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domenica 15 maggio 2011

Pensionati italiani in Venezuela, è caos

Tanti anziani italiani in regola finiti nella ‘lista nera’ di Western Union senza preavviso. Lucio Consilio: “Ignoranza e poca sensibilità. Mi riservo di intraprendere un’azione legale contro l’Inps per i disagi creati”. L’agenzia: “Ci proponiamo come responsabili per far recapitare i certificati di esistenza in vita”

di Monica Vistali

CARACAS – È ancora polemica per la “campagna di verifica dell’esistenza in vita dei pensionati” promossa dall’Inps e dall’Istituto Centrale di Credito delle Banche Popolari Italiane (ICBPI), la banca che gestisce i servizi di pagamento delle pensioni all’estero. Tanti anziani in regola con il certificato di esistenza in vita sono ingiustamente finiti nella lista ‘nera’ di coloro che, a maggio, dovranno dimenticarsi di Italcambio e recarsi personalmente, per ritirare la propria pensione, presso gli sportelli Western Union. Inoltre, le lettere che dovevano avvisare gli sfortunati connazionali di essere stati dirottati agli uffici Western Union non sono mai arrivate a destinazione.

Forti critiche da Italcambio e dal prof. Salvatore Lucio Consilio, consulente esperto nell’aspetto sociale del ‘mondo dei pensionati’ e responsabile dell’ufficio “Pensione Vip” a Las Mercedes, Caracas.
- Come pensionato e rappresentante dei pensionati italo-venezuelani devo rivolgere una critica assoluta all’Inps e all’Istituto Centrale - dichiara a gran voce Consilio - e mi riservo di intraprendere un’azione legale contro l’Inps per i disagi che ha creato ai nostri anziani. Cittadini italiani, spesso malati, che devono essere rispettati. Una revisione di questo tipo - prosegue - doveva essere fatta in modo intelligente invece abbiamo capito di essere in mano a dei grandi ignoranti che non conoscono la geografia, i sistemi politici, le caratteristiche dei Paesi. Hanno dimostrato di non sapere neppure che cosa sia il Venezuela.

Numeri...
Come riferisce alla ‘Voce’ Gabriele Titone, Direttore Generale della società Italcambio, dopo un colloquio telefonico con la direzione dell’Inps, “la decisione è stata presa dall’Istituto Centrale e l’Istituto di previdenza dice di non aver visto in questa nulla di particolarmente grave” che lo inducesse a revocarla o metterla in discussione.
Una dichiarazione opinabile, quella dell’Inps. La campagna, infatti, presenta numerosi punti critici che la rendono un “provvedimento irresponsabile”, come la definisce Consilio.
In primis: la notizia dell’esistenza di questa campagna è arrivata all’improvviso, fulmine a ciel sereno. Italcambio, che da ben 16 anni elargisce pensioni agli italo-venezuelani, ne è venuta a conoscenza solo i primi giorni di maggio. Come spiega alla ‘Voce’ il Direttore Generale Titone, non ha a tutt’oggi ricevuto una lista nominativa dei cittadini che effettivamente dovranno ritirare la propria pensione agli sportelli Western Union e quindi, quando un connazionale si presenta ai suoi uffici, non è in grado di dire se il suo assegno è stato recapitato al nuovo Istituto o se invece la sua pensione è stata sospesa.
La Banca Centrale ha semplicemente informato Italcambio che 3500 anonimi pensionati in Venezuela (su un totale di poco più di 5 mila) sarebbero stati desviati a Western Union. Ma Italcambio, per il mese di maggio, ha ricevuto solo 1397 assegni pensionistici. Sommando però il numero di questi assegni alla cifra indicata dall’ICBPI, non arriviamo al numero totale di cittadini che ricevono in Venezuela la propria pensione ed a questi, quindi, questa dovrebbe essere stata sospesa.
- Ho fatto personalmente un piccolo calcolo. Dalla lista delle pensioni di aprile ho tolto i 1397 cittadini dei quali ho ricevuto gli assegni ed ho dedotto che gli altri saranno dirottati alla Western Union. Ma può anche darsi che gli abbiano già sospeso la pensione - conferma Titone. Creeremo disagi ad anziani che magari quel giorno dovevano comprare una medicina, pagare l’affitto, ed invece si ritroveranno a vagare per la città. Infatti, quando gli dirò che non possono incassare la pensione con Italcambio, per loro inizierà una vera via crucis.

... e lettere
A complicare la situazione la ‘faccenda delle lettere’ informative che avrebbero dovuto essere spedite ai pensionati che l’Inps intendeva monitorare, ossia a coloro che dal 2 settembre 2010 non avevano certificato la propria esistenza in vita. Le lettere, infatti, non sono mai arrivate. Dei 600 anziani assessorati da Consilio, ad esempio, nessuno ha ricevuto fino ad oggi l’informativa ma solo poco più di un centinaio possono ritirare la propria rata di maggio presso Italcambio. Eppure, ci garantisce il consulente, più di 500 dei suoi pensionati sono in regola con il certificato di esistenza in vita.
- Io stesso - testimonia Consilio - sono vittima di questa disorganizzazione. Ho richiesto il mio certificato di esistenza in vita lo scorso 3 marzo e l’ho subito mandato al Patronato che lo ha inviato l’8 marzo. Eppure sono nella ‘lista nera’ e dovrò recarmi presso la Western Union. Come me tantissimi altri. I Patronati hanno tutte le ricevute d’invio.
Per le persone anziane, un repentino cambio di abitudini non è cosa da poco. Cercare l’ubicazione di un ufficio Wester Union al posto di recarsi, come ogni mese, presso la sede Italcambio, dove molti operatori parlano in italiano e ci si sente più ‘a casa’, è un’operazione difficoltosa. Ma sembra che ICBPI e Inps non abbiano preso in considerazione, come evidenzia Consilio, i risvolti ‘sociali’ del provvedimento. Basta gettare un occhio sulla famosa ‘lettera informativa’: per spiegare ai pensionati dove rivolgersi per ritirare la rata, i due istituti hanno annesso un link cui collegarsi via internet: una scorciatoia utile per le nuove generazioni cresciute nell’era Google, ma strumento inintelligibile per molte persone anziane. Nonché espediente che tradisce totale mancanza di sensibilità rispetto alle problematiche della Terza Età.

Euro e bolivares
Per i pensionati che, dopo mille peripezie, riuscissero a ritirare la propria rata di maggio presso gli sportelli Western Union, si presenterebbe una seconda difficoltà. L’agenzia, infatti, elargisce soltanto ‘bolivares’ in contanti, non consentendo ai nostri concittadini di avere l’assegno in euro che gli spetta di diritto. Presso Italcambio è possibile avere la pensione in euro, in moneta locale o ritirare fisicamente l’assegno per spedirlo per posta ai familiari o depositarlo su un conto all’estero, dove attingere in ogni momento (opzione appetibile per chi viaggia, anche in Italia).
- Io mi rifiuto di ricevere BsF perchè è mio diritto avere gli euro - sostiene Consilio -. Mando la pensione a mio figlio negli States e voglio continuare a farlo. È un mio diritto come cittadino italiano - ribadisce -. Se questo non è possibile, propongo che d’ora in avanti anche gli stipendi dell’Ambasciatore o del Console d’Italia siano tradotti in BsF al cambio ufficiale. Perchè ai poveri pensionati sì ed ai diplomatici no?
Consilio puntualizza che il governo tedesco, a differenza di quello italiano, elargisce ai propri pensionati all’estero un assegno trasferibile, mentre i nostri anziani sono costretti, se vogliono mandare l’assegno all’estero, a spedirlo fisicamente a mezzo posta.
Da ricordare che se mediamente un pensionato riceve 600 euro mensili, una fetta non trascurabile di anziani deve accontentarsi di 200, 250 euro. Tra gli anziani di Consilio c’è anche chi riceve 160 euro. Senza dimenticare che per chi ha la doppia pensione la quota di euro è diminuita dopo la modifica del tasso di cambio (da 2,60 a 4,30) che ha aumentato virtualmente la pensione venezuelana riducendo, per compensazione, quella italiana.

