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giovedì 25 marzo 2010

Elezioni: dalla Sicilia a Caracas per salvare il paesello natio

L’aspirante sindaco di Limini, Sebastiano Mesumeci è stato in Venezuela per incontrare i 200 liminesi che compongono un terzo del suo intero elettorato


di Monica Vistali

CARACAS – Un aspiran­te sindaco messinese in campagna elettorale a Caracas per risollevare le sorti del suo paesello de­stinato a scomparire. Un caso più unico che raro quello di Sebastiano Me­sumeci, candidato nelle fila del Pd, che ha dovu­to attraversare l’Oceano per incontrare quei più di 200 potenziali elettori che da anni risiedono in Venezuela, dislocando così ben un terzo delle 600 persone che com­pongono l’intero eletto­rato del dimenticato pa­esino di Limina. Come dichiara l’editore Eligio Restifo, “le elezioni di maggio le decidiamo noi in Venezuela”.
Mesemuci è intenziona­to a ripopolare il paesino natio da cui tutti conti­nuano costantemente a scappare, soprattutto in Venezuela.
- Dopo l’ultima guerra - spiega a La Voce - Limina contava 2500 abitanti e prospettive di sviluppo ancora più scarse di quel­le attuali. Così la gente ha iniziato ad emigrare, prima in America - spes­so in Venezuela dove si è creata pian piano una piccola comunità - poi nel Nord Italia o in Ger­mania. Oggi ci sono li­minesi in 39 Paesi nel mondo.
Il trand, da allora, non ha più cambiato rotta. Per per morte naturale o per emigrazione, la gente continua ad andarsene e, come esito di questa ten­denza, è stata prevista la chiusura demografica del paese nel 2040.
- Il Sole 24ore ha posizio­nato Limina, come svi­luppo e possibilità di cre­scita, all’ultimo posto tra i comuni di Messina, cit­tà costantemente in coda alle classifiche. È normale che, soprattutto i giova­ni, vogliano scappare.
Oggi, in tutta Italia, le nuove generazioni cerca­no all’estero quello che il proprio Paese non è in grado di offrire. Limina, più che un’eccezione, rappresenta l’apice di una crisi nazionale.
Come spiega Mesume­ci, il problema di Limi­na risiede soprattutto nell’inefficiente sistema occupazionale.
Come rimedio alla man­canza di offerta comune a tutto il Mezzogiorno, il candidato propone una serie di iniziative com­merciali basate in partico­lar modo sui prodotti ti­pici della regione. In testa al programma, quindi, un centro di macellazione e un’impresa di trasforma­zione carni, un caseificio, una filiera commerciale e punti di produzione per prodotti agricoli rinoma­ti come olio d’oliva e for­maggi. Parallelamente, la creazione di un marchio doc per la gastronomia locale.
L’aspirante sindaco, inol­tre, pensa a rispolverare un vecchio programma di forestazione che conti sui finanziamenti dell’Unio­ne Europea e progetta la creazione di un’impresa agrituristica per la quale utilizzare case popolari non assegnate.
- Ho parlato del mio pro­gramma lo scorso sabato durante un incontro che un gruppo di liminesi ha organizzato all’Hotel Co­liseo. Una riunione im­portante tra compaesani per cui devo ringraziare il presidente dell’Asso­ciazione Siciliana, l’edi­tore Eligio Restifo e tutti quelli che si occupano della mia campagna elet­torale in Venezuela: Giu­seppina Palella, Filippo Occhino, Emilia Noto, Nino Carbone.
L’incontro, secondo Me­sumeci, ha “recuperato il legame con gli elettori” che, da tempo, incon­travano solo i candidati dell’attuale maggioranza.
I flussi migratori tocca­no Mesumeci non solo dal punto di vista poli­tico. Suo padre è stato, infatti, uno di quei tanti liminesi che negli anni Sessanta partivano per la Germania e inviavano a casa le rimesse per la famiglia. Per Mesumeci quegli anni da ‘orfano’ sono “gli anni in cui davo a mio padre del Voi, con distacco”, sono “i racconti della solida­rietà tra compaesani, del duro lavoro, delle rigide norme tedesche, tanto lontane dal regime liber­tario della Sicilia”.
Ma non è tutto. L’aspi­rante sindaco è felice­mente sposato con una figlia di liminesi emigrati a Caracas, che ha incon­trato per la prima volta quando lei era in vacanza nel paesello dei genitori. Un amore travolgente: la bella ha lasciato il suo Studio legale nella capi­tale latinoamericana per una vita da casalinga a Limina. Diciamo che Me­sumeci ha iniziato con la moglie il nuovo avvenire di quel piccolo, piccolo paese che - speriamo - torni a ripopolarsi.

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