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mercoledì 26 ottobre 2011

Puntano la pistola contro la figlia, italiano muore d’infarto davanti ai ladri

La zona di Valle-Coche a Caracas

di Monica Vistali

CARACAS - Non ha retto quando il ladro ha puntato una pistola alla tempia della figlia minacciando di ucciderla, ed è morto stroncato da un infarto. Così è finita a Caracas la vita di un commerciante di origine italiana, Piero De Agostini, 62 anni.
Erano le 10 e mezza di lunedì notte quando un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella casa del connazionale, nella zona F di Coche, con l’intenzione di commettere un furto. La famiglia, che in quel momento si trovava nell’abitazione, è stata immobilizzata e imbavagliata. Uno degli uomini, per intimidare le vittime, ha puntato la pistola alla testa della figlia di De Agostini, minacciandola di morte. Provocando, però, solo l’improvviso decesso del padre.
Davanti alla morte del connazionale ed alla disperazione dei suoi famigliari, i ladri sono fuggiti lasciando legate le loro vittime e portando con loro solo un televisore al plasma ed alcuni oggetti.
I cittadini residenti di Coche hanno protestato per strada la notte stessa e la mattina seguente chiedendo maggior sicurezza, sostenendo che la banda che ha colpito in casa De Agostini è fortemente attiva nella zona.

domenica 23 ottobre 2011

Caso Los Roques, uno degli assassini di Elena Vecoli catturato a Caracas

La donna, incinta, era stata aggredita a morte mentre dormiva col marito in una posada a Gran Roque, dove si trovava in viaggio di nozze. Ancora latitanti gli altri aggressori
 
di Monica Vistali

CARACAS - Funzionari del Corpo di investigazioni scientifiche, penali e criminalistiche (Cicpc) hanno fermato a Caracas uno degli uomini implicati nell’omicidio di Elena Vecoli, la turista italiana 34enne uccisa durante la sua luna di miele in un hotel di Los Roques, arcipelago corallino del Venezuela, il 27 settembre 2006. Si tratta di Elvis Enrique Guevara Figueroa, operaio 31enne soprannominato ‘El 48’, latitante dal 16 ottobre 2006.
Il commissario del Cicpc, Humberto Ramírez ha spiegato che il gruppo di lavoro della ‘Direzione di Investigazioni dei delitti contro la vita’ aveva recentemente intensificato le ricerche di Guevara Figueroa dopo l’arrivo di alcune informazioni che notificavano la presenza di un uomo che rispondeva alla descrizione dell’assassino e che stava lavorando sotto falsa identità presso un’impresa di costruzioni.
- Sono state dislocate varie commissioni in diverse parti del Paese - ha spiegato il commissario Ramírez - e mediante investigazioni sul campo si è scoperto che il latitante era stato visto in più occasioni alla fine dell’Avenida Sucre nella zona di Catia, a Caracas. 
 Guevara Figueroa - su cui pendeva un mandato di cattura -  è stato infine fermato lo scorso 21 ottobre nella piazza Sucre di Catia da un gruppo di poliziotti che, identikit in mano, lo distinsero in un gruppo di operai. L’uomo presentò la sua carta d’identità, nella quale figurava come Angel Segundo González. Immediatamente gli agenti verificarno il documento che, grazie all’esame delle impronte digitali, risultò falso.
Il direttore del Cicpc ha informato che intanto proseguono le ricerche del 28enne Jean Carlos Blanco Millán, con precedenti penali per traffico di droga, anche lui implicato nel delitto della connazionale.
Elena Vecoli era stata aggredita a morte mentre dormiva insieme al marito, Riccardo Prescendi, 47 anni, nella posada ‘La lagunita’ dell’isola Gran Roque. Storditi con la scopolamina, legati mani e piedi con filo elettrico e picchiati, furono soffocati dai due killer aiutati forse da almeno un basista. Solo Riccardo, creduto morto, si salvò.
Durante l'autopsia era emerso che la donna era incinta di un mese.
Ancora incerto il movente del delitto.
Inizialmente si parlò di un tentativo di furto, ma poi l'ipotesi si spostò presto sullo scambio di persona. La coppia alloggiava infatti nella stanza da letto dei proprietari della struttura, gli italiani Andrea Piccinni e Claudia Rosati, possibili obiettivo dell'aggressione. Si è detto che il titolare della posada avrebbe dovuto essere punito per la sua relazione con un’avvocatessa venezuelana, contesa da tal Danil Rodriguez, appartenente alle forze di polizia, che aveva già aggredito Piccinni a Caracas, senza essere poi stato denunciato.


mercoledì 28 luglio 2010

Dall'Abruzzo al Venezuela 80 mila euro per polizze sanitarie

Di Monica Vistali

CARACAS - Già la prossima settimana arriverà una parte degli 80 mila euro stanziati martedì dal Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (Cram) e destinati ai corregionali in Venezuela che necessitano una polizza sanitaria ma versano in situazione di forte disagio economico.
Questa prima parte di finanziamento, ci spiega Riccarco Chiavaroli, consigliere regionale del Pdl e componente del Cram, “servirà ad aprire il conto corrente che sarà legalmente affidato alla Fondazione Abruzzo Solidale, la quale ha fatto richiesta del finanziamento ed ha attivato la procedura. La Fondazione - prosegue Chiavaroli - dovrà poi coordinarsi con tutte le altre associazioni del Venezuela per individuare i corregionali più bisognosi e stilare un elenco con i nomi degli abruzzesi cui stipulare le polizze sanitarie. Solo a quel punto, il gruppo di lavoro del Cram provvederà all’erogazione completa del denaro”.
Un lavoro in concerto, quindi, come assicurato dal Presidente della Fondazione Abruzzo Solidale, Amedeo Di Lodovico. “Convocheremo tutte le associazioni abruzzesi e molisane del Paese - afferma - per scegliere i beneficiari del finanziamento e gestire il tutto in forma onesta, comunitaria e trasparente”. Una puntualizzazione importante, date le continue diatribe che separano tra le associazioni regionali, soprattutto la Fondazione Abruzzo Solidale e la Federazione delle Associazioni Abruzzesi.
Anche la sedi diplomatiche italiane sono state e saranno chiamate in causa dal progetto. Come spiega Chiavaroli, “l’Ambasciata ha svolto un grande lavoro di verifica della fattibilità del finanziamento e della validità delle associazioni abruzzesi ed ora - come annunciato martedì dal Consigliere politico Alberto Pieri - avrà certamente un ruolo di supervisione” e controllerà che i destinatari dei fondi non siano favoriti già da altri contributi statali. Per quanto riguarda il Consolato generale, se Chiavaroli afferma che "non avrà nessun compito" e che il finanziamento non sarà dato alla sede consolare perchè "i beneficiari i passato si sono dimostrati reticenti a richiedergli soldi", Di Lodovico auspica la presenza di “una figura di riferimento incaricata di aiutare Abruzzo Solidale ad accertare l’effettiva ‘abruzzesità’ dei potenziali beneficiari e la loro situazione economica”.
Certamente 80 mila euro non saranno sufficienti a soddisfare in toto le esigenze della comunità abruzzese nel Paese. Come ci ricorda Di Lodovico e come dichiarato in passato dal Console generale Giovanni Davoli, infatti, il costo di un’assicurazione sanitaria Rescarven “non è più quello di una volta”. Ma Chiavaroli assicura che, con il suo gruppo di lavoro, cercherà in futuro di far arrivare in Venezuela nuovi finanziamenti.
Oggi il gruppo di lavoro del Cram spedirà alla Fondazione Abruzzo Solidale e di riflesso a tutte le associazioni abruzzesi riconosciute una lettera d’istruzioni in cui si spiegherà nel dettaglio il procedimento da seguire per ricevere i fondi stanziati.
La Fondazione Abruzzo Solidale è nata da un’idea dell’ex Presidente del Cram, Donato Di Matteo, con la precisa finalità di portare aiuto sanitario ai corregionali in difficoltà economiche.
La richiesta di un fondo economico per abruzzesi in condizione di disagio presentata in un primo momento dalla Fondazione, venne accantonata temporaneamente a cavallo del noto ‘buco sanitario’ abruzzese. Dopo il il cambio della guardia dei vertici politici regionali, è stato ripreso il progetto con cui ora alcuni emigranti potranno godere finalmente di adeguate cure assitenziali, mediche e farmaceutiche.

domenica 11 luglio 2010

Trapianto di midollo osseo, l’Italia tende la mano al Venezuela

Tre nuovi ospedali italiani per curare gratuitamente i bambini venezolani che hanno bisogno di trapianto del midollo osseo. Questo il nucleo dell'accordo firmato martedì tra Pdvsa Salud, l'onlus Ftmo e Regioni italiane, a riprova di come la cooperazione tra Italia e Venezuela non si limiti solo a petrolio ed infrastrutture. Grazie a questa rete di cooperazione, già 120 giovani venezolani hanno potuto beneficiare di un'operazione di trapianto di midollo osseo in Italia totalmente gratuita. La collaborazione con le tre città si aggiunge a quella giá esistente con le regioni Toscana, Lazio e Umbria, che partecipano offrendo le proprie strutture ospedaliere e percorsi di formazione specifica ai medici venezolani. A breve parteciperanno anche 4 ospedali della regione Lombardia.

