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giovedì 11 febbraio 2010

Gli italiani con la valigia


Storie di giovani che decidono: vado in Venezuela!

di Monica Vistali e Barbara Meo Evoli


CARACAS – L’Italia oggi non è solo un paese di immigrazione che accoglie stranieri alla ricerca di un futuro migliore. E’, ancora oggi, un paese da cui molti giovani e meno giovani se ne vanno alla ricerca di una vita più dignitosa.
Gli italiani non hanno emigrato solo nel dopoguerra. Continuano ancora oggi ad abbandonare un’Italia che sembra non offrire loro le condizioni di vita sperate e la possibilità di intraprendere e percorrere la propria strada, soprattutto dal punto di vista lavorativo. A riprova di questo, è sufficiente osservare il numero di neolaureati che nel Belpaese lavora nei call center o nei pub.
Il Venezuela sembra aver spalancato le porte a questi giovani pionieri stanchi di bussare a sempre nuove porte, stanchi di pregare per un impiego, stanchi di lavorare per “sopravvivere”. E’ un paese ricco di spazi, opportunità e mobilità, che accoglie tanti stranieri e tanti italiani delle nuove generazioni. E, secondo l’inchiesta svolta dalla Voce d’Italia, “gratifica e tratta bene” gli immigrati italiani arrivati negli ultimi dieci anni.
La ricetta del viver bene in Venezuela, secondo gli intervistati, è dimenticarsi del ‘chip’ mentale europeo e non abbandonarsi a continui paragoni con l’Italia. Bisogna pensare che questo è un ‘altro paese’ con i suoi pregi e difetti, anche se è viva l’influenza della numerosa comunità italiana. I venezolani, d’altronde, hanno un gran rispetto per gli italiani e l’italianità. Ma bisogna pensare che ormai non si è più ‘conquistadores’...
“L’Italia non offriva ciò che cercavo”
Ha lasciato Verona 9 anni fa ed è arrivato in Venezuela per caso. Vartan Puiguian, 31 anni, laureato in lingua e cultura italiana, è oggi il direttore didattico dell’Istituto italiano di cultura a Caracas.
“Vengo per un periodo: così pensavo al mio arrivo qui – dice Vartan viaggiando nei suoi ricordi – adesso non tornerei in Italia. Non vale la pena né per le relazioni sociali, né per quelle personali. L’Italia è ferma. Ogni volta che torno sta allo stesso punto. Non offre nulla. E’ tutto cristallizzato da decenni. Qui se uno vuole, riesce a fare ciò che si prefigge. Viene dato più spazio al cittadino”.
Tra i lati negativi di Caracas, Vartan ricorda lo stress estremo del vivere quotidiano. Ma da un altro lato ciò significa che “ogni piccolo risultato è una battaglia vinta, che da soddisfazione”.
“Voglio essere parte del processo bolivariano”
E’ a Caracas da un anno e convive con il proprio compagno italo-venezolano. Elvira Rizzo, 46 anni, laureata in filosofia, lavora come professoressa di italiano nel Colegio Bolívar y Garibaldi.
“Erano anni che mi interessavo al processo politico in Venezuela – afferma con decisione Elvira -. Sono venuta per imparare da questo paese. Il mio sogno è essere parte delle innovazioni politiche: essere dentro al movimento bolivariano, non restare da parte come spettatrice e cercare di portare la cultura dell’umanesimo qui”.
L’obiettivo di Elvira non è solo a senso unico: “Vorrei anche esportare i principi bolivariani in Italia, la cui società civile oggi vive nell’apatia”.
“L’Italia taglia le gambe all’inventiva”
E’ andato e venuto dall’Italia per diversi anni e adesso ha deciso di stabilirsi a Caracas. L.S., 45 anni, geometra, lavora nel settore della costruzione.
“Come libero professionista – racconta L.S. pronto a iniziare una nuova tappa della vita in Venezuela - mi sono stancato delle troppe burocrazie e delle leggi italiane che penalizzano la professione e l’inventiva. Come uomo, ed è il motivo più importante, sono qui per amore: mi sono sposato con una ragazza venezolana fantastica”.
Tra i lati positivi del Venezuela, L.S. ricorda “la simpatia, il rispetto, la tradizione e la cultura dei suoi cittadini. E il ritmo ‘latino’ che per alcuni aspetti è lento, per altri velocissimo ma, sicuramente, pieno di vita e felicità”.



