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giovedì 8 marzo 2012

Italia, tutti contro il Venezuela di Chavez

di Monica Vistali

L'ambasciata venezuelana in Italia organizza con l'appoggio di Roma Capitale una giornata in ricordo della rivolta popolare del 1989 in Venezuela, con tanto di film e mostra fotografica. E scoppia la polemica. Gli antichavisti in Italia s'infuriano, il Pd avanza una interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri, sul web s'infittiscono le critiche. La ragione? Non si considera giusto avvallare un 'omaggio' al "dittatore" Hugo Chavez, non considerando la libertà del Venezuela di ricordare le date che hanno cambiato la sua storia. Come la nostra Ambasciata, d'altro canto, organizza oltreoceano numerosissimi eventi per ricordare l'Unità d'Italia.


CARACAS - Il deputato del Pd, Giulio Santagata ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri Giulio Terzi relativamente alla mostra fotografica “Risveglio Rivoluzionario. Il popolo contro il neoliberalismo”, organizzata dall’Ambasciata venezuelana in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Culturali di Roma Capitale e il Nuovo Cinema Aquila. L'esposizione, insieme al documentario "Dalla concertazione allo sconcerto" di Liliane Blaser, ricordava, a 23 anni di distanza, il “Caracazo”: la violenta rivolta popolare scoppiata il 27 febbraio 1989 contro l’allora presidente Carlos Andres Perez e gli accordi firmati con il Fondo monetario internazionale (e con questi l'imposizione di durissime misure di austerità che fecero esplodere il diffuso malessere sociale, cresciuto in un decennio di continuo deterioramento delle condizioni di vita soprattutto dei meno abbienti).

- Chiediamo di sapere se corrisponde al vero quanto pubblicato dal sito www.microtalk.it, a proposito della mostra dedicata al dittatore Hugo Chavez organizzata dall’Ambasciata del Venezuela in collaborazione con il Comune di Roma - afferma il parlamentare -. In questo caso vorremmo sapere se si ritenga opportuno celebrare un dittatore, condannato da tutte le Ong che si occupano di diritti civili, con una mostra ospitata a Roma, citta’ da sempre simbolo di democrazia, attenta e famosa per il rispetto dei valori e dei diritti fondamentali di tutti.
Immediata la replica dell'Ambasciata venezuelana.
- In relazione alle dichiarazioni dell'on. Giulio Santagata espresse in occasione dell'inaugurazione della mostra fotografica realizzata dall'ambasciata della Repubblica bolivariana del Venezuela presso la Repubblica italiana per commemorare il 27 febbraio del 1989, la nostra missione diplomatica preferisce pensare che si tratti di disinformazione politica più che di immaturità.

La polemica sul web
Santagata non è il solo a fare polemica e quando l'editorialista della Stampa Gianni Riotta si chiede "perché abbiamo questa fregola per i dittatori?" sono in molti a rispondere.
Chicco Testa giustifica l'appoggio di Roma Capitale agli eventi organizzati dall'Ambasciata venezuelana con un mix di "ignoranza, piaggeria, provincialismo, mancanza di principi e opportunismo" mentre Oliviero Toscani liquida il tema con un secco: "Agli italiani sono sempre piaciuti i duce, sia neri che rossi". Altri interpretano la scelta come strategica e legata a rapporti economici con il paese: "Semplicemente per meri interessi", o ancora, "perché si vorrebbe apparire equidistanti, o forse perché si ha paura delle loro ritorsioni". Andrea Armaro,infine, scrive: "Richiami, retaggi recenti, superficialità, ignoranza, ruffianeria, scambio di cortesia. C'è di tutto dentro. Lo abbiamo fatto con Castro, con Gheddafi, con Putin e prima ancora con Ben Ali in Tunisia".
Sulla pagina web di RomaToday, l'orientamento è un po' diverso.
Berck scrive che "Il Pd forse dimentica i dittatori che loro stessi, quando non si chiamavano propriamente Pd ma altrimenti, hanno difeso. E mi sembra che, fra Stalin e Chavez, di distanza ve ne sia abbastanza...". Mario ricorda giustamente ai lettori che Hugo Chávez "governa avendo vinto numerose tornate elettorali e referendarie sulla cui regolarità non vi sono dubbi" e si chiede "come si fa a blaterare di dittatore" quando "i signori del Pd sostengono il governo Monti, che non ha nessuna legittimazione democratica, non essendo frutto di alcuna votazione popolare".
Balmung, infine, crede che "Chavez ha fatto l'unica cosa sensata (e già applicata in altri paesi) cioè nazionalizzato e tolto poteri (e soprattutto le mani dalle casse dello stato) a banche ed organizzazioni internazionali" mentre "nella democraticissima europa (Grecia ed Italia in testa) le mani vengono messe nelle tasche del popolo".

Gli antichavisti in Italia
Dall'Italia dicono la loro anche le organizzazioni anti governative composte da venezuelani e italo-venezuelani che si autodefiniscono come "comunità venezuelana democratica, libertaria e nonviolenta in Italia".
Il Foro Siglo XXI, il Gruppo di Avignon II, Resistenza venezuelana in Europa e il Gruppo Airesven (gruppo di appoggio internazionale all'opposizione venezuelana) attraverso Blanca Briceño, che è stata la responsabile delle elezioni primarie della Mud a Milano lo scorso 12 febbraio, parlano di "altissimi indici di corruzione" e si chiedono quanto denaro è stato sborsato, e a chi,  per l'organizzazione degli eventi a Roma ed esprimono il timore che "l’Italia potrebbe essere considerata un punto di partenza di una campagna internazionale del regime dal’Europa contro il candidato unico della Tavola dell’Unità Democratica Henrique Capriles Radonsky".

Opinioni prevedibili. Celebrare la protesta di chi si è ribellato al neoliberalismo ed al Fmi, ricordare una sollevazione popolare repressa nel sangue dal governo Perez, non è una buona idea per la "comunità democratica libertaria e nonviolenta" (!) degli antichavisti che pretende di ristabilire in Venezuela le stesse condizioni che 23 anni fa hanno portato al Caracazo.

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