di Monica Vistali

CARACAS - Non solo petrolio ed infrastrutture. Italia e Venezuela collaborano anche nell’ambito della salute, con progetti contenuti ma efficaci, capaci di salvare le vite di molti bambini ed adolescenti. A confermarlo la firma di martedi negli spazi di Pdvsa Salud, con cui tre ospedali di Padova, Bologna e Genova sono entrati a far parte dell’accordo di cooperazione vigente tra la Fundación para el Trasplante de Médula Ósea di Maracaibo (Ftmo), Pdvsa Salud e Regioni italiane: un accordo grazie al quale già 120 giovani venezolani con patologie oncologiche e ematologiche hanno potuto beneficiare di un’operazione di trapianto di midollo osseo in Italia totalmente gratuita.
La collaborazione con le tre città si aggiunge a quella già esistente con le regioni Toscana, Lazio e Umbria (a breve si uniranno al progetto anche quattro cliniche della regione Lombardia) che partecipano offrendo le proprie strutture ospedaliere e percorsi di formazione specifica ai medici venezolani.
Presenti all’incontro il Primo Consigliere dell’Ambasciata d’Italia, Alberto Pieri, il presidente di Pdvsa Salud, Dott. Dario Merchán, la presidente della Ftmo, Mercedes Álvarez, con la direttrice generale della Fondazione, Enrica Giavatto, di origini siciliane, e la responsabile degli affari del Venezuela in Italia, Yvelise Martínez.
- Nell’ambito delle relazioni tra i due Paesi, dal protocollo d’intesa del 2006 all’accordo intergovernativo siglato dalla II Commissione mista, il tema della salute non è mai stato dimenticato - spiega alla Voce il Primo Consigliere Alberto Pieri - e come Ambasciata vogliamo istituzionalizzare e rafforzare ancora di piu la cooperazione in atto, sviluppando però le capacità del Venezuela nell’operare autonomamente, soprattutto nel settore pubblico. Al momento - prosegue - ci sono solo due ospedali nel Paese per il trapianto di midollo osseo, decisamente insufficienti rispetto alla domanda.
Le due strutture venezolane di cui parla il diplomatico, quella privata della capitale, l’Hospital de Clínicas e quella pubblica di Valencia, la Ciudad Hospitalaria Enrique Tejera (che ha chiuso il 2009 con 38 operazioni), operano solo trapianti di midollo a compatibilità familiare. Qui entra in gioco l’accordo. Leucemia, cancro, malformazioni congenite. La fondazione, una onlus a contatto con gli ospedali venezolani, viene a conoscenza dei casi più gravi, soprattutto bambini di estrazione umile che non hanno la possibilità di curarsi in Venezuela e cerca i donatori all’estero. Organizza il viaggio in Italia per il paziente e la famiglia e sopratutto pensa alla loro permanenza nel paese che, tra trattamenti vari ed operazione sfiora i due anni. Un programma che non comprende solo gli appuntamenti clinici ma anche quelli sociali: la scuola, i corsi d’italiano, qualche piccola gita nelle principali città d’Italia.
- Il bambino non deve ricordare l’Italia come una corsia d’ospedale - sottolinea la Dott.ssa Mercedes Alvarez, presidente della Fondazione.
Nel progetto, Pdvsa Salud contribuisce con 13-15 mila euro a paziente, al resto ci pensano le Regioni.
- Quello dei trapianti di midollo è un problema puntuale e ad alto costo - spiega il Dott. Dario Merchán, medico onncologo e Presidente di Pdvesa Salud -. Ogni anno nel Paese sorgono cento nuovi casi ma il Venezuela ancora non possiede il know how, la tecnologia e le infrastrutture necessari per curare questi malati mentre gli Stati Uniti, che potrebbero farlo, vedono questi bambini come merce e chiedono 750 mila dollari soltanto per l’operazione. Grazie a questo accordo con l’Italia - continua - Pdvsa contribuisce a risolvere i problemi del paese, mantenendo la sua promessa di investire i proventi del petrolio in altri settori, come quello primario della salute. Ma c’è ancora tanto da fare. Un bambino che non riesce a rientrare in questo progetto - decreta - è un bambino che muore.
L’idea su cui si fonda la cooperazione tra Italia e Venezuela, accanto all’operazione nella Penisola, è un progetto articolato di formazione, che standarizzi la diagnostica e il protocollo di cura attraverso corsi e seminari medico-scientifici. Già 35 medici venezolani sono stati invitati in Italia per specializzarsi, e 15 italiani hanno tenuto conferenze sul tema in Venezuela. L’Umbria è la regione piu impegnata su questo fronte, grazie anche al contributo del prof. Aversa e del prof. Martelli, unici esperti in Europa in trapianti con famigliari a bassa compatibilità.
- L’accordo con l’Italia e la Fondazione soddisfa il il nostro bisogno di formazione e preparazione accademica - afferma il Dott. Merchán - ma è importante che i medici poi restino ad operare nel settore pubblico. Purtroppo sono tanti i cervelli che fuggono all’estero o passano al privato, mettendo la loro vocazione medica al secondo posto rispetto al portafoglio.
Gli fa eco la Dott.ssa Mercedes Alvarez:
- L’idea che ‘privato è bello’ va combattuta facendo il nostro dovere come membri di una società che si definisce civile. Il sistema di salute pubblico in Venezuela è in pieno sviluppo e si sta facendo tanto. Al paziente oncologico, ad esempio, oggi è garantita l’attenzione primaria e la gratuità dei farmaci ad alto costo. Ma la strada è ancora lunga.
L’impegno del governo è un fattore primario per lo sviluppo del sistema salute. Quello che la Fondazione di Maracaibo è riuscita a fare negli otto anni tra il 1997 e il 2005 con il settore privato, curare 31 bambini, lo ha superato in meno di due anni (2006 - 2008) con il contributo del governo, riuscendo a soddisfare le necessità di quasi 50 minori. Come ha detto alla Voce la Dott.ssa Alvarez, riprendendo le parole del Presidente Chavez, “i finanziamenti e la cooperazione non devono essere necessariamente visti da un punto di vista monetario: le possibilità di formazione offertaci dall’Italia sono un esempio perfetto di aiuto e investimento per il futuro”.
Sottolinea il primo Consigliere Alberto Pieri:
- L’accordo relativo ai trapianti di midollo è un progetto piccolo ma importantissimo, esperienza pilota per le future possibilità di cooperazione al di fuori del settore petrolifero.
L’Italia sostiene anche il progetto umanitario dell’Unione Europea, inaugurato nel 2002, che destina fondi robusti all’ospitalizzazione e alla cura di cittadini stranieri non appartenenti all’Ue.

Chávez, Bersani e Berlusconi

In Italia il presidente Chávez continua ad essere visto come un vecchio caudillo, esempio di una 'non democrazia' da satanizzare, estremo scivolone verso uno s/Stato di non ritorno. L'ultimo a cadere nella trappola dei media transoceanici è stato Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, subito attaccato da giornalisti e sostenitori a difesa del mandatario latinoamericano.

di Monica Vistali

CARACAS - La scorsa settimana il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commentando la telefonata con cui Emma Marcegaglia ha strappato al premier Silvio Berlusconi alcune correzioni alla manovra economica, ha avvertito i cittadini: se il Parlamento non riprende le sue funzioni non c'è più libertà per nessuno. E ha aggiunto: "Non vorrei che dopo Berlusconi venisse fuori Chavez".
In pochi giorni i sostenitori del presidente venezolano si sono fatti avanti a difesa di una presidenza ed di una Nazione che investono con vigore sulla crescita, guardano al futuro e migliorano, con fatica, ogni giorno. E proprio per questo,  non possono essere continuamente satanizzate e considerate parametro globale d'assolutismo populista. Nonostante limiti e problemi risaputi.
Ha preso carta e penna la redazione de 'La Rete dei Comunisti Nuestra America', consigliando il segretario Bersani di "guardare ai processi del socialismo del e nel XXI secolo in corso in Venezuela, Bolivia, Cuba e in tanti altri paesi latino-americani, senza ricadere nell'antico vizio della sinistra eurocentrica e neo-colonialista". Secondo i giornalisti, "Bersani deve rassegnarsi al fatto che oggi il cuore progressista del mondo batte in America Latina e non in Europa dove, al contrario, prevalgono le forze conservatrici e reazionarie agevolate dalla totale subalternità dei partiti come il PD".
- Quando arriverà il momento in cui la cosiddetta politica italiana finirà di guardare solo alle compatibilità con il profitto di impresa e comincerà finalmente a dare risposte ai bisogni dei ceti popolari e dei lavoratori in termini di democrazia economica e politica? - si chiedono.
Ha alzato la voce anche il rinomato giornalista Gennaro Carotenuto, che nell'articolo "Quello che Bersani fa finta di non sapere di Hugo Chávez" apparso su 'Latinoamerica e tutti i sud del mondo',  ripercorre le recenti tappe di crescita del Venezuela (investimenti nella ricerca, mortalità infantile, politica integrazionista, indici di povertà*), per poi decretare:
- Sarebbe facile continuare ricordando che quello che Bersani chiama “populismo” come fosse un marchio d’infamia, per centinaia di migliaia di giovani venezolani significa per la prima volta nella storia delle loro famiglie la possibilità di accedere a studi universitari, o avere accesso all’acqua potabile, o per gli anziani ottenere una pensione sociale. (...) Ma è sicuro Pierluigi Bersani di poter usare come parametro negativo il presidente Chávez per i suoi colpetti di fioretto contro quel politico, Silvio Berlusconi, che da 16 anni sta coprendo di vergogna l’Italia agli occhi di tutto il mondo?
Infine, i membri del comitato romano del Mst, Movimento dei lavoratori senza terra del Brasile, hanno risposto al segretario con una lettera aperta spiegando perchè, se un giorno arrivasse 'un Chávez' in Italia, sarebbe una vera manna dal cielo.
Questo il testo della missiva.

