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giovedì 25 marzo 2010

Gli italovenezolani e la Ley Organica de Educaciòn

Un coro di ‘no’ dalle associazioni italo-venezolane. E i giovani?

CARACAS – L’opposizione non è sola. Nella dura lotta contro la Legge Organica dell’Educazione approvata dall’Assemblea Nazionale e promulgata dal presidente venezolano Hugo Chavez lo scorso sabato 15 agosto, può contare sulle fila delle associazioni italovenezolane, schierate contro quella che, ne sono certi, è l’azione di un dittatore che vuole manipolare le menti dei più giovani e limitare la libertà. Più che un’idea un preconcetto, dato che molti questa legge non l’hanno mai neppure letta.
Quasi sempre senza citare articoli particolari, i rappresentanti degli italovenezolani si dichiarano preoccupati per il futuro dei propri figli, a causa di quelle “tendenze mussoliniane del Governo” che mirano ad impartire “lezioni d’ideologia”. Indottrinamento, insomma. C’è addirittura chi, intimorito, sceglie di non identificarsi “perchè loro sono pericolosi” ma non si nega quando gli si chiede un’opinione: “È un disastro, un atto dittatoriale. Il 99% degli italiani in Venezuela la pensa come me: andiamo verso un sistema che non accetteremo mai perchè l’abbiamo già vissuto con il fascismo italiano. La soluzione sarebbe quella di andarsene tutti!”.
“È un tipico atteggiamento comunista. Vogliono manipolare i nostri bambini con la speranza di poterli dominare nel futuro” ci dice Renzo Scuteri, dell’Associazione Marchigiani nel mondo. E prosegue: “D’ora in poi tutte le decisioni verranno prese dal Governo, non dalle scuole. E il Governo farà il lavaggio del cervello ai nostri giovani, com’è accaduto in Italia ai tempi di Mussolini”.
Parole forti anche da Enzo Gandia. Il presidente dell’associazione friulana Fogolar Furlan esordisce sottolineando come questa legge che “proibisce tutto e lascia al Governo ogni libertà”, “fatta in fretta e furia ed accettata ad occhi chiusi”, preoccupa gli italiani, soprattutto quelli che hanno figli a scuola. Secondo Gandia, ora che è stata approvata la LOE “invece d’insegnare l’importante, ossia dare istruzione, s’impartiranno lezioni d’ideologia”. “Ma in fondo - continua - possono insegnare qualsiasi cosa. Sono convinti che la gente non abbia bisogno d’istruzione perchè il Governo promette di mantene tutti. Poi bisogna vedere se lo farà. In vista c’è solo fame e disinformazione”.
Il presidente conclude sottolineando che “fino ad oggi quella venezuelana era una buona scuola” e che i laureati “hanno trovato lavoro in tutto il mondo e sono apprezzati”. Che, alla fine, “non c’era bisogno di cambiare nulla”. I laureati, certo. E tutti gli altri?
L’idea che la LOE sia solo l’ultimo passo di un regime antidemocratico, è forte anche in Fernanda Moglia. La presidentessa dell’A.C. Piemontesi nel Mondo in Venezuela riserva per i “sostenitori chavisti” parole d’indignazione.
“Me l’aspettavo da questi. È una legge fatta con i piedi, non con la testa. Io, con la mia mentalità europea, non potrei mai accettare questo lavaggio del cervello che vuole solo piccoli robot che pensano allo stesso modo. Io, se avessi figli, non li farei andare i queste scuole dove non si può opinare!”.
Pasquale Di Pasquali, presidente dell’A.C Abruzzesi e Molisani nel Mondo:
“I valori e le ideologie si devono insegnare in famiglia, non a scuola. La LOE è uno strumento legale per agire in modo dittatoriale, per far crescere i nostri figli con la mentalità del Governo”.
Proseguono le critiche nelle parole di Mariella Passarelli, presidentessa dell’A.C. Campani in Venezuela, che denuncia come si stia toccando “l’autonomia universitaria quando le università devono essere libere!” e Marisela Neppi, presidentessa dei Marchigiani in Venezuela che dichiara: “Ci hanno messo dentro tutto in questa legge. E quello che ci aspetta non è per nulla positivo”.
Ascoltando le parole degli italovenezolani delle associazioni, si percepisce con chiarezza un’avversione che prescinde gli articoli di una legge che in pochi hanno davvero letto. Si parla di dittatura, fascismo, libertà strozzata, lavaggio del cervello. Ma non si chiarisce bene in che modo venga attuato tutto questo, con quali strumenti. Si parla anche dell’imposizione di un’ideologia, quando è ben noto che qualsiasi insegnamento sottostà ad un sistema di pensiero, sebbene nascosto. Ma la Legge, in questo, non è criptica: nell’ar­ticolo 11, infatti, si dichiara esplicitamente che l’istruzione si baserà “sulla dottrina bolivariana”.
Sembra, a conti fatti, che la contrarietà alla Ley de Educaciòn provenga più dall’avversità ai ‘loro’, i chavisti, piuttosto che da un’analisi attenta della stessa. Una presa di posizione politica piuttosto che un’analisi critica.
I principi ed i valori che reggono la legge sono, secondo l’articolo 3, “vita, amore, democrazia partecipativa e protagonista, convivenza, libertà, emancipazione, uguaglianza, equità, indipendenza, sovranità, pace, solidarietà, cooperazione, bene comune, giustizia sociale, gratuità, obbligatorietà, uguaglianza di genere, integralezza, identità, diversità, laicità, carattere pubblico, interculturalità, pluriculturalità, multietnicità, plurilinguismo, permanenza, non discriminazione, valoralizzazione etica dal lavoro, inclusione, onestà, pertinenza, creatività, innovazione, critica e ecologia”. nulla contro cui battersi, quindi. E nulla di cui temere. Al contrario di quello che sostiene l’opposizione, infatti, la LOE difende la patria potestà in quanto, dice testualmente nell’articolo 12, “la famiglie hanno il dovere il diritto e la responsabilità nella formazione di valori, principi, credenze, comportamenti, norme e abitudini in bambini, bambine, adolescenti, giovani ed adulti”. Inoltre, si rispetta il pluralismo ideologico che si basa in parte nella dottrina bolivariana, in quella di Simón Rodríguez e nell’umanismo sociale, oltre ad essere aperto a tutte le correnti di pensiero.
Inoltre, la “legge fatta in fretta e furia” è stata approvata dopo che i deputati dell'opposizione hanno abbandonato la sede del Congresso di Caracas, promettendo di un referendum abrogativo. Dunque, la legge è stata varata con il voto unanime dei presenti dopo oltre dieci ore di dibattiti in aula.
Ma le associazioni italovenezolane sono ferme e con gli occhi bendati. Con le dovute ed onorate eccezioni, certo. Come Biagio Ignacchiti, dell’Assolucana, che dichiara sereno: “Ho comprato ieri il testo della legge per sapere bene di cosa si tratta. Poi potrò pronunciarmi pienamente cosciente di quello che dico”.


