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giovedì 11 febbraio 2010

L’altra America, tra Messico e Venezuela storie dell’estremo Occidente

Dai blog di Piero Armenti e Antonio Pagliula è nato “L’altra America, tra Messico e Venezuela storie dell’estremo Occidente”, a cavallo di due rivoluzioni. Dai blog alle librerie, occhi italiani su “L’altra America”.

di Monica Vistali

CARACAS –Trasformare due blog italiani in un libro sull’America Latina. Questo l’esperimento pioneristico affrontato da Antonio Pagliula e Piero Armenti, i giovani autori di “L’altra America, tra Messico e Venezuela storie dell’estremo Occidente”, edito da Arcoiris Multimedia.
Trasformando gli articoli dei blog “Verosudamerica.com” e “Notizie da Caracas” (di Pagliula e Armenti) in pennellate capaci di rendere una sensazione ampia sulla situazione dei due paesi latinoamericani, la giovane casa editrice ha convertito “L’altra America” in un prodotto unico nel panorama editoriale italiano, che mai aveva osato trasladare alla carta stampata i materiali web.
“Il libro è la testimonianza di due rivoluzioni – spiega Piero Armenti -: quella del Venezuela di Chàvez e quella mediatica in cui si affaccia e si afferma il fenomeno ultramoderno dei blog, preziosi diari di bordo troppo spesso non aggiornati o addirittura abbandonati. Non a caso come prefazione a “L’altra America” c’è un mio testo sulla relazione tra mass media, giornalismo e blogsfera, dove fra l’altro il volume è stato più volte recensito e pubblicizzato”.
Tasselli di questo mosaico latinoamericano argomenti seri e meno seri: dalla política di Chàvez alle siliconate venezolane, dalla lotta di Calderòn contro il narcotraffico alla febbre porcina, passando per il colpo di stato in Honduras e il dramma che si consuma giornalmente alla frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti. Un “minestrone” a 360 gradi, come l’hanno definito gli autori, che chiude con un saggio di Armenti sulla storia di una centrale di polizia del noto barrio caraqueño ‘23 Enero’ che si trasforma in radio comunitaria, emblema e spunto per comporre un saggio sul Venezuela di Chàvez.
Espressivo il titolo del volume, che rimanda ad un’America latina che non si oppone all’occidente ma resta ai suoi margini. “Il Sud America non è l’India o il Giappone: è parte dell’occidente – spiega Armenti -, anche culturalmente. Basti pensare che il Libertador Simòn Bolívar studiava sui classici francesi…”.
Piero Armenti, che durante i quattro anni e mezzo vissuti a Caracas è stato giornalista de La Voce d’Italia, oggi racconta ai microfoni della sua vecchia testata il suo arrivo in Venezuela:
“I primi tempi avevo gli occhi ingenui, ma presto è arrivato il disincanto. Nonostante la rivoluzione credo che le cose non siano cambiate molto, la gente continua ad avere gli stessi problemi di sempre…”.
Se ne va l’ingenuità ma resta il rimpianto per quel rapporto con la vita che sanno avere i venezolani e che gli italiani hanno perso, “il giusto distacco, quella certa leggerezza”.
“In Italia – afferma Armenti – la gente è troppo preoccupata, appesantita, imborghesita e chiusa nel suo benessere. Il Venezuela ti dà la speranza di poter vivere stili di vita diversi e perciò continua ad essere parte di quel grande sogno che alimenta gli italiani e che si proietta in America Latina: il sogno di una vita più semplice in campo professionale e sentimentale, una fuga da se stessi”.
Piero Armenti è tornato da poco in Italia dopo un soggiorno nella Grande Mela, da dove aveva lanciato il il blog “Notizie da New York”.
“New York è la città che più mi ha ricordato Caracas – ci dice convinto -. Forse anche a causa di una grande comunità ispanica che ha saputo conquistare spazi importanti anche socioculturalmente, dal primo all’ultimo giorno sono stato convinto di essere tra quel delirio di folla e cemento che è la capitale venezolana, forse con qualche certezza di sicurezza in più”.

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