Per il futuro
Come ci conferma il Direttore Generale Gabriele Titone, i nostri anziani si recano personalmente a ritirare la propria pensione. Non mancano però i casi in cui questi, per motivi di salute, deleghino parenti o amici a compiere l’operazione. Per loro, purtroppo, si annunciano periodi bui: Wester Union, sotto i dettami dell’Inps, è tenuta a consegnare l’importo della pensione esclusivamente ai pensionati che si presentino in prima persona presso i propri uffici.
- Un amico di Barquisimeto è handicappato e la nuova agenzia non ha accettato la delega della moglie - testimonia Consilio -. Non sono ancora riusciti a ritirare la pensione e, se non riusciranno a farlo, questa verrà bloccata automaticamente. È un cittadino italiano. Dov’è la difesa dell’italianità tanto decantata dai politici?
Il sistema, insomma, non funziona. Consilio e Titone sono concordi nell’affermare che Inps e ICBPI avrebbero dovuto studiare un progetto più adeguato, magari interpellando esperti in campo sociale, che conoscessero le problematiche dei pensonati, e consulenti in loco sapienti delle caratteristiche del Paese. Per una persona avanti con l’età, cercare a Caracas un ufficio sconosciuto, ritirare una pensione in contanti e portarla nel portafoglio sino alla prima banca, non è operazione facile e consigliabile. Soprattutto quando l’intero disagio non è dovuto, quando l’anziano ha compiuto con tutti i suoi doveri: ha prodotto un certificato di esistenza in vita nei tempi e modi previsti, lo ha consegnato e fatto inviare a chi di dovere. Autonomamente, Consilio e Titone si propongono come responsabili per ricevere e far recapitare, ogni anno, i suddetti certificati.
- Chi è responsabile oggi? Il Patronato? Il Consolato? Italcambio? Nessuno. Chi sta pagando? Solo i pensionati - sottolinea Titone - . Consiglio quindi di sedersi tutti a un tavolo e tentare di rispondere alle esigenze degli Istituti di credito e previdenza senza però penalizzare chi ha fatto il suo lavoro: i pensionati. Nel 2009 erano stati bloccati mille assegni, quest’anno è ancora caos. Dobbiamo trovare il modo perchè non si ricreino tali situazioni. Sarà una delle clausole del contratto che firmeremo tra poco con City Bank, l’Istitito che ha vinto l’appalto e sostituirà l’ICBPI.

mercoledì 11 maggio 2011

Dalla boxe alla pittura sui marciapiedi di Caracas

di Monica Vistali

CARACAS - José é sempre molto concentrato e silenzioso. Appoggia il braccio ad una spranga di metallo perché non tremi quella mano anziana che, ogni tanto, gli fa brutti scherzi. Perché José, il pittore italovenezolano di Sabana Grande, deve avere la mano ferma per creare le sue opere, ritagliare nel grigiore dell’en plein air metropolitano un angolo di colore e poesia.
José Vicente Aponte, questo il suo nome completo, da trentotto anni passa le sue giornate dipingendo in quella che é, come dice il mural accanto, una “scuola libera di pittura”. Nessuno spazio chiuso e nessuna parete: solo poche panchine e numerose tele dai colori sgargianti addossate lungo il rientrio di un marciapiede sempre battuto. E da lí, da quel polveroso atelier su misura fitto di cavalletti, tele e tavolozze sporche, scruta e riproduce, immagina e crea. Saccheggia il reale e lo cattura in una forma astratta, lo trasforma in opere dense di materia, in sfumature che si stemperano.
Figlio di una donna salernitana, arrivata in Venezuela per lavorare nell’industria pastificia, José trascorre la sua giovinezza sul ring di una palestra di Caracas. Ma anche da boxer professionista – sara´campione nazionale – non abbandona quella passione per l’arte che, come ci racconta, e´nata quando aveva solo quattro anni, e sulla quale ora ha le idee molto chiare: “Oltre al veneziano Tintoretto, l’italiano che prediligo, sono affascinato dal Rinascimento. Lí si ritrova la ricerca infinita e quello che io definisco ‘l’antagonismo esistenziale’, la scoperta di qualcosa dentro di noi che é necessario esprimere, qualcosa di assolutamente nuovo, prima neppure concepibile. La ricerca sfocia poi necessariamente nell’astrattismo. Astrattismo che é creativitá e originalitá assoluta. Per questo motivo – continua – amo la pittura di Picasso, che del resto é il mio artista preferito”.
Mentre si racconta, la gente gli scorre lungo il marciapiede accanto, indifferente. “La strada é la mia finestra sul mondo – ci racconta José –. Quello che queste persone non capiscono – commenta - é che negare questo spazio, che é arte, significa negare se stessi, perché l’arte é la massima espressione della vita dell’uomo. Quando si raggiunge l’arte, si raggiunge anche il centro della nostra esistenza. Per questo non ho bisogno di muovermi. Sto seduto qui, fumando la pipa ed osservando le persone. Purtroppo vedo che la geste non s’interessa dell’arte, della bellezza, dello spirito. Non si sofferma su nulla. Non pensa, non immagina. A questo tempo manca la creazione”. Sfuggono alle critiche i bambini che, ogni settimana, fanno visita a José: “Tutte le settimane una ventina di bambini vengono qui a dipingere. Io li lascio liberi, non dico loro nulla. Sono maestri di se stessi, come io sono maestro di me stesso. Il loro é un esercizio attraverso il quale c’é un’introduzione alla conoscenza. Si sviluppano anticorpi contro le cose di poco valore, ci allonatana dalle bugie e dalla spazzatura della vita. Attraveso l’arte arrivano a conoscere la veritá e, poi, piú nulla li puó ingannare. Io ho visto molto nella mia vita – continua José -. Quello che ora devo fare é disconnettermi dal reale che ho vissuto e continuare il cammino della ricerca, i sentieri dei linguaggi, il processo dell’apprendimento infinito che rappresenta sia l’arte che la vita. Non a caso, l’arte e la mia vita hanno sempre camminato fianco a fianco. Devo tornare bambino”.
Lascio José circondato dalle sue tele. Silenzioso, immobile. E ricordo quello che diceva il suo amato Picasso: “Se dipingete, chiudete gli occhi e cantate”.

Casa d’Italia, parole e fotografie per i 150 anni dell'Italia unita

Maracaibo: Agiv, A.c. Abruzzesi dello Zulia e Consolato invitano i connazionali alla ‘charla’ e alla mostra fotografica dedicate all’Unità d’Italia e alla figura di Garibaldi

di Monica Vistali

CARACAS - L’Associazione civile Giovani Italo-venezuelani (Agiv), in collaborazione con l’Associazione civile Abruzzesi dello stato Zulia e con il patrocinio del Consolato d’Italia di Maracaibo, invita tutti i connazionali al convegno e dalla mostra fotografica dedicati ai 150 anni d’unità nazionale. L’evento si svolgerà oggi, alle ore 19, negli spazi della Casa d’Italia di Maracaibo.
Direttamente dall’Italia arriverà per presiedere il convegno il professor Luciano Luciani, presidente dell’Istituto Italiano Fernando Santi e membro del “Comitato Nazionale per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi”, patrocinato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Il seminario sarà organizzato come un percorso dal titolo: “Garibaldi e la Costituzione italiana: dallo Statuto albertino alla Costituzione della Repubblica romana, la fuga da Roma, la morte di Anita a Ravenna. Il ritorno in Italia, lo sbarco dei Mille in Sicilia: da Marsala al Volturno verso l’Europa Unita e un mondo di pace”.
Il convegno ha teso ad evidenziare il processo di maturazione di Giuseppe Garibaldi attraverso le esperienze realizzate in America Latina che hanno consolidato la capacità e il realismo politico portandolo successivamente, con la Spedizione dei Mille, a conseguire l’obiettivo fondamentale di realizzare l’Unità d’Italia, nonché il processo che ha portato alla stesura della nostra Costituzione.
Grazie alla collaborazione della Fondazione Italianisti dello stato Zulia (Fuzit), la stessa conferenza sarà proposta domani venerdì 13 presso il Collegio Antonio Rosmini di Maracaibo, alle ore 7.30, per 150 giovani studenti del 5to anno.
Verranno distribuite copie della Costituzione Italiana, della Costituzione della Repubblica Romana e delle pubblicazioni “Alle Potenze d’Europa. Memorandum. Reggia di Caserta, 20 ottobre 1860” - “Discorso al Congresso della Pace. Ginevra, 9 settembre 1867” del Centro Internazionale di Studi Risorgimentali Garibaldini di Marsala.
Inoltre, sempre negli spazi della Casa d’Italia, sarà inaugurata la mostra fotografica “L’eroe dei due mondi” dedicata a Giuseppe Garibaldi.
Ieri, presso il Centro Italo Venezolano di Caracas, si è tenuta una conferenza sul tema: “Il ruolo passato e presente della Societá di Mutuo Soccorso in Italia e per le comunitá italiane all’estero. Il Contributo di Giuseppe Garibaldi”.
Il convegno, nell’offrire una panoramica sulle varie formule in cui si è attuata l’esperienza del mutualismo solidale che ha elaborato formule originali ed efficaci per garantire assistenza rivestendo un ruolo fondamentale di promozione intellettuale e di emancipazione, in patria ma anche all’estero tra le nostre collettività emigrate, ha trattato peraltro un tema di grande attualità, quale i servizi sociali e sanitari in convenzione o alternativi al servizio pubblico.
L’obiettivo di Agiv è promuovere l’interazione e la cooperazione tra i giovani oriundi del Venezuela, i giovani italiani residenti all’estero etutti coloro interessati alla nostra cultura.
Luciano Luciani ha partecipato alla I e II Conferenza degli Italiani nel Mondo, al CGIE, alle Conferenze Continentali, a Conferenze organizzate dalle Consulte regionali. Prende parte ai lavori del Consiglio italo-brasiliano di cooperazione economica, industriale, finanziaria ed allo sviluppo promosso dal Ministero degli Affari Esteri.