Giovani imprenditori
Arrivati con l’intenzione di trascorrere un’avventurosa vacanza al mare, questi giovani imprenditori hanno trovato in Venezuela terreno fertile per i loro affari.
“Me ne sono andato perchè in Italia si lavora per sopravvivere”
Guglielmo Cruciani, 39 anni, di Roma, ha una laurea in Economia e commercio ed un Master in Commercio europeo. Arrivato in Venezuela come turista nel 1991, oggi è rappresentante delle società italiane, del settore salute, che esportano in Venezuela.
Guglielmo è molto critico nei confronti del suo paese natale perchè, come ci dice, “in Italia lavori per sopravvivere. Per vivere da solo, anche uno superstipendio da tremila euro non ti basta. Il Venezuela, invece, ti dà opportunità che non ci sono in Europa. Nonostante tutte le critiche, economicamente parlando è un paese florido, ricco di opportunità e di risorse”.
Guglielmo ha viaggiato molto, sia per motivi di studio e lavorativi, sia personali. “Mi è sempre piaciuto conoscere nuove realtà” racconta. “Da più di dieci anni non vivo in Italia. Ho passato Spagna, Praga, Londra, Miami e molti altri posti. Ora sono in Venezuela stabilmente da quattro anni. Quando sono arrivato la prima volta per trascorrere la vacanze ho conosciuto molte persone che mi sono diventate amiche. Con un amico venezolano ho poi deciso di aprire qui una linea di prodotti naturali, come il ginseng, perchè in Italia lavoravo nell’impresa di famiglia che si occupava di commercio all’ingrosso di prodotti chimici e farmaceutici. Il progetto è andato bene. Ora, grazie alla ricchezza di opportunità del Venezuela, sto facendo altre cose: oltre ad essere il rappresentante delle società italiane del settore salute esportatrici in Venezuela, mi occupo di compravendita di dollari ed euro. Un’attività che si sta trasformando pian piano in un lavoro”.
“Il Venezuela è un paese con potenzialità enormi”
Carlo Fermi, 29 anni, laureato in economia all’Università Bocconi, oggi è il responsabile della filiale in Venezuela dell’impresa FTC che esporta macchinari e materiali nel settore agroalimentare. E’ arrivato in Venezuela quattro anni fa per incontrarsi con un amico e visitare il paese.
“Sono sempre stato propenso a lasciare l’Italia – spiega Carlo con il suo accento nordico – e sono sempre stato in cerca di nuove esperienze all’estero, che reputo altamente formative sia dal punto di vista personale che professionale”.
Per quanto riguarda i lati positivi del paese che l’ha accolto, Carlo sottolinea che “il Venezuela è un paese dalle enorme potenzialitá, purtroppo poco sfruttate. Mi affascina l’attitudine sempre positiva della gente, ben distinta dal pessimismo che a volte domina la società dei paesi industrializzati”. Fra i negativi punta invece il dito sull’insicurezza, il poco rispetto dell’ambiente e, talvolta, la superficialità della gente.



