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martedì 26 luglio 2011

Maracaibo, agosto con il cinema italiano

Presto al via la II edizione del Festival di Cinema italiano. Un mix di generi per portare sugli schermi di Maracaibo la contraddittoria realtà italiana: dalle leggi razziali all’immigrazione moderna, dalla apertura dei manicomi alla follia dell’adolescenza, dall’utopia comunista alla tragedia delle morti bianche

di Monica Vistali

Il II Festival di Cinema Italiano che si trasferisce in agosto a Maracaibo porta con sé tutto il divertimento intelligente che aveva caratterizzato l’edizione capitolina.
La kermesse, nel Teatro Bellas Artes della capitale zuliana, inizierà l’8 agosto e si concluderà il 14 dello stesso mese. Organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura (IIC) in collaborazione con Ambasciata e Consolato Generale d’Italia, il Festival è un appuntamento fisso nell’agenda annuale delle manifestazioni dedicate all’Italia.
Come già sottolineato in occasione dell’edizione di Caracas - un successo serata dopo serata nella Sala Plus 2 del Cine Paseo del Transocho Cultural - il Festival di Cinema Italiano di quest’anno lascia in soffitta il neorealismo e le pellicole in bianco e nero, la magia della Loren e la poesia di Fellini, per portare sullo schermo lungometraggi moderni (il più vecchio è del 2005) diretti dalle nuove promesse della Settima Arte nostrana.
Generi diversi, dal dramma alla commedia al noir, che però ispirano il pensiero, la riflessione su temi di viva attualità: le morti sul lavoro, l’omosessualità, il razzismo, l’immigrazione, il precariato, i pericolo dell’adolescenza, la disillusione politica, il rapporto tra sanità e follia.

Diversi?
Protagonista di “Diverso da chi?”, che verrà proiettato lunedì 8 agosto alle ore 19.30, è il gay 35enne Piero. Per testimoniare il “diritto alla diversità” partecipa alle primarie del centro-sinistra. Le vince, si ritrova candidato sindaco, tra i pregiudizi degli avversari e lo sgomento del partito. Come può un gay diventare sindaco nel “profondo nord”? Gli affiancano Adele, tradizionalista conosciuta come “la furia centrista”. Piero inizia a corteggiarla politicamente ma la situazione gli sfugge di mano: il “gay duro e puro” e la “moderata di ferro” precipitano in una relazione che va contro i loro valori, identità, linea politica.
Piero, sceso in campo per difendere il diritto alla libertà sessuale, ora vive di nascosto una storia proibita con una donna. Lui, che della sua “diversità” aveva fatto un cavallo di battaglia dovrà affrontare la situazione di uomo “due volte diverso” fino a chiedersi: ma diverso da chi?

Il razzismo
Martedì 9 agosto (ore 19.30) in scena “Hotel Meina”, di Carlo Lizzani, che racconta il massacro di 16 ebrei italiani in quella che è stata una lussuosa gabbia di paura e dolore: l’Hotel Meina. Uno scorcio di storia italiana - i prigionieri sono assassinati ed abbandonati nel Lago Maggiore - per far capire ai più giovani il dramma delle leggi razziali.

Tra i libri e il pallone
Mercoledì 10 il noto sequel (in realtà il regista Fausto Brizzi lo chiama ‘newquel’) “La notte prima degli esami, oggi”. A differenza di “Notte prima degli esami”, dove si raccontavano le vicende dei ragazzi nell’89, il film è ambientato nel 2006, con la corsa della Nazionale di calcio italiana alla vittoria dei Mondiali, e racconta le vicende di Luca, preso tra l’amore per un’addestratrice di delfini e l’immaturità del padre, il tutto alla soglia della maturità.

Vertigine adolescente
Giovedì 11 (ore 19.30) bad girls in scena con “Un gioco da ragazze” di Matteo Rovere. Protagoniste un gruppo di figlie viziate di ricchi imprenditori, studenti in un prestigioso liceo privato. Inneggiano a Kate Moss e Paris Hilton, si atteggiano con pose spregiudicate sotto le strobo e l’effetto di ecstasy, cannabis e coca. Tutto finché non arriva un professore idealista deciso ad aprire le menti ai suoi alunni con le letture di Roth e Salinger. La leader del gruppo decide di coinvolgere l’insegnante in un gioco pericoloso…

Cooperative post-Basaglia
Prima della legge 180/78, detta anche ‘legge Basaglia’, i manicomi erano spazi di contenimento dove venivano utilizzati metodi di ogni tipo, dall’elettroshock alla malarioterapia. Il film “Si può fare”, di Giulio Manfredonia - proiezione fissata per il 12 agosto (ore 18.30) - si colloca proprio negli anni in cui venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s’incarica di raccontare un mondo che il cinema frequenta raramente, non tanto quello trito della follia ma quello dei confini allargati in una società impreparata ad accoglierne gli adepti. “Si può fare” è un film ispirato alle storie vere delle cooperative sociali nate degli anni ‘80 per dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi dopo la Legge 180.