Le scriviamo rispetto alle parole da lei usate nei confronti del presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Hugo Chávez: “Non vorrei che dopo Berlusconi venisse fuori Chávez. O il Parlamento riprende il suo ruolo o non c’è libertà per nessuno”. Queste parole lasciano intendere che: 1) Chavez rappresenterebbe il peggio anche rispetto a Berlusconi; 2) in Venezuela non ci sarebbe libertà per nessuno. Ed esprimono chiaramente una totale mancanza di conoscenza rispetto alla situazione latinoamericana in generale e venezuelana in particolare.
a) Il governo di Hugo Chávez gode, com’è noto, di una pessima pubblicità: per gran parte dell’informazione “ufficiale”, il presidente venezuelano è un caudillo e un populista, quando non esplicitamente un tiranno. E ciò malgrado gli innumerevoli processi elettorali che ha attraversato, tutti vinti tranne uno, quello del referendum sulla riforma della Costituzione venezuelana nel 2007. Sconfitta serenamente riconosciuta dal presidente (e, oltretutto, di strettissima misura, 50,7% contro 49,3%: percentuali che, se fossero risultate invertite, avrebbero di sicuro fatto gridare la destra alle frodi e al colpo di Stato). E vorremmo farle notare che la Costituzione in vigore prevede anche la possibilità di revoca di ogni carica elettiva, a cominciare da quella presidenziale, a metà mandato.
b) Negli anni del suo governo, Chávez ha proceduto a nazionalizzare i grandi depositi di idrocarburi presenti in Venezuela e ha usato le risorse del petrolio per migliorare servizi pubblici come educazione, salute e trasporti, per rispondere alle necessità di milioni di poveri delle favelas e dei quartieri popolari, prima completamente esclusi da qualunque servizio pubblico. Inoltre, lo Stato garantisce l’accesso ai beni alimentari al prezzo di costo, senza scopo di lucro, attraverso una rete locale di negozi che non è statale; assicura l’accesso gratuito alla sanità, attraverso il sistema cubano del medico di famiglia, grazie al quale oltre ventimila lavoratori della salute abitano e convivono con il popolo nei luoghi più poveri e lo assistono con la prevenzione, la fornitura dei farmaci e ogni cura necessaria (la maggior parte di questa popolazione non conosceva neppure un medico); garantisce anche l’accesso all’educazione attraverso vari programmi educativi, che vanno dall’alfabetizzazione di adulti e adolescenti fino a programmi diretti a tutti i giovani che vogliono andare all’università (oggi il Venezuela è considerato dall’Unesco un Paese libero dall’analfabetismo. Un caso raro, tra i Paesi delliemisfero Sud).
c) In condizioni tanto avverse a causa di un’eredità economica segnata dalla dipendenza totale dalle esportazioni petrolifere, dalla mancanza di organizzazione sociale e dall’assenza di un progetto politico che unifichi le forze popolari del Paese, la grande sfida del governo Chávez è quella di riuscire a costruire un progetto di sviluppo duraturo per il Paese. Chávez ha finora formulato due linee distinte e complementari di riflessione. La prima viene chiamata “Progetto di sviluppo endogeno”. Endogeno, qui, significa che il popolo e tutte le forze produttive del Paese dovrebbero spendere le proprie energie affinché in ciascuna regione venga organizzata la produzione sia agricola che industriale dei beni necessari alla popolazione. Si innescherebbe così un processo di produzione di ricchezza locale, di distribuzione di reddito a livello locale, di creazione di posti di lavoro a livello locale. L’altra idea che Chávez ha introdotto nel dibattito è quella della necessità di costruire un socialismo differente, il socialismo del XXI secolo, prendendo però le distanze dal socialismo reale. Dal punto di vista pratico, il risultato concreto che questo dibattito ha prodotto è stato quello di aprire una discussione tra i lavoratori, affinché essi creino forme autogestite e cooperative di fabbriche e stabilimenti industriali. E questo è accaduto nei casi in cui i proprietari capitalisti sono fuggiti dal Paese o hanno dichiarato fallimento e nei casi in cui lo Stato ha costruito una nuova fabbrica e ha cercato di stabilire una sorta di collaborazione con i lavoratori.
d) Esistono ovviamente, nel processo bolivariano, limiti non irrilevanti: una struttura statale burocratica, corrotta e inefficiente; la presenza, malgrado le incontestabili e fondamentali conquiste sociali, di problemi ancora non risolti, come l’insicurezza sociale, la questione abitativa, la situazione salariale di ampi settori della popolazione. Limiti, questi, che non possono mettere in dubbio i risultati positivi ottenuti in Venezuela da Chávez, nel perseguire la democratizzazione della società, l’ampliamento dei poteri delle fasce popolari e della popolazione indigena, la riduzione della giornata di lavoro, la fine dell’autonomia della Banca Centrale, il divieto del latifondo, il consolidamento dello Stato nel suo carattere pubblico, la realizzazione delle missioni, con cui il governo ha posto la questione sociale al centro della sua sfera di interessi, in ciò seguito da altri governi latinoamericani. E, a livello latinoamericano, la creazione dell’Alba, l’Alleanza bolivariana per l’America, a cui Chávez ha offerto un contributo determinante: una forma di integrazione tra i Paesi che parte dalle necessità dei popoli e delliambiente e non dalle necessità del capitale; un processo di integrazione economica e sociale dei popoli e dei governi che potenzia l’uso di tutte le risorse naturali, delle risorse di biodiversità, dell’agricoltura, dell’industria, a favore della soluzione dei problemi fondamentali del popolo e della crisi climatica. Una lotta per l’indipendenza economica dell’America Latina, perché smetta di essere un esportatore di ricchezze per l’Europa e gli Stati Uniti, e più recentemente per il Giappone e la Cina.
Per tutto questo, siamo convinti che, se dopo Berlusconi venisse Chávez, si aprirebbe per liItalia una stagione di grandi riforme popolari, una grande promessa di futuro.

* Questi, invece alcuni stralci dell'articolo di Gennaro Carotenuto.

Per esempio, in tempi di riforma Gelmini dell’Università, lo sa Bersani che in 10 anni in Venezuela la quota del PIL destinata alla ricerca scientifica è aumentata del 2.300%? Per un paese come l’Italia destinato a lasciare il mondo sviluppato per posizioni di retrovia, il Venezuela chavista sta puntando forte sulla ricerca moltiplicando per 23 gli investimenti.
Sa o non sa che, complici i medici cubani, la mortalità infantile in Venezuela in dieci anni è oggi di un terzo di quanto non fosse al tempo del fondomonetarismo assassino dei Moisés Naím e dei Carlos Andrés Pérez?
Sa o non sa che il Venezuela è il primo donatore umanitario del continente affiancando gli Stati Uniti laddove l’Italia è tra gli ultimi dell’OCSE e il più facilone nel non rispettare i patti? Cosa sa Bersani, un europeista convinto, della forza della politica integrazionista latinoamericana nella quale Hugo Chávez condivide i meriti con leader come Lula o Nestor Kirchner?
Sa o non sa che mentre in Italia la concentrazione mediatica è massima (solo colpa di Berlusconi o anche di chi non si è opposto con la dovuta durezza?) in Venezuela oggi parte del latifondo mediatico è stato redistribuito tra centinaia di media diversi (cosa che porta i monopolisti a denunciare la censura)?
Sa o non sa Bersani che mentre in Italia l’indice Gini che misura la povertà è in crescita in Venezuela i valori stanno da anni letteralmente crollando? Nel 1997 i venezuelani in povertà erano il 61% e quelli in estrema povertà il 29%. Oggi, dopo un decennio di democrazia partecipativa, siamo scesi a 26 e 7% rispettivamente. Le par poco?

giovedì 24 giugno 2010

Venezuela dalle uova d'oro per gli istituti italiani

La Patria Grande(http://www.lapatriagrande.net/02_italia/politica/consolati/beneficiari/beneficiari.htm) ha pubblicato in passato l'elenco 2007 dei beneficiari di provvigioni elargite dallo Stato italiano ad associazioni ed enti vari di italiani del Venezuela. Scriveva al momento della pubblicazione: "Si tratta di dati di fonte del Ministero degli esteri, ampiamente conosciuti dagli addetti ai lavori, ma forse un po' meno conosciuti dalla comunità. Pensiamo di fare un servizio gradito alla collettivita italiana, che difficilemnte accede alle fonti del ministero. ... Importante: i beneficiari di provvigioni che si basano sulla normativa DPR 18/67, sono i vice-consoli onorari, che a titolo puramente "onorario", ossia gratuitamente, prestano la loro funzione, percependo solo modesti rimborsi (quelli indicati) per spese telefoniche, luce, ecc ...".
Inoltre, chi controlla come vengono cambiati questi soldi in Venezuela? Chi controlla come sono gestiti? Ricordiamo che, al cambio parallelo, un euro vale almeno 8 bolivares e la legge prevede oggi uno stipendio minimo di poco più di 1.200 bolivares.
BENEFICIARIO LOCALITA' NORMATIVA IMPORTO EURO
 
ASSOCIAZIONE AGOSTINO CODAZZI CARACAS LEGGE 296/1998 140.000 euro


COLLEGIO BOLIVAR Y GARIBALDI CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 140.000 euro


CONSORZIO M.C.I. CARACAS ART. 53 D.P.R. 18/1967 91.000 euro 


CENTRO EDUCATIVO ROSMINI MARACAIBO D. LEGISLAT. 297/1994 90.000 euro


SCUOLA DE MARTA PUERTO LA CRUZ D. LEGISLAT. 297/1994 40.000


CASA DI RIPOSO VILLA SERENA MARACAIBO ART. 53 D.P.R. 18/1967 35.800


CO.MIT.AS. CARACAS ART. 53 D.P.R. 18/1967 33.000


COLLEGIO SAN FRANCESCO D'ASSISI CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 30.000


COLLEGIO NOSTRA SIGNORA DI POMPEI CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 28.000


COLLEGIO SAN MARCO EVENGELISTA CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 25.000


BOLIVAR Y GARIBALDI CARACAS LEGGE 296/1998 20.000 euro
ENTRO CULTURALE SANTA RITA CABIMAS D. LEGISLAT. 297/1994 20.000
CENTRO EDUCATIVO GIOVANNI XXIII CABIMAS D. LEGISLAT. 297/1994 20.000
CEN. EDUC. LOS PIRINEOS DON BOSCO SAN CRISTOBAL D. LEGISLAT. 297/1994 18.000
CENTRO CULTURALE ITALIANO MERIDA D. LEGISLAT. 297/1994 16.000
COLLEGIO GIOVANNI XXIII MARACAY D. LEGISLAT. 297/1994 16.000
COLLEGIO SAN PEDRO BARQUISIMETO D. LEGISLAT. 297/1994 16.000
SCUOLA MONTESSORI CIUDAD BOLIVAR D. LEGISLAT. 297/1994 15.000
SCUOLA AGAZZI BARQUISIMETO D. LEGISLAT. 297/1994 14.000
FOND. CIAO ITALIA CAGUA ART. 53 D.P.R. 18/1967 13.500
ASS. AGOSTINO CODAZZI CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 13.000
CENTRO EDUCATIVO LOS CEDROS VALERA D. LEGISLAT. 297/1994 12.000
ASS. L. PIRANDELLO PUERTO ORDAZ D. LEGISLAT. 297/1994 10.000
CEN.CULT. ITALIANO VENEZUELANO CIUDAD OJEDA D. LEGISLAT. 297/1994 10.000
CENTRO CULTURALE IL BUCANEVE VALENCIA D. LEGISLAT. 297/1994 10.000
CENTRO EDUCATIVO ROSMINI CABIMAS D. LEGISLAT. 297/1994 10.000
COLLEGIO PATRIA CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 10.000
FIEGIV CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 10.000
SCUOLA VESPUCCI CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 10.000
COLEGIO BOLIVAR Y GARIBALDI CARACAS LEGGE 296/98 8.000
DANTE ALIGHIERI MARACAY D. LEGISLAT. 297/1994 8.000
MOLINARI RAFFAELLA ACARIGUA DPR 18/67 7.298
CAMPBELL WEBSTER STEPHEN PORT OF SPAIN DPR 18/67 7.124
CEN.CULT. VENEZOLANO ITALIANO MARACAIBO D. LEGISLAT. 297/1994 7.000
CENTRO EDUCATIVO LACAN CIUDAD OJEDA D. M. N. 308 28/02/02 7.000
ETRICONE MARIA GIOVANNA MARACAY DPR 18/67 6.849
LA CAVA MARIO ANGELO PUERTO CABELLO DPR 18/67 6.699
MASCITTI TEODORO LOS TEQUES DPR 18/67 6.425
BERTUZZI RENZO VALENCIA DPR 18/67 6.098
CENTRO EDUCATIVO CRISTO REY PUNTO FIJO D. LEGISLAT. 297/1994 6.000
BALDI PAOLA BRIDGETOWN DPR 18/67 5.624
COTOGNO ROSSELLA PORLAMAR DPR 18/67 5.124
IOVINO ANTONIO PUERTO ORDAZ DPR 18/67 5.100
ASS. CIVILE S. FRANCESCO BARQUISIMETO ART. 53 D.P.R. 18/1967 5.000
ODICI PORLAMAR D. LEGISLAT. 297/1994 5.000
NDELICATO GRAFFEO GIOVANNA PUERTO LA CRUZ DPR 18/67 4.699
BERTOLO GIOVANNI SAN CRISTOBAL DPR 18/67 4.245
CASA D'ITALIA LOS TEQUES D. LEGISLAT. 297/1994 4.000
CEN.EDUCATIVO ARCA DE LOS NINOS MARACAIBO D. LEGISLAT. 297/1994 4.000
SCUOLA MATERNA MI CASITA MARACAY D. LEGISLAT. 297/1994 4.000
RAMPINI EZIO CIUDAD BOLIVAR DPR 18/67 3.436
CENTRO ITALO VENEZOLANO CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 3.000
FIORELLO GIOVANY SALVADOR MATURIN DPR 18/67 2.850
PRUNETI IN ROSENSTAND KATHRYN MARY WILLEMSTAD DPR 18/67 2.425
BERTOLETTI COUTAIN VITTORIA ST. GEORGES DPR 18/67 2.271
PORTAGNUOLO MAURIZIO LA GUAIRA DPR 18/67 2.125
TORTORICI FILIPPO BARQUISIMETO DPR 18/67 2.050
CENTRO CULTURALE G. MARCONI CARACAS D. LEGISLAT. 297/1994 2.000
VITALE FABIO CIUDAD OJEDA DPR 18/67 1.909
BONGIOVANNI BOLOGNA VINCENZA CABIMAS DPR 18/67 1.894
FIELDS RICHARD BERKELEY GEORGETOWN DPR 18/67 1.850
PICCININ IN THOM MARIA CASTRIES DPR 18/67 1.850
MIGLIORINI MARIO PUNTO FIJO DPR 18/67 1.679
COLELLA NELLO BARINAS DPR 18/67 1.555
D'ANDREA GABRIELLESCHI MARIA DEA SAN JUAN DE LOS MORROS DPR 18/67 1.555
CATALANO PIETRO CORO DPR 18/67 1.055
MA AJONG SONNY RONALD PARAMARIBO DPR 18/67 500

giovedì 27 maggio 2010

Frattini incontra la Collettività italiana










Tra le problematiche trattate durante l’incontro al Melià Caracas: sequestri, espropri ed occupazioni, tagli all’assistenza diretta, sistema pensionistico