Tirocinanti
Attratti dal misterioso processo bolivariano ed intenzionati a testare sulla propria pelle la vita nelle sedi consolari e diplomatiche: ecco i nuovi tirocinanti del progetto Ministero degli Affari Esteri – Consiglio delle Università italiane che arriveranno a Caracas.
“Quel che mi affascina del Venezuela è la situazione politico-sociale”
Alessia, laureata a pieni voti alla Sapienza di Roma, indirizzo Economia politica, vorrebbe lavorare nel settore delle relazioni internazionali e della cooperazione internazionale. Per realizzare il suo sogno decide di svolgere un tirocinio MAE-CRUI. Svolgerà lo stage all’ufficio politico dell’Ambasciata.
“Ero stata presa per New Delhi – racconta –- ma in seguito agli attentati terroristici tutti i tirocini per l'india sono stati annullati e tra i posti rimanenti ho optato per Caracas, meta che già inizialmente avevo preso in considerazione ma poi avevo scartato sotto l'insistenza dei miei genitori, spaventati ddlla microcriminalità diffusa nel Paese”.
Ma cosa di questa terra attrae tanto i giovanissimi? “Quel che mi affascina del Venezuela è la situazione politico-sociale nel suo complesso – risponde Alessia –. Sono molto curiosa ed impaziente di analizzarla con i miei occhi. Mi aspetto una buona dose di pericoli e contrattempi, folclore, simpatia, allegria, venerazione e odio verso Chavez”.
Interrogata sul suo futuro, Alessia ammicca: “Resterei in Venezuela a lavorare molto volentieri. Certo, se questa volta almeno un minimo mi pagassero!.
”Voglio vedere da vicino i successi della rivoluzione bolivariana”
Fabrizio è laureato con ottimi voti in scienze diplomatiche ed internazionali. Vorrebbe iniziare la carriera diplomatica e per questo, secondo lui, “vale la pena testare sulla propria pelle la vita nei consolati e ambasciate, anche se attraverso stage non retribuiti”.
“Ho scelto il Venezuela – racconta Fabrizio – perchè è uno dei paesi dell'America Latina più interessanti per molte questioni. Prima di tutto perchè volevo vedere da vicino i successi della rivoluzione bolivariana di Chavez, in particolar modo le missioni bolivariane, dato che i principali media europei ne parlano in modo negativo (Repubblica, Corriere della Sera, El Pais) e le maggiori informazioni provengono da media indipendenti. Ma non so cosa troverò. E’ difficile fare pronostici perchè le realtà latinoamericane sono sempre una sorpresa e continuano a stupirti fino alla fine”.



