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lunedì 18 aprile 2011

La storia d’Italia vista dai banchi di scuola

di Monica Vistali 
Alla Codazzi la mostra organizzata dall’Istituto italiano di Cultura e curata da Gianni Oliva racconta il ruolo della scuola nella transizione dalla frammentazione dei comuni all’identità nazionale.

CARACAS - La storia dell’Italia dalla frammentazione comunale all’unità nazionale vista attraverso la speciale lente dei banchi di scuola. Questa la chiave di lettura scelta dall’Istituto Italiano di Cultura per la mostra “Essere italiani” inaugurata il 7 aprile negli spazi della scuola italiana ‘Colegio Agustin Codazzi’ di Caracas. La mostra, organizzata in occasione dei 150 anni dell’Italia unita, è curata dall’IIC in collaborazione con lo storico, politico e giornalista piemontese Gianni Oliva nella veste di curatore. Resterà allestita nell’Istituto fino al 21 aprile; a giugno arriverà presso la ‘Scuola Antonio Rosmini’ di Maracaibo.
“Essere Italiani: la scuola elementare e la costruzione dell’identità nazionale 1861-1914”, questo il nome dell’esposizione, si compone di 16 pannelli con documenti e fotografie d’epoca. Si evince il ruolo della scuola nella delicata e progressiva transizione della società italiana dalla diseguaglianza e dall’analfabetismo, all’integrazione degli italiani, alla costruzione della coscienza e all’identità nazionali. “Il cammino dall’Italia frammentata dei Comuni, cui era affidata l’educazione dei giovani, sino alla Legge Coppino e oltre - spiega la Direttrice dell’IIC, Luigina Peddi -, il passaggio da una società diseguale per provenienza, cultura ed educazione, all’integrazione degli italiani, ad un’Italia unita nella diversità, che fa di ogni originalità territoriale un prezioso apporto”.
La Legge Coppino, emanata nel 1877 durante il governo della Sinistra storica capitanato da Depretis, rendeva gratuita l’istruzione elementare e introduceva le sanzioni per chi disattendeva l’obbligo previsto. La legge servì a formare i nuovi cittadini: oltre ad imparare a leggere, a scrivere ed a far di conto, agli alunni veniva insegnata educazione civica in modo da introdurre i giovani nella nuova società. Ma sulla base di quali valori? “Bisognava formare il nuovo cittadino nazionale - risponde Peddi - e quindi si premette sul rispetto dell’autorità, dai genitori alla Chiesa, alla Patria”.
Una mostra per raccontare l’evoluzione dei valori e dei modi di pensare dall’unità d’Italia ai giorni nostri, il rafforzamento del senso d’appertenenza alla nazione in persone abituate a storie, culture e linguaggi differenti. “Siamo passati dal traduttore simultaneo nell’esercito italiano, necessario per comunicare con soldati dal dialetto diverso, ad una scuola veramente nazionale, centro propulsore della formazione permanente - dichiara la Direttrice dell’IIC -. Una scuola che rende consapevole il cittadino del proprio ruolo nella società, della sua capacità di contribuire al progresso della nazione”. Ma “oggi la scuola è solo uno strumento - evidenzia Peddi -, fornisce i mezzi per navigare ed imparare nel mare dell’informazione globale. Ognuno ha il dovere di autoformarsi”.

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