Di Monica Vistali

FRATTINI – Il ministro degli Esteri, Franco Frattini - a Caracas per chiudere i lavori della II Commissione mista Italo-venezolana - ha incontrato ieri mattina i rappresentanti della nostra Collettività. Un meeting necessario per rispondere alle perplessità degli italiani in Venezuela riguardo a tematiche delicate quali: sequestri, espropri ed occupazioni, tagli all’assistenza diretta, sistema pensionistico.
La riunione ha avuto luogo nella Sala Rio Ocamo dell’Hotel Gran Meliá di Caracas. Sul palco, accanto al ministro, l’Ambasciatore d’Italia in Venezuela, Luigi Maccotta, il Console generale di Caracas, Giovanni Davoli e l’Ambasciatore Pasquale Terracciano. In platea i rappresentanti del C.G.I.E ed alcuni membri dei Comites di Caracas, Puerto Ordaz e Maracaibo, insieme ad esponenti dei Patronati e delle Associazioni Civili e Regionali del territorio. Una parte ristretta della comunità italiana, ospitata ad invito.
Ad aprire l’incontro è stato l’Ambasciatore Maccotta, che ha sottolineato la sensibilità del ministro alle problematiche della Collettività. Il diplomatico ha poi passato la parola all’on. Frattini che, aprendo il suo intervento, ha affermato:
- Conosco bene i vostri problemi. E sono qui per dare vere risposte, non indicazione generiche.
Il ministro non ha risparmiato parole di elogio per le modalità con cui gli italiani hanno saputo inserirsi all’interno della società venezolana.
- Apprezzo il lavoro della Collettività - ha detto il ministro - che ha dato e dà ancora oggi un contributo essenziale allo sviluppo di un Paese amico quale il Venezuela, con cui come italiani siamo legati da vincoli antichi. Il vostro impegno fa onore all’Italia. Vi ringrazio - ha proseguito - per tenere vivo il senso di appartenenza ad una comunità apprezzata e stimata, perfettamente integrata e riconosciuta dalle Autorità per la sua serietà ed il suo spirito costruttivo.
Nel corso dell’incontro ha anche affermato:
- L’Italia vi è vicina e vuole continuare a parlare con voi.

Problemi
Dopo le parole di saluto iniziali, l’attenzione si è focalizzata sulle preoccupazioni che turbano la Comunità italiana.
Il primo tema trattato è stato quello relativo alla piaga dei sequestri di persona. A questo proposito, il ministro ha sottolineato che fino ad oggi l’unico Governo ad agire concretamente nel territorio latinoamericano è stato quello italiano. Ha menzionato quindi l’invio dell’Esperto nazionale Anti-sequestro che “sta svolgendo un buonissimo lavoro” e il Corso di formazione offerto al Corpo di Polizia venezolano.
- I risultati sono ottimi - ha dichiarato il ministro - e quindi molto probabilmente oggi confermeremo la presenza dell’esperto e proporremo alle autorità venezolane un nuovo Corso di formazione. Il tutto - ha specificato - inserito in un quadro di cooperazione più ampio per la lotta al crimine organizzato.
Dopo la sicurezza personale, si è parlato della sicurezza delle proprietà, secondo gli italo-venezolani messe in pericolo dagli espropri decisi dal Governo e dalle invasioni. “Provvedimenti in alcuni casi criticabili”, ha opinato cautamente Frattini.
Il ministro ha ricordato ai presenti l’azione di sensibilizzazione svolta dalla Delegazione presente a Caracas nei confronti delle autorità venezolane. Inoltre, ha annunciato per il pomeriggio un incontro tra l’Instituto Nacional de Tierras ed i rappresentanti delle famiglie italiane vittime di espropri ed invasioni.
- L’ascolto di testimonianze dirette e dettagliate - secondo il ministro - porterà certamente ad un chiarimento. L’obiettivo - ha dichiarato - è garantire indennizzi effettivi, equi e tempestivi.
L’on. Frattini ha poi espresso la speranza di firmare presto un accordo bilaterale con il Venezuela per quanto riguarda il riconoscimento della patente di guida italiana.
- Le pratiche sono già state avviate - ha assicurato - e lo staff del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli sta già analizzando una proposta di accordo.
In un incontro come quello di ieri, non poteva certo mancare il tema delicato dell’assistenza alle famiglie indigenti.
Il funzionario ha menzionato le cifre relative ai “drastici tagli” della Finanziaria, inevitabile conseguenza della crisi che dilaga in Europa: un meno 27 per cento dei fondi destinati all’assistenza diretta. Malgrado i tagli, però, il ministro ha sottolineato che solo nel 2010 sono stati stanziati 300 mila euro, cui si aggiungono i 630 mila euro per l’assistenza sanitaria.
Frattini ha dichiarato di sperare in un “seppur limitato” recupero dei fondi, precisando che in quel caso “ il Venezuela sarebbe tra i primi Paesi a beneficiarne”.
Nota positiva le cifre relative ai finanziamenti destinati alla Promozione della lingua e della cultura italiana, che aumentano di un 5 per cento, pari a 400 mila euro.
Buone notizie anche per quanto riguarda la rete consolare. Il ministro ha dichiarato di aver ottenuto l’execuator per i Viceconsoli onorari di Puerto La Cruz, Barquisimeto e Valencia, mentre arriverà a breve quello relativo a Ciudad Bolívar. Per quanto concerne la creazione di un terzo Consolato in territorio venezolano, Frattini ha dichiarato:
- A tutt’oggi non ci sono le condizioni economiche per un Consolato di prima classe. Posso però garantire che, se ci saranno fondi disponibili ricavati dalla ristrutturazione della rete consolare mondiale, il Venezuela sarà tra i primi a goderne.

Parla la Collettività
Il ministro Frattini ha dimostrato grande disponibilità di ascolto. Anche se era in programma il discorso di un solo rappresentante, anche altri connazionali hanno potuto parlare direttamente con il funzionario. Michele Coletta, del C.G.I.E, ha preferito consegnare personalmente una lettera.
Il primo a prendere parola è stato il presidente del C.G.I.E., Ugo Di Martino, con una serie di richieste relative a tematiche già affrontate dal ministro. Eccezion fatta per il problema relativo all’insufficienza di valuta pregiata per le imprese e all’irrispettato accordo in materia pensionistica.
Ha proseguito Johnny Margiotta, presidente di AGIV, con un discorso relativo ai problemi dei giovani italo-venezolani e subito dopo Emilio Lanzilli, presidente dell’Associazione Campani dello Zulia. Come padre di un ragazzo sequestrato da paramilitari, Lanzilli ha ringraziato il ministro per l’attenzione riservata a tematiche delicate quali, appunto, il sequestro di persona.
Marisa Vannini, dell’A.C. Emilia Romagna del Venezuela, ha infine parlato delle conseguenze della perdita della nazionalità italiana, che non può essere trasmessa ai figli anche se riacquistata.

La mano del Presidente
Come già nel corso della giornata di ieri, il ministro Franco Frattini ha espresso grande apprezzamento per la decisione del Presidente della Republica, Hugo Chávez, di sloccare i fondi destinati alle imprese italine. Ossia, effettuare in due tranche il pagamento dei crediti arrestrati che ammontano ad 1 miliardo e 200 milioni di dollari.
- Per il 2010 il debito è colmato - ha affermato il funzionario - ma nel 2011 dovremo trovare nuove forme di pagamento per far sì che l’Italia mantenga gli appalti.
L’Ambasciatore Luigi Maccotta, a questo proposito, ha dichiarato soddisfazione.
- La visita del ministro Frattini ha già sloccato tante cose e gli effetti dureranno per molto tempo.

Frattini è a Caracas per la firma di accordi strategici

In programma una riunione con il suo omologo Nicolás Maduro e forse un incontro con il presidente Hugo Chávez


di Monica Vistali

CARACAS – Lasciato il capo della Stato Giorgio Napolitano a Washington e con le valigie pronte per Panama, dove lo attende il presidente del Consiglio Silvio Belusconi, il ministro degli Esteri, Franco Frattini è arrivato ieri sera a Caracas per una visita lampo di 24 ore. Oggi incontrerà il suo omologo venezolano, Nicolàs Maduro, esponenti del governo e, forse, il presidente della Repubblica, Hugo Chàvez. A questi dovrebbe consegnare una lettera personale del premier Berlusconi.
Contemporaneamente, la II Commissione mista denominata “Consiglio Italo-Venezolano”, suddivisa in quattro gruppi di lavoro settorializzati in aree d’interesse, analizzerà le relazioni economiche, commerciali, sociali e culturali tra i nostri due paesi. A conclusione della visita, è prevista la firma di importanti accordi che spaziano dall’ambito economico al culturale, da quello dell’educazione allo sviluppo.
- Il ministro Frattini - ha assicurato qualche giorno fa al quotidiano “La Voce d’Italia” l’Ambasciatore d’Italia, Luigi Maccotta - è consapevole della realtà che si vive oggi in Venezuela. La sua visita ha certamente come scopo rilanciare il rapporto di collaborazione con il governo venezolano ma anche quello di esprimere preoccupazione, chiedere comprensione, sostegno ed un occhio di riguardo per i problemi della comunità.
Il presidente Chàvez - ha proseguuito il diplomatico - ha nei confronti degli italiani in Venezuela un atteggiamento di apertura, grande disponibilità ed interesse.
Parlando a Washington della sua visita in Venezuela, Frattini ha affermato che “si dovrà valutare con le autorità locali, a partire dal presidente Chavez, come risolvere i rimanenti problemi che hanno alcune aziende”. Il ministro ha ricordato un “segnale molto importante, lo sblocco di acune centinaia di milioni di dollari, i pagamenti arretrati che erano crediti di imprese italiane. Un gesto che apprezzo particolarmente alla vigilia della mia visita”.
I lavori dovrebbero chiudersi ufficialmente domani mattina con la stesura dei verbali. I ministri Frattini e Maduros, quindi, dovrebbero firmare un protocollo che darebbe un’impronta politica agli aspetti tecnici.

