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giovedì 25 marzo 2010

Italiani in Venezuela. Il punto con il Console Davoli

Al termine di una serie di incontri con la Collettività in tutto il territorio il Console generale d’Italia in Venezuela fa il punto della situazione. Tra i temi affrontati i tagli dei finanziamenti, l’assistenza, i passaporti, i sequestri e gli espropri.

di Monica Vistali

CARACAS – Presenza, accessibilità, concretezza e risposta pronta. Sembrano essere queste le parole d’ordine del Console Generale di Caracas, Giovanni Davoli, che dal suo arrivo a giugno ha già visitato numerose città del Venezuela per incontrare personalmente la Collettività, ascoltarne le problematiche e, quando possibile, trovare le soluzioni. Tagli nei finanziamenti, assistenza diretta, passaporti e documentazioni varie, sequestri, espropri: ognuno dice la sua. - La mia priorità sono gli incontri pubblici perchè permettono di ridurre la distanza tra il connazionale e l’Istituzione – spiega Davoli – soprattutto per quanto riguarda le città lontane dalla capitale. Lo scopo è quello di rendersi accessibili, dando la possibilità ai cittadini di esprimere necessità, esporre problematiche, manifestare desideri.
Il diplomatico, dall’agenda fitta, ha già toccato le città di Maracay, Valencia, Barquisimeto, Porlamar, Puerto la Cruz, Valle de la Pascua, Puerto Ordaz, Ciudad Bolivar, oltre alla Guiana francese e le isole di Trinidad y Tobago, Santa Lucia e Antille Olandesi, sulle quali ha la competenza. Prossima tappa: Barinas. Una scelta logistica non affidata al caso, ma pensata per raggiungere comunità dove non esiste l’Ufficio Consolare Onorario o dove da anni non si recavano diplomatici di livello. Un deficit in alcuni casi gravissimo: gli italiani di Valle de la Pascua, ad esempio, non avevano mai ricevuto la visita di un Console.
In generale, la Collettività assiste numerosa agli incontri con il diplomatico. All’interno dei Centri Sociali italiani sono numerosi i connazionali che, interpellati dai rappresentanti della Comunità, dai Vice Consolati e dai Centri stessi, assistono non già da semplici spettatori ma esprimendo le proprie preoccupazioni.
- Spesso sono problemi che si trascinano da anni – racconta il Console Generale – soprattutto nel caso di città periferiche. Mi chiedono come risolvere difficoltà inerenti la cittadinanza o come ottenere il sussidio in caso d’indigenza.
I sedici Uffici Onorari, cui si aggiungono i Corrispondenti consolari, “lavorano tanto ed in condizioni difficili” ma proprio in quanto ‘onorari’ “non sempre hanno la preparazione sufficiente per rispondere ai bisogni dei connazionali”. Qui entra in gioco l’importanza della figura diplomatica concretamente presente, accesibile.
- Anche un solo caso risolto giustifica il viaggio – afferma sicuro il Console Davoli.

Il Consolato a Caracas
Le ultime due Finanziarie disposte dal governo hanno sentenziato severi tagli nel capitolo delle risorse destinate agli Italiani all’estero. Anche se le decurtazioni alla rete consolare non hanno toccato nessun Paese dell’America latina, i fondi disponibili nelle casse diplomatiche sono sempre minori. La priorità è quindi una riorganizzazione del lavoro a livello centrale e nelle singole sedi.
- Lo sforzo è nella direzione di una informatizzazione del lavoro. Ad esempio, ora non dialoghiamo più attraverso i corrieri diplomatici, che gravavano fortemente nei bilanci, ma attraverso la posta elettronica certificata. Un’azione necessaria iniziata, in ritardo rispetto ad altre sedi, solo con il mio insediamento. Certo – ammette il Console – la difficoltà è cambiare gli automatismi dei funzionari. Ma l’impegno è necessario.

