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lunedì 6 febbraio 2012

Celarg: teatro senza freni nella vertigine della gioventù


Sesso, droga e adolescenti alla deriva in “La enfermedad de la juventud”, seconda prova di regia dell’attrice Diana Volpe. Il cantante lirico Domingo Balducci interpreta Alex  

di Monica Vistali

CARACAS - Desiré è stesa sul letto, morta. Overdose di cocaina. Sembra che dorma mentre ai suoi piedi la sua amica-amante Maria, a seno nudo sul palcoscenico, si abbandona a Federico, il ragazzo che le ha fornito la droga. L’amplesso si consuma violento. “Mordimi la gola, uccidimi” grida la ragazza in lacrime mentre recita ossessivamente stralci del Padre Nostro. Poi la luce in sala si abbassa; le grida si affievoliscono e resta solo un grande buio, un angosciante silenzio.


Così si chiude il delirio vertiginoso de “La enfermedad de la juventud”, seconda esperienza di regia per l’attrice italo-venezuelana Diana Volpe dopo le opere brevi di Tennessee Williams. Sul palcoscenico del Celarg di Caracas che ospita lo spettacolo anche l’oriundo Domingo Balducci, cantante lirico approdato prima al teatro musicale e poi, proprio sotto la direzione di Diana Volpe, al teatro di prosa.
- Ho iniziato a cantare nel coro dell’Università Simon Bolivar e pian piano sono passato ai musical, come “Cabaret” e “Jesus Christ Superstar” - ci racconta Balducci, il cui padre è originario di Bari -. Poi Diana Volpe mi ha contattato per avere lezioni di canto e dopo alcuni provini sono entrato a far parte della sua compagnia, la Hebu Teatro. Ho iniziato con una parte in “Háblame como la lluvia: Siete obras cortas de Tennessee Williams”.
“La enfermedad de la juventud” (1929), del drammaturgo bulgaro Ferdinand Bruckner, è una storia di desideri, ambizioni, frustrazioni. Un corto circuito asfissiante ambientato nella stanza di un ostello universitario dove tra orge, alcol, droga e baci saffici - la piece cede davvero poco alla censura - si consuma l’irrefrenabile ebrezza di sei giovani studenti di medicina che esplorano la vita, l’amore, la morale e il sesso. Tutto eccedendo il limite, qui ed ora, senza freni né misure.
- L’opera originale è ambientata nella Vienna degli anni ’20, appena dopo la Grande Guerra, ma l’idea di una gioventù persa in un mondo senza certezze né direzioni è assolutamente moderna - spiega Balducci -. Ci si domanda che senso abbia vivere la giovinezza in un mondo alla deriva. Come dice uno dei personaggi, “tutti dovremmo spararci a 17 anni perché solo l’infanzia è degna di essere vissuta”.


Nella piece, Desiré - sguardo accattivante e movenze seducenti - sembra rifiutare qualsiasi coinvolgimento emotivo ma corteggia Maria, la ‘brava ragazza’ del gruppo che cerca un rapporto duraturo con Pedro, fidanzato poeta e squattrinato che la tradisce con Irene per evadere da quella relazione troppo angusta in cui tutto è e deve essere programmato. Parallelamente c’è Federico, don Giovanni tutto alcol e cocaina, che senza compassione gioca al padrone con l’ingenua e grassottella Lucia, la cameriera che resta fagocitata dal rapporto sadomasochista.
Nella piece i corpi sono solo carne che si scontra, si mescola, si dissolve. L’amore aleggia ma resta irraggiungibile e ironicamente s’intravede solo nel personaggio di Lucia, che nell’affanno di soddisfare il suo amato Federico finisce per prostituirsi.


Ai margini del gruppo c’è Alex, il personaggio interpretato da Domingo Balducci. Abiti eccentrici e spinello in mano, Alex è l’amico che osserva, consola, somministra consigli. Beve, si droga e fa sesso con i compagni, ma non entra nel turbine mortifero che li attenaglia. “La vita scorre tra i poli del dolore e del sogno”, “Dimentica chi sei e scopriti” sono alcune delle sue massime.
- Alex è già laureato ed è il più anziano del gruppo - spiega l’attore alla Voce -. Non è stato facile interpretarlo perché il testo originale non tratteggia in modo approfondito i personaggi e quindi ogni attore deve costruire il proprio.


Una storia senza inizio e senza fine, quella di “La enfermedad de la juventud”, che finisce nel buio ed inizia ancor prima che gli spettatori siano entrati in sala. Nessun sipario: quando si apre la porta al pubblico Maria già sta spazzando la sua camera in vista della festa di laurea che lì ha organizzato. Ma la festa non si farà, il ragazzo che vuole sposare se ne andrà da lei, la sua amica morirà, finirà a letto con il bullo che tanto non sopporta. Tutto all’improvviso, tutto senza un senso, tutto impregnato di un grande vuoto. Perché “essere giovani è vivere in una zona di pericolo”, ma anche perché la gioventù, come scrive Bruckner nell’aprire l’opera, “è l’unica avventura della nostra vita”.

Note:
  • ‘Sala Experimental Sótano 3’ della Fundación Centro de Estudios Latinoamericanos Rómulo Gallegos (Celarg) di Caracas. Spettacoli fino al 26 febbraio (dal giovedì al sabato alle ore 20; domenica alle ore 18). La direttrice Diana Volpe, impegnata come attrice in “Ocho rubias platinadas”, sarà presente in sala solo il giovedì.
  • Sul palco con Domingo Balducci: Elvis Chaveinte, Rosanna Hernández, María Alejandra Rojas, María Gabriela Díaz, Javier Figuera e Nakary Bazán.
  • Fotografie di Nicola Rocco.


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