A Caracas il foro ‘Artiglieria di pensiero vs Fabbriche di menzogne’ per festeggiare i due anni del Correo del Orinoco. Sul palco gli inviati di Telesur: “Non stiamo con Gheddafi ma non accettiamo l’invasione straniera in Libia”. Piedad Cordoba: “In questa guerra mediatica Telesur ha un ruolo importantissimo”
Di Monica Vistali
CARACAS - Una tre-giorni per illustrare le “manipolazioni dei media” sul caso Libia e “contrapporre alle bugie” l'esperienza degli inviati della latinoamericana Telesur, unica televisione pubblica multistatale al mondo. Questo l'obiettivo del foro che ieri ha chiuso il ciclo di conferenze ‘Artiglieria di pensiero vs Fabbriche di menzogne’, organizzato negli spazi del Celarg di Caracas per celebrare il II anniversario del quotidiano venezuelano Correo del Orinoco.
Sul palco i due inviati speciali di Telusur Jordan Rodríguez e Rolando Segura, primi giornalisti stranieri ad arrivare in Libia, che per più di 4 mesi hanno seguito la guerra sul campo. Tra il pubblico che strabordava dalla sala, in parte costretto a stare in piedi o a terra, anche Piedad Cordoba.
L’ex senatrice colombiana, interlocutrice privilegiata tra governo Uribe e Farc, ha sottolineato come “nel cosiddetto 'primo mondo' o mondo 'civilizzato' si producono bugie” ed in questa “guerra mediatica” Telesur, nata da una “decisione visionaria del presidente Chàvez”, svolge un “ruolo importantissimo”. Le ha fatto eco il mediatore Ernesto Villega: “Eravamo nel bel mezzo di un bombardamento incessante di bugie. In questa desolazione è nata la Rivoluzione bolivariana e grazie a questa è sorta Telesur ed è risorto il Correo del Orinoco (creato da Simon Bolivar nel 1818 e rieditato due anni fa, ndr)”.
I due inviati di Telesur hanno detto di non stare dalla parte di Muammar Gheddafi ma di non accettare l’invasione straniera in Libia. La stessa posizione, sostengono, era quella degli scudi umani che hanno accerchiato il Palazzo presidenziale del raís per impedire l’occupazione dei ribelli e, di riflesso, della Nato.
È stato Jordan Rodríguez ad aprire il tema del trattamento mediatico del caso-Libia. Il venezuelano ha spiegato che “la guerra è uno strumento per vincere” e che quella in Libia è una “guerra di quarta generazione dove prima arrivano le telecamere e i giornalisti, poi le bombe”. “È stata una rivolta del Cnt o della Bbc e della Cnn?” si è chiesto.
“Eravamo a Roma e seguivamo preoccupati le notizie diffuse dai media, secondo cui le truppe fedeli a Gheddafi stavano massacrando civili nella Piazza Verde. Ci immaginavamo mamme con bambini bombardate dai lealisti ma arrivati sul posto non abbiamo visto nulla di tutto questo”.
“Quello del 24 febbraio su Tripoli - ha poi aggiunto - è stato un bombardamento mediatico. Mentre i media parlavano di bombe, noi riprendevamo una panoramica dei tetti e non c’era nulla”.
Rodríguez ha raccontato di giornalisti stranieri che mandavano ai propri Paesi notizie di bombardamenti ed aggressioni senza però uscire mai dall’hotel, affermando di avere ‘fonti sicure’. “Chiedevo il nome di queste fonti e sempre mi parlavano di misteriosi ‘Alì’.
L’inviato, ribattendo a speculazioni secondo le quali Telesur avrebbe ricevuto istruzioni dal governi venezuelano su come trattare le notizie della Libia, ha sottolineato che “l’unico ordine è stato: arrivate e riportate quello che succede”.
Il cubano Rolando Segura ha parlato della crisi umanitaria che vive la Libia enfatizzando la “ondata di razzismo” messa in moto dai “miti e dalle bugie dei media” e che oggi pervade il Paese che per primo ha lottato per l’unione africana. Un’azione di “pulizia etnica contro gli afrodiscendenti”, “relazionati a presunti mercenari al soldo di Gheddafi”.
Segura ha confermato le parole del collega sulla inesistenza dei bombardamenti dei lealisti su Tripoli, spiegando che l’informazione sarebbe partita da un messaggio Twitter di una tv araba poi ripreso dai media internazionali. “I primi morti sono stati gli uomini delle forze di sicurezza quando i ribelli hanno assaltato i centri di polizia per rubare le armi ed iniziare la lotta armata” ha detto.
L’inviato ha poi passato in rassegna alcune “menzogne dei media” sulla guerra in Libia.
Ha negato la distribuzione di dosi di viagra da parte del Colonnello per incitare i lealisti a violenze sessuali sui civili, ricordando come il video dello stupro diffuso come prova da alcuni media inglesi sia stato identificato come stralcio di un vecchio film pornografico. Ha citato il caso delle immagini dei libici in festa nella Piazza Verde che hanno fatto il giro del mondo ma che alcuni sostengono riprese in un set ricostruito in Qatar. “Me lo avevano detto giorni prima - racconta - ma non ci credevo”. E, ancora, i “danni collaterali” dei bombardamenti Nato. “Colpivano un edificio e i media riprendevano quello di fianco - spiega - un po’ meno distrutto”.
“Ho visto però grandi agenzie non prestare attenzione alle denuncie dell’utilizzo di bambini-soldato da parte del Cnt - spiega Segura -. Silenzio anche sulla cinquantina di aborti spontanei riportati ogni giorno all’Ospedale di Tripoli a causa degli aerei che, come a Gaza, rompono la barriera del suono e creano un boato simile a quello di un bombardamento”.
Quando il microfono è stato passato al pubblico, in molti hanno sottolineato come il Venezuela non sia nuovo a manipolazioni mediatiche. “Per noi non è strano vedere la realtà da una parte e i media dall’altra - ha detto uno spettatore -. Basta ricordare i fatti dello ‘paro petrolero’ e del golpe dell’11 aprile 2002”.
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