine, ha avuto incarichi da testate come Newsweek, the New York Times, The New Yorker e Stern. Le sue foto sono state pubblicate da Le Figaro, Paris Match, The Times of London, The Independent, e dalla Days Japan Magazine.
Dal suo lavoro scaturisce la convinzione che la guerra e le sue conseguenze, si ripercuotano massivamente pressoché sempre allo stesso modo, a prescindere dalla posizione geografica e dai diversi ambienti sociali.
Oltre che dalle fotografie, l’esposizione è composta anche da immagini che riflettono il lavoro della Cruz Roja venezuelana negli stati Zulia, Apure e Táchira.
I visitatori possono essere accompagnati lungo la mostra dai volontari della Cruz Roja dello Zulia, in funzione di guida. Esposizione aperta fino al 17 giugno.
(Monica Vistali/La Voce d'Italia)

giovedì 3 maggio 2012

Genova, ristrutturato busto di Simòn Bolívar


Sindaco di Genova: “Spero che in questo nuovo svegliarsi dei popoli ci siano tanti Bolívar”. L’Ambasciatrice alla FAO: “Alba, Unasur e Celac sono una nuova tappa di liberazione”

CARACAS - Dopo aver svelato a febbraio un busto di Simón Bolívar nel capoluogo lombardo, il Console generale del Venezuela a Milano, Gian Carlo Di Martino ha bissato in Liguria presentando al pubblico di Genova la statua del Libertador fresca di ristrutturazione. Una reinaugurazione fortemente voluta dal Consolato - che si è incaricato del restauro - ma anche dal Comune di Genova, che si è detto disposto a realizzare i lavori di mantenimento che il monumento richiederà in futuro.
Il busto in marmo dell’eroe venezuelano - realizzato da un artista di Massa Carrara, in Toscana - si trova nei “Giardini Simon Bolivar” di Genova-Quarto: 239 metri quadrati con sette spazi floreali donati al Comune nel 1987 dal Venezuela e da un gruppo di imprenditori italo-venezuelani. “La mia ambizione è la felicità del Venezuela e di tutta l’America, se fosse possibile”, si legge sulla targa dell’opera.
All’evento erano presenti Gladys Urbaneja, Ambasciatrice del Venezuela alla Fao; il Sindaco di Genova, Marta Vincenzi; rappresentanti di organizzazioni quali ‘Casa America’, ‘ Mela di Vetro’, ‘Asociación de Venezolanos’, ‘Asociación de Mujeres Venezolanas en Génova’.
Dopo gli inni nazionali di Italia e Venezuela, il primo cittadino del capoluogo genovese ha sottolineato l’importanza di restaurare il busto di un visionario come Simón Bolívar, universalmente noto per il suo decisivo contributo all’indipendenza di numerosi Paesi sudamericani (oltre alla sua patria, Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama e Perù).
- Già all’inizio dell’Ottocento - ha ricordato Vincenzi - Bolívar parlava di integrazione, relazioni paritarie tra Paesi al posto di un gruppo di Paesi dominanti che schiacciano gli altri. Quante cose orribili non avremmo dovuto vivere dopo la sua morte se avessimo seguito le idee che stavano alla base delle sue azioni - ha commentato -. Spero che in questo nuovo svegliarsi dei popoli ci siano molti Simón Bolívar.
L’ambasciatrice Gladys Urbaneja, nel suo intervento, ha spiegato come i processi d’integrazione dell’Alleanza bolivariana dei popoli della Nostra America (Alba), così come qualli portati avanti da organismi quali Unasur e Celac, costituiscano una nuova tappa di liberazione dai meccanismi d’esclusione e sfruttamento che storicamente hanno caratterizzato la relazione del Venezuela e dell’America latina con i Paesi più sviluppati.
- I venezuelani stanno ripagando adeguatamente gli sforzi compiuti dal Libertador e dagli altri eroi dell’indipendenza latinoamericana - ha dichiarato -. Le forze collettive di organizzazione sono la maggior espressione del potere di trasformazione sociale e di partecipazione politica nell’attuale percorso istituzionale del Venezuela.
Il Console Di Martino ha ricordato la figura storica di Simón Bolívar (“ha combattuto 472 battaglie, liberato sei nazioni, governato cinque Paesi, percorso con il suo esercito due volte la distanza coperta da Carlo Magno e tre volte quella di Annibale”) ricordando, come lo ha recentemente fatto la BBC di Londra definendolo “l’americano più importante del XIX secolo”, che “l’esercito che comandava non ha mai conquistato, ha solo liberato”.
- La sua lotta continua con i progetti del governo bolivariano con alla testa il Presidente Hugo Chávez - ha commentato – che come il Libertador non si è mai stancato di perseguire l’unione tra i nostri popoli americani. Il processo rivoluzionario che si sviluppa in Venezuela è ispirato a Simón Bolívar, a questo visionario che al Congresso di Angostura affermava che ‘il sistema di governo più perfetto è quello che produce la massima somma possibile di felicità, sicurezza sociale e stabilità politica. Oggi - ha concluso -posso dire con orgoglio che questo pensiero in Venezuela diventa realtà.
Ad ospitare monumenti dedicati a Simón Bolívar, già le città di Roma, Napoli, Milano e L’aquila. Le piazze che portano il suo nome sono sparse in tutto il mondo: dall’America latina all’Egitto, dagli Stati Uniti all’Iran, oltre a vari Paesi europei quali Spagna, francia, Inghilterra e, ovviamente, Italia. (Monica Vistali)