Vite meccaniche

“Provincia meccanica”, opera prima del documentarista Stefano Mordini in scena anche questo il 12 ma alle ore 20.30, racconta la storia di una famiglia anomala della provincia di Ravenna. Marco è un operaio che cerca di mantenere moglie e figli con i turni di notte, Silvia si occupa dei figli a modo suo, lasciandoli crescere liberamente insieme a cane e iguana. In casa regna il caos: uno stile di vita interrotto bruscamente dalle regole della società civile quando una figlia viene portata via dall’assistente sociale.

Il sogno russo

Sabato 13 (ore 18) verrà proiettato “Cosmonauta”, film d’esordio di Susanna Nicchiarelli. Ambientato tra il 1957 e il 1963, racconta la storia di una bambina comunista convinta come tanti che la rivoluzione sovieticapossa trionfare dovunque e che anche lei un giorno cambierà il mondo. Il film è giocato sul parallelismo tra l’utopia di una nuova società e il sogno dello spazio visto con l’occhio della protagonista. Tutto per raccontare la divergenza italiana, ma non solo, tra la visione innocente ed ingenua di chi crebbe con il mito della grande Russia (il giornale L’Unità titolò: ‘La tecnologia socialista sfida la forza di gravità’ per annunciare il lancio dello Sputnik) e l’occhio disincantato di oggi.

Frammenti noir
Un’autostrada. Un ladro d’auto ipocondriaco, un chirurgo ambiguo, una telefonista maliziosa e sprovveduta. Una valigia di strumenti chirurgici antichi e gallerie. Questi gli elementi che si mescolano nel film “La velocità della luce” (sabato 13 alle ore 20), un noir velato di humor freddo, dove i protagonisti sono artefici del loro destino, inseguiti dai propri fantasmi. Tutti si infilano in un tunnel senza uscita, disegnando un triangolo ambiguo, tra innocenza e erotismo, che li risucchierà in una trappola mortale.

Morti bianche
“Apnea” - proiettato domenica 14 alle ore 18 - è l’esordio alla fiction del documentarista Roberto Dordit. Siamo nella ricca provincia del Nord Est, belle case costruite con i soldi. Una mattina, nel parcheggio di un pronto soccorso, Franz viene trovato morto in auto. Paolo scoprirà che l’amico non era la persona che credeva, scoprirà lo spietato mondo delle concerie, dei frequenti incidenti che vi accadono. Sono luoghi pericolosi: le vasche dove la pelle subisce i trattamenti per la colorazione contengono gas pericolosi e la loro pulizia è rischiosa perchè da svolgersi in completa apnea. Se si respira quell’aria si muore, intossicati in pochi minuti.
In Italia la questione delle morti bianche registra cifre preoccupanti, le istituzioni sono incapaci di rimediare. Spesso le vittime sono stranieri che lavorano silenziosi, disposti a sopportare ogni umiliazione per di ottenere pochi soldi. Fanno i lavori che oggi nessuno più vorrebbe fare: lo sfruttamento della manodopera a basso costo, al di là della legge e d’ogni principio di sicurezza è la chiave attorno a cui è costruito il freddo giallo sociale di Dordit.

Rumeni e precari

Carmine Amoroso, nel film “Cover Boy. L’ultima rivoluzione” in scena domenica 14 alle ore 20, riesce a raccontare con sensibilità il rapporto tra due uomini dalla vita precaria riuscendo a farci percepire l’incontro tra due modi di affrontare la vita senza cadere nella facile sociologia. E collocando la vicenda al Mandrione (di pasoliniana e rosselliniana memoria) ci mostra uno spazio periferico in cui sorgono baracche e edifici abusivi, oggi meta di molti extracomunitari.
Protagonisti del film un rumeno, un italiano e l’incontro tra due mondi: lo sforzo di un giovane figlio della rivoluzione post-comunista che lascia la patria in cerca di un futuro migliore, e le difficoltà di chi vive la crisi del lavoro in Occidente.

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