L’arrivo della delegazione
Il ministro Frattini è stato anticipato ieri a Caracas dal sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti e dal sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Roberto Castelli, ricevuti all’aereoporto Simón Bolívar dall’Ambasciatore Maccotta insieme alla responsabile della Direzione per l’Europa del Viceministero, Ginette Gonzáles. Con il resto della delegazione italiana, sono stati poi accolti dal viceministro degli Esteri venezolano, Temir Porras, presso l’Hotel Melia Caracas.
Nel suo discorso d’apertura, Porras ha ricordato che Italia e Venezuela mantengono accordi ambiziosi specialmente nel settore petrolifero ed ha menzionato l’importanza dell’impresa Eni per lo sviluppo della riserva energetica nazionale. Specificando che la fruttifera relazione in questa area permette di dare impulso a nuovi ambiti di cooperazione, Porras ha citato il già avviato lavoro congiunto dei due Paesi per quanto riguarda lo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria, la promozione di distretti industriali, il traferimento di tecnologia e Know-how, oltre allo stretta collaborazione nell’ambito della lotta contro il narcotraffico.
Il viceministro ha sottolineato la ferma decisione del Governo bolivariano di dare impulso a progetti congiunti con l’Italia, sottolineando come lo stesso presidente Chávez abbia programmato per oggi la discussione di temi di rilevanza strategica.
- Questi elementi - ha specificato Porras - esplicitano l’alto valore dato dal Governo bolivariano alle relazioni con l’Italia, le prospettive che si aprono sulla base della cooperazione energetica. Inoltre, le possibilità di sviluppare strumenti economici e finanziari innovativi che permettano di dare nuovi impulsi a processi di cooperazione che necessitano grandi investimenti.
Dal canto suo, i rappresentanti del Governo italiano hanno manifestato la loro disponibiltà a contribuire allo sviluppo in Venezuela.
Vincenzo Scotti ha dichiarato che l’Italia è interessata a studiare insieme al Venezuela nuove formule per il finanziamento di progetti a lungo termine, incentrati soprattutto al settore petrolifero.
- L’Italia vuole continuare a contribuire allo sviluppo del Venezuela - ha affermato il sottosegretario - e vogliamo che il Venezuela faccia lo stesso, in condizioni d’uguaglianza, reciproco rispetto e, soprattutto, amicizia.
Scotti ha inoltre sottolineato la volontà del Governo italiano di lavorare per la cooperazione industriale e il trasferimento di tecnologia, soprattutto in aree quali istruzione, Università e salute, ricordando il sistema sanitario pubblico esistente in Italia dal 1978.

I gruppi di lavoro
Il primo gruppo è quello della “Cooperazione finanziaria, economica e industriale”, gli altri riguardano tematiche relative all’Energia e di conseguenza all’Ambiente e al Turismo, alle Infrastrutture e ai Trasporti, poi al Lavoro, Salute, Protezione Civile e infine a Cultura, Educazione, Scienza e Tecnologia.
Il tavolo che farà sicuramente la parte del leone sarà quello dell’Energia ma si prevede che anche quello di Ambiente e Turismo desterà molto interesse. A quest’ultimo parteciperanno, oltre ai funzionari del ministero del Turismo, i rappresentanti dell’Ente Acque Sardo (Enas).
Altro tavolo importante, che sarà presieduto dal leghista Roberto Castelli, è quello dedicato alle Infrastrutture ed ai Trasporti. Oltre a tecnici ministeriali e ad altre personalità di spicco integreranno questo tavolo i dirigenti della Ghella, dell’Astaldi, dell’Alitalia e di altre multinazionali del Belpaese: il top delle grandi aziende che operano in Venezuela, alcune delle quali già impegnate in grandi opere di infrastrutture. In primis, la costruzione della rete ferroviaria.
Il terzo gruppo è “Lavoro, Sociale, Sicurezza, Protezione civile”. Un tavolo di lavoro riguarderà sicuramente il tema della Salute. A questo proposito si è già parlato di un “modello italiano” da prendere ad esempio. Per quanto riguarda “Protezione Civile e Sicurezza”, è probabile che oltre alla formazione della polizia e dei corpi destinati alla lotta contro la malavita organizzata e il flagello dei sequestri, si affronti il tema della dotazione tecnologica delle forze dell’ordine.
Lo scorso anno, fu firmato un accordo tra il capo della Protezione civile italiana, Guido Bertolaso, e il viceministro degli Esteri, Flemming. E’ possibile, quindi, che ci sia una sua verifica ed un aggiornamento.
Stesso discorso per quanto riguarda l’ultimo gruppo, relativo a “Cultura, Educazione, Scienza e Tecnologia”. Nell’ambito della collaborazione scientifica e tecnologica, esiste già un accordo che risale al 1987 che verrà ulteriormente studiato.

Petroleo
Recentemente, parlando con Hugo Chávez durante il programma domenicale ¡Aló Presidente!, numero 358, l’Ambasciatore d’Italia Luigi Maccotta aveva sottolineato che le imprese italiane non sono interessate solo alla costruzione di grandi opere e alla partecipazione al ‘Plan Nacional ferroviario’, ma anche a “scrivere una pagina di amicizia tra i popoli ed i governi dei due paesi”. Dal canto suo, il capo dello Stato aveva manifestato al diplomatico italiano l’interesse a stabilire alleanze con il nostro Paese per ottenere finanziamenti aggiuntivi da destinare alle grandi opere. A questo proposito, aveva menzionato la partecipazione che attualmente ha l’ENI nel complesso della ‘Faja Petrolífera del Orinoco’ ed aveva aggiunto la necessità di nuove formule per promuovere gli investimenti italiani nel territorio.
Nella stessa occasione, il presidente aveva annunciato all’Ambasciatore Maccotta il progressivo incremento di produzione petrolifera, per la quale “si prevede un salto di 300 mila barili giorno di grezzo già a partire dalla fine dell’anno”. Una nuova ascesa si programma poi nel 2014: “un milione di barili al giorno in più - ha spiegato il capo dello Stato - rispetto a quelli prodotti oggi. Formula assunta dagli imprenditori cinesi”.
Chávez, spiegando che “la Cina ha prestato al Venezuela 8 milioni di dollari” e che “stiamo già pagando con il petrolio”, ha espresso il desiderio che con l’Italia si possa applicare una formula simile a quella che il Paese asiatico si accinge a riconfermare per la terza volta.

Precedenti
La prima riunione del Grupo di lavoro del Consiglio Italiano - Venezolano ha avuto luogo a Caracas nel novembre del 2005. In quell’occasione, le delegazioni di entrambi i paesi valutarono le strategie da adottare in aree di cooperazione economica, industriale, finanziaria, delle infrastrutture e dello sviluppo.

mercoledì 19 maggio 2010

Riformata la 'Ley contra Ilícitos Cambiarios’. Il destino delle pensioni italiane in Venezuela

Dopo la parziale riforma alla Ley - che vieta il 'cambio negro' - gli anziani che ricevono un vitalizio italiano dovranno passare per il 'cambio ufficiale'. Come tutti gli altri. Risultato? Pensioni dimezzate.
CARACAS - La riforma parziale della ‘Ley contra Ilícitos Cambiarios’, approvata dall’Assemblea Nazionale e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale di lunedì, ha scatenato il panico tra chi, in Venezuela, riceve una pensione italiana. Con la riforma, infatti, i nostri anziani non beneficieranno più della figura giuridica della ‘permuta’ che permetteva loro di ottenere un differenziale maggiore tra euro e bolìvares. Costretti ora al cambio ufficiale, i pensionati vedranno quindi dimezzate le loro pensioni reali.
Qualcuno è rassegnato in partenza; altri, invece, meno pessimisti, sono convinti che prima o poi una soluzione si troverà. E’ questo il caso del nostro Console Generale, Giovanni Davoli.
Certamente, come afferma alla Voce il coordinatore del Patronato Inca di Caracas, Gianni Di Vaira, si tratta di “una legge sovrana dello Stato venezolano”. Meno convincente, o quanto meno troppo negativo, ci sembra quando afferma:
- Nessuno può fare nulla. Nessuno può contestare la riforma o intervenire nella decisioni del Governo.
Certo, sarà difficile per il dottor Di Vaira spiegare agli anziani che “adattarsi è l’unica soluzione”, o semplicemente consigliare loro di “rivolgersi allo Stato venezolano”. I pensionati, probabilmente, non accetteranno liquidazioni di comodo; nè capiranno perchè i patronati ancora non si sono incontrati per discutere azioni comuni.
- Non ci siamo ancora riuniti - sostiene Di Vaira - perchè non ha senso farlo.
Maria Teresa Mastromatteo, coordinatrice del Patronato Inas di Caracas, è più cauta. Lamentando che la nuova normativa sia arrivata all’improvviso, spiega che oggi le possibilità offerte nel panorama pensionistico sono principalmente tre: rassegnarsi ad utilizzare il cambio ufficiale, farsi consegnare la pensione con un assegno in euro o attendere un mese, come ha prospettato Italcambio, sperando in nuove modalità di protezione dei connazionali. Vie, queste, difficilmente percorribili.
Come illustra Mastromatteo, con l’assegno in euro, non traferibile e della durata di tre mesi, non si potrebbe che sfociare nell’illegalità. L’attesa di un mese, invece, è impraticabile per chi, come tanti nostri anziani, “con la pensione sopravvive solamente”. La coordinatrice, infatti, spiega che “il costo dei farmaci è alto” e spesso “si tratta di anziani già da tempo abbandonati dal Governo italiano”. Questi hanno bisogno di un “trattamento di favore in materia pensionistica perchè non sono supportati” con diverse modalità, come nel caso di tanti altri Paesi.
L’ultima scorciatoia per i nostri pensionati sarebbe quella di utilizzare un conto aperto all’estero che, comunque, richiede uno sforzo, un’organizzazione e un budget finanziario di cui non dispongono la maggior parte degli anziani italiani.
Per beneficiare ancora di una corsia preferenziale bisognerebbe “coinvolgere le autorità diplomatiche, l’Ambasciata d’Italia, riunire le forze per avere una voce comune”, come suggerisce Salvatore Giordano, Direttore Responsabile del Patronato Enas di Caracas.
Convinto come tanti che probabilmente è “prematuro” preoccuparsi eccessivamente o prendere decisioni affrettate, di qualunque tipo, Giordano è certo della necessità di “un tavolo di lavoro comune, comprensivo dei vertici e delle parti interessate” nel caso la riforma non preveda aggiustamenti.
L’IVSS (Istituto Venezolano di Previdenza Sociale) potrebbe “avvallare queste necessità primarie” e “fare pressione perchè gli italiani ottengano un trattamento particolare”. In caso contrario, suggerisce Giordano, si dovrebbero cercare “smagliature nel nuovo assetto della legge”, consapevoli però che “Italcambio ora è un soggetto passivo di sanzioni e pene”. Sarebbe quindi più che auspicabile, afferma sempre il coordinatore dell’Enas, trovare una soluzione a quello che oggi si presenta come un problema per tanti nostri connazionali. Il panorama attuale, spiega, “mostra come la materia pensionistica sia il nervo scoperto dell’Italia”.
Giordano, in fondo, si dimostra speranzoso nel buon esito delle eventuali future trattative e aspetta le ultime notizie da Italcambio o dal Governo, in arrivo forse per questo fine settimana.
Ottimista anche il Console Generale di Caracas, Giovanni Davoli. Il diplomatico è convinto che i tempi siano prematuri; ciononostante, già da qualche giorno è in contatto con Italcambio e si riunirà presto con i suoi vertici per “avere elementi più chiari”.
- Con Italcambio non abbiamo firmato un ‘contratto matrimoniale’ - sottolinea -. Quindi, posso affermare con certezza che si troveranno la soluzione e l’accordo più convenienti per i connazionali.