Maracaibo. Una mostra e un convegno per festeggiare i 150 anni

CARACAS - L’Associazione civile Giovani Italo-venezuelani (Agiv), in collaborazione con l’Associazione civile Abruzzesi dello stato Zulia e con il patrocinio del Consolato d’Italia di Maracaibo, invita tutti i connazionali al convegno e dalla mostra fotografica dedicati ai 150 anni d’unità nazionale. L’evento si svolgerà oggi, alle ore 19, negli spazi della Casa d’Italia di Maracaibo.
Direttamente dall’Italia arriverà per presiedere il convegno il professor Luciano Luciani, presidente dell’Istituto Italiano Fernando Santi e membro del “Comitato Nazionale per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi”, patrocinato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Il seminario sarà organizzato come un percorso dal titolo: “Garibaldi e la Costituzione italiana: dallo Statuto albertino alla Costituzione della Repubblica romana, la fuga da Roma, la morte di Anita a Ravenna. Il ritorno in Italia, lo sbarco dei Mille in Sicilia: da Marsala al Volturno verso l’Europa Unita e un mondo di pace”.
Il convegno ha teso ad evidenziare il processo di maturazione di Giuseppe Garibaldi attraverso le esperienze realizzate in America Latina che hanno consolidato la capacità e il realismo politico portandolo successivamente, con la Spedizione dei Mille, a conseguire l’obiettivo fondamentale di realizzare l’Unità d’Italia, nonché il processo che ha portato alla stesura della nostra Costituzione.
Grazie alla collaborazione della Fondazione Italianisti dello stato Zulia (Fuzit), la stessa conferenza sarà proposta domani venerdì 13 presso il Collegio Antonio Rosmini di Maracaibo, alle ore 7.30, per 150 giovani studenti del 5to anno.
Verranno distribuite copie della Costituzione Italiana, della Costituzione della Repubblica Romana e delle pubblicazioni “Alle Potenze d’Europa. Memorandum. Reggia di Caserta, 20 ottobre 1860” - “Discorso al Congresso della Pace. Ginevra, 9 settembre 1867” del Centro Internazionale di Studi Risorgimentali Garibaldini di Marsala.
Inoltre, sempre negli spazi della Casa d’Italia, sarà inaugurata la mostra fotografica “L’eroe dei due mondi” dedicata a Giuseppe Garibaldi.
Ieri, presso il Centro Italo Venezolano di Caracas, si è tenuta una conferenza sul tema: “Il ruolo passato e presente della Societá di Mutuo Soccorso in Italia e per le comunitá italiane all’estero. Il Contributo di Giuseppe Garibaldi”.
Il convegno, nell’offrire una panoramica sulle varie formule in cui si è attuata l’esperienza del mutualismo solidale che ha elaborato formule originali ed efficaci per garantire assistenza rivestendo un ruolo fondamentale di promozione intellettuale e di emancipazione, in patria ma anche all’estero tra le nostre collettività emigrate, ha trattato peraltro un tema di grande attualità, quale i servizi sociali e sanitari in convenzione o alternativi al servizio pubblico.
L’obiettivo di Agiv è promuovere l’interazione e la cooperazione tra i giovani oriundi del Venezuela, i giovani italiani residenti all’estero etutti coloro interessati alla nostra cultura.
Luciano Luciani ha partecipato alla I e II Conferenza degli Italiani nel Mondo, al CGIE, alle Conferenze Continentali, a Conferenze organizzate dalle Consulte regionali. Prende parte ai lavori del Consiglio italo-brasiliano di cooperazione economica, industriale, finanziaria ed allo sviluppo promosso dal Ministero degli Affari Esteri.

Pensioni Inps, a maggio agli sportelli Western Union

Alcuni pensionati, per riscuotere la pensione, dovranno recarsi nelle sedi Western Union dimostrando così all’Inps di essere ancora vivi. L’esperienza di una connazionale e le preoccupazioni dei patronati.

di Monica Vistali

CARACAS - Nell’ambito di una “campagna di verifica dell’esistenza in vita dei pensionati” italiani all’estero, l’Inps ha disposto che chi non abbia prodotto un certificato di esistenza in vita dopo il 2 settembre 2010, si rechi personalmente nelle sedi di Western Union e non di Italcambio per riscuotere la propria pensione di maggio. Chi riceve una pensione semestrale, invece, dovrà recarsi presso gli sportelli Western Union solo per il pagamento di luglio.
Western Union utilizzerà come tramite per i pagamenti la ditta Zoom.
La campagna è limitata ad un solo pagamento, necessario e sufficiente per verificare che il beneficiario della pensione è tuttora vivente. Per cui, spiega il Console generale Giovanni Davoli, “dopo il pagamento di maggio - o di luglio - sarà ripristinata automaticamente la modalità di pagamento precedente, quella con la società Italcambio”. Non è necessario, quindi, sottolinea il diplomatico, affollare il Consolato per richiedere un certificato di esistenza in vita, come in questi giorni hanno fatto molti pensionati: sarà la semplice riscossione di una rata presso gli sportelli Wester Union a provare l’esistenza in vita del connazionale.
Nel caso in cui una persona presenti un oggettivo e grave impedimento che le proibisca di recarsi di persona presso gli sportelli Zoom, si devono consegnare al Consolato d’Italia un certificato di esistenza in vita e una delega (viene redatta dal Consolato stesso) affinché la sede diplomatica mandi all’Inps la richiesta di erogare la pensione a Italcambio e non presso la Western Union. In questo modo la persona delegata potrà riscuotere la rata del delegante come in regime di normalità.
Ai pensionati che rientrano nella categoria che l’Inps intende monitorare, quelli che dal settembre non hanno certificato la propria esistenza in vita, verrà spedita una lettera con tutte le indicazioni utili per incassare la pensione presso Western Union.
Coloro che riterranno più comodo ritirare la propria pensione attraverso la ditta Zoom, potranno chiedere di ricevere presso questa agenzia tutte le seguenti rate della pensione.

Il patronato: “Misura ingiustificata”
Per Gianni Di Vaia, del patronato Inca di Caracas, la campagna di verifica predisposta dall’Inps è una “misura ingiustificata”. Non è ancora al corrente del numero esatto dei pensionati che saranno colpiti. Dice che le voci parlano di tantissimi italiani in tutto il mondo ma spera che in Venezuela siano pochi.
- La stragrande maggioranza dei pensionati italiani in questo Paese - spiega - è molto attenta nell’inviare periodicamente i certificati di esistenza in vita. Dall’inizio dell’anno solo dal nostro patronato della capitale sono state inviate circa 800 dichiarazioni di questo tipo.
È convinto che la campagna creerà certamente qualche problema ai pensionati.
- Quando nel dicembre 2009 l’Inps aveva messo in atto una campagna simile - racconta - erano state sospese numerosissime pensioni e abbiamo dovuto lavorare molto per sistemare la situazione di disagio che si era creata.
Infine, ricorda che entro il 30 giugno 2011 è obbligatorio per tutti presentare la dichiarazione dei redditi. In caso contrario, l’Inps può arbitrariamente sospendere l’erogazione della pensione.