Parlano i giovani

CARACAS – Sono pochi, purtroppo, i ragazzi che conoscono i contenuti della nuova Ley Organica de Educacion. Tanti - studenti, giovani lavoratori - dichiarano che ancora non hanno avuto opportunità di leggerne il testo, che non conoscono a fondo i dettagli, che non sono in grado di giudicare. C’è anche chi, pur non avendo letto il testo, azzarda commenti.
“Non l’ho letta ma me l’hanno spiegata - ci dice Giordano D’Acquario, 35 anni – e non sono d’accordo su questa tendenza a voler trasmettere l’ideologia del governo”. O ancora Gianni Camporosa, pubblicitario di 30 anni: “Non l’ho letta ma non sono d’accordo su queste leggi che promuovono un cambio all’indietro piuttosto che in avanti”. Camporosa si dichiara contrario anche alla “volontà di eliminare la religione cattolica dagli istituti privati” proprio ora che questa è “minacciata dalla dilagazione di altre religioni”.
Ma le eccezioni emergono con forza, da ambedue gli schieramenti che si scontrano per l’ennesima legge della discordia.
C’è chi, come il giovane italovenezolano Pedro Paolucci, è convinto che la legge sia un “fiasco” che mira solo a “lavare il cervello ai nostri figli mettendo la politica nelle scuole”. Paolucci non si dimostra incerto e prosegue: “Il testo di legge non fa altro che delegare poteri al ministro per far si che si faccia quello che vuole il ministro di turno”, “La nuova legge impone l’odio per le oligarchie”, “Qui in venezuela nessuno e niente più progredire”. Finisce poi con prendersela con il Governo che “persegue, criminalizza, incarcera e squalifica coloro che hanno un modello di pensiero diverso” e dichiara: “Il governo deciderà dove e cosa studierà tuo figlio, dove lavorerà. Alla fine i figli inizieranno a disubbidire agli ordini dei propri genitori. Questa è educazione? No, questa è una ‘Cubazuela’ con cui dobbiamo farla finita. M’intristisce come il nostro paese sprofondi nella miseria, nell’insicurezza e nell’odio del suo stesso popolo a causa di questo gorilla che abbiamo come presidente”.
Dall’altra parte dello specchio Fabio Avolio, insegnante, 29 anni, manifesta il suo sostegno alla Ley de Educacion soprattutto perchè contenente, spiega, elementi democratici. A esempio, ci dice, prima i voti avevano “pesi diversi a seconda che provenissero da un rettore piuttosto che da uno studente, mentre adesso ogni persona all’interno del ‘sistema scuola’ - studente, insegnante, personale amministrativo che sia - avrà diritto ad un voto paritario durante qualsiasi votazione”.
Una legge positiva che, secondo Avolio, “riesce a rompere gli schemi” del sistema sistema venezolano dove “il livello accademico è qualitativamente basso” e “la relazione studente-professore alienante”.
- C’era bisogno di una riorganizzazione, soprattutto ora che la società è cambiata, anche da un punto di vista demografico. Questa riforma dell’istruzione, la prima nella storia venezolana, segue una strada perfettamente legale e arriva da un governo al potere da un decennio. Inoltre, al contrario di quello che dicono, non è nata da un giorno con l’altro ma era già pronta l’anno scorso. Avevano solo rinviato la discussione.

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