Insegnanti di lingua italiana
In Venezuela trovano il rispetto per il lavoratore e numerose gratificazioni. Oggi consigliano agli amici in Italia di partire e lasciarsi alle spalle un paese “immobile”.
“Qui si da valore alla conoscenza ed il sapere ha un riscontro nel mercato del lavoro”.
Fabio Serra, 28 anni, è originario di Napoli. Come ci racconta, ha trovato lavoro su internet rispondendo ad un’offerta riguardante l’insegnamento della lingua italiana. Avendo un post laurea di due anni proprio in “insegnamento della lingua italiana agli stranieri”, è stato accettato. Ed è subito partito.
“La mia esperienza è quella di un rapporto verticale tra domanda ed offerta di lavoro – ci dice Fabio –. Ma la maggior parte degli italiani arriva in Venezuela attraverso un rapporto orizzontale che tra noi migranti è detto “catena di Mc Donald’s”, ossia una rete di contatti tra conoscenti, amici....”.
Secondo Fabio, in Venezuela “ci sono tanti spazi vuoti dove potersi inserire” ed è per questo motivo che “tante persone, che nelle intenzioni iniziali volevano solo passare le vacanze al mare, si trovano alla fine nelle condizioni di fermarsi per lavorare” ci spiega. “Poi ci sono i freelance, i pionieri che con pochi contatti si buttano in questa realtà soprattutto per una sorta di ‘turismo politico’. E’ il caso degli studenti che vogliono fare ricerca sul campo, dei ricercatori, dei fotografi, dei documentaristi... Gli artisti e gli artigiani sono pochi perchè in generale – commenta – quello italiano è un ‘viaggiatore serio’. Basti pensare al flusso costante di tirocinanti MAE-CRUI destinati al Consolato o all’Ambasciata”.
Fabio nota come, più che l’imprenditoria, ciò che arriva in Venezuela dall’Italia sia “l’inteligencia” che qui trova spazio d’azione. “Come me – racconta – tutti gli italiani immigrati riscontrano in Venezuela un ‘bisogno di saperi’ ed un ‘confronto tra saperi’ impossibile da trovare in Italia. Qui si da valore alla conoscenza ed il sapere ha un riscontro nel mercato del lavoro. Inoltre le persone cambiano spesso impiego creando un reciclo continuo ed una sempre nuova offerta di opportunità. Nel Belpaese questo non accade: c’è solo immobilità e concorrenza”.
“Ero stanco di bussare alle porte, pregare per un impiego, lavorare gratis...”
Michele, un marchigiano di 29 anni, è laureato in filosofia. Deluso dalle condizioni lavorative italiane, volge lo sguardo all’estero e invia curriculum in tutto il mondo, compresi i paesi in lingua latina ed i paesi in via di sviluppo dell’Africa. “Gli unici paesi ad avermi risposto sono stati l’Iran ed il Venezuela – racconta – verso cui sono partito qualche mese fa per diventare insegnante di lingua italiana. Avevo molti amici con precedenti esperienze lavorative all’estero e in prima persona avevo provato l’esperienza dell’erasmus. Quindi si può dire che già possedevo la condizione mentale adatta per un ‘salto’ di questo tipo. Cosa che manca all’italiano in genere, troppo legato al territorio e timoroso del nuovo”.
Il Venezuela torna a far sorridere Michele: “Una volta qui in America Latina ho ricevuto numerose offerte di lavoro interessanti”, racconta. “Questo è molto gratificante per me in quanto, come molti giovani in Italia, ero stanco di bussare a tutte le porte, stanco di pregare per un impiego, stanco di lavorare gratis. Per questo consiglio a tutti i miei amici di andarsene dall’Italia”.
“Ho scelto il Venezuela perché é quello che mi offre le condizioni di lavoro piú vantaggiose”
Daniele Benzi, 32 anni, originario di Palermo, è impegnato con una tesi di dottorato sull’ALBA e dato che in Italia, come ci racconta, “i finanziamenti per la ricerca sono molto bassi”, è arrivato a Caracas per svolgere ricerca sul campo. Simultaneamente è insegnante di lingua italiana.
“Potevo scegliere di svolgere la mia ricerca in altri Paesi del Sud America, come Cuba o la Bolivia, ma ho scelto il Venezuela perché é quello che mi offre le condizioni di lavoro piú vantaggiose. Quando sono arrivato, giá sapevo che qui avrei tranquillamente trovato lavoro” ci dice entusiasta. “Ora insegno lingua italiana in un istituto privato e, a parte l’eccessiva problematicitá del trasporto, mi trovo benissimo. Resterei qui molto volentieri “.
“Qui in Venezuela c’è il rispetto del lavoratore”
Andrea, 33 anni, di Alessandria, ha una laurea in antropologia culturale. Oggi, oltre ad insegnare italiano, si occupa anche della creazione di documentari-cartoni animati per bambini relativi alla storia dell’arte, della filosofia, della danza.
“Ho sempre cercato di viaggiare il più possibile come ‘traveller’ per svolgere ricerche sul campo. Ho vissuto in Francia, Olanda, Spagna” racconta. “Poi un amico che viveva in Venezuela mi ha chiesto di collaborare con lui ad un progetto culturale che, purtroppo, non è andato in porto. Ma il Venezuela offre tante possibilità e così sono rimasto” commenta. “Qui in Venezuela c’è più libertà rispetto all’Italia, è possibile non essere schiavi del lavoro e ritagliare del tempo per se stessi. E, cosa più importante, c’è il rispetto del lavoratore”.

3 commenti:

  1. fra un po'saro' anch'io in venezuela perche' stanco della vita lavorativa e sociale italiana. ho contattato un amico che vive a valencia che mi ospitera' inizialmente e mi indichera' la strada da percorrere per lavorare o investire li. visto che ho una laurea in scienze motorie potrei diventare professore di italiano anche io, e se si come si fa per diventarlo? se avete contatti da darmi vi pregherei di aiutarmi. grazie e a presto salvatore cirillo.

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  2. idem io spero che elvira e Vartan Puiguian mi contattino a marco.giannini75@yahoo.it

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  3. io a differenza di tutti quelli nominati nn ho lauree, ma semplicemente ho studiato comunicazione e grafica pubblicitaria.
    lavorando nei quotidiani e adesso nel mondo del web marketing nelle vendite. Sono Carachegna di nascita ma scresciuta e istruita in italia, ora vorrei tanto tornare dove sono nata, ma nn so a chi chiedere aiuto per partire con un lavoro che mi rispecchi nella comunicazione...pensate di potermi aiutare'?.

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