L’esperienza di una connazionale
Già qualche pensionato si è recato a ritirare la propria pensione presso i nuovi uffici. Di seguito l’esperienza di Giuseppina, 57 anni.
La madre di Giuseppina, Maria (86 anni), possiede un certificato di esistenza in vita che riporta la data 18 febbraio 2011. Secondo quanto comunicato dall’Inps, non dovrebbe quindi rientrare nella categoria monitorata, quella che non ha prodotto questo certificato dopo il mese di settembre. Nonostante ciò, e senza previa lettera di avviso che le spiegasse la situazione, l’ufficio pensioni di Italcambio ha telefonato venerdì scorso alla figlia Giuseppina per comunicarle che la pensione della madre, di cui ha la delega per il ritiro, sarebbe stata fatta d’ora in poi presso gli sportelli della ditta Zoom dalla Western Union. Italcambio, inoltre, avrebbe dichiarato che solo un 20 per cento dei pensionati avrebbe continuato a vedere erogata la sua pensione presso le sue strutture.
Recatasi presso la filiale Zoom di Bello Campo, a Caracas, Giuseppina non sarebbe riuscita subito a ritirare la pensione della madre, da anni invalida e bloccata a letto. A quanto racconta l’italiana, infatti, il personale si rifiutava di accettare deleghe e avrebbe fatto uno strappo alla regola solo perchè lei, con tanto di delega del Consolato e recente certificato di esistenza in vita della mamma, avrebbe insistito a lungo.
La Zoom avrebbe poi comunicato alla connazionale che, da quel momento in avanti, le pensioni sarebbero sempre state somministrate da quella ditta, non più da Italcambio.
- Tempo fa Italcambio mi ha spinto ad aprire un conto in euro, con Italbank, a Puerto Rico - racconta Giuseppina - ed poi mi ha detto di andare al Patronato per far cambiare la destinazione della pensione, perchè comunque non sarebbe più passata da loro.
Il cambio euro - bolivares usato dalla Western Union, comunque, sembra buono. A Giuseppina hanno dato 6,24 bolivares ogni euro.

La Voce
Anche La Voce d’Italia si è finta ‘pensionata’ per verificare le dichiarazioni di Giuseppina. E, contattando telefonicamente diverse sedi Zoom di Caracas, ha ricevuto le risposte più svariate. Alcune sedi sostenevano che, con una semplice delega ed un referto medico, sarebbe stato possibile ritirare la pensione della persona delegante. Altre, invece, negavano questa possibilità, affermando che il ritiro era al 100 per cento personalizzato e poteva essere effettuato solo in prima persona dal pensionato stesso. Infine, alcuni sportelli hanno affermato, come anche a Giuseppina, che d’ora in poi le pensioni non saranno più erogate da Italcambio ma passeranno da Western Union.
È necessario verificare che tutto il personale di Italcambio, Zoom e Western Union sia con esattezza al corrente delle nuove procedure da effettuare, onde evitare spiacevoli inconvenienti e preoccupazioni, si spera immotivate, a persone anziane.

Preoccupazioni dall’Argentina
I responsabili di alcuni patronati in Argentina sono preoccupati per il ripetersi, nel Paese, della campagna dell’Inps. Hanno scritto una lettera al responsabile delle Convenzioni Internazionali dell’ente, Salvatore Ponticelli, esprimendo le proprie perplessità. Lamentano il fatto che anche l’anno scorso ci furono tante rassicurazioni, ma alla fine molta gente dovette recarsi più volte e per varie mensilità presso la Western Union, fino a che furono ripristinati i pagamenti presso le banche autorizzate. Alcuni però, come denunciano i patronati, ancora sono in attesa di riscuotere alcune mensilità mai ri-accreditate.
- L’imminente, inattesa e comunicata all’ultimo momento, campagna di verifica di esistenza in vita dei pensionati Inps residenti all’estero, attraverso gli sportelli della Western Union - esordiscono nello scritto - comporta l’allargamento e la ripetizione dei disagi verificatisi l’anno 2010.
Tra i disagi vissuti dai pensionati italiani in Argentina, quest’anno 34.447, i redattori annoverano: l’arbitrarietà del pagamento delle pensioni: la quasi totalità in valuta locale, raramente in dollari, e sempre al cambio più sfavorevole per i pensionati; le strutture fatiscenti e il personale assolutamente impreparato della Western Union in Argentina; gli enormi rischi per l’incolumità personale, dovuti alla collocazione degli sportelli sul territorio; il fatto che molti sportelli fanno ritornare i pensionati più volte, argomentando di non disporre di fondi sufficienti al pagamento della rata; la non tutela della privacy dei pensionati.
Inoltre, scrivono, molti pensionati continuano a dover riscuotere la propria pensione negli sportelli Western Union dal maggio 2010, il che rende poco credibile l’affermazione attuale dell’istituto bancario, che questa verifica si applicherà per un solo mese. Chiedono quindi che “sia riesaminata questa complessa, onerosa e lesiva procedura di verifica dell’esistenza in vita, ridando la certezza del diritto e la serenità ai pensionati, stabilendo un giusto punto di equilibrio tra gli interessi delle banche e la tutela dei pensionati”.

martedì 3 maggio 2011

Operai e garibaldini italiani sugli schermi di Caracas

CARACAS – Una giornata, quella di oggi, all’insegna del cinema italiano. Alle 14.30, negli spazi della Cinemateca Museo di Bellas Artes, verrà proiettato il film “Una giornata particolare”, per il ciclo “Il cinema e la classe operaia”. Per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia, invece, l’Istituto Italiano di Cultura ha organizzato per le ore 10, sullo schermo della Biblioteca Nazionale di Caracas, la proiezione del film “In nome del papa re”. Infine, la “Cinemateca Fundación Centro de Estudios Latinoamericanos Rómulo Gallegos” (Celarg) proporrà, alle 17, il celebre film di Elio Petri, “La classe operaia va in Paradiso”,



Una giornata particolare


Il film, girato nel 1977 da Ettore Scola, riassume la vita di due persone segregate in casa dal fascismo: Antonietta, madre di sei figli, sposata a un impiegato statale fascista, e Gabriele, un radiocronista gay epurato per il suo orientamento sessuale. I due si conoscono e si amano in una "giornata particolare", quella dell'arrivo di Hitler a Roma prima della seconda guerra mondiale, nella quale tutti gli abitanti del palazzo dei due protagonisti sono andati alla grande manifestazione fascista.
Si incontrano, si conoscono, diversi, uniti solo dalla solitudine delle loro anime, lei perché non ha altra identità che quella di madre vessata dal marito, lui perché dovrà lasciare l'uomo che ama. Un fugace atto di sesso sarà per l'una una scoperta di scelta, per l'altro una mera parentesi. La giornata volge al termine e tutto si ricompone, bussano alla porta di Gabriele per portarlo al confino, torna la famiglia vociante, tutto sotto gli occhi indiscreti della portiera.
Attori in scena Sophia Loren, Marcello Mastroianni, John Vernon, Françoise Berd e Patrizia Basso. Nella parte di una figlia emancipata della protagonista recita la futura donna politica Alessandra Mussolini, nella realtà nipote di Benito Mussolini.

In nome del papa Re
Il film di Luigi Magni, anno 1977, è ambientato nello Stato Pontificio. È l’anno 1867, mentre Garibaldi sta marciando su Roma, alcuni insorti fanno saltare la caserma Serristori, provocando la morte di 23 zuavi del contingente francese che Napoleone III° ha inviato in difesa del potere temporale del Papa. Vengono arrestati tre rivoluzionari, Cesare Costa, Gaetano Tognetti e Giuseppe Monti. La contessa Flaminia è la madre di Cesare Costa, figlio segreto e illegittimo, che ha avuto vent’anni prima da monsignor Colombo di Priverno, giudice del Supremo Tribunale Pontificio, dal quale si reca per salvare il ragazzo. Monsignor Colombo riesce a farlo liberare e lo ospita a casa sua, per poi difendere presso il Tribunale Pontificio con un discorso sovversivo la causa di Monti e Tognetti. I due patrioti vengono, però, giustiziati e monsignor Colombo arrestato.