Il capitolo ‘Assistenza’
All’interno del Consolato di Caracas, l’ufficio Assistenza è il più frequentato e ogni giorno aumenta il numero di coloro che richiedono un sostegno di tipo economico. Nel 2009 gli assistiti sono stati 700, più un migliaio di cittadini beneficiari dell’assicurazione sanitaria Rescarven. Ma, a fronte di una mole sempre maggiore di richieste, la quota di risorse si fa sempre più scarsa.
- Ogni anno i bilanci sono tagliati. Per il 2010 è stata prevista una riduzione del 40 per cento per quanto riguarda l’assistenza diretta – spiega il Console – da sommarsi all’ulteriore taglio del 40 per cento deciso per il 2009. Inoltre, solo quest’anno le disponibilità per Rescarven sono scese del 25 per cento.
L’assistenza del Consolato riguarda il sussidio economico classico dato agli indigenti (un importo massimo di BsF 4.900 annuali, che può aumentare in casi straordinari con l’autorizzazione di Roma), la copertura sanitaria Rescarven (negata a chi già beneficia del sussidio e che raggiunge un massimo di BsF 30.000 l’anno) e il sostegno ai detenuti italiani in Venezuela (attualmente 68). Nel 2009 solo in tre casi si è fatto ricorso al sussidio economico straordinario, solo quattro assistiti hanno chiesto l’ampliamento della copertura sanitaria e una sola volta si è attinta una cifra extra dal fondo speciale previsto dall’accordo con Rescarven.
Con la riduzione delle risorse, è fondamentale verificare le effettive necessità dei connazionali. Per la selezione dei beneficiari, si effettuano quindi controlli a campione e si incrociano i dati personali (situazione pensionistica, condizioni di vita, stato di salute) con le dichiarazioni dei richiedenti stessi. Privilegiati coloro che non hanno reddito, pensione e assistenza sanitaria.
- Quasi sempre – spiega il Console Davoli – il sussidio è consegnato in due quote. Questo permette di aspettare il bilancio di assestamento del Ministero del Tesoro che, solitamente tra giugno e luglio, integra il budget stabilito ad inizio dell’anno. La quota extra, nel 2009, “è stata corposa” assicura il diplomatico.
Gli aiuti del Consolato vengono consegnati alla Collettività anche trasversalmente, “attraverso gli ‘atti di cottimo’ con le diverse Associazioni italiane sparse sul territorio” che, secondo il Console, “rendono di più e stimolano il volontariato sociale”. Esempio degno di nota il contributo offerto dalla sede consolare per la creazione dell’ambulatorio campano a Santa Monica, nella capitale, o per quello a Valencia.
Inoltre, dopo essersi resi conto che erano troppo concentrati nella sola città di Caracas, gli ‘atti di cottimo’ sono stati diretti anche alle comunità italiane della provincia come, ad esempio, quelle di Carupano o Upata, di notevole entità.

Restare, comunque
La comunità italiana in Venezuela, anche grazie all’arrivo di nuovi emigranti, è continuamente in crescita. Quello di Caracas è oggi il settimo – ottavo Consolato italiano a livello mondiale. In questi anni sono comunque tanti, tra gli aventi diritto, a fare richiesta della cittadinanza o del passaporto italiani.
Nel 2006 il quotidiano torinese ‘La Stampa’ denunciava la “fuga degli italiani dal Venezuela di Chavez” e i 13 mila passaporti emessi dal Consolato generale di Caracas solo in quell’anno, con una media di 50 al giorno. Oggi le richieste di cittadinanza da parte degli italovenezolani sono più o meno 110 mila. Ciononostante, il Console Davoli non registra una grande migrazione verso l’Italia. Cittadinanza e passaporto sembrano quindi più un’opzione ‘just in case’, documenti da avere nel caso si decida di andare – o tornare – in Italia. E, spesso, una scorciatoia per il passaporto europeo.
Il diplomatico, inoltre, ci tiene a sottolineare la resistenza del personale di ruolo che “viene malvolentieri in Venezuela”, intimorito dalle notizie del Paese che si hanno in Italia.

