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giovedì 11 febbraio 2010

'Tutto esaurito' per la Mostra di Cinema italiano

La Rassegna, che continuerà fino al 26 febbraio al Celarg, sta riscuotendo grande successo di pubblico. Luigina Peddi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, spiega perché il cinema nostrano non ha ancora smesso di appassionare.
di Monica Vistali

CARACAS – Un ‘tutto esaurito’ che non risparmia nessuno. Giovedì sera, giorno dell’inaugurazione della Mostra di Cinema Italiano negli spazi del Celarg, erano tanti i cinefili che si sono dovuti accontentare di sorseggiare un buon vino invece che godersi il film “Manuale d’Amore”. Alcuni arrivavano dall’Ambasciata d’Italia, dall’Istituto per il Commercio Estero, dall’Istituto di Cultura Italiana. Altri erano semplici appassionati, potenziali spettatori vogliosi di godersi i capolavori della settima arte che hanno glorificato il Belpaese fin dagli esordi. Ma si sa, la legge è uguale per tutti.
Da giovedì, nulla è cambiato. La sala CineCelarg3 è costantemente affollata e, addirittura, durante le proiezioni vengono aggiunte delle sedie extra per coloro che non trovano posto in poltrona. Ma, nonostante l’escamotage, sono tanti quelli che non riescono a sedersi davanti allo schermo.
Un successo che è grande motivo d’orgoglio per gli organizzatori della rassegna, che hanno osato scelte azzardate nella scelta dei titoli mescolando il maestro Federico Fellini al meno celebre Kim Rossi Stewart, lo storico Dino Risi ai più recenti Gabriele Muccino e Ferzan Ozpetek.
- Il cinema italiano non è rimasto solo un’icona degli anni Cinquanta e Sessanta – ci spiega Luigina Peddi, direttrice dell’Istituto di Cultura Italiana – è vivo e pieno di protagonisti validi che intendiamo mostrare al pubblico. Non solo registi ma anche costumisti, scenografi, tecnici del suono che hanno contribuito e contribuiscono a trasformare i film in opere d’arte. La rassegna è un omaggio anche a loro.
La Mostra, con il suo doppio appuntamento giornaliero (proiezioni alle 17 e alle 19 fino al 26 febbraio), non vuole dare una panoramica meramente artistica del nostro cinema. Vuole essere, parallelamente, uno specchio della società italiana che cambia, degli italiani in perenne metamorfosi. Un cinema, quindi, specchio fedele e incorruttibile di quello che siamo, mezzo per “vedere la bellezza e la poesia della realtà, offrire spunti di riflessione” come ci dice Luigina Peddi.
- Quello italiano è un cinema che guarda fuori dalla finestra, per strada. Oggi molti film degli parlano di integrazione, tolleranza: temi che s’inseriscono nel nostro contesto storico e sociale. Lo stesso discorso vale per la pellicola di K.R.Stewart, che racconta la disgregazione delle famiglie di oggi da un punto di vista diverso, quello dell’uomo che viene abbandonato dalla donna che se ne va.
Il realismo resta il filo rosso che lega le opere in mostra al Celarg. Un cine-verità che ha fatto emozionare anche la direttrice dell’Istituto di cultura.
- Quando guardavo “Manuale d’Amore” mi riconoscevo nel vigile incattivito, nell’automobilista stressato. I personaggi stessi erano i miei vicini di casa. Noi italiani forse non siamo in grado di dirigere “Avatar” ma sicuramente siamo capaci di storie vere dove le persone si possono immedesimare.
Il cinema italiano continua ad appassionare. Si guarda, si riguarda.
- Nell’avanzata del cinema industriale l’Italia ha conservato delle nicchie di Autori con pochi soldi ma molte cose da dire. Valori diversi, chiavi di lettura lontane dal cinema commerciale che imperia nelle grandi multisale. I nostri film sono come libri classici che vanno letti e riletti, perché ogni volta trovi qualcosa di nuovo, un insegnamento che non avevi colto.
È così che il nostro cinema è diventato immortale.

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