La classe operaia va in Paradiso
Protagonista di questo film classe 1971 è Lulù Massa, un campione del cottimo con cui mantiene due famiglie, finché un incidente gli fa perdere un dito. Da ultracottimista passa a ultracontestatore, perde il posto e l'amante, si ritrova solo. Grazie a una vittoria del sindacato, è riassunto e torna alla catena di montaggio. È un aguzzo e satirico ritratto della condizione operaia e della sua alienazione nonché primo film italiano che entra in fabbrica, analizzandone il sistema e mettendone a fuoco i vari aspetti, compresi i rapporti tra uomo e macchina, tra sindacato e nuova sinistra, tra contestazione studentesca e lotte operaie, repressione padronale e progresso tecnologico.

Giù le mani dal Venezuela, l'appoggio italiano al 'proceso revolucionario'






















I produttori del documentario “No volveran”, seguono i passi di Alan Woods e, con un Comitato di solidarietà internazionale, si muovono a fianco della rivoluzione bolivariana

di Monica Vistali
 
CARACAS - Un comitato italiano apertamente schierato a fianco del processo bolivariano. “Giù le mani dal Venezuela” è la risposta italiana all’appello internazionale lanciato nel 2002 da Alan Woods - direttore del sito internet www.marxist.com ed autore del libro “La rivoluzione venezuelana, una prospettiva marxista”, recentemente intervistato dal quotidiano economico El Mundo - a difesa della rivoluzione venezuelana. Appello raccolto da diversi gruppi a livello internazionale.
- Crediamo che le interferenze della borghesia statunitense e dell’oligarchia venezuelana non siano affatto finite ma abbiano assunto una forma più subdola e crediamo che al popolo venezuelano debba essere consentito di proseguire lungo il proprio cammino rivoluzionario.
Promosso dai sostenitori dell’ala marxista del Partito della Rifondazione Comunista, FalceMartello, ma composto anche da altri militanti di sinistra, “Giù le mani dal Venezuela” ha sempre cercato di infittire le sue fila ed ha raggiunto relativa partecipazione. “Alle nove assemblee con Alan Woods a difesa della rivoluzione bolivariana nell’ottobre 2006 - ci racconta Roberto Sarti, coordinatore delle attività del Comitato - hanno partecipato quasi 1500 persone. Inoltre, la campagna e le sue iniziative hanno avuto l’appoggio di varie personalità della sinistra, tra cui Gianni Rinaldini, segretario della Fiom- Cgil”.

In Venezuela
Rivoluzionari di casa nostra, i membri del Comitato non scavalcano le frontiere italiane per molto tempo, cosa che potrebbe rendere più profonda la loro analisi sociale e politica e magari stravolgere la loro visione della situazione venezuelana. Numerosi membri hanno però visitato il Paese, molti accorsi in occasione del Festival Mondiale della Gioventù tenutosi a Caracas nel 2005.
- Siamo rimasti colpiti dalla grande voglia di cambiamento che è presente tra le masse venezuelane. Persone comuni, provenienti dalle classe più misere, si confrontavano con noi e discutevano di politica con grande interesse e partecipazione. Qualcosa di completamente diverso dall’Italia di oggi dove, a causa dei comportamenti dei governi, la politica è vista come qualcosa di sporco ed esiste una grande disaffezione nei confronti dell’impegno politico. Abbiamo visto in quell’esperienza che cosa significamente concretamente la parola “rivoluzione”: le masse, milioni di uomini e donne comuni, che prendono in mano il proprio destino.
Paladini made in Italy del processo bolivariano a cavallo tra speranza ed idealismo, i membri del Comitato applaudono il governo venezuelano per aver “riportato alla ribalta il concetto di ‘socialismo’ come praticabile sistema di cambiamento, aver ridato dignità al popolo venezuelano dandogli la possibilità di partecipare in maniera diretta al processo” rivoluzionario. Inoltre, nonostante tanti impegni e promesse devono ancora trovare una risposta, notano un miglioramento della condizione di vita delle famiglie più povere, realizzato “attraverso le risorse del territorio che finalmente sono ritornate in possesso dello stato e quindi dei venezuelani”. Insomma, spiegano, il merito dell’attuale governo è quello di aver ridato speranza ai latinoamericani riguardo ad un “cambiamento possibile”. Infatti, sottolinea Sarti, “dopo il 1998, anno dell’arrivo al potere di Chavez, in un paese dopo l’altro dell’America latina si sono insediati governi progressisti”.



Internazionalismo
Attraverso una rete informativa che viaggia sul web (www.giulemanidalvenezuela.net), il comitato s’inserisce nel marco di un internazionalismo che vuole porsi come risposta ad un “sistema capitalista causa di ingiustizie e disuguaglianze, che si è esteso a livello internazionale”. Chi si pone come obiettivo il cambiamento di un sistema globale, crede Sarti, deve “porsi il problema di collegarsi con altri movimenti che perseguono lo stesso obiettivo in altri paesi” perchè “i movimenti sono più forti se si discutono e si confrontano con le esperienze di altri”. Il contributo in quest’ottica, però, deve restare “nel rispetto delle decisioni prese dal movimento bolivariano”.
Il Comitato si mette in gioco apertamente in uno scacchiere italiano che, come quello venezuelano, si divide in bianco e nero.
Parlando con i connazionali che, dopo un’esperienza in Venezuela, hanno fatto ritorno nel loro paese d’origine, “Giù le mani dal Venezuela” nota “una chiara divisione di opinioni sulla rivoluzione bolivariana” che, secondo il gruppo, è “di natura esclusivamente sociale”. “Chi ha fatto fortuna in Venezuela - sostiene Sarti - è spesso ferocemente antichavista, mentre chi proviene da un ceto più basso è più favorevole al processo. La cosa non può certo sorprendere, visto che rispecchia grosso modo gli schieramenti esistenti in Venezuela”.
Sono attivi oggi siti della campagna in 23 lingue tra cui inglese, francese, tedesco, arabo e spagnolo ma anche polacco, cinese, turco e indonesiano. Negli anni sono state organizzate diverse iniziative e assemblee, tra quella a Vienna alla presenza del presidente Hugo Chávez e 5 mila partecipanti. In Italia sono stati tre i giri di assemblee organizzati per il paese, prima con uno dei coordinatori internazionali della campagna (Jorge Martin) poi con Alan Woods ed infine con Paolo Brini, del Comitato Centrale della Fiom, di ritorno dal secondo incontro continentale delle fabbriche occupate.


“No volveran”
“No Volveran” è un documentario prodotto dalla campagna internazionale “Giù Le Mani dal Venezuela”, disponibile con sottotitolazione in italiano. Un’ora e più per entrare all’interno degli stabilimenti della fabbrica Sanitarios Maracay, in lotta per il controllo operaio, o ascoltare la voce dei barrios di Caracas e dei militanti più combattivi del processo bolivariano.


“Freteco”
Paolo Brini è un membro del Comitato centrale della Fiom-Cgil, il principale sindacato dei metalmeccanici, ed un sostenitore di “Giù le mani dal Venezuela”.
Si è recato nel 2005 in Brasile al “Primo incontro panamericano delle fabbriche recuperate” in qualità di rapperesentante ufficiale della Fiom. Ha visitato la fabbrica Cipla-Interfibra, occupata e gestita dai lavoratori all’epoca, poi sgombrata con la forza dalla polizia un anno dopo. Continua a sostenere le fabbriche occupate in America Latina.
A riguardo il Comitato ha sottotitolato in italiano il documentario di Vive Tv “Freteco” sul Fronte rivoluzionario delle fabbriche recuperate dai lavoratori.