Sequestri…
Tanti i timori dei connazionali. Ma la preoccupazione maggiore riguarda la sicurezza della persona e dei beni o, più semplicemente, il fenomeno dei sequestri e la questione degli espropri.
In Venezuela il sequestro è una vera piaga sociale che colpisce anche la comunità italiana. Nel 2007, ad esempio, sono stati 26 i sequestri subiti da cittadini italiani. Negli anni, i dati non sono diminuiti. L’ultimo caso quello del 22enne messinese Francesco Giunta Pollino, rapito il 7 febbraio e rilasciato il 25 febbraio scorso. Nel 2004, anche il nonno di Francesco fu sequestrato e venne trattenuto dai rapitori per due mesi.
Tornando indietro nel tempo, nel triennio 2004-2007 sono stati 43 gli italiani sequestrati secondo i dati della Fivavis (Fondazione italiana di aiuto alle vittime dei sequestri). Di questi, 11 nello stato Zulia: regione calda e petrolifera al confine con la Colombia.
- I connazionali devono sapere che le istituzioni italiane hanno la volontà e i mezzi per affrontare queste situazioni difficili – afferma il Console Davoli -. C’è anche un funzionario preposto all’interno dell’Ambasciata: l’Esperto antisequestri. Forniamo supporto e consigli alle famiglie delle vittime, facciamo pressione sulla polizia venezolana. L’importante è che i famigliari ci contattino, denuncino. Al contrario, non possiamo fare nulla.
Per contrastare il fenomeno, è fondamentale la cooperazione con le forze dell’ordine venezolane. Davoli ha riscontrato una buona risposta da parte delle autorità venezolane, con le quali – afferma – c’è “un buon rapporto di collaborazione” che fa sì che “quasi sempre i casi finiscano bene”.

… e espropri
Paura per se stessi e preoccupazione per le proprietà. Le recenti espropriazioni attuate dal governo venezolano non lasciano sonni tranquilli agli italiani proprietari di aziende ed imprese.
Secondo un recente sondaggio della ‘Voce’, la metà degli italiani intervistati presso il Centro Italiano venezolano di Caracas teme di essere espropriata addirittura della propia casa. Questo ovviamentente non è mai accaduto. Si è però proceduto ad espropri previsti dalla “Legge Organica che riserva allo Stato i Beni e i Servizi Connessi alle Attività Primarie degli Idrocarburi” ed a quelli di utilità pubblica.
“La nostra preoccupazione è che non ci pagheranno il giusto prezzo per le nostre ditte” denunciava mesi fa Vito Tridente Sgherza alla stampa locale del suo paese di origine, Molfetta (Bari), dipingendo la sua condizione di espropriato. Il mondo politico italiano era con lui. Il 26 maggio scorso, infatti, alcuni parlamentari del PD, tra cui la Senatrice Anna Finocchiaro, hanno firmato una interpellanza urgente di solidarietà con gli imprenditori d’origine italiana vittime degli espropri in Venezuela. Claudio Micheloni, primo firmatario della mozione, denunciava l’esproprio di 76 imprese che lavoravano nel settore degli idrocarburi, “molte delle quali di proprietà di italo-venezolani”.
Poco distante arrivò a “Italians”, il blog del “Corriere della Sera” gestito da Beppe Severgnini, la lettera di Giancarlo Volante (“Venezuela. Proprio oggi sono venuti a confiscarci degli autotreni”) in cui si denunciava un esproprio accaduto “senza avere la possibilità di difenderci attraverso le autorità competenti”. Alla lettera – e indirettamente alle altre 14 società proprietà di cittadini italo-venezolani – rispondeva prontamente il nostro Ambasciatore Luigi Maccotta. Il diplomatico illustrava le iniziative attivate dal governo italiano per sensibilizzare le autorità locali (Ministero dell’Energia, Azienda Petrolifera di Stato, Ministero degli Esteri, Gruppo Parlamentare di Amicizia italo-venezolano) e spiegava come fossero stati fatti presenti il danno e il disagio che si venivano a creare in seno alla collettività. Rimarcava, comunque, che una legge di nazionalizzazione rientra nell’autonoma sfera di sovranità dello Stato.
Anche il Console Davoli, giustamente, crede che non si possa “contestare una azione dello stato sovrano se fatta nel rispetto della legge” e, come l’Ambasciatore Maccotta, sottolinea che l’unico atto possibile da parte delle Istituzioni italiane è quello di fare pressione affinchè venga rispettata quella parte della normativa che prevede indennizzi equi, tempestivi ed effettivi.
- Le istituzioni italiane – asserisce il Console – sono impegnate su questo fronte con la stessa forza e con la stessa efficacia degli altri paesi europei. Il loro intervento diplomato è risultato essere in molti casi prezioso.

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