martedì 20 aprile 2010

Due ruote e il continente americano, l'avventura di Antonio a difesa dei più deboli

di Monica Vistali

CARACAS - Una bicicletta da corsa e un messaggio contro lo sfruttamento minorile e la violenza sulle donne. Questo il bagaglio del 31enne Antonio Tomaselli, partito il 25 aprile di due anni fa da Ancholage, in Alaska, con in mente la titanica impresa di percorrere su due ruote l’intero continente americano, sino alla Patagonia.
- Vivevo in India da un anno e mezzo - racconta il siciliano, oggi a Caracas -. Ero volontario in un centro per lebbrosi di Maria Teresa di Calcutta e gestivo alcune attività per i bambini di strada. Per tre notti di fila ho sognato di fare questo viaggio e, alla fine, ho deciso di partire.
Antonio, curriculum in aereonautica, arriva in America dopo un lungo allenamento sulle strade di Italia, Francia, Spagna, e lungo il famoso ‘Camino di Santiago’. Alaska, Canada, la West Coast: attraversa rapido gli Stati Uniti "perchè lì la maggior parte dei problemi sono legati al mondo del benessere" e scende veloce in America centrale, "dove le problematiche sono di un’altra natura: eredità di dittature passate e conseguenza di governi sfruttatori". Inizia a rallentare il ritmo per conoscere il paesaggio umano, quelle "difficoltà di cui, come occidentale, sono in parte responsabile".



L’America centrale
Antonio attraversa Messico, Guatemala, Belize, El Salvador, Costa Rica. E ancora Panamà, Nicaragua, l’Honduras post - golpe. Lungo la strada collabora con le comunità indigene, nei centri per nativi disabili, nelle unità educative per emarginati. Insegna teatro ai bambini indigeni del Chiapas, aiuta a portare l’acqua in una zona difficile del Nicaragua, concretizza quella "politica del rimboccarsi le maniche" di cui ribadisce la vitale importanza, ma sempre attento a non alimentare un meccanismo di ‘dipendenza’ tra chi ha e chi non ha. Organizza piccole conferenze sul tema dello sfruttamento minorile (nel mondo ne è vittima un bambino su 5, in Nepal il 100 per cento dei minori) e quando possibile mostre fotografiche con i suoi scatti.
- Non mostro l’estremo che commuove: fame, povertà. Mi piace la bellezza che si trova in un paesaggio, nel sorriso di un bambino, negli sforzi dei centri di volontariato dove sono stato.
Le porte, per lui, sono sempre aperte e la gente è bendisposta ad offrirgli un piatto caldo. Antonio ricorda con particolare affetto la coppia che lo ha ospitato in Guatemala: lei responsabile per i diritti umani dei nativi nel paese che detiene il record di indigeni uccisi, lui ex membro di un gruppo di contadini che gestiva le informazioni tra la ‘guerrilla’ e il governo.
- Dell’associazione di cui faceva parte il marito - racconta - sono stati uccisi 19 membri su 21. Ma lui, con la moglie, continua la sua lotta attraverso il nucleo educativo. A parte questi piccoli paradisi, il governo non agisce e gli indigeni vivono incoscienti la loro condizione di emarginati.
La situazione non cambia nel resto dell’America centrale. Il Trattato di pace del 1998 è una carta irrispettata e ai governi fa comodo l’ignoranza della comunità indigena, che non ha voce, non ha diritti politici e sociali, alla quale non è garantita nè l’educazione nè la sanità.
- La cosa più grave - spiega alla ‘Voce’ Antonio - è che non c’è via d’uscita per chi vuole migliorare la sua condizione. Se nelle città c’è quelche chanches, fuori, per loro, non esiste la libertà di scegliere la propria vita".



I grandi poteri
Gli indigeni non sono completamente ignorati dal ‘sistema’, ma comprati e raggirati da una serie di messaggi inquinanti che, per mancanza di coscienza, non vengono elaborati.
- La situazione è contraddittoria. La storica cittadina messicana di San Cristobal - cita ad esempio Antonio - ha venduto la sua ultima risorsa d’acqua alla Coca Cola che ora, in regime di monopolio, rivende le bottiglie a prezzi altissimi. Però il Messico è il paese in cui si beve più Coca Cola al mondo, e all’interno del Messico è lo stesso Chiapas a consumare la maggior quantità di bibita.
Alle ingiustizie delle grandi multinazionali non rispondono adeguatamente le organizzazioni internazionali, null’altro che "la facciata di un grande business".
- Sono un fallimento. Hanno enormi interessi economici e non garantiscono il controllo che dovrebbero esercitare. Ad esempio, in Cambogia, ora hanno assunto una compagnia per disinnescare le migliaia di mine antiuomo che attanagliano il territorio. Peccato - continua - che la ditta incaricata è la stessa che le ha disseminate per tutto il paese.
I grandi poteri non restano estranei neppure per quanto riguarda il mercato della droga e dei migranti. Antonio ha disegnato una sua personale ‘piramide gerarchica’:
- In testa ci sono i grandi governi. Stati Uniti, Messico, Colombia: tutti hanno enormi entrate e posizionano gli alti dirigenti nei porti, nelle zone di frontiera. Poi ci sono i narcotrafficanti, spesso poliziotti, ed infine, in fondo, i ‘pandilleros’.
Istituzioni viziate, dunque. Avanza chi ha istruzione e furbizia per perseguire i propri interessi, scendere a compromessi, vendere idee e comprarne altre. Ideologie mescolate alla realtà, che fanno del sandinismo moderno come del Fondo monetario Internazionale null’altro che galline dalle uova d’oro. Quindi, cosa resta di pulito?
- C’è ancora chi ci crede, chi ha coscienza, interesse sociale. Rispetto verso l’essere umano – ci dice convinto Antonio -. La soluzione per ‘cambiare il mondo’ è l’unione di tutte queste persone, di tutti questi gruppi, che come i governi sfruttatori devono saper ‘fare sistema’. Adesso ci sono ancora troppe lotte: Greenpeace che si arrabbia perchè gli hanno rubato il patrocinio, i Verdi se la prendono con quelli che proteggono l’Amazzonia perchè sono apolitici...
Provo a lasciare una piccola scintilla dentro il cuore di ognuna delle persone che incontro, se poi il fuoco appica dipende dalla materia che ognuno ha dentro quindi dalle scelte che ognuno liberamente deve poter fare... Per lo meno - dice - contribuisco a fornire piccoli strumenti per crescere, secondo la mia personale veduta della vita.



Il Venezuela
Macao, Maracaibo, Coro, Tucacas, Valencia, Caracas. "Rispetto agli altri paesi dove sono stato, il Venezuela vive nell’oro" afferma sicuro Antonio. In America centrale, racconta, "si guadagna un quinto del necessario per vivere, in Costa Rica e Panama comandano i grandi latifondisti, sopprattutto per quanto riguarda la coltivazione delle banane, in Colombia agli emarginati non vengono date possibilità di riscatto o di lavoro. In Venezuela, quelli che si lamentano lo fanno solo perchè vogliono ancora di più".
Antonio è abbagliato dal calore umano e dall’accoglienza dei volti che incontra in questa nostra terra. "Un contatto sociale unico" dice, anche nella Casa di riposo Villa Pompei, dove è ospitato per qualche giorno, e ha ritrovato un po’ della vecchia Italia e ha incontrato le "donne antiche che discutevano su quale pastasciutta da preparare al prete". E rispetto al tasso di criminalità di cui ha tanto sentito parlare, crede che spesso si confonda la povertà con la violenza.
- In Asia ci sono molte più persone e molta più povertà: manca l’acqua, il cibo. Esistono brutalità ed ingiustizie, ma non c’è questo tipo di violenza rabbiosa che si respira nel mondo occidentale. Forse questo è dovuto alla spiritualità, al ‘karma’ che ti fa accettare tutto ciò che arriva nella vita. O forse questa violenza contro chi incontri per strada è solo frutto di un bombardamento di messaggi sbagliati. L’informazione deformata di una società deformata. Se credi che devi per forza avere un blackberry, quando i soldi non ti basteranno lo ruberai senza pensarci due volte...

mercoledì 14 aprile 2010

I problemi del Venezuela. Ecco cosa pensano gli italiani

di Monica Vistali

CARACAS - Non solo insicurezza e crisi economica. I componenti della nostra Collettività, interrogati riguardo ai problemi che attraversa il Venezuela in questo momento storico, spaziano tout court il loro senso critico dai grandi temi della politica e della società fino a toccare l’emergenza rifiuti, il sistema dei trasporti, il problema energetico, l’educazione, la sanità. Quando non sono gratuite aggressioni, le critiche sono preziose perle da analizzare con attenzione per rafforzare il processo di miglioramento in atto. Così dev’essere anche quando queste provengono da una comunità che, come quella italo-venezolana, divide il proprio patriottismo tra due terre lontane. Le radici europee, infatti, non impediscono ai connazionali di spingere con forza, da parti distinte, per un continuo e proficuo progresso del paese latinoamericano che oggi è anche loro.