lunedì 18 aprile 2011

Con l'italiano Delli, in scena la pazzia


di Monica Vistali

CARACAS - Venerdì sera la pazzia è andata in scena. L’opera “Geranio” è stata infatti sul palcoscenico del teatro Premium del Centro commerciale Los Naranjos di Caracas, per raccontare ancora una volta le peripezie di un uomo, Gerani, interpretato da Nacho Huet, caduto per errore in un manicomio. Sul palco anche Antonio Delli, attore venezuelano di origine italiana che in questa piece interpreta Nicolás, un ‘bambino grande’ con fantasie platoniche sulla sorella, un’artista famosa che gli fa visita in borghese perchè il pubblico non sappia che custodisce un fratello in un centro di salute mentale.
I personaggi - con il protagonista e Nicolás anche Guy, dagli stratti rapporti con Pitagora e Shakespeare, e Guillermo, uno schizofrenico che si crede Alessandro Magno - sono rinchiusi nel significativo T.E.A.T.R.O (Terapia Experimental para Adultos Radioquinésicos Ocasionales) dove, ammette uno, “si è veramente liberi”. Ma Geranio trascorre il tempo ad inventare sempre nuove prove perché infermieri e viglianti si rendano conto che pazzi sono gli altri, non lui.
Antonio Delli è attore di cinema e televisione. Oltre a telenovelas e numerosi cortometraggi, è apparso nelle pellicole “Anonymous”, “Real Madrid”, “Miranda” e “Una abuela virgen”. Si è laureato in ‘Comunicacion Social’ presso la Ucv di Caracas ed è speaker per i canali History Channel, Sun Channel, Vale Tv. Nonostante svolga svariate attività, l’amore per il teatro non lo ha mai abbandonato: Ha recitato sui palcoscenici di “Ciertas Condiciones Aplican”, “La morte e la fanciulla”, “Sogno di una notte di mezza estate” e sogna i teatri d’Europa. I suoi maestri di recitazione sono Cosme Cortazar, Jack Lemmon, Robert De Niro e John Malcovich.
Anche se è nato a Caracas, Delli conserva l’amore per il Belpaese, da dove provengono i suoi genitori. È grande tifoso del calcio italiano e della pasta alla bolognese.
La piece “Geranio”, scritta da Xiomara Moreno e portata in scena per la prima volta nel 1989, è diretta da Javier Vidal. Nel 2000 è apparsa tra le opere della Bibliografia essenziale del ‘Teatro Hispanoamericano Contemporaneo’ e nel 2002 è stata tradotta in italiano dal drammaturgo catanese Francesco Randazzo.
In scena venerdì e sabato alle 20, la domenica alle 18.

La serigrafía di un italiano accompagna Sartre al Celarg


 di Monica Vistali

CARACAS - Il docente di lingua italiana Fabio Avolio sta accompagnando le rappresentazioni di “A puerta cerrada” di  Jean-Paul Sartre, in scena al Celarg sotto la direzione di  Jonathan Ochoa, con una piccola esposizione di serigrafia, una tecnica di stampa artigianale impiegata in questo caso per l’impressione di scritte e disegni su tessuti.
Prima e dopo lo spettacolo – fino al 30 aprile tutti i giovedì, venerdì e sabato alle 20, la domenica alle 19 – all’entrata dalla Sala 2 del Celarg si possono osservare ed acquistare magliette colorate sulle quali sono stampate artigianalmente con la tecnica serigrafica diverse immagini, tra cui una caricatura de filosofo esistenzialista Sartre e un disegno relativo all’opera teatrale.
La serigrafia è un particolare processo artistico che consente di stampare immagini o altri elementi grafici su diverse tipologie di materiali mediante l’uso di un telaio sul quale viene inciso il disegno e poi passato il colore, in modo che questo penetri attraverso le maglie del telaio e si depositi sul supporto. Le prime opere serigrafate di Avolio sono le magliette che sponsorizzano la piattaforma Mediterraneo-Venezuela (http://mediterraneovenezuela.blogspot.com/).
- Sono stato molto colpito da quanto in Venezuela si utilizzino le magliette serigrafate per diffondere slogan e messaggi politici, culturali. Insomma, per fare comunicazione - ci spiega Avolio -. Per questo ho deciso di avvicinarmi a quest’arte, provare a personalizzare i miei messaggi. In un primo momento sono stato guidato da un amico venezolano, poi ho proseguito da autodidatta. Fermo restando il confronto continuo con i tanti artigiani che studiano serigrafia.
Avolio ha seguito sin dall’inizio e da vicino la costruzione dell’opera teatrale, presentata da Teatro Caracas, ed è menzionato tra i ringraziamenti nel volantino confezionato da Estudio Piso11. Assiste ad ogni rappresentazione, anche con il fine di “verificare alcuni postulati della mia tesi di laurea sull’estetica di Adolfo Sánchez Vázquez”, per l’Università L’Orientale di Napoli.
- Ogni funzione ha una sua originalità. Vivo l’opera in modo vibrante, soprattutto alcune parti dei monologhi, come quando il personaggio di Inés Serrano grida: “Io sono la moltitudine che ti grida ‘Codardo’!”
“A puerta cerrada”, dramma messo in scena per la prima volta nel 1944, è la fonte di quella che è forse la più famosa frase di Sartre: “L’inferno sono gli altri”. Per interpretare i tre protagonisti - Garcin e le due donne, Inès e Estelle - Achoa ha scelto giovani promesse del teatro venezolano: José Ignacio Pulido, Capriela Carlino, Dielis Silva, sul palco con Jonathan Montenegro, il valletto, e  Ediluz Peña, la statua dorata.
Nell’opera sartriana Josè, Estella e Inès si ritrovano nell’inferno: un luogo misterioso senza finestre e senza specchi, che vivono oppressi dai sensi di colpa, dall’angoscia della propria esistenza, impietosamente esposta allo sguardo degli altri. Sono tutti reciprocamente giudici e imputati, che si portano appresso la memoria della vita appena lasciata. Si aspettano di essere torturati, fino a capire di essere lì per torturarsi a vicenda. Nell’adamento di Achoa, sul palcoscenico ci sono anche due televisioni non funzionanti.
     

Casa d’Italia di Maracaibo, Lombardi è il nuovo presidente

di Monica Vistali

CARACAS - La casa d’Italia di Maracaibo ha un nuovo presidente. Si tratta di Francisco Lombardi, connazionale di origine campana che ha vinto su Carlos Alaimo con 367 voti su 360.  Lombardi, 42 anni, presiederà la giunta direttiva per il periodo 2011 – 2013.
Il nuovo presidente da anni è figura nota della collettività italiana. Oltre a partecipare alle attività di Faiv e Fedeciv, è stato collaboratore e segretario nelle giunte direttive guidate dai vecchi presidenti, Cono Siervo e Cesare Mazocca. In un primo momento, in quanto ingegnere elettrico, si occupava del mantenimento del sistema elettronico.
Raggiunto telefonicamente dalla Voce, Lombardi ci tiene a sottolineare l’apatia generalizzata di cui sembrano vittime tutti i club italiani.
- Non ci interessano i riconoscimenti - afferma il neopresidente - quello che vogliamo è lavorare per la collettività. Ognuno di noi deve contribuire con il suo granello di sabbia, a prescindere dalla giunta che presiede il gruppo in un determinato momento. Come ho detto prima delle votazioni, se non fossi risultato vincitore sarei stato comunque tra i principali collaboratori della giunta ‘avversaria’.  
Commentando la nomina di Lombardi, l’ex presidente della Casa d’Italia Cono Siervo afferma:
- Sono davvero felice che abbia vinto lui perchè è un gran lavoratore ed ha tutte le carte in regola per stare di fronte alla collettività. Sono convinto che sarà un buon presidente e che avrà l’appoggio di tutti quelli che lo hanno preceduto.
Per quanto riguarda il programma, Siervo specifica:
- Certamente tra i compiti che dovrà affrontare come nuovo presidente ci sono la ristrutturazione del settore sport, dobbiamo potenziare la pratica del nostro calcio italiano, e il miglioramento della ristorazione all’interno della Casa d’Italia, cercando di offrire un menù mediterraneo più ricco di cucina tipica italiana. Infine, non dovrà abbassare la guardia sulla tutela della nostra tradizione e dei nostri costumi, che rischiano di essere dimenticati.
                          

Funzionario itinerante per il rinnovo del passaporto

di Monica Vistali

CARACAS – I funzionari del Consolato d’Italia a Caracas continuano il viaggio di servizio che sta facendo tappa in diverse città del Venezuela, per la raccolta delle impronte digitali dei cittadini italiani che intendono rinnovare il proprio passaporto. Ancora in calendario, oltre al Centro Italiano Venezolano di Caracas, le città di Puerto Cabello, Porlamar, Acarigua, Valencia, Puerto La Cruz, Ciudad Bolivar, Puerto Ordaz e Barquisimeto. Il Consolato invita gli interessati a prendere contatto fin da subito coi rispettivi Vice Consoli, Agenti Consolari e Corrispondenti Consolari per poter partecipare all’iniziativa.
In viaggio per Maturin, con il funzionario dell’Ufficio Passaporti c'era anche la nuova Console di Caracas, Jessica Cupellini, che ha incontrato i membri del Comites di Puerto Ordaz e decorato Cavaliere della Repubblica italiana il nostro connazionale Armando Urbani, un Generale dei Vigili del fuoco residente da anni a Maturin.
Per facilitare ai connazionali l’iter procedurale per il nuovo passaporto biometrico, l’Ufficio passaporti della sede consolare di Caracas resta aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12, incluso il mercoledì, giorno di tradizionale chiusura al pubblico.
Il nuovo passaporto elettronico possiede un microchip con una memoria in grado di contenere i dati biometrici del titolare, le foto e le impronte digitali. Contiene inoltre la digitalizzazione della firma del proprietario che eviterà, in caso di smarrimento o di furto, ogni modifica non autorizzata. Per il rilascio del documento è obbligatoria l’acquisizione delle impronte digitali (dito medio di ciascuna mano), al momento della presentazione della richiesta. Il richiedente deve inoltre depositare la propria firma sull’apposito cartellino in quanto la stessa viene automaticamente digitalizzata sul passaporto. I vecchi passaporti continueranno comunque ad essere validi sino alla scadenza naturale e non dovranno essere restituiti.                            

