CARACAS (9/6/11) - Oggi, alle 16, scade il termine per esercitare il proprio diritto al voto nel referendum del 12-13 giugno. Si conclude quindi, almeno per ora, quel percorso ad ostacoli chiamato ‘voto degli italiani all’estero’. La via crucis vissuta da molti connazionali in Venezuela è ormai nota: in primis l’indecisione dell’Italia riguardo la validità o meno dei voti all’estero dopo la modifica al quesito sul nucleare deciso dalla Cassazione; poi i ritardi nella consegna delle schede - affidate dal Consolato a Ipostel - ai votanti che, tanti, tutt’oggi, non hanno ancora ricevuto; infine le date di nascita inverosimili riportate sui certificati elettorali.
Accuse di disorganizzazione anche al Consolato di Caracas. Un italiano residente nella capitale, M.N., afferma di essersi recato al nostro Consolato per richiedere la scheda elettorale della figlia, Sandra, potenziale votante il cui nome è poi risultato inesistente nelle liste elettorali. Questo nonostante solo poche settimane fa le sia stata recapitata la cartolina di notifica per votare alle elezioni comunali di Napoli. Mentre attendeva spiegazioni sul caso di sua figlia, M.N. racconta alla Voce di aver notato situazioni poco trasparenti nelle operazioni di voto.
- Alcuni cittadini volevano votare ma le cassette postali erano stracolme - spiega - e i funzionari del Consolato sono stati costretti a riporre le schede in alcuni cassetti degli uffici. Poi, quando anche questi ultimi straboccavano, le schede sono state messe in comuni scatole di cartone, poi chiuse in uno sgabuzzino, ed infine consegnate in mano ad un vigilante della sicurezza. Quest’ultimo - conclude M.N - che non era un funzionario italiano, le ha conservate sino all’arrivo degli operatori di Ipostel che hanno svuotato le cassette postali e riposto le schede in un sacco, poi sigillato. I voti sono stati trattati come se fossero caramelle, conservati nei cassetti, in tasca... Questo non è certo un meccanismo sicuro su cui fare affidamento.
Argentina, “Il Consolato è chiuso”
Anche in Argentina sono tanti i disagi sofferti dagli italiani che desiderano esercitare il proprio diritto di voto. Ecco la testimonianza di un concittadino residente a La Plata:
“Sono le 11,40 di questa mattina, arrivo al consolato italiano, qui a La Plata. Davanti al cancello chiuso siamo in 5, io e quattro signore più anziane di me, in attesa di mettere le buste contenenti le schede votate per i prossimi referendum (noi cittadini che viviamo all’estero dobbiamo far pervenire le buste contenente le schede entro il 9 alle ore 16 al consolato), ma le due cassette postali installate per i referendum, nonostante siano grandi, non ne possono contenere altre perchè sono piene e molte buste strabordano. Dopo un pò appare un uomo che alle mie accese rimostranze ci comunica che ‘il consolato è chiuso’, alla faccia dei diritti e della democrazia. Le signore se ne vanno con la busta in mano, io vado alla posta privata e spero che le mie schede arrivino in tempo. Questo consolato è ‘famoso’ in tutto il sud America per ‘l’attenzione’ che presta ai cittadini e come si dice... il pesce puzza dalla testa”.
L’esponente dell’Idv Fabio Evangelisti si è fatto portavoce, ieri a Montecitorio, della denuncia, raccolta dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini che ha chiesto al presidente della Camera di intervenire per creare un gruppo di lavoro costituito da parlamentari eletti all’estero, che garantiscano la trasparenza delle procedure elettorali all’estero. - Il governo deve garantire che le operazioni di voto all’estero sul referendum si svolgano correttamente - ha detto Casini - è questione di democrazie a trasparenza.
Il Console di La Plata, Spartaco Caldararo, ha dal canto suo spiegato che “la posta argentina è responsabile di svuotare le cassette poste al di fuori dei consolati. - Per agevolare il voto dei connazionali abbiamo chiesto alla posta argentina, di porre le cassette al di fuori del Consolato. Dopo la nostra capillare campagna informativa, abbiamo riscontrato un’affluenza di voti in effetti molto alta. Non siamo responsabili dello svuotamento della cassetta, è compito del ‘Correo’, che interviene almeno due o tre volte al giorno. Non è pertanto da escludere che chi ha denunciato il fatto ieri abbia trovato la cassetta piena. Ha sottolineato, poi, che le schede “non possono essere consegnate in Consolato, che non è un seggio elettorale”.
Di Pietro: “È l’ennesima truffa”
Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, è intervenuto ieri a Repubblica.Tv affermando che il quorum del referendum di giugno “non sarà facile da raggiungere”. - La legge dice il 50+1 ma non è così. Il primo giugno è scaduto il termine per il cittadino all’estero di votare (in realtà è il 9 giugno alle ore 16, ndr). Quindi - ha detto Di Pietro - nessun cittadino all’estero ha votato per il referendum ma i 3 milioni e 200 mila italiani all’estero vengono contati nel quorum. Quindi ci vuole il 58% effettivo (di quorum, ndr) per coprire anche quei 3 milioni che stanno all’estero.
È una vergogna - commenta il leader dell’Idv - l’ennesima truffa fatta togliendo ai cittadini all’estero il diritto di votare e caricando di responsabilità i cittadini italiani che devono raggiungere un quorum che deve comprendere anche quella loro quota. Vogliamo che quei 3 milioni 200 mila italiani che non hanno votato (in realtà il voto c’è stato ma forse non verrà preso in considerazione, ndr) non vengano conteggiati nel quorum. In merito alla questione del voto all’estero, continua Di Pietro, L’Idv non rimarrà con le mani in mano: “Depositeremo ricorso in Cassazione perchè sollevi un conflitto di attribuzione alla Consulta. Quei 3 milioni e 200 mila elettori andranno scorporati e sottratti al conteggio”.
Di Pietro ha preparato un’istanza alla Corte di Cassazione affinchè l’ufficio centrale per i referendum tenga conto del ‘quorum ridotto’ sul nucleare rispetto agli altri quesiti, prima di proclamare la validità/invalidità della consultazione sulla base dell’affluenza alle urne che le verrà trasmessa dal Viminale. L’istanza sarà presentata in Cassazione fra venerdì, giorno di chiusura della campagna referendaria, e lunedì alle 15, orario di chiusura dei seggi in Italia. In modo tale che la Cassazione sia investita del caso in tempo utile per poter tenere conto.
Nessun commento:
Posta un commento