La politica in casa
Basta accendere la tv: quello che in Italia è il calcio, in Venezuela è la politica. Schieramenti ben delineati, tifo da stadio, pochi incontri amichevoli. Una polarizzazione che non resta chiusa in Parlamento ma - la colpa è bipartisan - s’insinua nei rapporti tra vicini di casa, compagni di scuola, amici e colleghi.
“La gente è troppo politicizzata - afferma Mauricio Tagliatela, produttore musicale - e questo incide sulle relazioni personali di ognuno. Le discussioni diventano litigi e la gente resta sempre con il dente avvelenato”.
La causa di questa “eccessiva disgregazione sociale”, secondo Martino Verdana, è “la famosa legge della pentola che bolle, bolle, bolle ed alla fine esplode se qualcuno tiene il coperchio schiacciato giù”. Secondo il consulente informatico, classe 1979, “troppo tempo è passato con ingiustizie ed incomprensioni da ambo i lati, ed ora questo vedere solo il ‘chavista’ o l’’escualido’ si riflette in tutti gli ambiti della vita perché diventa un modo di vedere le cose ed affrontare la quotidianità. Purtroppo - conclude - è difficile stare da una parte mantenendo la propria criticità”.
Tina Di Battista, presidente dell’Associazione Abruzzesi e Molisani in Venezuela, teme che lo strappo creatosi in seno alla popolazione sia difficile da ricucire.
- Dobbiamo ricapirci, ricomprenderci - sostiene - per evitare una situazione di non ritorno, una situazione insanabile.
Anche Mario Neri, membro del Circolo Antonio Gramsci, riconosce la “politicizzazione delle idee che impedisce il confronto a tutti i livelli, da quello universitario a quello parlamentare”.
- Basta osservare i mezzi di comunicazione - afferma - autoreferenziali e monchi di un format di vero dialogo politico, come quello che esiste nei programmi tv italiani.
Questa polarizzazione, secondo Neri, si sta gradualmente riducendo.
- L’opposizione ha capito che non può criticare tout court, e i sostenitori del governo che le critiche devono esistere in quanto possono essere utili e costruttive. Ora non resta che imparare, come in Italia, a rimproverare in modo vero e documentato.
Il rischio di una posizione ‘con me o contro di me’, che “ricorda quella del Belpaese dove si aspetta solo l’elezione che potrebbe determinare la caduta dell’imperatore”, come sostiene Emanuele Caglieris, 1979, impresario nel settore turistico, rischia nel frattempo di “far perdere il concetto di programmazione e miglioramento quotidiano”.
Il clima da ‘guerra fredda’ s’intuisce senza sforzo ascoltando i toni duri di quegli italiani preoccupati per i movimenti politici in corso. A Renzo Scuteri, presidente dell’Associazione Marchigiani in Venezuela, che parla di una “politica sempre più dittatoriale, autocratica”, fa eco Davide Morbidelli, classe 1981, quando parla di “regime” e denuncia “la chiusura di tutti i mezzi di comunicazione dell’opposizione”.
Anche Tina Di Battista non risparmia parole severe:
- Siamo in un paese dov’è in discussione lo stato di diritto, la sicurezza giuridica, la punibilità dei delitti, la separazione dei poteri. Questo ci fa chiedere: siamo davvero in democrazia o esiste solo il manto della democrazia?
Facendo “dell’antifanatismo la mia bandiera”, taglia corto Attilio Frugoli: “Si dovrebbero sostituire le urla di tutti gli schieramenti politici con l’ascolto, il dialogo e la tolleranza”. Del resto, lo diceva anche un antico proverbio: “Abbiamo due orecchie ed una sola bocca per parlare di meno ed ascoltare di più”.

Sprechi e reciclaggi
La politica, e l’identificazione dell’avversario con il ‘diavolo’, non è altro che un “catastrofico alibi dietro il quale nascondere i gravi difetti del singolo cittadino”. Tra questi, quello della poca cura dell’ambiente che sfocia nel grave problema dei rifiuti che affligge tanto i centri urbani quanto le zone verdi. Ne è convinto Emanuele Caglieris, dando voce alla sua esperienza a Isla Margarita.
- Margarita è un’isola in parte molto sporca. Ma non è il governo a dire di tirare in ogni dove lattine di birra ed altra spazzatura. Nessuna parte politica - afferma - può cancellare i cattivi comportamenti del singolo cittadino.
Per affrontare e risolvere l’emergenza, secondo Mario Neri, deve “aumentare lo sforzo dei singoli e dello Stato perchè il problema è trattato oggi ancora a livello superficiale. Ad esempio - continua - la tv non trasmette quasi mai messaggi ecologici”. A rimarcare l’idea Fabio Avolio, insegnante trentenne:
- Nonostante esperienze positive, ma purtroppo puntuali, che riguardano il riciclaggio della carta e del vetro, l’interesse per il problema è ancora solo latente. Manca una transizione definitiva verso un sistema integrale di raccolta differenziata, un piano alternativo a quello, obsoleto, basato su discariche e non differenziazione, che rischia di avvicinare il Venezuela al rischio di collasso dei rifiuti a cui abbiamo assistito in Campania.
La filosofia dello spreco si riversa anche sul settore energetico, la cui crisi è un problema per numerosi concittadini. Per Carla Diaz Favuzzi, classe 1986, studentessa dell’Università Centrale di Caracas, quello della mancanza di energia elettrica per far fronte alla necessità della popolazione è addirittura il primo problema che affronta il Paese.
Probabilmente la causa di questa crisi - che tocca anche altre nazioni dell’America latina e centrale - è “culturale”, come afferma Mario Neri, perchè in Venezuela “tutti, dal singolo cittadino alle istituzioni, sono abituati a sprecare”. A questo, certo, si aggiunge una ragione più... accidentale: la siccità. La scarsità di piogge che ha caratterizzato quest’ultimo periodo, ha infatti portato alla luce il limite strutturale di una ‘monocoltura energetica’, un sistema basato, per il 70 per cento, su un’energia di tipo idroelettrico.
Problema antico, quello energetico, eredità di politiche passate o mancanza da parte di quelle attuali. Certo è che, oggi come oggi, sembra “ineludibile il ricorso a soluzioni d’emergenza quali il risparmio energetico da applicare a tutti i livelli”, come sostiene Renzo Scuteri.

... ma non solo
“Pobre país rico... están acabando con este paraíso” sospira Gesualdo Paternò, di Guanare. Certo, come in tutti i Paesi, anche in Venezuela i problemi non mancano.
Romano Nosei, Presidente dell’Associazione Toscani in Venezuela, tocca il tema scottante dell’insicurezza, preso sottogamba e non sufficientemente considerato dall’apparato statale.
- Il problema non è preso in considerazione e non vengono adottate le misure adeguate. La politica è sempre il primo pensiero, mentre si scordano i problemi della gente. Si fanno tanti discorsi - prosegue - per i morti in guerre lontane o tragedie vicine, ma poi ci si dimentica dell’indice delittivo che a Caracas è primordiale: il problema non è la piccola delinquenza, ma la costante minaccia di morte - decreta.
Piero Armenti, ex giornalista della ‘Voce’ ed autore de “L’altra America. Tra Messico e Venezuela storie dell’estremo Occidente”, sottolinea la necessità di una magistratura che sia indipendente dall’esecutivo, “più celere nell’emettere le sentenze e formata da un corpo giudiziario di qualità”. Inoltre, nota la “mancanza di un sistema ferroviario esteso sul territorio” e critica la retribuzione eccessivamente bassa concessa al corpo insegnanti di livello universitario, che limita la crescita scientifica del sistema e impedisce di essere competitivi a livello internazionale.
I limiti del sistema d’istruzione si riversano poi sul settore lavorativo. Martino Verdana critica la “scarsa presenza di personale preparato e preciso”, sostenendo che “spesso la gente è portata ad affrontare con superficialità compiti e carriere professionali”. Una difficoltà nel reperire “materiale umano” affidabile che “si può risolvere con formazione, promozione della cultura e meritocrazia: tre aspetti che, per fortuna, l’attuale governo sta cercando di introdurre nella società”.
Pedro Paolucci, presidente dell’Associazione A.n.c.l.a., aspira invece ad “una nuova revisione del sistema sanitario, anche prendendo spunto da quello italiano”. Desiderio condiviso da Alessandra Ricciolo, 45 anni, volontaria della Caritas di Barinas. Secondo l’intervistata, il problema è “la difficile accessibilità al servizio sanitario pubblico per coloro che non sono coperti, in parte o in toto, da un’assicurazione, a causa delle lunghissime liste d’attesa negli ospedali. Il numero di medici e chirurgi - spiega - non è sufficiente, anche se i professionisti del pubblico sono di ottimo livello”.
Le preoccupazioni degli italo-venezolani riguardano anche la situazione socio-economica del Paese.
Paolucci, riprendendo la parola, si dimostra preoccupato per i “costi sociali” del processo di trasformazione in atto in Venezuela che, secondo lo psicologo, “gradualmente convertono lo Stato in unico e solo datore di lavoro” mentre Renzo Scuteri resta perplesso dinanzi alla carenza d’investimento estero nel Paese, dovuta, secondo lui, alla “poca credibilità derivante dall’insicurezza giuridica”. Il presidente dei Marchigiani in Venezuela, che è anche imprenditore nel campo dell’abbigliamento, fornisce inoltre il suo punto di vista riguardo l’attuale situazione dell’imprenditoria, che secondo lui sopravvive ad un tris pericoloso: “forte calo nelle vendite, recessione, riduzione del mercato”.
- L’effetto Cadivi è letale perchè non vengono pagate le materie prime come si dovrebbe, e questo alza i costi interni. Gli imprenditori non possono lavorare perchè non sanno se e quando Cadivi approverà il cambio, e dopo quanto tempo avverrà il pagamento. Quindi, conviene importare dall’estero i prodotti pagandoli con il dollaro parallelo piuttosto che produrre gli stessi nel Paese. È molto più economico. Ormai tutti lavorano con il dollaro parallelo, è il prezzo di riferimento. Questo certo non stimola la produzione: noi che già ci siamo ‘tiriamo avanti la baracca’ finchè restiamo a galla, ma per i nuovi è dura...

giovedì 25 marzo 2010

Italiani in Venezuela. Il punto con il Console Davoli

Al termine di una serie di incontri con la Collettività in tutto il territorio il Console generale d’Italia in Venezuela fa il punto della situazione. Tra i temi affrontati i tagli dei finanziamenti, l’assistenza, i passaporti, i sequestri e gli espropri.

di Monica Vistali

CARACAS – Presenza, accessibilità, concretezza e risposta pronta. Sembrano essere queste le parole d’ordine del Console Generale di Caracas, Giovanni Davoli, che dal suo arrivo a giugno ha già visitato numerose città del Venezuela per incontrare personalmente la Collettività, ascoltarne le problematiche e, quando possibile, trovare le soluzioni. Tagli nei finanziamenti, assistenza diretta, passaporti e documentazioni varie, sequestri, espropri: ognuno dice la sua. - La mia priorità sono gli incontri pubblici perchè permettono di ridurre la distanza tra il connazionale e l’Istituzione – spiega Davoli – soprattutto per quanto riguarda le città lontane dalla capitale. Lo scopo è quello di rendersi accessibili, dando la possibilità ai cittadini di esprimere necessità, esporre problematiche, manifestare desideri.
Il diplomatico, dall’agenda fitta, ha già toccato le città di Maracay, Valencia, Barquisimeto, Porlamar, Puerto la Cruz, Valle de la Pascua, Puerto Ordaz, Ciudad Bolivar, oltre alla Guiana francese e le isole di Trinidad y Tobago, Santa Lucia e Antille Olandesi, sulle quali ha la competenza. Prossima tappa: Barinas. Una scelta logistica non affidata al caso, ma pensata per raggiungere comunità dove non esiste l’Ufficio Consolare Onorario o dove da anni non si recavano diplomatici di livello. Un deficit in alcuni casi gravissimo: gli italiani di Valle de la Pascua, ad esempio, non avevano mai ricevuto la visita di un Console.
In generale, la Collettività assiste numerosa agli incontri con il diplomatico. All’interno dei Centri Sociali italiani sono numerosi i connazionali che, interpellati dai rappresentanti della Comunità, dai Vice Consolati e dai Centri stessi, assistono non già da semplici spettatori ma esprimendo le proprie preoccupazioni.
- Spesso sono problemi che si trascinano da anni – racconta il Console Generale – soprattutto nel caso di città periferiche. Mi chiedono come risolvere difficoltà inerenti la cittadinanza o come ottenere il sussidio in caso d’indigenza.
I sedici Uffici Onorari, cui si aggiungono i Corrispondenti consolari, “lavorano tanto ed in condizioni difficili” ma proprio in quanto ‘onorari’ “non sempre hanno la preparazione sufficiente per rispondere ai bisogni dei connazionali”. Qui entra in gioco l’importanza della figura diplomatica concretamente presente, accesibile.
- Anche un solo caso risolto giustifica il viaggio – afferma sicuro il Console Davoli.