Questo il calendario:
PUERTO CABELLO - 27 aprile
PORLAMAR - 07 maggio
ACARIGUA - 11 maggio
CIV CARACAS  - 13 maggio (pomeriggio)
PUERTO LA CRUZ -18 maggio
VALENCIA - 25 maggio
CIUDAD BOLIVAR - 08 giugno
PURTO ORDAZ - 09 giugno
BARQUISIMETO - 15 giugno

La storia d’Italia vista dai banchi di scuola

di Monica Vistali 
Alla Codazzi la mostra organizzata dall’Istituto italiano di Cultura e curata da Gianni Oliva racconta il ruolo della scuola nella transizione dalla frammentazione dei comuni all’identità nazionale.

CARACAS - La storia dell’Italia dalla frammentazione comunale all’unità nazionale vista attraverso la speciale lente dei banchi di scuola. Questa la chiave di lettura scelta dall’Istituto Italiano di Cultura per la mostra “Essere italiani” inaugurata il 7 aprile negli spazi della scuola italiana ‘Colegio Agustin Codazzi’ di Caracas. La mostra, organizzata in occasione dei 150 anni dell’Italia unita, è curata dall’IIC in collaborazione con lo storico, politico e giornalista piemontese Gianni Oliva nella veste di curatore. Resterà allestita nell’Istituto fino al 21 aprile; a giugno arriverà presso la ‘Scuola Antonio Rosmini’ di Maracaibo.
“Essere Italiani: la scuola elementare e la costruzione dell’identità nazionale 1861-1914”, questo il nome dell’esposizione, si compone di 16 pannelli con documenti e fotografie d’epoca. Si evince il ruolo della scuola nella delicata e progressiva transizione della società italiana dalla diseguaglianza e dall’analfabetismo, all’integrazione degli italiani, alla costruzione della coscienza e all’identità nazionali. “Il cammino dall’Italia frammentata dei Comuni, cui era affidata l’educazione dei giovani, sino alla Legge Coppino e oltre - spiega la Direttrice dell’IIC, Luigina Peddi -, il passaggio da una società diseguale per provenienza, cultura ed educazione, all’integrazione degli italiani, ad un’Italia unita nella diversità, che fa di ogni originalità territoriale un prezioso apporto”.
La Legge Coppino, emanata nel 1877 durante il governo della Sinistra storica capitanato da Depretis, rendeva gratuita l’istruzione elementare e introduceva le sanzioni per chi disattendeva l’obbligo previsto. La legge servì a formare i nuovi cittadini: oltre ad imparare a leggere, a scrivere ed a far di conto, agli alunni veniva insegnata educazione civica in modo da introdurre i giovani nella nuova società. Ma sulla base di quali valori? “Bisognava formare il nuovo cittadino nazionale - risponde Peddi - e quindi si premette sul rispetto dell’autorità, dai genitori alla Chiesa, alla Patria”.
Una mostra per raccontare l’evoluzione dei valori e dei modi di pensare dall’unità d’Italia ai giorni nostri, il rafforzamento del senso d’appertenenza alla nazione in persone abituate a storie, culture e linguaggi differenti. “Siamo passati dal traduttore simultaneo nell’esercito italiano, necessario per comunicare con soldati dal dialetto diverso, ad una scuola veramente nazionale, centro propulsore della formazione permanente - dichiara la Direttrice dell’IIC -. Una scuola che rende consapevole il cittadino del proprio ruolo nella società, della sua capacità di contribuire al progresso della nazione”. Ma “oggi la scuola è solo uno strumento - evidenzia Peddi -, fornisce i mezzi per navigare ed imparare nel mare dell’informazione globale. Ognuno ha il dovere di autoformarsi”.

Fateci odiare Chávez (ma a carte scoperte)


di Monica Vistali

Come scriveva Eduardo Galeano: il mondo alla rovescia.


Aprite Google.news Italia e immettete le parole 'Chávez' e 'silicone': da Vanity Fair al Corriere della Sera, troverete ben ventitré notizie che vi racconteranno l'ultima “crociata bolivariana” lanciata dal presidente venezuelano. Sì, perché la guerra di Chávez alla chirurgia estetica - tanto osannata dalle minorenni ma così “poco socialista” - sembra per i media una notizia da prima pagina, tanto che anche Studio Aperto all'inizio del mese scorso ha dedicato al tema un lungo servizio nel notiziario del primo pomeriggio (sic!), sottolineando come per il presidente venezuelano la fame e la miseria siano ormai problemi di secondo grado.
Ebbene, ognuno può dire la sua sulla rilevanza del silicone nell'agenda dei media globali e sul fatto che persino il New York Times si occupi delle opinioni del Comandante sul tema. Curioso però come bisturi e impianti abbiano soppiantato altre dichiarazioni, ben più importanti, del presidente criollo.
Tornate su Google.news. Cercate notizie relative alla proposta di mediazione diplomatica offerta da Chávez per risolvere la crisi libica. Troverete solo cinque risultati. Cinque contro ventitré. Certo l'utilizzo della chirurgia plastica in Venezuela è un grave problema... ma l'idea di una commissione umanitaria internazionale con latinoamericani, europei e mediorientali - per tentare una mediazione tra le parti e salvaguardare l'integrità della Libia - forse non avrebbe dovuto meritare una microscopica nota a piè di pagina. Che questa invisibilità sia colpa della scarsa credibilità internazionale di cui gode il capo di Stato? C'è da scommetterci. Come si può dare ascolto ad un presidente che inneggia al raìs libico su Twitter? Sì, perché quando Chàvez affidò agli ormai noti 140 caratteri il suo primo commento sul caso Libia scrivendo “Viva la Libia e la sua indipendenza”, alcuni media italiani hanno ben pensato di riassumere il tutto in uno sbrigativo “Viva Gheddafi”. Basta aprire le pagine del Corriere, che parla di “solidarietà tra dittatori” e dichiara che “Hugo Chávez non ha esitato (in realtà ha aspettato del tempo per esprimere una sua opinione, nda) per esprimere un suo significativo Viva Gheddafi” o cliccare sul TgCom, che per lo meno limita sunti devianti alla titolazione.
Il Venezuela non è il paese dei balocchi e il Comandante non è un moderno Robin Hood. Le critiche sono libere ed auspicabili, quando costruttive. Ma si dovrebbe prestare attenzione, parafrasando Dario Azzelin, a non distorsionare la realtà in modo propagandistico, facendo sopravvivere oltremare solo le notizie che liquidano Chávez come l'ultimo dei caudillos latinoamericani. Perchè, tra una critica e l’altra, non si dà merito al governo venezuelano per i buoni risultati conseguiti, insieme al Brasile, rispetto agli Obiettivi del Millennio stabiliti dall'Onu? Secondo l’Istituto nazionale di Statistica, per esempio, la povertà estrema è crollata dal 17,1 al 7,9 per cento dal 1998 al 2007 e il coefficente Gini, che misura la disuguaglianza sociale, è il più basso dell’America latina. Se si è tanto parlato e scritto del referendum sulla rielezione indefinita delle cariche elettive, poco ci si è sforzati di vedere in esso qualcosa di diverso da un tentativo “castrista” di dominio infinito (“Il Venezuela vota su Chávez dittatore a vita”, Il Giornale). Perché non si è fatto cenno al fatto che anche in Italia esiste la possibilità di ri e ricandidarsi, che è stato questo governo a dare al Venezuela il suo primo referendum (esiste qualcosa di più democratico?) o che Chávez è stato l'unico presidente al mondo a sottoporre la sua carica al voto popolare a metà mandato? Ed infine, perché non si è detto che questa legge vale anche per l'opposizione? Esiste per Chávez la possibilità di vedersi governato per anni addirittura da un politico di Acción Democrática!
Non c'è da stupirsi se in Italia Chávez è un personaggio tanto controverso. Quanto siamo liberi di avere delle opinioni veramente nostre, se le basi su cui queste poggiano sono così parziali? Fatelo odiare, questo “caudillo”, da chi lo vuole odiare. Ma con tutte le carte in tavola.

mercoledì 13 aprile 2011

Quei lontani giorni d’aprile...

