CARACAS – Flop referendum. A parte i connazionali residenti a Panama e in Andorra, gli italiani in Venezuela sono quelli che meno hanno inciso sul quorum del voto all’estero, con un’affluenza alle urne del 12,2 per cento. Questo il dato che emerge dallo spoglio delle schede del referendum e che contrasta fortemente con la percentuale d’affluenza nella circoscrizione Estero, che oscilla tra il 23,07 e il 23,12 per cento a seconda dei quesiti, e negli altri paesi del Sudamerica, dove l’affluenza ondeggia tra il 27,46 e il 27,51 per cento e tocca i picchi del 39,5% (Bolivia) e del 33,6% (Uruguay).
Nello specifico, gli italiani in Argentina hanno partecipato al voto in una percentuale del 30% mentre in Brasile l’affluenza è stata del 28%, in Equador del 23%, in Colombia del 25.5%, in Paraguay del 25.4%, in Perù del 22.5%. Vicini alla scarsa affluenza italo-venezuelana solo gli italiani del Cile, che hanno fatto registrare un’affluenza del 12.4%.
Se compariamo il dato del Venezuela con quelli di altri Paesi del continente, lo scenario non cambia. Infatti, negli Stati Uniti hanno aderito al voto circa il 20% degli italiani, in Canada il 18,5%, in Messico il 24%, in Guatemala il 39%, in Costarica il 19%, a El Salvador il 21,3%, in Honduras il 23%, nella Repubblica Domenicana il 35%, in Nicaragua il 24,2%.
Spostandoci più lontano, buoni risultati per gli italiani d’Egitto, alle urne con una affluenza del 36,7%, delle Filippine (28,8%), dell’India (41,2%), d’Angola (39,6%), d’Estonia (38,3%), d’Algeria (38,2%), del Giappone (53%), della Norvegia (32,5%), di Cipro (19%), della Croazia (47%) e della Danimarca (32%). Nonostante la misteriosa debacle italo-venezuelana, di cui andrebbero verificate le cause, per tutti e quattro i referendum la maggiore affluenza si è avuta in America Meridionale, dove la partecipazione ha superato abbondantemente il 27%. A seguire troviamo la ripartizione Africa, Asia Oceania e Antartide, con quasi il 25%, Europa con il 21% e America del Nord, intorno al 20%.
Affluenza record in Afghanistan dove ha votato il 97,2% degli aventi diritto. Altissime percentuali anche in Oman con il 90,6% e in Swaziland con 89,6%. Seguono Georgia (77,8%), Azerbaigian (66,7%), Mozambico (65,6%), Kuwait (65,3%) e Armenia (64,7%). L’adesione al voto dei nostri connazionali nel mondo presenta alcune piccole variazioni a seconda dei referendum votati. Si va dal 23,07% di affluenza nelle consultazioni sui servizi pubblici locali e sul legittimo impedimento al 23,12% registrato per il referendum sul nucleare.
I quesiti
Sul fronte dei risultati elettorali nella circoscrizione Estero, ci si accorge come la vittoria dei Sì, anche se sempre molto netta, sia un po’ più contenuta rispetto a quanto è avvenuto in Italia dove il 95% degli elettori hanno chiesto di abrogare le norme sottoposte a referendum. Sul nucleare ad esempio il Sì ha ottenuto il 67,07% dei suffragi contro il 32,93% del no. Più marcate le vittorie sugli altri referendum abrogativi: Sevizi pubblici locali (Si 76,32%, No 23,68%); Tariffa servizio idrico (Si 75,71%, No 24,29%) e legittimo impedimento (Si 74,40%, No 25,60%).
In Venezuela i Sì sono stati il 73,55% sulla scheda sui servizi pubblici locali, il 73,98% su quella delle tariffe sul servizio idrico. Il 66,64% degli elettori ha espresso il suo no al ritorno al nucleare e il 72,94% al legittimo impedimento.
Mentre in Italia gli elettori contrari ai quesiti referendari hanno preferito puntare sull’astensionismo per cercare di raggiungere l’obiettivo della mancanza di quorum e invalidare così il risultato dei referendum, gli italiani all’estero si sono più strettamente attenuti ai quesiti posti e alle conseguenti risposte: lo dimostra il numero molto più elevato di no registrati sulle schede elettorali.
Per quanto concerne poi i dati disaggregati ci si accorge come, in tutti e quattro i referendum, il Sì trovi un’affermazione più ampia in Europa, con punte superiori al 78% per le consultazioni sull’acqua. Da segnalare infine il 37,73% ottenuto dai No in America Meridionale per il quesito sul nucleare.
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