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domenica 26 febbraio 2012

Ambasciata venezuelana al Corriere della Sera: il Venezuela non è una dittatura!


CARACAS - L'ambasciatore del Venezuela in Italia, Isaías Rodríguez ha risposto qualche giorno fa ad un articolo apparso il 17 febbraio sul Corriere della Sera ("Quando Hollywood è anti-americana - Dal «terzomondista» Penn all'«iraniano» Stone: le superstar crociati delle cause perdute") in occasione della visita di Sean Penn nel Paese sudamericano, in cui si sottolineava la disponibilità delle stelle di Hollywood verso "governi dittatoriali" come quello del Venezuela.
Il diplomatico ha accusato l'autore, il giornalista Massimo Gaggi, di voler "tergiversare la realtà venezuelana" nel marco di una campagna di discredito internazionale, rimproverandogli un "radicalismo" che lo porta a raccontare in modo "totalmente unilaterale" non i fatti ma la sua visione personale della situazione politica venezuelana.


Scrive l'Ambasciatore:
"Nel 1998 il Presidente Hugo Chávez venne eletto democraticamente con più del 60% dei voti; posteriormente sono stati realizzati 14 processi elettorali (uno all'anno) avvallati e presenziati da organizzazioni internazionali e perfino dall'ex Presidente Usa, Jimmy Carter. L'opinione di Gaggi lascia intravedere una manifesta parzialità ed una poca conoscenza della situazione politica venezuelana o, ancora peggio, uno strumento in più del piano per squalificare, disinformare ed avversare con odio la vera realtà venezuelana: un processo socio-politico libero, sovrano, rivoluzionario, partecipativo, anti-oligarchico e assolutamente democratico".  

Uno stralcio dell'articolo:
Ma solo Stone, Penn e Michael Moore hanno portato il loro radicalismo fino al punto di raccontare storie in modo totalmente unilaterale. Dalla Cuba «paradiso» della sanità pubblica di Moore al regista di «Platoon» e «Nato il 4 luglio» che è addirittura arrivato a rifiutarsi di ascoltare le voci dei dissidenti quando, con «A Sud del confine», ha esaltato la figura del dittatore venezuelano Hugo Chávez. La «rinascita socialista» dell'America Latina narrata da Oliver Stone affascina anche Sean Penn, pure lui a suo agio tra Cuba, il Venezuela e la Bolivia di Evo Morales con quale si è fatto ritrarre pochi giorni fa, un poncho sulle spalle e l'elmetto da minatore in testa.
«Chissà perché tanta gente dello spettacolo si fa incantare da dittatori che presentano le loro scelte come ragionevoli e inoffensive» si chiede la National Review , organo della destra intellettuale. «C'è un termine per descrivere questo fenomeno: potemkinizzazione. Un processo al quale farà ora ricorso anche il regime cubano, in vista della visita del Papa».

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