Chi a Canal8, chi per strada, chi a discutere alla Casa d’Italia. Ecco come gli italiani hanno vissuto il colpo di stato che nel 2002 scalzò Hugo Chávez


Di Monica Vistali
CARACAS – “Quel giorno, mentre i golpisti s’impossessavano di Miraflores, io stavo tornando a casa, a Caracas, da Puerto La Cruz. L’autostrada era deserta, si capiva che stava succedendo qualcosa. Le radio dicevano che Chávez si era dimesso perchè c’erano stati morti e feriti. Io ho creduto a quello che sentivo, alla versione ufficiale. Guidavo pensando che i chavisti erano stati dei selvaggi, che non si meritavano il presidente che avevano. Poi, a casa, ho iniziato a sentire il rumore assordante dei clacson. L’opposizione sta festeggiando, mi sono detto. Mi sono affacciato alla finestra e ho visto centinaia di motociclette ed automobili scendere da Petare. Sono pazzi! Si vogliono far trucidare! ho pensato. Credevo fossero loro i colpevoli… invece stavano solo reclamando il loro presidente”. A parlare è Mario Neri, del Circolo Gramsci di Caracas. Parla da un cellulare, è per strada nel bel mezzo della marcia in ricordo del colpo di stato che nel 2002 strappò il democraticamente eletto Hugo Chávez dalla poltrona presidenziale. “Qui è bellissimo - ci dice - piove, siamo tutti bagnati, ma c’è tanta energia e una gioventù incredibile!”.
Nei giorni del golpe, ad accompagnare Neri c’era l’amico Antonio Mobilia. Anche lui, ci racconta, aveva creduto ai media che accusavano Chávez della strage a Puente Llaguno. “Sono stati momenti terribili. Ho aperto il negozio come tutti i giorni, ma con una grande amarezza nel cuore. Ero deluso. Non potevo credere che il popolo venezuelano si fosse dimostrato così ignorante, che avesse voltato le spalle all’uomo che aveva rotto quella palla di cristallo che erano gli ‘adecos’ e i ’copeyanos’. Non potevo accettarlo ma ci credevo, perchè ero un automa, ero vittima della manipolazione mediatica che era stata orchestrata. Poi ho parlato con la gente per strada, sono trasparite alcune notizie. E allora ho capito...”.
Mobilia e Neri ci dicono che, resisi conto della realtà che il Paese stava vivendo, si attivano immediatamente. Scrivono più volte ai giornali italiani, per far conoscere la situazione, per lasciare la loro testimonianza, ma nel Belpaese “nessuno si distoglie dalla versione ufficiale” dei golpisti. Si recano quindi alla sede di Canal8, manifestando con altri per la sua riapertura. “Eravamo in mezzo alla strada - racconta Mobilia - a gestire il traffico, ad indicare alla gente che arrivava da ogni parte di Caracas dov’era il canale! Era un vero tripudio di persone, moto, automobili. Tutti chiedevano una sola cosa: il Capo di stato per cui avevano votato, la democrazia”.
Mentre Mobilia e Neri lottavano per Canal8, un altro connazionale, Alfredo Amoroso, andava al lavoro a Charallave. “È stato uno schifo. Sono arrivato imbottito di notizie false, manipolate, ma poi ho visto con i miei occhi quello che stavano facendo i golpisti: hanno preso di mira i vertici del Comune, che era filogovernativo. Li hanno malmenati tutti. Hanno usato la violenza: era una vera guerra. La gente per strada urlava, voleva il ritorno di Chávez, ma la tv mostrava solo comiquitas, ondeggiava tra network fasulli e cartoni animati. È terribile quanto i media ci abbiano mentito! Oggi - conclude - c’è chi ancora parla dell’11A come di un ‘vuoto di potere’: beh, è pazzesco”.
Non tutti gli italiani durante i giorni del golpe erano per strada a reclamare il Presidente. Rosa Ruggero, ad esempio, il 13 aprile era rinchiusa con alcuni colleghi in un ufficio a Las Mercedes. Il gruppo si era barricato fino a tarda notte per questioni di sicurezza. “Nei giorni precedenti mi telefonavano dall’Italia chiedendomi cosa stesse succedendo. A me sembrava che semplicemente stesse finendo l’epoca Chávez. Era finalmente arrivato il momento! Già il 12 vedevi un cambiamento nei volti della gente, scorgevi un sorriso, come se ci fossimo liberati di un peso!”. La notte del 13, mentre Chávez tornava dove il popolo lo aveva voluto, Ruggero tornava a casa “piena di delusione e tristezza”. “Io non considero che sia stato un colpo di stato - afferma -. Hanno semplicemente approfittato per avere quello che volevano. Ma non ci sono riusciti perchè sono stati ingenui: dovevano esserci il coprifuoco, i militari per strada...”. E le vittime civili? “Tutta una messa in scena del governo, che oggi può fare la vittima”.
Ruggeri è al lavoro, a Plaza Venezuela. Dall’alto dell’ufficio vede i manifestanti per strada. “Li vedo - ci dice - tutti rossi, sotto la pioggia. Si capisce che vorrebbero tornare indietro ma non possono, li obbligano a marciare”. Non capisce il senso della commemorazione. “Quello che è stato fatto è stato fatto. Basta, ora andiamo avanti”.
Se dalla Capitale le vicissitudini della Storia sembrano e sono più vicine, nelle altre città del Paese la prospettiva cambia radicalmente. Così per Mariano Palazzo, di Maracay. “Ricordo una iniziale situazione di normalità apparente. La Casa d’Italia era aperta, la gente sorseggiava il caffè al bar mentre arrivavano le telefonate dall’estero, dall’Italia. Gente che chiedeva cosa stesse succedendo, se eravamo al sicuro...”. Solo il terzo giorno, racconta Palazzo, “la città era tesa, le notizie arrivavano per telefono, la gente si era mobilitata ed era scesa per le strade”. Intanto, all’interno del club i nostri connazionali discutevano animatamente sulla necessità del colpo di stato. “La comunità era polarizzata. Alcuni tifavano per il presidente, altri pregavano perchè non ritornasse più. Anche tra l’opposizione stessa si era creata divisione. Alcuni criticavano la forma con cui si erano srotolati gli eventi, altri vedevano il golpe come una cosa necessaria”.
Anche Johnny Margiotta, di Maracaibo, ha vissuto quei giorni da lontano. “Ero in Venezuela da soli tre anni - racconta -. Per me i colpi di stato erano qualcosa che si trovava solo sui libri, nei film. Quindi ho seguito gli eventi del 2002 con curiosità, meraviglia, come qualcosa di veramente affascinante. Stavo vivendo la storia”. Oggi, Margiotta vede nel golpe de Abril un grande momento di cambiamento. “Da quel momento in poi Chávez si copre molto le spalle ma non credo che in Venezuela un evento simile possa ripetersi. La gente studia, si è ‘civilizzata’ e non è più d’accordo con questo tipo di azioni violente. Se qualcuno volesse tentare un altro 11A non avrebbe seguito tra la popolazione perchè ora c’è la coscienza della vita”.
L’avvocato Tina Di Battista, interrogata sugli eventi di aprile, ricorda la marcia dell’opposizione che ha dato il via alla tragedia di Puente Llaguno. “La marcia che ci fu quel giorno fu espressione di civiltà e patriottismo. Mi sento orgogliosa di quello che abbiamo dimostrato con quella manifestazione pacifica, ordinata e democratica. Purtroppo, gli eventi successivi si sono tinti dei colori dei partiti e sono caduti nella voracità di appettiti e interessi lontani dai sentimenti e dalle necessità vere del paese. Lo condanno e come professionista del diritto non mi è stato difficile pronosticare molte conseguenze nefaste che oggi ci tocca vivere”.