di Monica Vistali
CARACAS – Stanno bene i quattro detenuti italiani dell’“Internado Judicial capital El Rodeo”, il carcere di Guatire (Caracas) dove da venerdì 17 giugno si susseguono violenti scontri tra reclusi e tra reclusi e polizia.
Padre Leonardo Grasso, responsabile dell’Associazione Icaro - l’ong che assiste i detenuti italiani in Venezuela fornendo sostegno spirituale, viveri e medicine - è riuscito un’ora fa a comunicare telefonicamente con i connazionali. I quattro sono stati trasferiti domenica pomeriggio nel penitenziario ‘Yare’ (a Caracas) insieme a circa 2.500 detenuti tenuti in ostaggio dai rivoltosi e poi riscattati dalla ‘Guardia Nacional Bolivariana’. Domani pomeriggio il sacerdote visiterà i connazionali.
- Sono scossi e frastornati – riferisce alla ‘Voce d’Italia’ Padre Leonardo – ma stanno bene e sono in buone condizioni. Nonostante fossero reclusi nella ‘Torre’ (zona del ‘Rodeo I’ dove si sono registrati violentissimi scontri a fuoco, ndr) non sono rimasti feriti. Abbiamo parlato poco e non hanno potuto fornire particolari riguardo a ciò che hanno visto e vissuto perché la conversazione era sotto controllo.
I quattro italiani sono stati arrestati per traffico di droga. Hanno un'età compresa tra i 35 ed i 45 anni. Tre erano residenti in Italia e sono stati arrestati in territorio venezuelano, uno invece risiedeva già in Venezuela.
Preoccupazione per gli altri detenuti italiani
Padre Leonardo esprime forte preoccupazione per gli altri 68 detenuti italiani del Venezuela. Secondo il sacerdote, infatti, “la situazione delle carceri venezuelane si sta complicando” perchè stanno nascendo focolai di rivolta, “atteggiamenti di solidarietà nei confronti dei reclusi del Rodeo”.
- Ci sono scioperi della fame nel penitenziario capitolino ‘La Planta’ - spiega - dove sono reclusi tre connazionali. Rivolte anche nel ‘Puente Ayala’, nella città di Barcelona, dove ce ne sono due.
Nove italiani sono detenuti nel carcere ‘Los Teques’ di Caracas, sei nel ‘San Antonio’ dell’Isola di Margarita, mentre nove donne sono rinchiuse nell’Inof (Instituto Nacional de Orientacíon Feminina). Numerosi altri connazionali sono in libertà condizionata.
Il sacerdote ha voluto ringraziare il Consolato Generale d’Italia a Caracas che “si è subito attivato per rintracciare i connazionali” e “ci ha offerto tutto l’aiuto ed l’appoggio possibili”.
La rivolta
Attualmente ci sono ancora 934 prigionieri tenuti in ostaggio dagli uomini armati che fanno capo ai “pranes”, i boss che controllano la struttura penitenziaria. Le forze dell’ordine sono riuscite ad entrare solo negli spazi del ‘Rodeo I’ però non hanno ancora il controllo completo del carcere. Il ministero degli Interni venezuelano afferma che le vittime degli scontri a fuoco sono 22 ma il numero è ancora incerto.
Quella del ‘Rodeo’ è la peggiore rivolta avvenuta in una prigione venezuelana dal 1999, quando in uno scontro fra detenuti e polizia si contarono 27 morti.
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