di Monica Vistali
CARACAS – Un aspirante sindaco messinese in campagna elettorale a Caracas per risollevare le sorti del suo paesello destinato a scomparire. Un caso più unico che raro quello di Sebastiano Mesumeci, candidato nelle fila del Pd, che ha dovuto attraversare l’Oceano per incontrare quei più di 200 potenziali elettori che da anni risiedono in Venezuela, dislocando così ben un terzo delle 600 persone che compongono l’intero elettorato del dimenticato paesino di Limina. Come dichiara l’editore Eligio Restifo, “le elezioni di maggio le decidiamo noi in Venezuela”.Mesemuci è intenzionato a ripopolare il paesino natio da cui tutti continuano costantemente a scappare, soprattutto in Venezuela.
- Dopo l’ultima guerra - spiega a La Voce - Limina contava 2500 abitanti e prospettive di sviluppo ancora più scarse di quelle attuali. Così la gente ha iniziato ad emigrare, prima in America - spesso in Venezuela dove si è creata pian piano una piccola comunità - poi nel Nord Italia o in Germania. Oggi ci sono liminesi in 39 Paesi nel mondo.
Il trand, da allora, non ha più cambiato rotta. Per per morte naturale o per emigrazione, la gente continua ad andarsene e, come esito di questa tendenza, è stata prevista la chiusura demografica del paese nel 2040.
- Il Sole 24ore ha posizionato Limina, come sviluppo e possibilità di crescita, all’ultimo posto tra i comuni di Messina, città costantemente in coda alle classifiche. È normale che, soprattutto i giovani, vogliano scappare.
Oggi, in tutta Italia, le nuove generazioni cercano all’estero quello che il proprio Paese non è in grado di offrire. Limina, più che un’eccezione, rappresenta l’apice di una crisi nazionale.
Come spiega Mesumeci, il problema di Limina risiede soprattutto nell’inefficiente sistema occupazionale.
Come rimedio alla mancanza di offerta comune a tutto il Mezzogiorno, il candidato propone una serie di iniziative commerciali basate in particolar modo sui prodotti tipici della regione. In testa al programma, quindi, un centro di macellazione e un’impresa di trasformazione carni, un caseificio, una filiera commerciale e punti di produzione per prodotti agricoli rinomati come olio d’oliva e formaggi. Parallelamente, la creazione di un marchio doc per la gastronomia locale.
L’aspirante sindaco, inoltre, pensa a rispolverare un vecchio programma di forestazione che conti sui finanziamenti dell’Unione Europea e progetta la creazione di un’impresa agrituristica per la quale utilizzare case popolari non assegnate.
- Ho parlato del mio programma lo scorso sabato durante un incontro che un gruppo di liminesi ha organizzato all’Hotel Coliseo. Una riunione importante tra compaesani per cui devo ringraziare il presidente dell’Associazione Siciliana, l’editore Eligio Restifo e tutti quelli che si occupano della mia campagna elettorale in Venezuela: Giuseppina Palella, Filippo Occhino, Emilia Noto, Nino Carbone.
L’incontro, secondo Mesumeci, ha “recuperato il legame con gli elettori” che, da tempo, incontravano solo i candidati dell’attuale maggioranza.
I flussi migratori toccano Mesumeci non solo dal punto di vista politico. Suo padre è stato, infatti, uno di quei tanti liminesi che negli anni Sessanta partivano per la Germania e inviavano a casa le rimesse per la famiglia. Per Mesumeci quegli anni da ‘orfano’ sono “gli anni in cui davo a mio padre del Voi, con distacco”, sono “i racconti della solidarietà tra compaesani, del duro lavoro, delle rigide norme tedesche, tanto lontane dal regime libertario della Sicilia”.
Ma non è tutto. L’aspirante sindaco è felicemente sposato con una figlia di liminesi emigrati a Caracas, che ha incontrato per la prima volta quando lei era in vacanza nel paesello dei genitori. Un amore travolgente: la bella ha lasciato il suo Studio legale nella capitale latinoamericana per una vita da casalinga a Limina. Diciamo che Mesumeci ha iniziato con la moglie il nuovo avvenire di quel piccolo, piccolo paese che - speriamo - torni a ripopolarsi.
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