Visualizzazioni totali

venerdì 18 gennaio 2013

Mapuche, le trutrucas hanno suonato a vuoto.

Monica Vistali
CARACAS - Il grande incontro di mercoledì al Cerro Ñielol de Temuco, convocato dalle comunità indigene Mapuche per discutere le proprie rivendicazioni con lo Stato cileno, non ha dato i frutti sperati. Niente terra, niente autodeterminazione, niente smilitarizzazione del territorio. E, ciliegina sulla torta, il governo di Piñera continuerà ad utilizzare la Legge antiterrorista contro questi 'ribelli' che, in realtà, chiedono solo il rispetto dei Trattati stipulati con la Corona Spagnola durante l'epoca coloniale, in particolare quello che gli riconosce autonomia e sovranità su tutto il vasto territorio a sud del fiume Bio Bio.
Come inizia la tragedia Mapuche? La storia è presto detta. All'arrivo degli europei, i Mapuche reagiscono alle mire colonizzatrici con inimmaginabile forza. Forza di cui fa le spese perfino il conquistador Pedro de Valdivia, considerato il 'fondatore' del Cile, rapito e ucciso dagli indomiti indigeni sul piede di guerra contro gli invasori. Sono anni di lotta feroce e di resistenza, a seguito dei quali gli spagnoli, resisi conto dell'impossibilità di sottomettere militarmente i Mapuche, riconoscono loro la legittima autonomia (1641, Trattato di Killín). Un fatto più unico che raro nella storia dei popoli indigeni del continente.
In barba agli accordi, una volta diventato autonomo il Cile decide di espandere il suo territorio. Manda quindi i militari ad invadere il territorio mapuche, massacrando i suoi abitanti. Una vera e propria operazione di guerra denominata con un eufemismo 'Pacificazione dell'Araucanía' (1861-1883).
I Mapuche che sopravvivono finiscono in riserve indigene che, tutte insieme, costituiscono poco più del 6% del territorio ancestrale e che normalmente sono installate in una terra dal clima ostile. Il resto della terra, ormai di proprietà dello Stato cileno, finisce in mano ai nuovi coloni arrivati dall'Europa (36 mila nel 1901). Chi si ribella, muore. Basti pensare al 'Massacro di Ránquil', 1934, in cui 477 contadini e mapuche sono uccisi dall'esercito cileno per essersi sollevati contro gli abusi di chi amministra le neonate imprese di trasformazione del legno, impiantate in territorio indigeno. Durante il massacro oltre 500 persone vengono arrestate, ma solo 23 arrivao a Santiago per il giudizio. Le altre, presumibilmente, finiscono 'desaparecidas'.
Militari, respressione, mancato rispetto dei diritti umani e degli accordi stipulati. Invasione del territorio, sfruttamento delle risorse, inquinamento indiscriminato dell'ambiente ancestrale per fini di lucro. Oggi, il dramma Mapuche continua. Ma alla fine, il presidente dice che sono 'terroristi'...

Nessun commento:

Posta un commento