Il Consolato a Caracas
Le ultime due Finanziarie disposte dal governo hanno sentenziato severi tagli nel capitolo delle risorse destinate agli Italiani all’estero. Anche se le decurtazioni alla rete consolare non hanno toccato nessun Paese dell’America latina, i fondi disponibili nelle casse diplomatiche sono sempre minori. La priorità è quindi una riorganizzazione del lavoro a livello centrale e nelle singole sedi.
- Lo sforzo è nella direzione di una informatizzazione del lavoro. Ad esempio, ora non dialoghiamo più attraverso i corrieri diplomatici, che gravavano fortemente nei bilanci, ma attraverso la posta elettronica certificata. Un’azione necessaria iniziata, in ritardo rispetto ad altre sedi, solo con il mio insediamento. Certo – ammette il Console – la difficoltà è cambiare gli automatismi dei funzionari. Ma l’impegno è necessario.

Il capitolo ‘Assistenza’
All’interno del Consolato di Caracas, l’ufficio Assistenza è il più frequentato e ogni giorno aumenta il numero di coloro che richiedono un sostegno di tipo economico. Nel 2009 gli assistiti sono stati 700, più un migliaio di cittadini beneficiari dell’assicurazione sanitaria Rescarven. Ma, a fronte di una mole sempre maggiore di richieste, la quota di risorse si fa sempre più scarsa.
- Ogni anno i bilanci sono tagliati. Per il 2010 è stata prevista una riduzione del 40 per cento per quanto riguarda l’assistenza diretta – spiega il Console – da sommarsi all’ulteriore taglio del 40 per cento deciso per il 2009. Inoltre, solo quest’anno le disponibilità per Rescarven sono scese del 25 per cento.
L’assistenza del Consolato riguarda il sussidio economico classico dato agli indigenti (un importo massimo di BsF 4.900 annuali, che può aumentare in casi straordinari con l’autorizzazione di Roma), la copertura sanitaria Rescarven (negata a chi già beneficia del sussidio e che raggiunge un massimo di BsF 30.000 l’anno) e il sostegno ai detenuti italiani in Venezuela (attualmente 68). Nel 2009 solo in tre casi si è fatto ricorso al sussidio economico straordinario, solo quattro assistiti hanno chiesto l’ampliamento della copertura sanitaria e una sola volta si è attinta una cifra extra dal fondo speciale previsto dall’accordo con Rescarven.
Con la riduzione delle risorse, è fondamentale verificare le effettive necessità dei connazionali. Per la selezione dei beneficiari, si effettuano quindi controlli a campione e si incrociano i dati personali (situazione pensionistica, condizioni di vita, stato di salute) con le dichiarazioni dei richiedenti stessi. Privilegiati coloro che non hanno reddito, pensione e assistenza sanitaria.
- Quasi sempre – spiega il Console Davoli – il sussidio è consegnato in due quote. Questo permette di aspettare il bilancio di assestamento del Ministero del Tesoro che, solitamente tra giugno e luglio, integra il budget stabilito ad inizio dell’anno. La quota extra, nel 2009, “è stata corposa” assicura il diplomatico.
Gli aiuti del Consolato vengono consegnati alla Collettività anche trasversalmente, “attraverso gli ‘atti di cottimo’ con le diverse Associazioni italiane sparse sul territorio” che, secondo il Console, “rendono di più e stimolano il volontariato sociale”. Esempio degno di nota il contributo offerto dalla sede consolare per la creazione dell’ambulatorio campano a Santa Monica, nella capitale, o per quello a Valencia.
Inoltre, dopo essersi resi conto che erano troppo concentrati nella sola città di Caracas, gli ‘atti di cottimo’ sono stati diretti anche alle comunità italiane della provincia come, ad esempio, quelle di Carupano o Upata, di notevole entità.

Restare, comunque
La comunità italiana in Venezuela, anche grazie all’arrivo di nuovi emigranti, è continuamente in crescita. Quello di Caracas è oggi il settimo – ottavo Consolato italiano a livello mondiale. In questi anni sono comunque tanti, tra gli aventi diritto, a fare richiesta della cittadinanza o del passaporto italiani.
Nel 2006 il quotidiano torinese ‘La Stampa’ denunciava la “fuga degli italiani dal Venezuela di Chavez” e i 13 mila passaporti emessi dal Consolato generale di Caracas solo in quell’anno, con una media di 50 al giorno. Oggi le richieste di cittadinanza da parte degli italovenezolani sono più o meno 110 mila. Ciononostante, il Console Davoli non registra una grande migrazione verso l’Italia. Cittadinanza e passaporto sembrano quindi più un’opzione ‘just in case’, documenti da avere nel caso si decida di andare – o tornare – in Italia. E, spesso, una scorciatoia per il passaporto europeo.
Il diplomatico, inoltre, ci tiene a sottolineare la resistenza del personale di ruolo che “viene malvolentieri in Venezuela”, intimorito dalle notizie del Paese che si hanno in Italia.

Sequestri…
Tanti i timori dei connazionali. Ma la preoccupazione maggiore riguarda la sicurezza della persona e dei beni o, più semplicemente, il fenomeno dei sequestri e la questione degli espropri.
In Venezuela il sequestro è una vera piaga sociale che colpisce anche la comunità italiana. Nel 2007, ad esempio, sono stati 26 i sequestri subiti da cittadini italiani. Negli anni, i dati non sono diminuiti. L’ultimo caso quello del 22enne messinese Francesco Giunta Pollino, rapito il 7 febbraio e rilasciato il 25 febbraio scorso. Nel 2004, anche il nonno di Francesco fu sequestrato e venne trattenuto dai rapitori per due mesi.
Tornando indietro nel tempo, nel triennio 2004-2007 sono stati 43 gli italiani sequestrati secondo i dati della Fivavis (Fondazione italiana di aiuto alle vittime dei sequestri). Di questi, 11 nello stato Zulia: regione calda e petrolifera al confine con la Colombia.
- I connazionali devono sapere che le istituzioni italiane hanno la volontà e i mezzi per affrontare queste situazioni difficili – afferma il Console Davoli -. C’è anche un funzionario preposto all’interno dell’Ambasciata: l’Esperto antisequestri. Forniamo supporto e consigli alle famiglie delle vittime, facciamo pressione sulla polizia venezolana. L’importante è che i famigliari ci contattino, denuncino. Al contrario, non possiamo fare nulla.
Per contrastare il fenomeno, è fondamentale la cooperazione con le forze dell’ordine venezolane. Davoli ha riscontrato una buona risposta da parte delle autorità venezolane, con le quali – afferma – c’è “un buon rapporto di collaborazione” che fa sì che “quasi sempre i casi finiscano bene”.

… e espropri
Paura per se stessi e preoccupazione per le proprietà. Le recenti espropriazioni attuate dal governo venezolano non lasciano sonni tranquilli agli italiani proprietari di aziende ed imprese.
Secondo un recente sondaggio della ‘Voce’, la metà degli italiani intervistati presso il Centro Italiano venezolano di Caracas teme di essere espropriata addirittura della propia casa. Questo ovviamentente non è mai accaduto. Si è però proceduto ad espropri previsti dalla “Legge Organica che riserva allo Stato i Beni e i Servizi Connessi alle Attività Primarie degli Idrocarburi” ed a quelli di utilità pubblica.
“La nostra preoccupazione è che non ci pagheranno il giusto prezzo per le nostre ditte” denunciava mesi fa Vito Tridente Sgherza alla stampa locale del suo paese di origine, Molfetta (Bari), dipingendo la sua condizione di espropriato. Il mondo politico italiano era con lui. Il 26 maggio scorso, infatti, alcuni parlamentari del PD, tra cui la Senatrice Anna Finocchiaro, hanno firmato una interpellanza urgente di solidarietà con gli imprenditori d’origine italiana vittime degli espropri in Venezuela. Claudio Micheloni, primo firmatario della mozione, denunciava l’esproprio di 76 imprese che lavoravano nel settore degli idrocarburi, “molte delle quali di proprietà di italo-venezolani”.
Poco distante arrivò a “Italians”, il blog del “Corriere della Sera” gestito da Beppe Severgnini, la lettera di Giancarlo Volante (“Venezuela. Proprio oggi sono venuti a confiscarci degli autotreni”) in cui si denunciava un esproprio accaduto “senza avere la possibilità di difenderci attraverso le autorità competenti”. Alla lettera – e indirettamente alle altre 14 società proprietà di cittadini italo-venezolani – rispondeva prontamente il nostro Ambasciatore Luigi Maccotta. Il diplomatico illustrava le iniziative attivate dal governo italiano per sensibilizzare le autorità locali (Ministero dell’Energia, Azienda Petrolifera di Stato, Ministero degli Esteri, Gruppo Parlamentare di Amicizia italo-venezolano) e spiegava come fossero stati fatti presenti il danno e il disagio che si venivano a creare in seno alla collettività. Rimarcava, comunque, che una legge di nazionalizzazione rientra nell’autonoma sfera di sovranità dello Stato.
Anche il Console Davoli, giustamente, crede che non si possa “contestare una azione dello stato sovrano se fatta nel rispetto della legge” e, come l’Ambasciatore Maccotta, sottolinea che l’unico atto possibile da parte delle Istituzioni italiane è quello di fare pressione affinchè venga rispettata quella parte della normativa che prevede indennizzi equi, tempestivi ed effettivi.
- Le istituzioni italiane – asserisce il Console – sono impegnate su questo fronte con la stessa forza e con la stessa efficacia degli altri paesi europei. Il loro intervento diplomato è risultato essere in molti casi prezioso.