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lunedì 18 aprile 2011

Fateci odiare Chávez (ma a carte scoperte)


di Monica Vistali

Come scriveva Eduardo Galeano: il mondo alla rovescia.


Aprite Google.news Italia e immettete le parole 'Chávez' e 'silicone': da Vanity Fair al Corriere della Sera, troverete ben ventitré notizie che vi racconteranno l'ultima “crociata bolivariana” lanciata dal presidente venezuelano. Sì, perché la guerra di Chávez alla chirurgia estetica - tanto osannata dalle minorenni ma così “poco socialista” - sembra per i media una notizia da prima pagina, tanto che anche Studio Aperto all'inizio del mese scorso ha dedicato al tema un lungo servizio nel notiziario del primo pomeriggio (sic!), sottolineando come per il presidente venezuelano la fame e la miseria siano ormai problemi di secondo grado.
Ebbene, ognuno può dire la sua sulla rilevanza del silicone nell'agenda dei media globali e sul fatto che persino il New York Times si occupi delle opinioni del Comandante sul tema. Curioso però come bisturi e impianti abbiano soppiantato altre dichiarazioni, ben più importanti, del presidente criollo.
Tornate su Google.news. Cercate notizie relative alla proposta di mediazione diplomatica offerta da Chávez per risolvere la crisi libica. Troverete solo cinque risultati. Cinque contro ventitré. Certo l'utilizzo della chirurgia plastica in Venezuela è un grave problema... ma l'idea di una commissione umanitaria internazionale con latinoamericani, europei e mediorientali - per tentare una mediazione tra le parti e salvaguardare l'integrità della Libia - forse non avrebbe dovuto meritare una microscopica nota a piè di pagina. Che questa invisibilità sia colpa della scarsa credibilità internazionale di cui gode il capo di Stato? C'è da scommetterci. Come si può dare ascolto ad un presidente che inneggia al raìs libico su Twitter? Sì, perché quando Chàvez affidò agli ormai noti 140 caratteri il suo primo commento sul caso Libia scrivendo “Viva la Libia e la sua indipendenza”, alcuni media italiani hanno ben pensato di riassumere il tutto in uno sbrigativo “Viva Gheddafi”. Basta aprire le pagine del Corriere, che parla di “solidarietà tra dittatori” e dichiara che “Hugo Chávez non ha esitato (in realtà ha aspettato del tempo per esprimere una sua opinione, nda) per esprimere un suo significativo Viva Gheddafi” o cliccare sul TgCom, che per lo meno limita sunti devianti alla titolazione.
Il Venezuela non è il paese dei balocchi e il Comandante non è un moderno Robin Hood. Le critiche sono libere ed auspicabili, quando costruttive. Ma si dovrebbe prestare attenzione, parafrasando Dario Azzelin, a non distorsionare la realtà in modo propagandistico, facendo sopravvivere oltremare solo le notizie che liquidano Chávez come l'ultimo dei caudillos latinoamericani. Perchè, tra una critica e l’altra, non si dà merito al governo venezuelano per i buoni risultati conseguiti, insieme al Brasile, rispetto agli Obiettivi del Millennio stabiliti dall'Onu? Secondo l’Istituto nazionale di Statistica, per esempio, la povertà estrema è crollata dal 17,1 al 7,9 per cento dal 1998 al 2007 e il coefficente Gini, che misura la disuguaglianza sociale, è il più basso dell’America latina. Se si è tanto parlato e scritto del referendum sulla rielezione indefinita delle cariche elettive, poco ci si è sforzati di vedere in esso qualcosa di diverso da un tentativo “castrista” di dominio infinito (“Il Venezuela vota su Chávez dittatore a vita”, Il Giornale). Perché non si è fatto cenno al fatto che anche in Italia esiste la possibilità di ri e ricandidarsi, che è stato questo governo a dare al Venezuela il suo primo referendum (esiste qualcosa di più democratico?) o che Chávez è stato l'unico presidente al mondo a sottoporre la sua carica al voto popolare a metà mandato? Ed infine, perché non si è detto che questa legge vale anche per l'opposizione? Esiste per Chávez la possibilità di vedersi governato per anni addirittura da un politico di Acción Democrática!
Non c'è da stupirsi se in Italia Chávez è un personaggio tanto controverso. Quanto siamo liberi di avere delle opinioni veramente nostre, se le basi su cui queste poggiano sono così parziali? Fatelo odiare, questo “caudillo”, da chi lo vuole odiare. Ma con tutte le carte in tavola.

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